CAPITOLO 2 - WASHINGTON

Washington D.C.

Commissione Energia e

Risorse Naturali

2

Il senatore della Louisiana Alexander Hamilton Lee fece il suo ingresso nella sala del Congresso. Poggiò il computer sul leggio, lo accese e lo collegò al proiettore. Cliccò sulla prima immagine della sua presentazione e fissò con un sorriso i colleghi presenti in aula per la seduta del giorno.

«Il 22 febbraio 1862» esordì con un timbro di voce caldo «di fronte alla numerosa folla assiepata nel parco antistante il Campidoglio dell'Alabama, quest'uomo» e indicò la figura del Presidente Jefferson Davis sullo schermo alle sue spalle «pronunciò il suo discorso inaugurale. Fu una cerimonia solenne, un trionfo di emozioni e ancora oggi quelle risolute parole riecheggiano nei cuori di tutti coloro che nel corso del tempo sono rimasti fedeli alle sue idee e alle sue azioni e che auspicano un ritorno alla libertà di un autogoverno.»

Cliccò sulla seconda immagine e riprese, stavolta recitandolo a memoria, parte di quel discorso visualizzato dietro di lui «L'esperimento, promosso dai nostri padri rivoluzionari, di un'unione volontaria di Stati sovrani per fini specificati in un solenne documento, era stato distorto da coloro i quali, sentendosi forti e perdendo di vista il diritto, erano decisi a non rispettare alcuna legge che non fosse quella del proprio capriccio...»

Si fermò guardando per un momento la platea.

«Il Governo aveva cessato di rispondere ai fini per i quali era stato concepito e formato» riprese subito dopo « e per proteggerci da una rivoluzione che, nel suo silenzioso ma rapido corso, ci avrebbe posto sotto il despotismo del numero, e per preservare nello spirito, così come nella forma, un sistema di governo che noi credevamo fosse particolarmente adatto alla nostra condizione, e pieno di promesse per l'umanità, decidemmo infine di creare una nuova associazione, composta di Stati che avessero uguali interessi, uguale politica e uguali aspirazioni....

«Questo, Signori, è in sintesi il pilatro centrale su cui si basò l'intera rivoluzione di Davis. L'abuso di poteri non era un concetto tollerabile allora e tanto più non può esserlo oggi.»

Cliccò sull'immagine successiva.

«Quando l'indipendenza degli Stati Confederati verrà riconosciuta dalle nazioni del mondo e quando noi saremo liberi di seguire i nostri interessi e le nostre disposizioni, esercitando all'estero il commercio, sarà allora che gli Stati del Sud offriranno alle nazioni industriali i più favorevoli mercati che mai abbiano attirato il loro commercio...»

Afferrò il microfono con forza fissando la platea. «Davis aveva capito tutto, signori. Si era reso conto di quale fosse la vera forza economica che stava spingendo il paese e voleva salvaguardarla, a ogni costo. Purtroppo per lui troppo pochi intuirono realmente il significato delle sue idee e il risultato fu che solo alcuni Stati gli credettero a tal punto da seguirlo senza condizioni, convinti che i presupposti delle sue azioni fossero giusti. La terribile guerra che ne seguì fu solo un vile atto dell'Unione per debellare la libertà di scelta che ogni Governo avrebbe dovuto avere. Davis e tutti coloro che lottarono per mantenere vivi gli ideali dei Padri Fondatori furono dei pionieri, degli eroi, uomini valorosi e coraggiosi che non ebbero paura di esprimere le proprie convinzioni.

Sono passati centocinquant'anni da quel solenne giuramento, eppure le condizioni economico-politiche in cui versiamo non sono poi così diverse da allora» cliccò su un'altra immagine visualizzando a tutto schermo la bandiera della Confederazione. «Io credo che i tempi siano finalmente maturi per dare l'avvio a una nuova rivoluzione.»

La sala fu invasa da un mormorio di disapprovazione e molti si alzarono dalla loro poltrone lasciando in fretta l'aula.

«Signori, vi prego» fece Lee senza perdere la calma. «So esattamente a cosa state pensando, ma vi chiedo soltanto un po' di pazienza. Se avrete la compiacenza di ascoltarmi fino alla fine sarete in grado di capire le reali motivazioni che mi hanno spinto a prendere questa difficile decisione.»

«Lei sta proponendo una secessione, Senatore, se ho interpretato bene le sue parole» gridò una voce dal centro dell'aula. «Come può pretendere che rimaniamo ad ascoltarla?»

