CAPITOLO 9 - BAIA DI GALVESTON

Baia di Galveston

9

Bianca era senza parole. Ferma sulla soglia stava fissando con rabbia l'intera cabina messa a soqquadro. I cassetti della scrivania erano stati rovesciati, il letto disfatto, il materasso spostato, le ante del piccolo armadio aperte e il contenuto gettato per terra alla rinfusa.

Dopo un istante di esitazione si riscosse e fece per entrare, ma Thiago la bloccò posandole una mano sul braccio. «Aspetta qui» le disse. «Fammi prima dare un'occhiata.»

«Non credo che ormai ci siano più problemi» ribatté lei facendo un passo in avanti, «ma grazie comunque del pensiero.» Scavalcò alcuni vestiti e delle scarpe, poi si fermò, guardandosi intorno e scuotendo la testa. Era perfettamente conscia del motivo di quella incursione, eppure vedere con i propri occhi la sua privacy violata, la fece sentire fin troppo vulnerabile. Strinse i pugni, poi si avvicinò alla scrivana, là dove aveva lasciato alcuni fogli con degli appunti scarabocchiati sopra. Notò subito che non c'erano, ma a un'occhiata più attenta si rese conto che si trovavano sparpagliati sul pavimento proprio sotto la finestra che dava sul ponte. Li raccolse e verificò che ci fossero tutti. Non che contenessero informazioni segrete, si trattava solo di qualche schizzo dell'Ironcled e della sua struttura con evidenziati i punti in cui avevano deciso di praticare dei fori per poterla issare in superficie oltre all'indicazione dell'apertura che era già stata praticata per svuotarla del contenuto, ma le poche righe che vi aveva scritto a margine erano comunque molto importanti.

«Allora?» le domandò Thiago dirigendosi verso il bagno per controllare anche quella zona. «Hanno trafugato qualcosa dai tuoi appunti?»

«Per fortuna non manca nulla» fece lei di rimando «ma di sicuro qualcuno si è preso la briga di esaminarli per bene mentre si divertiva a rovesciare il resto della cabina come se fosse a una giostra. Da te?»

«Qua è lo stesso» fece lui da dietro la porta. «Sembra quasi che sia passato un uragano» scosse la testa e tornò da Bianca. «È evidente che stavano cercando il disco di bronzo. Hai idea di chi possa essere stato?»

«Non proprio, anche se un sospetto lo nutro. In ogni caso abbiamo fatto bene a nasconderlo nella cabina del capitano.»

«Hai avuto un'ottima intuizione, soprattutto considerando che lui non ne ha la più pallida idea» si portò accanto alla finestra e l'aprì per far circolare un po' d'aria. «Prima hai detto di avere un sospetto» si voltò verso di lei. «Stai pensando a Reginald Payton?»

«Non vedo chi altri. Ieri sera mi è sembrato piuttosto interessato alla nostra conversazione, almeno fino a quando non ci siamo spostai nel salotto. Non è parso anche a te?» si chinò, prese dei vestiti da terra e li risistemò nell'armadio.

«Come un po' tutti, però. E comunque se la sua compagnia è una di quelle in lizza per il recupero della corazzata, mi pare più che naturale. Ricorda che ce lo ha presentato personalmente il comandante.»

«Lo so, lo so, ma non mi ha fatto lo stesso una bella impressione. Forse mi sto sbagliando, ma vorrei in ogni caso fare un controllo.»

«Concordo. La sua cabina si trova in fondo al corridoio, se non ricordo male. Perché non andiamo a farci quattro chiacchiere?»

Bianca annuì. Il resto avrebbe potuto metterlo a posto anche più tardi.

Uscirono nel corridoio chiudendosi la porta dietro e si voltarono verso sinistra rimanendo di stucco quando si accorsero che il signor Payton stava camminando a passo rapido proprio verso di loro. Aveva un'aria sconvolta e i capelli scompigliati.

«Stavo cercando giusto voi» esordì con voce trafelata non appena li raggiunse. «La mia cabina è stata...»

«Anche la nostra» rispose Bianca senza dargli il tempo di finire la frase.

«Mio Dio! State bene?» si appoggiò alla parete.

