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"Non una sola parola sul pennuto, vi avverto" Izuku si asciugò le lacrime dagli occhi, sembrava molto confuso e in conflitto con se stesso. In quella società distorta gli hero dovevano essere perfetti, inattaccabili, puri. La verità era che ognuno di noi, dentro, aveva un demone.
"Beh, hai parlato davanti a noi, che cazzo dovremmo fare?" Sapevo che il biondino non sarebbe riuscito a stare zitto a lungo. Decisi di impegnarmi a usare le parole meno offensive possibili.
"Quando tornai in Giappone, poco prima di iscrivermi alla Yuei, il mio sensei mi portò con lui, a Kyoto. Il suo compito consisteva nel sostituire un hero che era andato in missione, così lo accompagnai in pattugliamento. Doveva essere un giorno come un altro, ma qualcosa andò storto. Il mio secondo quirk si attivò, involontariamente. Entrai nella testa della prima persona che incrociò il mio sguardo. Era un uomo, aveva due figli piccoli. A quel tempo il mio quirk mi spaventava a morte, era l'eredità del bastardo che mi aveva toccata senza permesso" Strinsi gli occhi, che mi bruciavano. Non avrei più versato una lacrima per quella feccia.
"Solo Katsuki sa la storia di mio padre, ma l'ha saputo solo perché glielo confessai mentre era in coma. Non riesce proprio a godersi la pace, nemmeno quando dorme!" Sdrammatizzai, cominciando a ridere e lui mi guardò stranito. Aveva capito in quel momento, che quel segreto lo conoscesse soltanto lui.
"Beh, non è di lui che voglio parlarvi, ma dell'uomo che distrussi a Kyoto. Il mio quirk impazzì, nel corridoio pieno di porte sentivo la mia voce urlare ma avevo la bocca chiusa, era un terrore cieco. Tutte le porte, tutti i ricordi, uscirono fuori e si fusero sopra la mia testa, mi passarono davanti agli occhi come un film, poi esplose tutto. Quell'uomo ora è chiuso nella stessa clinica di tua madre, Shoto. Non ha più ricordi, è come un neonato. Una volta al mese vado a trovarlo e migliora ogni volta che lo vedo. Ha imparato di nuovo a leggere e scrivere, a camminare. Ma io l'ho rotto, gli ho tolto gli anni più belli della sua vita. Ho portato Eri da lui, una volta, ma lei riavvolge le persone, non i ricordi. I-io, io non so come salvarlo" Chiusi le mani a pugno sulle mie gambe e chinai il capo, sconfitta. Confessare quelle cose mi faceva male come una pugnalata nel cuore, ma loro erano le persone di cui più mi fidavo al mondo.
"Il male che ha fatto Hawks, di proposito, mi fa male come se l'avessi inflitto io" Per quello lo odiavo, profondamente. Rendermene conto, dirlo ad alta voce, in qualche modo mi fece sentire meglio.
Izuku si alzò, insieme a Eijiro. Entrambi mi fecero alzare per abbracciarmi. Non mi stavano giudicando, mi stavano consolando. Fu strano per me, perché io stessa mi giudicavo ogni giorno, per quello che avevo fatto a quell'uomo, per tutti i ricordi che gli avevo rubato. Chi è una persona senza ricordi? Un guscio vuoto, un foglio bianco, una penna senza inchiostro.
"Grazie per avermelo detto, Maeko" Izuku era sempre comprensivo con me, sempre dolce. Con gli anni avevo contato su di lui più di quanto volessi ammettere. Sapevo che lui, come tutti i miei amici a quel tavolo, non mi avrebbero mai lasciata cadere.
"Possiamo parlare della missione ora?" Tornammo tutti ai nostri posti, dopo le parole di Katsuki, che prima aveva insistito per farmi parlare e ora preferiva cambiare argomento.
"Hanno individuato segni della distruzione di Touya verso le periferie, dovremmo dividerci in squadre e cercare nei vicoli, in ogni anfratto della zona. Mio padre ha deciso come dividerci"
Mi misi a ridere. Shoto era un ragazzo meraviglioso, ma odiavo quando si faceva mettere i piedi in testa da Endeavor, quasi lo preferivo quando non si faceva nemmeno sfiorare da lui.
"Lo sai che non farò niente che abbia deciso quella fiammella, vero?" Katsuki concordò, ma non mi sorpresi, il biondo odiava farsi dare ordini. Così ci mettemmo in squadra insieme. Shoto sarebbe stato con Eijiro, come aveva deciso Endeavor per proteggerlo, e Izuku prese il mio posto. Me ne fregai del fatto che dovessi stare io in squadra con Hawks, la gallinella sarebbe stata con il verdino.
Che cosa avrei dovuto fare? Il mio istinto mi suggeriva di seguire i villain, non appena li avessi trovati, ma la mia testa mi imponeva di rispettare il piano. Dovevamo catturarli, o avrebbero ferito altre persone. Anche se in quei due anni non c'era stato nessun avvistamento strano, nessun corpo carbonizzato o fatto a pezzi. Mi chiesi come vivessero quei due, come sopravvivessero senza un lavoro.
