LA SERA PRIMA
LA SERA PRIMA
«Cosa sapete del Generale Robert Edward Lee?» domandò Grace poggiando la schiena alla poltrona e riferendosi in qualche modo al disco di bronzo che era stato recuperato dalla corazzata quella mattina stessa. Poteva parlarne senza problemi perché si trovavano finalmente da soli, seduti in un salottino dall'atmosfera vagamente retrò allestito in una sala adiacente a quella in cui avevano appena consumato la cena. Il comandante era dovuto tornare nella sua cabina per sistemare alcune carte urgenti, Ortega e i suoi si erano dileguati nella sala macchine per controllare un'ultima volta le attrezzature per l'immersione del giorno seguente e Reginald Payton si era detto troppo stanco per proseguire la serata con loro.
«Più o meno quello che sanno tutti» le rispose Thiago. «Che fu uno dei migliori comandanti dell'esercito, un uomo valoroso e di saldi principi tanto che, alla fine, venne scelto proprio da Jefferson Davis per guidare le truppe dei nascenti stati Confederati.»
«E che ancora oggi è considerato l'eroe del Sud» aggiunse Bianca completando il quadro sintetico che riassumeva le caratteristiche peculiari della vita di Lee.
«Si, questa è la versione ufficiale» chiarì però Grace «quella che viene di solito raccontata nei libri di storia, ma la figura del Generale è decisamente molto più complessa di come è stata dipinta e, lasciatemi dire, anche sufficientemente ambigua.»
«Cosa intendi?»
«Voglio dire che Lee era un perfetto uomo del suo tempo, pieno di ideali e contraddizioni. Sapevate per esempio che, come membro di una delle famiglie più aristocratiche della Virginia, era stato anche un possessore di schiavi?»
Scossero la testa.
«Immaginavo, quasi nessuno lo sa. Così come sono in pochi a conoscenza del fatto che i suoi sentimenti erano fondamentalmente contrari alla secessione.»
«Questa mi giunge nuova» commentò Thiago con un sorrisetto.
«Non più di tanto» fece invece Bianca. «Una volta ho visionato la scansione di una sua lettera, datata 1861 se non ricordo male, un cui Lee denuncia apertamente la schiavitù definendola «nient'altro che una rivoluzione e un tradimento degli sforzi dei Padri Fondatori.»
«Ottima osservazione, Bianca.»
«Ma allora» intervenne di nuovo Thiago «come mai...»
«È ricordato come un eroe del Sud?» concluse Grace.
Lui annuì.
«Per il motivo di cui vi accennavo prima. Lee era un perfetto uomo del suo tempo e tutta la sua vita, sotto certi aspetti, è stata caratterizzata dall'ambiguità e dalla contraddizione. Gran parte delle sue scelte politiche, ancora oggi, non sono chiare, ma sta proprio nella dicotomia il fascino che aleggia intorno alla sua figura.»
«Continuo a non capire» Thiago era sinceramente perplesso. «Stai dicendo che pur essendo contrario alla schiavitù, possedeva schiavi e che pur contrastando le idee sulla secessione accettò lo stesso di combattere per gli stati Confederati divenendone di fatto il comandante in capo?»
«Te l'ho detto che la sua figura ha molte sfaccettature. Vedete il punto è che Lee nutriva un amore talmente profondo per la sua terra natia che non avrebbe mai accettato di prendere le armi contro di essa. Era sì un comandante dell'esercito statunitense, ma era anche, e prima di tutto, un figlio della sua terra. Rifiutò addirittura l'incarico di guidare le forze nordiste su diretta richiesta di Lincoln e quando la Virginia decise di aderire alla causa confederata, anche lui fece la sua scelta schierandosi dalla parte di Jefferson Davis. Questa sua decisione, che in effetti è sempre stata oggetto di forti perplessità, chiarisce invece molto bene, secondo me, uno degli aspetti fondamentali, e a mio avviso sottovalutati, dello scoppio della Guerra Civile: la questione dei diritti degli Stati.»
«Ovvero se la secessione fosse legittima o meno» intervenne Bianca che quell'argomento lo conosceva abbastanza bene.
«Esattamente. Ho letto molto in proposito e alla fine mi sono fatta l'idea che il fulcro centrale della questione risieda nel fatto che, se l'Unione era stata concepita, fin dai tempi della Rivoluzione americana, come frutto di un accordo tra Stati diversi, pretendere la dissoluzione di quel patto non avrebbe avuto nulla d'illegittimo se alcuni di loro avessero ritenuto che ne fossero venuti meno i presupposti.»
«Okay» fece Thiago cercando di riportare la discussione all'argomento principale. «Tutto ciò è sicuramente molto interessante, ma cosa può mai avere a che fare con il nostro disco di bronzo?»
«Direttamente nulla» gli rispose Grace. «Era solo per farvi un quadro generale della figura di Lee e dei suoi stretti rapporti con Davis. Vedete, entrambi, alla fine, si dissero fermamente convinti che il permanere nell'Unione degli Stati del Sud avrebbe visto gravemente violati i loro diritti e i loro interessi politici ed economici e fu proprio questo concetto che li avvicinò più di ogni altra cosa, rendendoli, di fatto, non solo grandi amici, ma anche e soprattutto, complici nella causa. Per tornare a noi» riprese poi «anche se la cosa è comunque collegata, da alcuni documenti che ho visionato in passato relativi a testimonianze dell'epoca, e che mi sono riguardata per sicurezza, risulta proprio che Lee si trovasse nei pressi della baia di Galveston nel gennaio del 1863.»
«Quando salpò la Neptune.»
«Esatto. Del resto, sarebbe stato abbastanza plausibile considerando che tutto il territorio, all'epoca, era sotto il totale controllo del colonnello confederato Joseph J. Cook e che a Virginia Point si trovavano accampate diverse unità sudiste sotto il comando proprio di Lee.»
«Perciò stai dicendo che quel disco potrebbe averlo consegnato lui nelle mani dell'Ammiraglio Buchanan?» commentò Bianca che stava cominciando a capire i collegamenti nascosti.
«Per farlo giungere nelle mani Davis, suppongo, sì» concluse Grace ragionando ad alta voce.
«Ma perché?» chiese Thiago tirando fuori il cellulare e aprendo la galleria dalla quale selezionò poi la foto che aveva scattato al disco prima di nasconderlo nella cabina del Comandante.
«Cosa potrebbe significare? E perché mai recapitarlo a Davis?»
«All'epoca oggetti di questo genere venivano usati per criptare messaggi» osservò Bianca pensierosa. «Il Disco di Alberti era molto conosciuto e un ottimo sistema per giunta, per cui immagino che Lee volesse assicurarsi che il suo contenuto, di qualunque cosa si trattasse, fosse custodito dal Presidente in persona e da nessun altro.»
«Va bene, ammettiamo pure che tu abbia ragione, per capire però di cosa si tratta dovremmo in ogni caso trovare il modo di usarlo e, sempre se non erro, qualunque sistema di crittazione ha bisogno di una chiave, altrimenti non serve a nulla.»
«Esatto, per questo credo che dovremmo fare qualche indagine approfondita all'interno della vita dei due protagonisti della vicenda, il Generale Lee e Jefferson Davis. Sono convinta che la risposta si trovi celata lì dentro, da qualche parte.»
«Potrebbe avere senso, sì, ma anche supponendo che la troviamo questa chiave, secondo voi a cosa dovrebbe condurci?»
Fu Grace stavolta ad intervenire, con un sospiro. «Ho il sospetto che si tratti dell'Oro perduto della Confederazione.»
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