<<Aiuto!>>
Di corsa Demoiselle ci raggiunge sotto al patio e in men che non si dica sale fra le mie braccia.
<<Sta calma>> dico cercando di tranquillizzarla, ma osservando l'animale un brivido di angoscia colpisce anche me.
<<Sta calma? Suzette! Ti rendi conto che questa bestia mi insegue da almeno dieci minuti?>> Continua a urlare agitandosi.
<<Sh! Non gridare che agiti pure lui, no? Dovesse innervosirsi e far colazione con "carne fresca">> Faretto ironizza, ma la situazione ci lascia impauriti e perplessi sul da farsi.
Il lupo solitario rimasto nel frattempo inchiodato sullo sterrato, comincia ad avanzare verso di noi poggiando le sue agili zampe sull'assito in legno che emette un lieve scricchiolio sotto il suo peso.
D'improvviso tutti i miei compagni si avventano sul divanetto, uno sopra l'altro, restando a fissare l'animale con gli occhi spalancati.
La bocca del mammifero si apre mostrando i denti e lo sguardo è puntato su Demoiselle che d'istinto infila la testa nel mio collo portandosi le mani al volto.
<<Guarda me! Aiutami Suzette!>> Disperata la sento agitarsi e tremare, e le mie braccia la serrano di nuovo.
<<Rufus, basta!>> Impalata al centro del patio, Sorcia impartisce l'ordine alla bestia che osservatala per un frangente si ricompone e lentamente batte in ritirata avviandosi verso il bosco.
<<Aspetta-aspetta. Lui è Rufus?>> Lascio scendere Demoiselle per precipitarmi su Sorcia.
<<Sì. È lui. E mi dispiace l'abbiate conosciuto così. Lui non è cattivo.>>
<<E lo lasci andare via così? Ci ha riportato a casa la truppa per due volte! Almeno una carezza per ringraziarlo, no? Rufus! Rufus!>> L'eco della mia voce si espande nel silenzio.
Il lupo, a pochi metri dai cespugli, inchioda il passo per poi voltarsi verso di noi.
<<Chiamalo tu Streghetta>>, la esorto sottovoce, <<vedi che guarda te?>>
Il volto di Sorcia colorito d'imbarazzo mi sorride e in un frangente la sua voce esce prepotente: <<Rufus, vieni! Torna qui!>>
Il quadrupede si volta eccitato e, inquadrata Sorcia scesa dal patio per andargli incontro, si lancia in una corsa che in poche falcate lo porta tra le braccia della sua amica.
<<Grazie amico mio>>, lo strapazza Streghetta. <<Però la prossima volta usa più garbo con le signorine. L'hai davvero spaventata sai?>> Si volta indicando Demoiselle che seduta in silenzio sembra essersi rasserenata.
Io resto a osservarli mentre si guardano e un'incomprensibile luce tra loro sembra davvero che riesca a farli comunicare.
Nella magia del momento, delle note di sottofondo partono come tuoni nel bel mezzo della quiete.
Qualcuno si è svegliato, e in tutta tranquillità e naturalezza accende il mio stereo avviando la playlist interrotta all'ultimo ascolto.
Come se non bastasse, il canticchiare dell'ultimo elemento della compagnia fa da supporto a quello della cantante e ci sopraggiunge limpido dalla cucina.
<<Uen ue aaai, ommago iu ommammaaainds. So lesse aint, nturi piritai... yeee eeeeeeee.>>
<<Ma... che dice...?>> Fillina ci guarda perplessa mentre io e il resto della truppa sbottiamo a ridere.
<<Canta "When we're hight">>, mi anticipa Draghetto incespicando tra le risa, <<la canzone della cantante preferita di Suzy.>>
<<Ammazza! Il bello sta nel fatto che è pure convinto di riuscire nell'impresa. Questo mi preoccupa.>> Lo burla Faretto.
<<Gufe'? Gufetto!>> Chiama urlando sulle note cantate di quest'ultimo.
Certo d'iniziare di buon'ora la giornata, mentre noi altri ancora dobbiamo andare a dormire, Gufetto fa ingresso nel patio tutto spavaldo: <<Buongiorno...! Uen ue aaai, ommago iu ommammaaainds...>>
<<Ma si può sapere che stai dicendo?>> Continua a ridere Draghetto afferrando il cuscino del divanetto e portandoselo davanti al volto.
