CAPITOLO 24

24

«Ecco qua» disse l'addetto alla sicurezza mostrandogli uno schermo a parete collegato a una serie di computer sotto un lungo tavolo di vetro. «Le basterà scegliere la data che le interessa tra questi file e visualizzare le immagini là sopra. È tutto archiviato in cartelle digitali. Conserviamo le registrazioni video per un massimo di trenta giorni, a meno che non vi siano particolari richieste. Qualche domanda?»

«E se avessi la necessità di fare una copia? Posso usare la mia chiavetta USB o devo essere abilitato da lei in qualche modo?»

«Non le è consentito fare copie» gli rispose l'uomo con freddezza. «Solo visionare i files, mi spiace.»

Jonathan scosse la testa. «Forse non sono stato abbastanza chiaro. Il mandato che è appena stato consegnato via Fax al vostro Presidente mi autorizza non solo a visionare, ma anche a requisire tutto ciò che ritengo necessario per l'indagine. Per cui le consiglio vivamente di parlare con lui e di mettermi a disposizione ogni strumento utile al mio lavoro.»

L'uomo digrignò i denti per la frustrazione, ma annuì senza aggiungere altro.

«Adesso se non le dispiace ho bisogno di rimanere da solo. Se avrò bisogno di altro la chiamerò.»

Il suo tono non ammetteva repliche.

L'uomo uscì dalla sala computer.

Non appena Jonathan sentì la porta richiudersi alle sue spalle, si mise subito all'opera.

Scelse la data in questione e cliccò sul relativo file MP4.

Lo schermo si divise subito in sei porzioni rettangolari ciascuna delle quali rivelava una registrazione diversa a seconda della telecamera in questione.

Osservò per primo quella in alto a sinistra che ritraeva l'ingresso della residenza. Stette così per qualche minuto scorrendo le immagini degli invitati che a uno a uno entravano a Elm Spring House.

La figura del senatore Lee era bene impressa nella sua mente dopo che aveva letto il dossier speditogli da Daniel per cui non faticò a riconoscerlo nel momento in cui fece la sua comparsa sullo schermo.

A quel punto frizzò l'immagine e rimase a contemplarlo per qualche istante, notando fin da subito il suo portamento fiero e lo sguardo risoluto.

Rifletté su quell'uomo.

Tutto in lui denotava un carattere autoritario e forte, dal modo di vestirsi a come camminava, dall'espressione della bocca e dalla calma con cui sembrava presentarsi in pubblico. Senza dubbio era una persona tanto pericolosa quanto intelligente, un uomo da non sottovalutare. Del resto, ci voleva fegato per proporre al Governo degli Stati Uniti una legge che validasse una nuova secessione dopo la tragica esperienza della guerra civile...

Scosse la testa chiedendosi, per l'ennesima volta, se il Senatore avesse davvero a che fare in modo diretto con la morte di Wallace Walker.

Probabile, almeno sulla carta, ma mancavano delle prove, anche indiziarie e lui era lì proprio per accertarsene. Senza perdere tempo riprese quindi a far scorrere le immagini, stavolta concentrandosi sul riquadro in basso a destra che mostrava una veduta quasi totale della grande sala da pranzo, come in una sorta di grandangolo.

Al centro dello schermo, leggermente spostata in diagonale per via della posizione della telecamera, apparve la tavola in cui Jonathan vide Lee prendere posto.

Si concentrò allora su quella sezione.

Le immagini erano molto nitide, ma non poteva dire altrettanto dell'audio. Un forte rumore di sottofondo rendeva estremamente difficile capire cosa i commensali stessero dicendo.

Per il momento, però, non era fondamentale.

A lui interessava più che altro esaminare la traccia video, poi, quando e se avesse trovato ciò che sperava, allora avrebbe pensato a sistemare il sonoro.

Con il mouse cliccò sul tasto avanti veloce scorrendo rapido le parti meno interessanti, fermandosi però quando vide il Senatore conversare direttamente con Wallace Walker.

Prese nota del punto esatto del video e schiacciò di nuovo play.

Usando il mouse in modo sapiente sulla barra del video avanzò lentamente facendo scorerre le figure come se fossero tante marionette tirate da un filo invisibile. Con gli occhi intanto seguiva i loro movimenti, attento a ogni minimo dettaglio, cercando di capire quando avrebbe trovato un punto interessante.

