capitolo 3

Claxy si svegliò molto presto e scese le scale fino ad arrivare alla cucina.

Una volta lì riempì una ciotola di latte, poi prese del pane e infine mangiò la sua colazione.

Stava ancora pensando a quel ragazzo che lo aveva aiutato la scorsa notte. In un batter d'occhio la sua testa si trovò piena di domande: Perché si trovava nel bosco? Perché lo aveva aiutato anche se non ci siamo mai visti prima d'ora? Avrebbe mai potuto incontrarlo nuovamente?

Tutto ciò venne interrotto dalla voce di Grimilde.

- Hey marmocchio! Stasera la cena te la farai da solo- disse la donna con tono severo.

- Come mai, Zia?- chiese innocentemente il bambino.

- Starò via per un paio di settimane. Ho un lavoretto da sistemare. Al mio ritorno voglio che la casa sia in perfetto ordine. Sono stata chiara?

- Certamente, Zia! Buon viaggio!

Grimilde chiuse la porta e si avviò verso la sua metà

Non era la prima volta che Claxy rimaneva da solo per qualche giorno.

Dopo che suo fratello e sua cognata morirono, Grimilde aveva trovato un impiego come sarta in un'altra città; così capitava spesso che lasciasse il bambino a badare alla casa.

Una volta finito di mangiare Claxy sparecchiò la tavola e si incamminò verso la scuola.

Si sedette al solito banco in prima fila, davanti alla cattedra e al sicuro dai bulli. Poco dopo arrivò anche la sua vicina di banco, Bianca.

Era una bambina solare e allegra. Portava sempre i capelli raccolti in  una treccina.

- Buongiorno Claxy!

- Ciao Bianca!

- Va tutto bene?

- Più o meno!

- Che ti è successo? Sembri più strano del solito.

- Nulla... La solita routine!

- Capisco... Perché non provi a difenderti?

- Ma li hai visti? Sono troppo grandi e numerosi. Non riuscirei a difendermi in qualunque caso.

-Arriva il maestro!

La mattinata passò più veloce del solito. Visto che era ancora presto, Claxy si sedette dietro ad un alberello per leggere un libro. Dopo circa due ore vide Bianca.

- Hey Claxy!

- Hey Bianca! C'è qualche problema?

- Volevo chiederti se potevi accompagnarmi?

- Certo! Tanto credo sia l'ora di andare anche per me.

I due si incamminarono; ma, una volta giunti alla casa della bambina, notarono che la porta di ingresso era bloccata da una banda di bulli tra cui il cugino di Bianca, Bobby.

E fu proprio lui a iniziare la conversazione:

- Oh guarda! La mia cuginetta si è fatta accompagnare da quello sfigato. Com'è che si chiama? Glaxy, Gloxy...

- Claxy- rispose il bambino.

- Sì quello! Senti nerd perché non te ne vai a casa da tua mamma e tuo papà? Sono sicuro che ti staranno aspettando!

Quelle parole erano taglienti come rasoi. Claxy appena le udii sentì un tonfo al cuore e scoppiò in lacrime senza nemmeno accorgersene. Nonostante le avesse sentite, ogni facevano sempre più male.

- Basta! Ma non vi vergognate?- gridò Bianca contro la banda.

- Guarda che pappamolla! Si fa difendere da una femmina.

- Bobby smettila di fare lo stupido! Non è colpa sua se gli sono morti i genitori! Soffre già abbastanza di suo, non è il caso di infierire.

- Ma tu che ne sai? Sei solo una poppante! Come anche lui.

Il bambino trovò il coraggio di ribattere.

- Hai ragione!

- Che hai detto?

- Ho detto che hai ragione! Io sono solo un poppante nerd sfigato senza i genitori. Ma preferisco essere così invece che un ragazzo immaturo capace solo di prendersela con i più deboli.

Bobby non ci vide più dalla rabbia e, ferito nell'orgoglio, diede uno schiaffo a Claxy che si ritrovò a terra. Inseguito i bulli lo presero a calci.

- Smettetela!

Claxy era raggomitolato cercando di proteggere la testa dai colpi. Restava immobile sperando che quell'incubo finisse al più presto.

Invece Bianca non sapeva come fermarli, così si mise a chiedere aiuto.
Un uomo con la giacca scura sentì le urla della piccola, scacciò via il gruppetto e si precipitò a soccorrere il bambino.