<<Che c'è? Voglio imparare anch'io a parlare l'inglese. Ho sbagliato qualcosa Draghe'?>>
<<No! No, ma figurati! Tutto di ottima pronuncia... e di senso compiuto soprattutto.>>
<<Visto eh!>> Fa l'occhietto compiaciuto.
<<Gufetto, la canzone cita... "When we're high, oh my God, you blow my mind. So let's get high, live until we die">>, interviene Faretto.
<<E io che ho detto? "Uen ue ai. Ommago iu ommammainds. So lesse aint. Nturi piritai". Mamma mia che pignoli!>>
<<Certo, sì. Noi pignoli. Sì.>> Draghetto è lì che ride e sgrulla rovinosamente il capo.
Gufetto sbuffa pesantemente sopra i nostri risolini e poi riprende: <<Comunque stamattina sono stato bravo. Vi ho raggiunti prima che il lavoro sia cominciato... è cominciato. Sarebbe cominciato. No, aspetta. Che dico. Prima che... voi aveste iniziato... avreste, avesse... iniziato. Puaah! Che nacchere sti verbi!
Insomma... siete svegli da poco anche voi?>>
Il gruppo è visibilmente sfinito dai dolori addominali.
Le complicanze che incontra Gufetto ogni volta che accade di dover coniugare i verbi che non siano all'indicativo presente, ci lascia di volta in volta sempre più disarmati.
Fillina credo si stia strappando i capelli dalla disperazione; Lauretta e Draghetto si sorreggono con le mani la pancia; Streghetta è crollata su un Rufus consapevole e dalla lingua penzolante; Demoiselle sbatte i piedi estasiata; Faretto si lascia scivolare sul divanetto con sonore risate al seguito.
E poi c'è lui. Lui che resta ignaro alzando le spalle e fissando il suo caffè fumante.
Dopo aver letto il fondo della tazzina nemmeno fosse "Gufo Indovino", si ridesta tranquillo dimenticandosi completamente dello scempio grammaticale commesso pochi attimi fa, ed escludendo dalla sua mente che le nostre risa sono per quello.
<<Ma che ridete! Solo perché ho detto che stamattina vi ho raggiunti appena fatto giorno?>>
<<Gufetto! Da mò che s'è fatto giorno qui! Il tuo... non arriva mai!>> Esplode Faretto.
<<Ancora tutti qua senza far niente state! Perciò non parlare>>, prosegue serio. Poi di colpo sofferma lo sguardo su Sorcia voltata di spalle con Rufus tra le gambe. <<Un cane? E da dove esce quello?>>
<<Guarda meglio Gufetto.>>
Il muso di Rufus spunta da sopra la spalla di Streghetta e il terrore negli occhi dell'ultimo arrivato non tarda a esplodere.
<<Oh, suina ladra! Quello è...?>>
<<Un lupo, sì>>, continua Lauretta, <<ma è docile e mansueto. Perciò stai calmo, e non ce la menare pure te.>>
Gufetto non replica, dietro le mie gambe freme impaurito.
<<Ah! Forza, vieni qui>>, lo tiro su fra le mie braccia. <<Queste spalle prima o poi me le farete consumare. Nemmeno avessi figli da cullare.>>
Gli carezzo il volto e poi rivolgendomi a Streghetta introduco il discorso lasciato in sospeso poco fa: <<Allora Sorcia, vuoi dirci come vi siete incontrati e come è diventato tuo amico?>>
<<Amico?>> Gufetto esorta stupito.
<<Sì, è il suo amico, ma non interrompere e fammi ascoltare. D'accordo?>>
<<Vabbe'. Però mi tieni in braccio? Sai com'è... fidarsi è bene, non fidarsi è meglio>>, mi sorride fra i denti.
La mia smorfia contrariata lo fa tornare serio ma indifferente si adagia rilassandosi fra i miei arti.
★★★
→_→
Ben arrivato cucciolotto! +_+
Povera Demoiselle, se l'è vista brutta.
Soprattutto la sua pettinatura col cappello a monte.
Comunque, la cosa veramente interessante di questo capitolo è? 🇬🇧 T.T
Assolutamente Gufetto, continua così che imparerai molto molto presto! *^O^*
Non sapevo sapessi leggere i fondi del caffè, devo parlarne con Sorcia, fosse che ti mettiamo a fare qualcosa di utile per davvero.
Bene, ora che Gufetto si è ACCOMODATO, possiamo sentire cos'ha da dirci Streghetta riguardo a questo lupetto...
Sh! Silenzio...  ̄ 3 ̄
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