Per fortuna non dovette attendere a lungo.

Poco dopo, infatti, sullo schermo apparve il senatore Lee in procinto di alzarsi dal tavolo. Jonathan rilasciò il tasto sinistro del mouse e fece avanzare il video a velocità normale in modo da seguirne i movimenti. Lo vide scusarsi con i colleghi, poi allontanarsi verso il fondo della sala e infine dirigersi verso il corridoio.

Passò allora a visionare il riquadro in alto a destra che registrava i movimenti di quella parte della residenza, ma nel momento in cui lo vide aprire una porta ed entrare in un'altra sala lo perse del tutto.

Evidentemente quella era una zona che non necessitava di controllo e non c'erano telecamere.

Peccato.

Annotò comunque anche quel momento sulla barra del video e riprese e scorrere le immagini. Dopo qualche secondo, però, si accorse che qualcosa non tornava. All'inizio era stata solo una fugace sensazione, ma quando tornò indietro un paio di volte ripassando quella parte di video, si rese chiaramente conto che non si era sbagliato.

Un dettaglio era diverso.

Wallace Walker non era più seduto al tavolo, ma si era alzato e adesso si trovava in fondo alla sala.

Fermò la registrazione per poter studiare bene ogni angolo della ripresa, poi aumentò lo zoom per poter raggiungere i dettagli di quella zona. Era ancora lontano, ma adesso poteva distinguere chiaramente il Governatore discutere con un altro uomo.

Cercò allora di mettere a fuoco la seconda figura, ma non ci riuscì. Tornò quindi indietro sul video per verificare le persone sedute al tavolo e dopo aver fatto uno screenshot dell'immagine dell'anziano ospite che si era allontanato con Walker tornò al punto di prima.

Cliccò su play e tenne gli occhi puntati in quella direzione.

Le figure erano state riprese di sfuggita, data l'angolazione della telecamera, per cui apparivano molto più piccole rispetto al resto, ma si vedeva comunque che stavano discutendo in modo molto animato.

Gesticolavano e si muovevano avanti e indietro come in una sorta di danza rituale. Anche in questo caso Jonathan non era in grado sentire il contenuto della conversazione, ma dal loro comportamento intuì che i due non dovevano trovarsi d'accordo su una questione assai delicata.

Dunque, Spence gli aveva mentito.

Interessante.

Fermò la registrazione e chiamò la guardia di sicurezza.
«Lei conosce il nome di quest'uomo?» gli domandò facendogli vedere l'immagine salvata.

«E' il senatore del Tennessee, Stanley Swank. È uno dei membri più anziani dei Sons of Confederate Veterans, amico di vecchia data di Lee. Qualche problema?»

«Per adesso no, ma le ripeto che potrei aver bisogno di salvare una copia di alcune registrazioni. Si è informato dal signor Spence al riguardo?»

«Sì. Stavo appunto per tornare da lei a riferirglielo» armeggiò un attimo col la console, poi tornò a guardare Jonathan cona aria stizzita. «Ecco, ho sistemato una policy di sicurezza. Adesso può usare la sua chiavetta, se ne ha necessità.»

«La ringrazio molto» e con un gesto che non ammetteva repliche gli fece capire che voleva stare di nuovo da solo.

La guardia uscì dalla stanza.

Jonathan riprese a osservare la scena dei due anziani politici, domandandosi quale fosse la causa di tutta quell'animosità. A un certo punto la discussione sembrò finire bruscamente e lui vide chiaramente Walker lasciare la sala da pranzo scomparendo dalle telecamere mentre il Senatore Swank tornare al tavolo e rimettersi a sedere.

Fermò l'immagine su di lui.

Aveva un'aria alquanto dismessa, come se avesse fallito in un'impresa della massima importanza.

Rifletté.

Il suo sesto senso gli stava suggerendo che la strada intrapresa era quella giusta e quell'improvvisa discussione, per l'appunto nel momento esatto in cui Lee aveva lasciato la sala, aveva per lui l'aria di una sorta di cospirazione, come se fosse stata l'ultimo tentativo di convincere il Governatore ad aderire alle idee del Senatore.

Evidentemente però Wallace non lo aveva fatto. Poteva questo bastare per condannarlo a morte?