«Capisco le sue perplessità, ma ho valutato con molta attenzione i risvolti di una simile proposta e, mi creda, se vogliamo garantire al Nostro Paese un futuro economico non ci rimane altra soluzione.»

«C'è sempre un'alternativa» proseguì la stessa voce «e non credo che sia quella da lei prospettata. Ci dica, come pensa di trovare terreno fertile portando avanti una campagna che incita alla guerra e alla ribellione?»

«Concedetemi di concludere e lo scoprirete.»

Ci fu un nuovo brusio nella sala mentre i presenti parlottavano fra loro, poi a poco a poco molti ripresero posto sulle proprie poltrone.

«Le concediamo un'ora, Senatore» riprese lo stesso uomo di prima «le consiglio di sfruttarla al meglio.»

«Sono sicuro che basterà.» Lee si strofinò i folti baffi neri, attese qualche istante per riordinare le idee, quindi iniziò. «Voi tutti sapete bene che in qualità di Presidente della Commissione per l'Energia e le Risorse Naturali ho piena facoltà, nonché diritto, di sottoporre alla vostra attenzione qualsivoglia proposta che ritenga inerente all'ambito della commissione stessa. Ebbene, il motivo per cui ci troviamo qui, oggi, è proprio questo. Valutare, in via preliminare ovviamente, una proposta di legge che miri a realizzare una nuova scissione degli stati del sud, come conseguenza di una mutata economia energetica verso le risorse rinnovabili.

So che si tratta di un azzardo, non posso negarlo, ma ritengo che i tempi e il contesto storico in cui viviamo oggi ci rendano propensi nel prendere in considerazione una simile quanto coraggiosa scelta.»

«Lei crede davvero che il popolo la seguirà?» domandò una voce dal fondo della sala. «Che accetterà senza riserve uno sconvolgimento politico e costituzionale?»

«Sì.»

«E si sbagliasse?»

«I sondaggi dicono il contrario. Il sentimento secessionista in America è tutt'altro che sopito, signori, e diversi analisti della CIA stanno sostenendo, da diverse settimane, che gli Stati Uniti sono ormai diventati qualcosa a metà tra una democrazia e uno stato autocratico. I dati sono alla portata di tutti» cliccò di nuovo sul computer visualizzandoli sullo schermo. «Basta solo leggerli. In particolare, quelli che vedete dietro di me sono i risultati che io stesso ho voluto commissionare nei mesi precedenti per avallare le mie considerazioni. Come potete notare non sto facendo illazioni. Ribellioni e attacchi al Campidoglio si stanno susseguendo a ritmi sempre maggiori e preoccupanti, e questo solo per citare l'ultimo anno. Gruppi armati di destra hanno già tentato d'impadronirsi degli uffici federali con la forza e le sommosse dei giovani al grido di «libertà dai poteri» stanno infiammando le strade di molte città americane.

La verità è che siamo sull'orlo del collasso. Fra la gente c'è paura, c'è indifferenza, rabbia, frustrazione. E il Governo federale cosa sta facendo? Nulla. Si limita a guardare, ma non prende in considerazione nessuna misura atta a contrastare questa marea. Si ostina a sottovalutare il problema senza rendersi conto che prima o poi scatenerà la sua forza.

Nessuno vuole credere che la nostra amata democrazia sia in declino, o diretta verso la guerra, ma il rischio, evidentemente, esiste. Siamo più vicini alla guerra civile di quanto chiunque di noi vorrebbe credere.

Sapete chi ha fatto questa dichiarazione?»

Molti scossero la testa e rimasero in silenzio.

«Helen Finger» spiegò Lee «una stimata professoressa di scienze politiche dell'Università della California, nonché membro della neonata task force della CIA per l'instabilità politica. E io credo che abbia assolutamente ragione.»

«Va bene, diciamo che il clima politico è instabile, che il sentimento anti - federale sta crescendo ogni giorno di più. Quindi? Non sarebbe certo la prima volta che il Congresso si trova ad affrontare un simile scenario, ma da qui a prospettare una secessione... No, Senatore, non sono affatto convinto che la sua sia la strada giusta. Non lo è stata centocinquant'anni fa, non può esserlo nemmeno adesso.»

«Non sono d'accordo.»

«Professare un ritorno ai tempi bui della guerra civile non farà altro che alimentare il fuoco e gettare il paese nel caos senza risolvere veramente la situazione. Come fa a non rendersene conto? La storia non le ha insegnato nulla?»

