17
Mi svegliai in una camera d'ospedale, fasciata come un onigiri. Quel coglione di Katsuki, con la sua esplosione, mi aveva spaccato una costola che a sua volta, aveva perforato uno dei miei polmoni. Grazie alle cure dei medici e soprattutto grazie ai loro quirk, la situazione era però stabile. Mi dissero comunque che la schiena sarebbe rimasta ricoperta dalle cicatrici di quel fuoco blu, le scottature erano troppo profonde per riuscire a farle scomparire del tutto.
Mi sembrò di tornare al passato, dentro quella stanza completamente bianca. Mi ricordai di tutti i momenti che avevo passato in piena angoscia per i miei amici privi di sensi, tutti i passi trascinati per il corridoio per alternarmi nelle loro stanze. Qualcuno bussò alla porta della mia camera ed erano tutti lì, i miei amici. Jiro fu la prima a toccarmi, stringendomi dolcemente per non farmi male. Ma anche se avesse fatto più pressione non avrei sentito comunque nulla, ero imbottita di morfina.
"Ero così preoccupata per te, perché devi farci venire un infarto ogni volta?" Le sue parole mi fecero sorridere. Pensandoci su, ogni volta che succedeva qualcosa eravamo sempre insieme, quasi lo preferii ai lunghi mesi di assenza a causa del lavoro. Qualcun altro bussò alla porta della camera e Best Jeanist mi accolse con i suoi occhi canzonatori.
"Capo, non uccidermi, sono già mezza morta" Lo vidi incrociare le braccia al petto, per poi sospirare. Sapevo che avrei dovuto dargli delle spiegazioni.
"Lo so che per voi i villain sono esseri brutti e cattivi che vanno catturati per tenere al sicuro le persone, ma per me non è così. Io ho dedicato la mia vita a salvarli. Andavo al Tartarus con cadenza regolare, per vedere quanto fosse fattibile il mio desiderio. Ho conosciuto persone lì dentro, e sì, anche qualche mostro." Le immagini di tutti i villain che avevo conosciuto mi si affacciarono alla mente. Non erano tutti irrecuperabili, molti avevano sofferto a causa di una società che guardava il mondo a senso unico.
"Lo so che forse non mi capirete mai, ma prima di essere hero, o villain, siamo esseri umani. Il mio sogno è un mondo dove noi non siamo più necessari, un mondo dove le persone avranno il cuore di tendere le mani, invece che invocare la salvezza degli eroi" Katsuki mi guardò intensamente e mi ricordai della notte dell'appostamento, quando mi confessò di provare istinti omicidi. Probabilmente era l'unico che avrebbe davvero capito cosa volessi dire. O quantomeno era l'unico a riuscire ad ammettere quella verità: anche gli eroi hanno dei demoni, nessuno è perfetto.
***
Quattro giorni dopo uscii dall'ospedale e uno stuolo di giornalisti mi accerchiò poco dopo l'entrata della struttura.
"Ci spieghi perché non è scappata!" "Si dice che lei si sia alleata con i villain, come la prenderà l'associazione degli eroi?" "Non ha avuto paura di essere nella stessa stanza con due mostri?"
Alzai la mano, per bloccare tutte quelle domande stupide. L'ultima, in particolare, mi fece incazzare moltissimo. Puntai gli occhi contro lo stronzo che aveva formulato quelle cazzate, chiedendomi se Touya e Tenko avrebbero visto l'intervista.
"Sapete, il mio motto è: Tutti possono essere salvati. L'abbiamo visto con la storia dei primi due hero in classifica, no?" La mia provocazione li fece zittire immediatamente. La società aveva liquidato quella faccenda come la bugia di un villain, ma in realtà, tutte le persone si chiedevano, ancora oggi, quanto ci fosse di vero.
