Mite e Melanconico - III

Camminarono per giorni fino al Lago delle Illusioni, un profondo bacino riempito con le lacrime di chi moriva senza realizzare i propri sogni. 

Sulla riva opposta, i due lupi dal pelo d'argento ululavano alla luna. 

Mite si tuffò per prima e spronò il fratello a fare altrettanto. 

Nuotavano di buona lena, ma la tristezza delle lacrime penetrava attraverso la pelle e colmava la mente delle immagini più cupe.

Mite si fermò a riprendere fiato, respirava l'aria vischiosa galleggiando sulla schiena, incapace di cacciare il sentimento di morte che l'aveva attanagliata.

Melanconico, invece, attraversò il lago senza problemi e, sulla riva, si inginocchiò al cospetto dei lupi dalle zanne affilate e dal pelo lucente.

L'astio provato dagli animali per le calunnie di millenni si arrampicò sulle gambe del giovane, avvolse il cuore e giunse agli occhi da cui zampillarono lacrime lucenti. 

La lupa si avvicinò guardinga per abbeverarsi, seguita dopo poco dal lupo: il loro umore mutò all'istante. 

Mai avevano pensato di trovare un uomo che tenesse alla loro sorte, il loro ululare divenne un canto alla notte e due peli d'argento furono donati quale segno di riconoscimento prima di scomparire nel bosco.

Melanconico era così sorpreso da quanto accaduto da volerlo condividere con la sorella, ma di lei non vi era alcuna traccia né sulla terraferma né nel lago. 

La distesa d'acqua gli apparì più cupa, più profonda, più spaventosa. 

Nuotò a occhi chiusi, lasciandosi guidare dall'istinto fino a trovare la gemella, che era lì lì per annegare, e la trasse in salvo. 

Mite tossì e riprese colore.

«Come hai fatto a non annegare?»

«La tristezza che porto nel cuore è più profonda.»

«Tieni anche l'altro crine di rame: solo tu puoi finire l'impresa e, senza di me, sarai più veloce.»

«Proseguiremo assieme.»

«Solo uno di noi potrà ereditare il regno... come faremo?»

«Forse lo Spirito della Morte ci farà regnare assieme.»

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