«Per la verità mi ha insegnato molto. Anzi, se devo essere sincero è proprio dallo studio del nostro passato che è nata la mia convinzione di essere nel giusto.

Lasciate che vi racconti una storia» guardò la platea e sorrise. Sapeva di averli in pugno. «Per oltre cento anni» iniziò come se stesse tenendo una lezione all'università «il settore energetico degli Stati Uniti è stato dominato da tre tipologie di combustibili fossili: il petrolio, il gas naturale e il carbone, che hanno, di fatto, fornito al nostro paese più dell'ottanta per cento dell'energia primaria. E la cosa è rimasta pressoché immutata fino alla conclusione del Ventesimo secolo, quando si è manifestata una vera e propria rivoluzione a favore di quelle che oggi sono state definite le energie Rinnovabili.»

«Tutti conosciamo l'evoluzione del settore energetico, Senatore, venga al punto.»

Lee sorrise per la seconda volta. «Non ancora. Parliamo un attimo del petrolio. Gli Stati Uniti, e questi sono dati inconfutabili, sono il paese che consuma più oro nero al mondo. Solo nel 2019 siamo arrivati a più di venti milioni di barili di prodotti al giorno, che equivalgono a circa il venti per cento di tutto il consumo mondiale.»

«Sappiamo anche questo» lo interruppe la stessa voce «così come siamo a conoscenza che, al tempo stesso, il nostro paese è di fatto il terzo produttore mondiale di greggio, oltre a un grande esportatore di tutti i liquidi derivanti dal petrolio e dai prodotti raffinati. Non ci sta dicendo nulla di nuovo.»

«Dipende da quale prospettiva decidiamo di esaminare i dati. Tutti voi, per esempio, non avrete di certo dimenticato la crisi del petrolio avvenuta tra il 1985 e il 2008, così come è sotto gli occhi di tutti che proprio da quel momento diversi Stati del Sud, e mi riferisco principalmente al Texas e al Colorado, hanno deciso di investire milioni di dollari in tecnologie all'avanguardia nel settore della trivellazione, rendendola da una parte molto più redditizia e vantaggiosa e dall'altra facendo crescere nuovamente il mercato del greggio. Qualcuno di voi ha mai visitato l'impianto di Deadwood a Garden City nel Texas?»

Solo un paio di mani si alzarono.

«Beh, dovreste farlo» suggerì Lee alzando le spalle. «Si tratta di una maestosa serie di edifici e capannoni realizzati al solo scopo di erogare il gas naturale recuperato dalle formazioni geologiche di scisto, arenaria e carbonato presenti del terreno. Un vero concentrato di tecnologia applicata alle risorse naturali.»

«Senatore, non sta forse dimenticando che non sempre è tutto oro ciò che luccica?»

Alexander si passò una mano tra i folti capelli neri, mentre Giorgia Thompson lo fissava dal centro dell'aula.

«Se me lo permette, vorrei condividere alcuni dati che mostrano una realtà molto diversa da quella che lei ci ha appena descritto, senatrice Thompson.»

«Prego.»

«Secondo le ultime stime solo l'anno scorso questa particolare fonte di energia ha soddisfatto il trenta per cento del fabbisogno del nostro paese, per cui, dati alla mano, sembrerebbe davvero la soluzione a tutte le nostre perplessità, eppure sempre i numeri ci dicono il contrario, ovvero che gli Stati Uniti, nonostante tutto, consumano più gas di quanto riescano a produrne. Inoltre, l'utilizzo di questa fonte energetica risulta alquanto dispendiosa per non dire pericolosa. È noto a tutti che per costruire le riserve di gas naturale e i relativi gasdotti si debbano sgombrare ampie distese di terreni, con conseguenze spiacevoli da un punto di vista agricolo e geologico, per non parlare poi delle attività di trivellazione che, se da un lato producono un'immensa quantità di inquinamento atmosferico, dall'altro possono arrivare a contaminare le stesse falde acquifere.

Perché allora nessuno ne parla mai? Forse perché in gioco ci sono interessi economici troppo forti?»

«Mi dica, Senatore» lo interruppe di nuova la Thompson «non ha pensato a cosa vorrebbe dire per il nostro pianeta incoraggiare simili investimenti in una risorsa naturale che peraltro è una fonte energetica destinata a esaurirsi?»

«Certamente.»

«Quindi? Cosa sta cercando di sostenere? Quale sarà, secondo lei, il futuro del nostro paese?»

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