- La prego, mi aiuti!- esclamò Bianca.

- Che è successo?

- Quei ragazzi lo hanno picchiato.

Egli alzò la testa del piccolo e cercò di parlargli.

- Come ti chiami?- chiese lo sconosciuto.

- Claxy- rispose con un filo di voce

- Io sono Archibald! Dove sono i tuoi genitori?

- Non lo ho più!

- E non hai un parente che ti possa aiutare?

- Mia zia Grimilde. Me è fuori per lavoro.

Era ormai giunto il tramonto e fu allora che una strana figura con uno scoiattolo sulla spalla si avvicinò al trio ed esclamò:

- Tranquilli! Me ne occupo io!

Claxy riconobbe immediatamente la sua voce. La voce di colui che lo aveva già aiutato la scorsa volta ad uscire dal boschetto.

- O-owl sei tu?- domandò con tutte le forze che aveva.

- Sì, sono io!

Subito il piccolo scoppiò nuovamente in lacrime.

- Va tutto bene, Claxy!- esclamò Owl mentre lo prendeva in braccio.

- È un parente?- chiese Archibald

- Sono solo un amico! Ora è meglio che lo porti a casa! Si è fatto tardi! Può stare tranquillo me ne occuperò io!

- Va bene! Mi fido di lei!

Detto questo l'uomo se ne andò via senza lasciare traccia.

La stessa cosa la stava per fare Owl, ma venne bloccato dal pianto della bambina.

- Sei stata ferita anche tu?- chiese preoccupato.

- No- rispose Bianca.

- Allora perché piangi?

- Perché è anche colpa mia se lo hanno ridotto così. Se non gli avessi chiesto di accompagnarmi non sarebbe successo nulla e mio cugino non lo avrebbe picchiato.

Si asciugò le lacrime e pronunciò una frase che colpì il guardiano.

- Infondo sento che Bobby in cuor suo è buono, ma si è messo con la compagnia sbagliata e allora si comporta con uno stupido egocentrico.

Tutto ciò fece ricordare molto il rapporto con la sorella. Nonostante lei cercasse sempre di contrastarlo, lui le voleva molto bene e non avrebbe mai voluto vederla così.

- Non è colpa tua, volevi solo passare del tempo con Claxy! Invece per quanto riguarda tuo cugino; tutti commettiamo degli errori, l'importante è capirlo. Sono sicuro che un giorno si accorgerà di star sbagliando e cambierà.

- Lo pensi davvero?

- Sì! Ora vai a casa!

La piccola annuì ed entrò in casa.

Owl in un lampo arrivò alla casa di Claxy, entrò e mise il bambino a letto.

Lo scoiattolo azzurro si mise a fare degli strani versi.

- Ghianda, aspetta!- disse il guardiano.

E con un gesto della mano l'animaletto iniziò a parlare.

- Finalmente! Non sai da quanto tempo aspettavo di poter parlare normalmente di nuovo.

- Lo immagino! Però lo sai che ti devi mimetizzare come uno scoiattolo qualunque. È un ordine dei saggi!

- Credo che quei vecchi stiano perdendo la testa!

- Lo penso anch'io!

- Insomma come faccio a confondermi con gli altri scoiattoli se ho la pelliccia di questo colore?

- Non chiederlo a me!

- E ora cosa pensi di fare?

- Riguardo a cosa?

- Riguardo al bambino.

- Sinceramente non lo so...

- Ti stai affezionando a lui, non è così?

- Non so, è come se avessi l'istinto di proteggerlo.

- Pensi a quello che penso io?

- Credi anche tu che non sia un umano come gli altri. Per saperlo con precisione dovrei parlare con sua zia.

- Credi che glielo dirai nel caso fosse davvero "speciale"?

- Certo! Credo che avrebbe il diritto di saperlo.

Continua...

Ciao a tutti!

Grazie per aver letto questo capitolo. Ci ho messo un po' per scriverlo, ma alla fine c'è l'ho fatta!

Comunque spero che la storia vi stia interessando. In caso ci siano dei particolari non molto chiari vi prego di avvertirmi in modo che io possa spiegarli o modificarli per renderli più chiari.

Detto questo,ci vediamo al prossimo capitolo 👋

Angela 💜

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top