«Noi sì. Lei invece non mi pare più di tanto. Perché non usciamo un attimo sul ponte e ne parliamo all'aria aperta? Le farà bene.»

Payton annuì. «Hanno gettato ogni cosa a terra» mormorò «rovesciato i cassetti, forzato il mio baule. Chi mai può essere stato?»

«E' quello che vorremmo scoprire anche noi» commentò Bianca gettando uno sguardo d'intesa a Thiago.

Intanto era saliti fino in cima alle scale. Aprirono una porta di metallo e sbucarono sul ponte.

«Forse dovremmo avvertire il comandante» mormorò Payton appoggiandosi al parapetto e fissando le piccole onde che increspavano la superficie del mare. «Credo che sarebbe il caso di metterlo al corrente dell'accaduto. È una cosa gravissima...» continuò senza voltarsi, ma con voce più calma. La brezza marina, dopotutto, sembrava aver avuto un effetto corroborante, almeno su di lui.

«Senza dubbio» concordò Bianca facendosi un po' più vicino, «ma non prima di aver fatto qualche indagine in autonomia. Non è il caso di creare allarmismi, per adesso. La situazione mi pare già abbastanza tesa a bordo con tutti i problemi legati al recupero della corazzata.»

«Sì, forse ha ragione lei» Payton stavolta si voltò. «È che non sono abituato. È la prima volta che mi capita una cosa del genere e non so bene come comportarmi.»

«Intanto vediamo di restringere l'area dei sospettati» replicò Bianca.

«Giusto, anche se, onestamente, non capisco cosa sperasse, o sperassero, di trovare nella mia cabina. Sono arrivato soltanto ieri sera sulla Blue Sky e non ho nulla con me di così interessante.»

«Qualcosa che riguarda le recenti scoperte, immagino» aggiunse apposta Bianca sondando il terreno.

«È probabile» Reginald le sorrise appena. «Se avete bisogno sono a disposizione.»

«Grazie, vedrà che lo scopriremo presto» concluse Thiago dando un colpetto sul braccio di Bianca.

Lei capì al volo. «Rimanga sul ponte, Payton e non parli con nessuno dell'accaduto, almeno per un altro po'. Siamo intesi?»

L'uomo annuì poi voltandosi tornò a osservare il mare immerso nei propri pensieri.

***

«Quindi? Cosa ne pensi?» le domandò Thiago non appena furono di nuovo da soli nel corridoio.

«Sinceramente? O è un grande attore oppure è una vittima quanto noi.»

«Sarebbe il caso di avvertire Grace» le sussurrò Thiago «e pure tuo fratello. Indubbiamente sta succedendo qualcosa e mi gioco la testa che la faccenda riguarda quel disco. Prima scopriamo perché e meglio sarà per tutti. A proposito quand'è che dovrebbe arrivare?»

«Domani in mattinata» gli rispose lei aprendo di nuovo la porta della cabina, la mente in subbuglio. «Chiudi, per favore» disse poi a Thiago sedendosi sulla sedia accanto alla scrivania «così poi potremo parlare in tutta tranquillità.»

Thiago annuì. «Allora?» si azzardò a dire subito dopo accomodandosi accanto a lei. «Ti conosco fin troppo bene, Bianca. Cosa ti sta frullando esattamente per la testa?»

«Hai ragione» fece lei in risposta alla domanda di prima. «Dobbiamo chiamare Manuel e avvertirlo di non mettere piede sulla nave. Anzi, a dirla tutta, credo che sarebbe decisamente più opportuno se lui e Grace non si facessero vedere per un po'.»

«In che senso?»

«Ricordi la conversazione di ieri sera?»

«Certo.»

«Qualcuno deve averci origliato e creduto che tenessimo il disco, qua, nascosto da qualche parte.»

«Payton...»

«La storia della sua cabina messa a soqquadro puzza di bruciato, Thiago.»

«Stai pensando che l'abbia fatto apposta per sviare i sospetti da sé stesso?»

«L'idea mi è balenata nella mente, sì.»

«Hai visto troppi film di Indiana Jones» ridacchiò lui, «ma non è detto che tu abbia torto.»

Bianca si alzò di scatto. «Vieni con me» gli disse all'improvviso «voglio dare un'occhiata alla sua cabina e capire se ci ha mentito.»

