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Finalmente il tanto atteso giorno della festa era giunto.
Alla fine ero riuscita a convincere Destina ad accompagnarmici. Non era stato semplice, avevo dovuto rompere il vaso di Zia Pina sulla sua testa per poterle causare un micro-trauma cranico, ma ne era valsa la pena. Ora Destina era talmente rimbambita da diventare consenziente, quindi tappost.
-Destina, come sto?- le chiesi emergendo dal bagno. Avevo optato per un trucco leggero e un outfit altrettanto sobrio, ovvero il seguente:
- Stai benissimo, Spery!- esclamò, battendo le mani, perché era felice e tu lo sai.
- Ti ringrazio. Anche tu non scherzi, Destì!- mi complimentai.
Ora non ci restava che arricciare le nostre criniere in una cascata di voluminosi boccoli. Quando fu il mio turno, avvertii un bruciore insopportabile in prossimità dell'attaccatura dei capelli. Un odore di bruciato impestò istantaneamente la camera.
-Così mi fai male, Destì!- strillai. Forse l'avevo rimbambita eccessivamente, con quel colpo al cranio.
-Per belle apparire, un poco bisogna soffrire.- recitò, ultimando l'acconciatura. -Ta-daaa! Guardati, sei uno spettacolo.
Se, uno spettacolo dell'orrore.
Parte della cute del mio cranio era visibilmente esposta, a causa delle ciocche mancanti che Destina aveva bruciato.
-Oddio, ma che hai fatto?- mi coprii la faccia con le mani, e scoppiai in lacrime.
- No, ti prego, non fare così. Possiamo rimediare.- mi tranquillizzò Destina, accarezzandomi la schiena. -Forse ho dei vecchi costumi da suora in soffitta, così puoi coprirti con il velo.
Annuii, singhiozzando. Era inutile piangersi addosso, ormai che il danno era fatto.
Attesi che Destina ritornasse dalla soffitta con i vestiti. La sentii inciampare mentre scendeva le scale, e bestemmiare sonoramente l'attimo dopo.
Rientrò con un gigantesco bernoccolo in testa, massaggiandosi la fronte dolente. Cercai di trattenere un'esclamazione di sorpresa.
-Perché hai quella faccia?-chiese.
-Niente.- mentii.
Inutile dire che tirò giù tutto il calendario non appena si specchiò, osservando il disastroso risultato della sua caduta. Quel giorno ricorreva Sant'Annunziata, infatti prese particolarmente di mira lei nella sua hit-parade di bestemmie, featuring La Madonna Addolorata.
- Dai, stai tranquilla. Indossa il velo come me.- la invitai, rimirandomi allo specchio. Quella sottospecie di pastrano smorzava tutte le mie curve, ma non avevo molta scelta.
Una volta che anche lei si fu preparata, montammo in sella al suo pandino e sfrecciammo nella notte.
Non fu difficile trovare il luogo della festa; seguimmo semplicemente la musica assordante che le casse propagavano.
Quando arrivammo, assistemmo a un pandemonio. C'era gente che si dimenava sulle note di "Sportswear" della Dark Polo Gang, e tra di esse riconobbi il ragazzo che ci aveva distribuito gli inviti, Giovanni. Indossava un paio di bizzarri occhiali bianchi alla Tony Effe.
Non appena ci scorse da lontano, si fece strada tra i corpi ammassati e venne ad accoglierci.
- Uè, stupide bibbi. Bascini e cuoriscini per voi pischellette che siete venute.- esordì, salutandoci con un bacio sulla guancia. Puzzava di erba. Notai che si soffermò in particolar modo sulla mia. -Siete incantevoli vestite da suore.
-Grazie.- ridacchiai, anche se mi sentivo tremendamente in imbarazzo.
- Anche tu stai bene con il tuo trench Burberry.
-Hai visto quanto cazzo sono British, bitch?- si pavoneggiò, facendo la linguaccia. Arricciai il naso per i suoi modi bizzarri. Sperai che questo suo atteggiamento fosse dovuto solo alle canne, e che sarebbe passato il giorno seguente. - Dai, non fate le bufu. Venite a divertirvi un po'.
-Te l'avevo detto di stare in guardia da questo trapparo.- sussurrò al mio orecchio Destina, una volta che si fu allontanato, ma evidentemente non abbastanza piano da non farsi sentire.
-TI HO SENTITO, BUFETTA! NON SI INFAMA LA GANG!- urlò, sparendo tra la folla.
-Andiamo, non mi ha fatto nulla di ma...- mi bloccai quando il mio sguardo fu catturato dal ragazzo più bello su cui i miei occhi si fossero mai posati. Non era molto alto, ma ben piazzato e la sua semplice maglietta di cotone bianco era tesa dalla sua muscolatura soda. I suoi tratti erano regolari e i capelli folti e biondo scuro. Mi si bloccò il respiro quando si voltò verso di me e i nostri sguardi si incrociarono. Quegli occhi marroni mi penetrarono, e Cristo come avrei voluto che anche la sua mazza lo facesse.
- Oddio, ma quanto è bono.- mormorai, voltandomi per cercare Destina e scoprendo che stava già intrattenendo una conversazione con uno sconosciuto al bancone dei drink.
Il panico iniziò a invadermi. Ero completamente sola, in mezzo alla pista da ballo, e l'affascinante sconosciuto non voleva togliermi gli occhi di dosso.