"Il mio nome è Maeko, significa: figlia della verità. E io oggi voglio raccontarvela, questa scomoda verità. Shigaraki Tomura è nato dalla vostra indifferenza. Io vi ho visti tutti nei suoi ricordi, ignorarlo, mentre era solo un bambino. 'Qualche hero correrà a salvarti piccolo' si sentiva ripetere di continuo. Aveva 5 anni. Il problema della società non è l'essere hero o villain, ma il non avere compassione verso il prossimo. Le statistiche di questo paese indicano che ogni dieci abitanti ci sia un villain. Quante persone non avete aiutato? Quanto peso avete messo sulle spalle degli eroi, lavandovene le mani? Se solo quel giorno Tenko avesse afferrato la mano di All might, o di un essere umano qualsiasi e non quella di All for one, chi sarebbe diventato? Ve lo siete mai chiesto? Ne dubito. Il vero male di questo mondo non è il dolore, né la paura, ma l'indifferenza. La stessa che avete mostrato a un bambino di 5 anni scalzo, che chiedeva disperatamente aiuto. Il mio costume da hero ormai è un simbolo, il simbolo dell'oscurità degli esseri umani, eroi compresi. Non ho altro da dire. " Li scansai a spallate, aiutata da Izuku che era venuto a prendermi e che invece cercava di allontanarli con le buone.
***
Il tragitto in macchina fu silenzioso, sicuramente il broccolo stava rimuginando sulle mie parole. Dal canto mio mi sentivo completamente svuotata da ogni emozione, il mese e mezzo appena passato mi aveva prosciugata fino all'ultima goccia. Arrivammo al mio appartamento e mi sembrò di essere un'estranea in casa mia, come se fosse passata una vita. Mi chiesi se Touya mi avrebbe cercata ancora, o se non li avrei rivisti mai più. Mi accasciai sul divano, ormai ero quasi guarita del tutto, dovevo solo prendere antidolorifici e cambiare la fasciatura.
I miei amici vennero a trovarmi e restarono con me tutto il giorno, chiedendomi se stessi bene, di continuo. Ero felice di rivederli, ma sapevo che avrei dovuto parlare con ognuno di loro e scusarmi. Del resto quando Izuku era diventato un vigilante avevo provato le stesse cose che provavano loro in questo momento, non potevo semplicemente far finta che quelle emozioni non esistessero, e non ero nemmeno così codarda da seppellirle nei non detti.
Presi in disparte Katsuki, che mi guardava con odio. Lui era sicuramente quello più difficile da far ragionare.
"Ascolta, mi dispiace di averti attaccato, ma non ho avuto scelta" Sbuffò, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al mio frigorifero.
"Stronzate. Tutto quello che hai detto è una stronzata. Tratti di merda Hawks, attacchi i tuoi compagni di una vita. Tutto per degli idioti che non riuscirai mai a salvare!" Stava urlando e tutti si voltarono nella nostra direzione. Lo tirai verso il piccolo divano di fronte alla cucina e lo feci sedere a forza, dando le spalle agli altri.
"So che non riesci a vederlo. Tu sai scindere il bene e il male ma non hai vie di mezzo, non le hai mai avute" Le mie parole canzonatorie furono accompagnate da un sorriso. Lui mi scrutava ancora con astio, ma l'odio di poco prima era sparito.
"Ora sei tu quella che deve farsi perdonare" Era buffo. Faceva tanto lo spavaldo ma alla fine era un vero eroe. Ricordavo tutte le volte in cui mi aveva protetta, tutti i giorni passati insieme dove lui, proprio come Touya, mi dava attenzioni per poi sminuirle.
"Ne sono consapevole e ti assicuro che mi farò perdonare da te, da tutti voi. Ma non puoi chiedermi di smettere di credere che esista qualcosa, solo perché tu non riesci a vederla" Le braccia che aveva ancora incrociate al petto si sciolsero lentamente, segno che ero riuscita a calmarlo, dopotutto.
"Che cazzo ci hai visto in quei due pezzi di merda, ah?" Fece per alzarsi e imitai il suo gesto, decidendo di prenderlo in giro per smorzare quell'aria astiosa.
"Che posso dire, ho un debole per gli stronzi!" Affermai, indicandolo. Lui puntò il suo palmo nella mia direzione ma nessuna esplosione uscì dalle sue mani.
"Ti faccio esplodere stronza!" Gli altri cominciarono a ridere e io tirai un respiro di sollievo per aver scalato la montagna più alta di Katsuki; Il suo orgoglio.
