13
Il mattino seguente mi svegliai come se avessi i postumi di una sbornia. Ormai avevo perso il conto dei giorni che avevo passato in quella topaia. Mi sentivo frustrata, non riuscivo a fare nessun passo avanti con quei due, entrambi respingevano ogni mio tipo di approccio, come se l'idea che qualcuno potesse davvero preoccuparsi per loro fosse un'eresia.
Mi alzai dal futon e mi stiracchiai, notando i vestiti, i miei vestiti, all'angolo della stanza, puliti e piegati perfettamente. -Sicuramente è stato Touya- pensai. Malgrado anche lui odiasse profondamente gli hero sapevo che con lui, pian piano, sarei riuscita a ottenere qualcosa, anche se ancora non sapevo fin dove potessi realmente spingermi senza morire tra le sue fiamme. Raccolsi i vestiti e mi fiondai in bagno, stavolta prendendomi tutto il tempo che mi serviva per prendermi cura di me. Una volta pronta fissai il mio riflesso stanco e abbattuto attraverso il vetro del piccolo specchio scheggiato. Non mi vedevo così da anni. In qualche modo più cercavo di cambiare qualcosa in loro, più loro smuovevano qualcosa dentro di me. Quella sensazione di immensa impotenza che caratterizzava le mie giornate, da quando mi avevano rapita, mi stava lentamente spegnendo e solo in quel momento, guardando le mie occhiaie e le mie pupille tristi, mi resi conto di quanto mi mancasse un contatto umano. L'Europa mi aveva lasciato più di quanto volessi ammettere. In Giappone erano tutti così composti e attenti al contatto fisico, mentre io abbracciavo e baciavo continuamente le persone che amavo. Mi mancavano le strette con Izuku, il calore di Katsuki, le mani nei capelli di Eijiro. Quante volte, al liceo, mi avevano detto che ero troppo estroversa? Troppo esagerata con il contatto fisico.
Mi abbracciai con le mie stesse mani, cercando uno sfregolio, qualcosa che mi facesse sentire ancora viva e mi spingesse a non mollare. Perché malgrado davanti ai due villain mi facessi vedere sempre forte e con il sorriso, anche io ero umana, anche io avevo bisogno di sentire della pelle sotto le dita, un abbraccio o una carezza.
Mi affacciai dalla porta del bagno, sentendo della musica. Scesi dabbasso trovando solo Touya, che intonava una triste melodia che trasmettevano alla piccola radio consunta al suo fianco. Era di spalle, ma si accorse subito di me. Non spense la musica, ma smise di cantare.
"Siediti, ti ho preparato del cibo, se mi muori prima del tempo non potrò usarti per rivederlo" -bugiardo- pensai. Magari il suo primo intento, in quel vicolo, era stato anche quello, ma ora sapevo che quell'attenzione non era solo per usarmi e far soffrire suo padre, altrimenti sarei già stata cenere da un pezzo.
"Dov'è Tenko?" Mi limitai a chiedere, sviando un discorso che in ogni caso, prima o poi, avrei dovuto affrontare con lui. Perché in fondo non mi conosceva, non sapeva quanto anche io disprezzassi suo padre per quello che gli aveva fatto, per quello che aveva fatto a Shoto.
"Tenko di qua, Tenko di là, mi sento trascurato" Mi porse un piatto con la colazione, non era granché ma cominciai a mangiare in silenzio, dopo la sua battuta ironica.
"Siete importanti allo stesso modo, ora non fare il bambino capriccioso" Un piccolo ghigno si formò alle sue labbra e mi chiesi se riuscisse a sorridere senza provare dolore, con tutti quei rattoppi.
"Non è qui, è uscito" Mi rispose in modo semplice, senza la solita faccia annoiata o il tono canzonatorio che usava sempre. Si sedette sullo sgabellino alto dell'isola della cucina senza guardarmi. Touya era più maturo di Tenko, per certi versi. Lo vedevo più consapevole dei sentimenti, come se li avesse provati, per un po' di tempo. Tenko invece non aveva mai sentito sollievo in vita sua, semplicemente non sapeva che esistessero altri tipi di emozioni, di quel tipo che non lasciano ferite.
