CAPITOLO 13 - Fort Monroe
Fort Monroe
13
Thiago fermò la macchina nel piccolo parcheggio fuori delle mura di Fort Monroe a qualche decina di metri dalla spiaggia, sul lato sud, quello che dava direttamente sulla baia di Chesapeake. Scese e si stirò la schiena lasciando che la brezza marina lo rinfrescasse dopo l'ora e mezza di viaggio.
Bianca lo seguì subito dopo. «Sembra quasi un posto idilliaco» gli disse abbracciandolo mentre faceva vagare lo sguardo oltre l'orizzonte del mare.
«Forse adesso, ma ai tempi di Davis doveva apparire ben diverso.»
«Già e ora che siamo qui riesco anche a comprendere come mai durante la guerra civile venne usato come luogo di prigionia. Paludi a vista d'occhio tutto intorno, la baia e il mare davanti e un intrico di canali a nord. Fuggire da qui sarebbe stata un'impresa.»
«Da quel che hai letto prima in macchina, pare che nessuno sia mai riuscito a evadere, ma, se anche qualcuno ci fosse riuscito, dubito che sarebbe sopravvissuto molto a lungo per raccontarlo.»
«Ragion per cui l'esercito unionista non lo cedette mai mantenendo su di esso il totale controllo nonostante gran parte della Virginia fosse in territorio confederato.»
«Credi che sia vera anche la storia secondo cui Fort Monroe divenne uno dei primi luoghi in cui gli schiavi potevano essere affrancati dalla schiavitù?»
«Mi piace pensarlo, ma su questo potremo trovare qualche informazione in più nella biblioteca storica. Dai, andiamo a dare un'occhiata.»
Thiago si voltò un attimo intorno, giusto per controllare che nessuno di sospetto fosse nei paraggi, ma quella zona pareva abbastanza deserta, fatta eccezione per un paio di macchine ferme nel parcheggio.
Da quando il presidio militare era stato spostato a Fort Eustis quella vecchia struttura era stata quasi del tutto abbandonata e se ancora oggi era possibile ammirarla e visitarla lo si doveva solo alle donazioni di privati e alle sovvenzioni del Governo della Virginia che avevano lo scopo ultimo di preservare siti storici appartenenti alla memoria del Paese.
Attraversarono la strada e imboccarono uno dei quattro ponti costruiti sopra il fossato. Passarono attraverso un tunnel scavato nelle mura e infine sbucarono all'interno del complesso proprio di fronte al Fort Monroe National Monument.
***
Russel attese fino a quando non vide Bianca e il suo ragazzo sparire oltre il tunnel scavato nelle mura. Mise via il binocolo e scese dall'auto.
L'aveva fermata in Fenwick Road, a ridosso di una costruzione in cemento ormai abbandonata a circa un centinaio di metri dal parcheggio.
Non l'aveva scelto a caso quel luogo.
Appartato quanto bastava perché nessuno lo notasse era vicino al mare e nel bel mezzo di diverse vie di fuga in caso di necessità. Senza considerare che nel parcheggio posto avanti c'erano pochissime macchine e la presenza della sua avrebbe dato decisamente più nell'occhio.
Guardò l'orologio. Aveva tempo. Quei due erano giunti a Fort Monroe probabilmente per cercare informazioni su Jefferson Davis, ma se avesse avuto ragione ci sarebbe stato solo un unico posto in cui le avrebbero potute trovare.
Decise perciò di ispezionare la zona prima di muoversi.
L'addestramento da Ranger in quel frangente gli stava decisamente tornando utile.
Per un attimo gli venne da sorridere al pensiero di cosa avrebbe detto di lui, adesso, il suo ex comandante dell'unità speciale di fanteria leggera del Comando Operazioni Speciali. Altro che RFSed. Altro che congedato per Regolamento! Tutte stronzate.
Lui era stato uno dei migliori del suo corso e lo sapevano tutti, solo che non aveva mai tollerato le autorità.
Ecco il suo problema... ma alla fine era andata meglio così.
Tirò fuori un coltellino e forzò il lucchetto arrugginito della porta di metallo. Con un calcio la spinse in avanti ed entrò nella costruzione. Prese l'accendino che aveva in tasca e illuminò la zona intorno a sé. Per terra vide un pezzo di stoffa e delle barre di acciaio.
Ne afferrò una e avvolto lo straccio intorno alla cima gli dette fuoco improvvisando una specie di torcia.
La mosse intorno per rendersi conto di cosa aveva di fronte.
Quello che vide lo rincuorò.
Si trovava in una specie di enorme magazzino di ferraglie. La puzza di umido e muffa era nauseabonda, ma quel luogo faceva proprio al caso suo. Non c'erano finestre su nessun lato, un'unica uscita e tutto il locale sembrava abbandonato da anni.
In più per terra si trovavano un sacco di bidoni arrugginiti e catene di ferro, oltre ad attrezzi di vario genere che lui avrebbe potuto usare per ciò che aveva in mente.
Soddisfatto gettò a terra la torcia e con il piede spense il fuoco, poi uscì all'aperto lasciando la porta socchiusa.
La brezza fresca lo rinvigorì.
Il suo avo, il Fantasma Grigio, sarebbe stato fiero di lui. Le sue incursioni durante le azioni militari avvenute dal 1861 al 1865 erano state talmente efficaci che parte del territorio della Virginia centro–settentrionale era stato soprannominato The Mosby Confederacy rendendo il suo antenato, John Singleton Mosby, uno dei più importanti e valorosi colonnelli dell'esercito degli Stati Confederati. In quel preciso momento si sentì orgoglioso di essere un Mosby, di lottare per un'ideale simile e di aver prestato solenne giuramento per entrare a far parte dei Sons of Confederate Veterans.
Ricordava perfettamente quando il senatore Lee lo aveva insignito del ruolo di membro onorario. Si trovava nel City Auditorium, l'attuale Virginia Commenwealth University di Richmond, la sede originaria dell'organizzazione dove essa era stata costituita il 1° luglio del 1896, e da allora aveva messo le sue doti al servizio della causa.
Fece un bel respiro osservando le fronde delle palme smosse dal vento.
Sì, si sentiva decisamente come il Fantasma Grigio.
A passo rapido si mosse verso Fort Monroe.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top