Ma quanto eri strano?!

Il tuo silenzio era baccano.

Venivo risucchiata dal tuo gelo, dal tuo nero, dal tuo mistero.

Esistevi senza esistere davvero.

Eri distaccato, lontano:

sprofondavo in ogni tuo abbraccio,

tanto era vuoto, vano.

Ogni tua singola lacrima era un assaggio

dell'abisso di dolore

in cui scendevo, immergendomi nel tuo pozzo interiore.

"Non sei come sembravi in apparenza:

io non la vedevo, tutta questa sofferenza!!"

urlavo disperata, per annunciare un'emergenza,

ma non smettevo di cadere, cadere e cadere con violenza.

I tuoi forti sensi di colpa mi spingevano giù,

mi afferravano come fossero i tentacoli viscidi e oscuri del destino,

mi schiacciavano giù, giù e ancora giù.

E tutto questo perché ti credevi un semplice burattino,

perché intendevi abbandonarti alla tua sorte,

perché intendevi vivere per sempre come un simbolo della morte.

Pensai ai tuoi occhi, diamanti tersi.

Allora smisi di precipitare, toccai il fondo,

perché tu eri il tramite di due mondi diversi,

in un unico mondo.