CAPITOLO 19 - ARLIGTON HOUSE
Arlingon House
Virginia
19
Il viaggio durò circa due ore e mezza. Dopo aver noleggiato una nuova macchina a Fort Monroe Bianca e Thiago avevano percorso i circa trecento chilometri che li separavano da Arlington House a tempo di record, nella speranza di poter giungere al Robert E. Lee Memorial per l'ultima visita.
Di Reginald Payton nessuna traccia.
Quando fermarono la macchina nel parcheggio a circa una cinquantina di metri dal retro dell'edificio erano da poco passate le cinque di pomeriggio.
«Lo sapevi che questa dimora fu costruita in modo da rappresentare un memoriale alla figura di George Washington?» fece Bianca scendendo dall'auto e sgranchendosi le gambe.
«Non fatico a crederlo» le rispose Thiago osservandosi intorno con aria vagamente preoccupata. La brutta avventura a Fort Monroe era ancora bene impressa nella sua memoria e voleva assicurarsi che non ci fossero altre sorprese.
Bianca invece diede un'occhiata all'orologio e annuì. «Se ci sbrighiamo, possiamo sfruttare l'entrata delle diciassette e trenta.»
Thiago chiuse la macchina e si voltò verso di lei «Magari troveremo meno gente.»
«È probabile.» Gli mise un braccio intorno alla vita e insieme s'incamminarono verso l'ingresso.
Un pallido sole stava riscaldando con i suoi ultimi raggi i giardini circostanti mentre una leggera brezza smuoveva le fronde dei grossi alberi che circondavano la tenuta.
«Raccontami un po' della sua storia» fece Thiago indicando la facciata posteriore dell'edificio «così mi faccio un'idea prima di entrare.»
«Ai tuoi ordini» rise lei sommessamente assaporando quel momento di semplice intimità. «Tutto è iniziato nel 1802, l'anno in cui il giovane George Custis, nipote acquisito e figlio adottivo di George Washington, decise di costruire la sua residenza nel punto più alto della tenuta che suo padre aveva acquistato nel 1778. Il progetto venne affidato all'architetto inglese George Hadfield che avrebbe dovuto realizzare non solo una residenza in onore di Washington, come ti accennavo prima, ma anche un edificio che fosse al tempo stesso una specie di museo dove riporre la collezione personale di oggetti appartenuti al Presidente.»
«Per questo Arlington House include elementi simili a quelli di Mount Vernon?» le domandò Thiago ricordandosi in quel momento delle immagini della dimora che aveva visto in un libro diverso tempo addietro.
«Mi fa piacere che alcune cose le ricordi ancora. Comunque, sì Hadfield non deluse le aspettative del suo committente e riuscì, grazie soprattutto al lavoro gratuito degli schiavi e ai materiali reperiti sul luogo, a realizzare in tempi decisamente brevi per l'epoca una costruzione in perfetto stile neogreco.»
Giunsero di fronte all'ingresso.
«Ed ecco appunto il portico con le sue otto colonne in marmo bianco» commentò Thiago indicandolo. «Favoloso. E quand'è che entra in scena il Generale Lee?»
«Intorno al 1831, subito dopo aver sposato Mary Custis. Una volta trasferitosi vi rimasero insieme ai numerosi figli per i successivi trent'anni.»
«Fino allo scoppio della guerra, quindi.»
Si fermarono sotto la chioma di un grosso albero attendendo l'orario preciso per l'ultima visita.
«Esattamente. Nell'aprile del 1861 la Virginia si staccò dagli Stati Uniti e nello stesso periodo il Generale dette le dimissioni dall'esercito statunitense lasciando la sua dimora e aderendo alle forze degli stati Confederati.
Quella sua decisione fu anche la rovina di Arlington House.»
«In che senso?»
«Che l'edificio e tutto il parco circostante vennero occupati dalle truppe unioniste. La sua posizione di rilievo fu vista come essenziale per controllare l'intero territorio e la casa venne trasformata in una sorta di fortino militare.
Ma al Governo di Lincoln non bastava. Voleva entrare in possesso dell'interra dimora, così come di tutte le residenze più importanti e strategiche degli stati insurrezionisti. A tale scopo il Congresso ideò un escamotage politico a dir poco perfetto.»
«Della serie?»
«Una legge, molto semplicemente. Un atto che imponeva il pagamento diretto, e di persona, di una tassa di proprietà per tutte quelle terre appartenenti agli Stati che avevano scelto di aderire alla Secessione di Davis.»
«Diabolico. Così, in assenza dei proprietari, avevano l'alibi per poter requisire terreni e dimore senza sforzo» fece Thiago con un sorrisetto.
«Già. E Arlington House fu una di quelle. Mary Lee Fitzhugh, la moglie di Custis nonché proprietaria della residenza, allo scoppio della guerra si era rifugiata fra le file dell'esercito confederato ed era quindi impossibilitata a pagare tale tassa di persona. Il risultato fu che il Governo statunitense poté requisire l'intero edificio e venderlo all'asta dove, guarda caso, riuscì ad acquistarlo per poco meno di 27.000 dollari.»
Thiago emise un fischio. «Chissà come la prese il Generale.»
«Male, a dire il vero. Tentò di rientrane in possesso più volte, ma senza risultato. Una volta finita la guerra, quando le truppe unioniste se ne andarono, venne lasciata vuota e nessuno vi mise più piede. Ogni cosa rimase pressocché immutata fino alla metà degli anni '50 quando il Congresso decise finalmente di rendere pubblico il progetto che avrebbe fatto della villa un monumento permanente alla memoria di Generale.»
«A quando risale la legge sulla tasse di proprietà?»
«Fine 1862. Stai pensando all'incontro tra Davis e Lee, vero?»
«Sì. Dai registri esso risale al settembre del '62, quindi il Generale avrebbe avuto ancora la possibilità di nascondervi qualcosa. E, in base a ciò che mi hai appena velatamente detto, questo qualcosa potrebbe ancora trovarsi lì.»
Lei annuì. «E' quel che spero, anche se non so proprio né cosa cercare né dove guardare. Sì, è vero, nel corso degli anni sono state fatte diverse opere di manutenzione, ristrutturazioni degli interni per lo più, ma l'arredamento è ancora quello originale, comprese le librerie e i volumi di quel periodo. Ogni cosa è stata accuratamente ripristinata così che Arlington House potesse tornare a risplendere come all'epoca della sua costruzione. Se il Generale ha nascosto qualcosa al suo interno, deve trovarsi per forza lì. È l'unica strada percorribile considerando anche che Lee era molto legato alla sua dimora.»
Thiago guardò l'orologio. «Bene, a questo punto non ci rimane che scoprire se hai ragione. Dai, l'ultima visita sta per iniziare.»
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