Non sapendo cosa fare, decisi di raggiungere Destina al bancone, spingendomi tra la calca a gomitate.
Quando lo raggiunsi, tuttavia, sembrò essersi dileguata.
- Perdindirindina .- sbottai, guardandomi attorno per assicurarmi che nessuno mi avesse udito usare quel linguaggio scurrile. Nel farlo, incrociai di nuovo lo sguardo magnetico del ragazzo, questa volta a pochi centimetri da me. Sussultai per la sorpresa.
-Ciao. Ti va un drink?- propose, sorridendo. Come potevo rifiutare, quando me lo chiedeva un tale dio sceso in terra?
-Ehy. Va bene.- accettai, guardandolo mentre si sporgeva verso il bancone. Notai che indossava dei jeans da truzzo calati fino alle ginocchia, rivelando il suo perfetto fondoschiena avvolto in boxer Calvin Klein.
Quando si voltò, stringeva in mano due bicchieri contenenti un liquido trasparente. Ne presi un sorso, titubante.
-Ma mi prendi per il culo? Questa è Sprite.- sentenziai.
-No, ma che dici. È vodka liscia.- ribatté. Feci spallucce e scolai il resto del bicchiere, in effetti cominciavo a sentirmi un po' stordita dall'alcool, anche se continuava a sembrarmi Sprite.
-Ti va di ballare?- mi chiese ad un tratto all'orecchio, facendomi rabbrividire.
-Certamente.- risposi, l'audacia che l'alcool mi aveva donato mi spinse a fare un occhiolino. Una volta che fummo in mezzo alla pista gli avvolsi le braccia al collo, e lui ai miei fianchi.
-Comunque mi chiamo Giustino, ma per gli amici sono Giusty.- sussurrò con quella sua voce seducente, le sue labbra quasi mi sfiorarono il collo.
- Io sono Lucia e sono una sirena. No dai scherzo mi chiamo Speranza, piacere. Cristo però, se mi prendi per i fianchi così mi fai allagare la pista.- esclamai ad alta voce, realizzando solo dopo di averlo fatto. Credevo di stare pensando tra me e me. Ero davvero così ubriaca dopo un solo bicchiere?
Giustino sorrise. -Non mi chiamo Cristo.
-Però sei un dio.- mi complimentai. Sapevo che l'indomani mi sarei pentita di tutto ciò.
Ebbi la tentazione di baciargli quelle labbra carnose sulle dolci note del lento che in quel momento stava suonando, ovvero "Cono Gelato" della DPG. Proprio quando si curvò su di me, dalle casse esplose l'intro di "Non pago Afito" di Bello Figo.
-ODDIO!- urlò Giustino come una ragazzina. -Scusami Speranza, ma questa è la canzone mia e di Giovanni !- sparì tra la folla, in cerca dell'amico, lasciandomi da sola e completamente stordita.
Barcollai con quel poco di forze che mi restavano fuori dalla pista, dove trovai Destina, ridotta nelle mie medesime condizioni. Il velo da suora le si era spostato, rivelando un bernoccolo.
-Amica!- urlò, buttandomi le braccia al collo. - Ti ho cercata ovunque.
-Anche io.- sospirai, sedendomi a terra accanto a lei. Sentivo la lucidità abbandonarmi ad ogni momento che trascorreva.
Ad un tratto, percepii un liquido rovesciarsi sul mio abito. Gemetti, infuriata. -Guarda a dove metti i piedi!
Alzai lo sguardo e mi trovai un pacco enorme davanti. Deglutii e cercai la faccia del proprietario. Diamine, era veramente una giraffa.
Nonostante fossi brilla, dovevo ammettere che era veramente attraente, con quei suoi ricci sbarazzini e quegli occhi verde smeraldo.
-Perdonami.- mormorò con quella sua voce roca. Due erano le cose: o era un fumatore incallito, o stava tentando di sedurmi. Se si trattava della seconda opzione ci stava riuscendo benissimo, perché mi sentivo gravida e pronta a partorire due bellissimi gemelli solo dopo avergli parlato.
-Non ti perdonerò mai. Devi confessare i tuoi peccati al signore.- ridacchiò Destina, atteggiandosi da suora.
-Scusami, è veramente andata. Non sono presa molto meglio, comunque.- confessai.
Il ragazzo sorrise, e cazzo, i suoi denti sembravano usciti da una pubblicità del Colgate. Per non parlare delle sue fossette, più profonde della Fossa delle Marianne.
-Vuoi che vi riaccompagni a casa? Non è una buona idea stare in mezzo a tutti questi trappari.
-Hai ragione. Ma perché dovrei fidarmi di te? Non so neanche il tuo nome.-lo sfidai.
-Sono Enrico, ma tu puoi chiamarmi quando vuoi.- fece un occhiolino nella mia direzione, ma non mi lasciai abbindolare così facilmente.
-Cognome?
-Stiloso.
-Indirizzo?
-Via dei Martiri della Libertà, 55.
-Gruppo Sanguigno?
-AB positivo.
-Figlio unico?
-No, ho una sorella.
-Sesso?
-Molto.- ammiccò e mi sentii svenire.
-O-okay Enrico.- balbettai. - Può bastare. Forse è meglio se ci riporti a casa.
Harry Styles è Enrico Stiloso
Justin Bieber è Giustino Biberon
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