Uscirono di nuovo nel corridoio e si diressero rapidamente verso sinistra.

«Tu aspetta qua fuori» fece Bianca una volta di fronte alla porta «e avvertimi se vedi arrivare qualcuno» poi tirò fuori dalla tasca un piccolo coltellino con il quale forzò la serratura.

«E questo? Da dove viene?»

«Sai che sono sempre piena di risorse.»

«Dovrò tenerlo a mente. Vai adesso e cerca di fare in fretta.»

Bianca entrò socchiudendosi la porta dietro di sé.

Una prima occhiata le fu sufficiente per rendersi conto che Payton aveva detto la verità, ma ciò non voleva comunque dire che lui fosse realmente quello che diceva di essere. Si mosse verso la scrivania e frugò nei cassetti in cerca di qualche indizio, ma non trovò nulla di utile. Controllò allora il baule visto che era già aperto. Qua dentro, oltre a qualche vestito, diverse matite, penne e righelli notò anche alcuni documenti tenuti insieme da un elastico. Decise di visionarli rapidamente, ma non lesse niente che le indicasse una falsa identità. Si trattava solo di alcuni rapporti sui fondali marini, oltre a parecchi resoconti economici su precedenti imprese di recupero. Nel complesso, altro non erano che una serie di documenti generici che potevano benissimo non voler dire un bel niente.

Cinque minuti più tardi uscì nel corridoio.

«Allora? Scoperto qualcosa?»

«Nulla di ciò che speravo. Non ho trovato riferimenti personali di alcun tipo e niente che indichi Payton come il titolare di una ditta specializzata in recuperi marini.»

«La faccenda si fa sempre più oscura. Chi diavolo è quest'uomo?»

Bianca accelerò il passo, diretta sul ponte opposto della nave. «Non lo so, ma sarà il caso di scoprirlo alla svelta. Voglio sentire Nora. Magari lei riesce a fare dei controlli senza destare troppa attenzione.»

«Okay. E noi invece?»

«Noi ci dileguiamo domani mattina presto.»

«Hai già un'idea in quella testolina, vero?»

Salirono le scale e sbucarono sul ponte opposto a quello in cui avevano lasciato Payton. «Thiago» gli sussurrò facendosi vicina e controllando che nessuno la potesse udire «stasera, dopo cena, ho bisogno che tu distragga il comandante quel tanto che basta perché io possa recuperare il disco dalla sua cabina. Poi chiameremo Manuel e parleremo con Grace.»

«Va bene, ma dove gli dirai di andare? Ricorda che lui sta venendo qui per indagare su quelle casse con il logo del Vaticano, non credo che accetti di restare fuori dai giochi.»

«Non dovrà farlo, Ci ho riflettuto, e ho come la sensazione che ogni cosa su quella corazzata sia in qualche modo collegata, ma ho bisogno di prove. Per questo vorrei che loro due facessero un salto a quella che è considerata come la prima Casa Bianca della Confederazione, a Montgomery. So che Jefferson Davis vi visse a lungo con la sua famiglia, magari lì dentro troveranno qualche informazione utile a ricostruire il quadro generale.»

«Va bene, ma ti rifaccio la domanda di prima. Noi dove dovremmo dileguarci?»

«Qua non possiamo fare molto altro, almeno fino a quando le operazioni di recupero non inizieranno, per cui stavo pensando di fare una piccola gita a Fort Monroe, alla prigione in cui Davis trascorse gli ultimi anni della sua vita. Chissà che dalla consultazione dei registri non salti fuori qualcosa d'interessante.»

«Potrebbe essere una buona pista, sì, ma non è solo per quello che lo hai scelto, vero?» le domandò Thiago cominciando finalmente a intuire i suoi ragionamenti.

Bianca gli sorrise.

«Fammi indovinare. Vuoi andare a dare un'occhiata anche ad Arlington House, giusto?»

«Perché no» fece lei alzando le spalle. «In fondo la residenza del Generale Lee si trova a poco meno di tre ore di macchina da Fort Monroe. Quale occasione migliore per cercare conferma alle dritte che Grace ci ha suggerito ieri sera?»


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