"Maeko, mi stai ascoltando?" Shoto mi spinse leggermente con la sua spalla, mi appoggiai a lui e chiusi gli occhi.
"Scusami, sono solo stanca, stanotte è stato estenuante" Vidi i miei due colleghi del cazzo sogghignare ed Eijiro prendere il telefono.
"Non osare, pezzo di stronzo" Gli sussurrai, ancora appoggiata a Shoto.
Ma lui mi ignorò, posando il telefono al centro del tavolino, spostando le tazzine di caffè, ormai vuote. Fece partire il video registrato la sera prima e io sotterrai la faccia nel braccio del bicolore.
Rialzai la testa solo quando la musica in sottofondo si affievolì. Izuku era rosso come un peperone, i due bastardi dagli occhi rossi si guardavano complici, mentre Shoto sembrava... curioso.
"Sei serio?" Gli dissi, intuendo quasi i suoi pensieri. Katsuki in quel momento spostò lo sguardo su di noi e dovette intuire la stessa cosa perché diede uno schiaffo dietro la testa di Shoto.
"Non farti strane idee, bastardo a metà" Eijiro se la rideva come un bambino.
"Perché, sei geloso?" Avevo la bocca spalancata dalla sorpresa. Shoto aveva appena provocato Katsuki? Chi cazzo era diventato il mio amico? Un brusio si levò dal nostro tavolo mentre il biondino lo inondava di minacce. Eijiro ormai era piegato dalla risate e si teneva la pancia con le lacrime agli occhi.
"Bakubro, stavolta ti ha steso" Katsuki mise una mano sul petto del rosso, che fece in tempo a usare il suo quirk e non esplodere. Perché in fondo era così Katsuki. Anche se avrebbe preferito far saltare in aria Shoto per quella sua provocazione, indirizzò la sua esplosione a Eijiro perché sapeva che non avrebbe potuto fargli del male.
"Basta ragazzi. Allora, quando si comincia con la missione?"
***
Era sera inoltrata. Le stradine di periferia si intrecciavano come rami di alberi. Io e Katsuki eravamo davvero meticolosi, non ci sfuggiva nulla. Controllavamo ogni punto possibile, facendoci guidare dal nostro istinto. Ma quella serata fu un buco nell'acqua totale. Gli indizi che avevamo trovato si rivelarono un gioco perverso di Dabi. Voleva giocare con noi.
Sapevo perché l'aveva fatto. Voleva mettermi alla prova dopo il numero di telefono che gli avevo lasciato. -allora perché non mi chiami e la facciamo finita?-
Dopo otto ore di ricerche decidemmo di chiuderla lì, tra la frustrazione e la rabbia di Katsuki che si sentiva davvero preso per il culo.
Mentre camminavamo per le strade buie, prima di ritrovarci nel punto di incontro con gli altri, il biondo esplosivo decise di farmi le domande che aveva in testa da parecchio.
"Quella sera, fuori dal night, hai esitato" Sapevo cosa volesse intendere. Quell'idiota avrei potuto stenderlo molto facilmente, ma semplicemente non ci ero riuscita. Ero frenata dalla paura. Perché la consapevolezza che esistessero altre persone come mio padre mi terrorizzava.
"So cosa stai pensando, e sì, mi ha ricordato lui. Mi dispiace non essere stata capace di scindere i sentimenti dal lavoro, non succederà più" Ma in realtà era già successo, nell'ufficio del capo, con Hawks. Cercai di dimenticare la mia sfuriata e sospirai. Katsuki smise di camminare, dandomi ancora le spalle.
"L'avrei ammazzato, lo sai. Se non l'avessi afferrato con le fruste io..." Ed era quella, la grande verità che gli eroi nascondevano. L'ineluttabile verità a cui nessuno poteva nascondersi.
Lo abbracciai alle spalle, posando il mento tra le sue scapole.
"Lo so, Katsuki. Sai, quando mi succede avverto sempre un formicolio alle dita, è come se qualcosa dentro di me mi urlasse di farlo, sempre più forte" E con chi altro avremmo potuto parlarne? Chi altro avrebbe capito quella rabbia? Chi avrebbe avuto davvero le palle di dirlo ad alta voce, se non noi?
"Se Deku lo sapesse non riuscirebbe più a guardarmi, nessuno riuscirebbe più a guardarmi, tranne te. Quando mi hai parlato di tuo padre, mentre ero in coma, e quando ci hai detto di Kyoto, sai, ho capito. So cosa provi perché lo sento anche io, qualche volta" Cominciai a ridere appoggiando la fronte sulla sua schiena. "Certo, qualche volta!" Sentii anche lui ridere. Si voltò e mi diede uno scappellotto dietro la testa, per poi prendermi per mano e tornare finalmente dagli altri.
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