***
Quella sera raccontai a Jiro che avevo ripreso a suonare il piano, che in quei giorni al covo mi aveva dato conforto. Raccontai loro ogni cosa, chiedendogli di restare a dormire da me. Anche se il mio appartamento non era come la villa di Shoto, in qualche modo ci saremmo arrangiati.
Eijiro e Jiro declinarono l'invito perché il giorno dopo avevano il turno di lavoro, così li lasciai con un abbraccio e la promessa che non li avrei fatti più preoccupare. Gli altri tre invece, avevano già cambiato i loro turni per starmi vicino. Mi conoscevano come le loro tasche, ormai.
"Io non dormo con Merdeku!" Scoppiai a ridere mentre Izuku sospirava e stendeva il suo futon sul pavimento del mio salone.
"Tranquillo Kacchan, la cosa è reciproca" Glielo lessi negli occhi che non era vero, ma mi limitai a indicare a Shoto un posto dove sistemarsi.
"Perché cazzo al bastardo a metà dai un letto e a me no?" Il biondino stava davvero sfidando la mia pazienza, ma gli risposi che se voleva un letto, avrebbe dormito con Shoto. Ovviamente declinò anche quella soluzione.
"Bakugo, smettila di fare il bambino" Mi avvicinai a Shoto e mi strinsi contro di lui, che in quel momento capiva la mia frustrazione. Il suo occhio sinistro mi ricordava tremendamente Touya, era un po' come riaverlo.
"Tuo fratello c'è ancora, Shoto, io l'ho visto" Gli sussurrai all'orecchio, mentre eravamo accoccolati sul divano. Lui dubitava delle mie parole, ma non smise di accarezzarmi i capelli e annuire. -se solo avesse passato più tempo con suo fratello mi crederebbe- pensai afflitta.
"Siete troppo vicini, voi due" Katsuki entrò nel mio campo visivo, mentre si prendeva la mia birra dal tavolino di vetro davanti a noi. Si sedette alle mie spalle e mi tirò nella sua direzione, allontanandomi da Shoto che si alzò sbuffando dal divano.
"Sei troppo possessivo, lo sai?" Dissi al biondino, girando la testa nella sua direzione. Lo vidi irritato e gli sorrisi.
"Ti stava troppo attaccato, come quel coglione del fratello durante la diretta. Si prendono troppe confidenze questi Todoroki" -ma anche tu lo fai adesso- pensai senza dirglielo.
Izuku si sedette tra le mie gambe facendo incazzare nuovamente Katsuki, ma io tirai il verdino verso di me, stringendolo forte, mentre Shoto si congedava per andare a dormire. Gli stampai un bacio sulla guancia e lo lasciai andare.
"Sei sicura di stare bene?" Mi chiese Izuku dopo qualche minuto di silenzio.
"Voi dovreste smetterla di essere così protettivi con me, non ho cinque anni!" Mi risposero quasi in coro che era colpa mia, perché mi mettevo sempre in situazioni del cazzo. E come controbattere? Sapevo che avevano ragione e mi sentii in colpa nei loro confronti. Izu lo notò subito e mi chiese se anche Tenko stesse bene.
"Non lo so, temo che abbia preso il mio gesto come un abbandono. Io ho visto la sua infanzia e credimi, era desolante. Sono stata così male dopo essere uscita dalla sua testa, quel dolore atroce non l'avevo mai provato e non credevo fosse possibile sopportarlo. Si sono presi cura di me, te lo assicuro" Cercai di rassicurarlo, ma sapevo che non potevo in nessun modo riuscire a far capire il dolore che si portava dentro Tenko. Solo provandolo si poteva capire.
"Shoto non crede che Touya sia recuperabile. Capisco il suo risentimento, ma non riesco a comprendere perché sia riuscito a perdonare il padre e non il fratello" Katsuki si intromise nella conversazione per dirmi che probabilmente con il tempo l'avrebbe perdonato come aveva fatto con Endeavor.
"Kacchan ha ragione, pensaci. Todoroki ci ha messo anni a perdonare suo padre. Lui è troppo gentile per non perdonarlo, ha solo bisogno del suo tempo" Presi in considerazione le sue parole, sperando ardentemente che corrispondessero alla realtà.
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