Doveva approfondire la questione.

Schiacciò quindi ancora una volta il tasto play e studiò con attenzione il volto dei commensali non notando però segni di alcun tipo.

Eppure...

In quel momento però si accorse dalle riprese che Lee era già tornato al tavolo. Non ci aveva fatto caso, tutto intento nel controllare la discussione dei due anziani politici. Si concentrò allora su di lui fissando lo sguardo sul riquadro dello schermo in basso a destra.

Lee adesso stava parlando in modo piuttosto serrato con Gregory Perry, l'uomo che aveva conosciuto al Senato qualche giorno prima e al quale si era presentato come Henry Groove, mentre gli altri sembravano quasi vuotati di ogni velleità, silenziosi e assenti.

Dopo qualche minuto, Jonathan vide il Senatore sorridere soddisfatto e alzare in aria un bicchiere di vino.

Preso da un'improvvisa intuizione, di colpo bloccò la registrazione e prese nota dei minuti esatti sulla traccia.

Forse ci siamo, pensò tra sé.

A quel punto tirò fuori la chiavetta USB dalla tasca della giacca e la usò per salvare una copia dell'MP4. Poi usando un programma apposito tagliò la traccia video fra i punti selezionati in precedenza in modo che gli rimanesse solo la parte che aveva attirato la sua attenzione. Infine, usando un software per la riduzione del disturbo audio in dotazione a tutti i sistemi di videosorveglianza, isolò la conversazione in questione eliminando quasi del tutto il brusio di sottofondo.

Il risultato dell'operazione fu questo dialogo:

«Non cederà. Mi spiace, Alexander, ma non credo che cambierà mai idea.

Ho tentato di tutto, ma sapevo che era un'impresa disperata. Wallace è sempre stato un testardo idealista. Credimi, sarebbe molto più facile attraversare il deserto a piedi senza acqua piuttosto che farlo rinunciare alle proprie convinzioni.»

Questa era la voce di Swank.

E poi.

«Capisco, ma grazie lo stesso, vecchio mio.»

Stavolta era Lee che parlava.

«Greg, credo che il governatore stasera abbia bevuto un po' troppo. Forse sarebbe opportuno accompagnarlo a casa, giusto per assicurarsi che non abbia problemi. Te ne puoi occupare tu?

Ancora Lee.

«Bene signori, propongo un brindisi. Al nostro futuro e alla libertà degli Stati del Sud!»

Jonathan sorrise come un falco che abbia braccato la preda.

Aveva trovato ciò che sperava.

Sarebbe opportuno accompagnarlo a casa...

Già, peccato che a casa il Governatore non ci era mai arrivato.

Fatalità o opportunità?

Non lo sapeva, ma adesso la nebbia era un po' meno fitta. E tanto bastava.

Certo non poteva dire che quella traccia audio fosse una prova schiacciante, e probabilmente in tribunale non sarebbe stata nemmeno sufficiente per un'incriminazione, ma lui confidava nel potere di persuasione del Presidente.

Del resto, cosa ci poteva essere di peggiore per un uomo politico sulla cresta dell'onda di uno scandalo ben imbastito? Se poi a questo si aggiungeva l'ombra del discredito sull'operato frammisto allo spettro di un omicidio allora la miscela poteva diventare davvero esplosiva.

Prese la chiavetta e la rimise in tasca.

Aveva visto e sentito a sufficienza e aveva anche una copia della registrazione. Chiuse il programma e uscì soddisfatto dalla sala.

Ad attenderlo vide solo la guardia di sicurezza.

Di Spence nessuna traccia. E non era una nota positiva.

«Ha finito?» gli domandò l'uomo sempre con quell'aria tra lo stizzito e l'infastidito.

«Sì», gli rispose Jonathan con un sorriso. «Può riferire al signor Spence, che non vedo, che lo ringrazio della sua collaborazione. Se in futuro avrà bisogno della Pinkerton Agency potrà contattarmi senza alcun problema» e gli porse un biglietto da visita.

«Riferirò. Ha poi trovato ciò che cercava?»

«Dipende. Non mancherò di farvelo sapere. Buona giornata» e uscì con calma da Elm Spring House.

Dieci minuti dopo stava guidando rapido verso l'aeroporto di Nashville al telefono con il Presidente degli Stati Uniti.

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