"Touya, perché vuoi ancora ammazzarlo? Ormai nessuno di voi due ha più qualcosa per cui valga la pena combattere" E la mia bocca non riusciva proprio a tacere, quei due ragazzi rotti erano come libri da scoprire, per me. Lui rimase con le bacchette a mezz'aria, prima di alzare quei suoi stupendi occhi blu verso di me.
"Perché non posso esistere in un mondo in cui lui ancora respira" La morsa che mi attanagliò lo stomaco mi fece piegare sulla sedia, cercai di non farglielo notare, ma il fiammifero era troppo perspicace, troppo consapevole del dolore.
"Non provare pena per me, mi disgusta" Sbattei i pugni sul piccolo tavolo, a quelle parole. Ero stufa, distrutta psicologicamente da quei due coglioni.
"Pena? Ma ti sei visto bene? Tu mi fai tutto tranne che pena, cazzo ti prenderei a pugni, sei davvero un cretino!" Scesi dallo sgabello con qualche difficoltà, data la mia bassa statura. Gli arrivai di fianco e il formicolio tornò insistente alle mie mani.
"Sei così stupido da non vedere dove sei arrivato? Hai fatto tremare l'intero Giappone, hai tenuto scacco agli hero più cazzuti che avevamo, hanno dovuto chiamare eroi da tutto il mondo per te e per Tenko. Hai fatto tutto da solo, senza l'aiuto di quel coglione di tuo padre. Ti sei mai chiesto dove saresti arrivato, se avessi ancora creduto nel bene? Ti sei mai chiesto chi sarebbe Touya, se avesse lasciato davvero andare l'ombra di Endeavor?" Ero distrutta, persa, rotta come un vaso di creta. Lui mi intimò di stare zitta ma non mi minacciò di morte e io, come una stupida, la presi come una vittoria.
"Non sarò ipocrita, Touya, se vuoi portartelo all'inferno non sarò certo io a fermarti, ma lui non si merita tutte le attenzioni che gli riservi, anche se sono piene di odio e risentimento" Lui si alzò e si chiuse nella sua camera, ma senza chiuderla a chiave. Per un secondo avevo scorto un piccolo rivolo di sangue uscire sotto ai suoi occhi. Forse avevo esagerato, ma non avrei incassato senza combattere. Sapevo a cosa andavo incontro ed ero pronta a prendermi le mie responsabilità. Se fossi riuscita a smuovere anche solo per poco le loro coscienze avrei comunque fatto un buon lavoro.
***
La giornata passò molto lentamente, come una domenica dopo una settimana di lavoro intenso. Touya era ancora rintanato in camera sua, mi chiesi perché avesse smesso di sorvegliarmi per tutto quel tempo. Passai comunque la giornata a pulire tutta quella sottospecie di casa, dandole una parvenza di umanità. Buttai tutto quello che Tenko aveva distrutto la notte precedente e tolsi il telo dal pianoforte. Toccai qualche tasto e la mente mi riportò molto indietro...
"Maeko, sei bravissima!" Izuku mi fece mille complimenti dopo il concerto al festival della cultura. Avevo accompagnato Jiro con il piano mentre lei con la chitarra cantava a voce piena. Sole sul palco avevamo progettato l'apertura del festival e ora Izuku, ancora mezzo pronto, mi era corso incontro per congratularsi.
"Vedete di non farci sfigurare eh!" Gli intimai, sapendo che non avrebbero mai potuto deluderci. Tutti i nostri compagni si avvicinarono e tra battute e risate avevo trascorso il pomeriggio più spensierato della mia vita.
Penso che quegli anni, malgrado tutto, mi manchino. La penna che Katsuki mi lanciava sul banco perché io la dimenticavo sempre, il professore costantemente assonnato, l'odore dei ciliegi in fiore nel viale della scuola. Le prove, la stanchezza di fine giornata e il sorriso con cui mi svegliavo al mattino.
Da quanto non mi sentivo più così?
La vita da adulti non è così bella come da ragazzini si immagina, ormai mi trascinavo nei giorni senza viverli più davvero. Mi mancava il tempo per le piccole cose, per un caffè con Izuku o una chiacchierata con Shoto, che in tutti gli anni del liceo non mi aveva mai mollata un attimo. Diceva che ero l'unica a capirlo.
Ora hai qualcuno, Shoto?
Chi ti ascolta nelle notti in cui senti pizzicare la ferita sotto l'occhio sinistro?
Chi raccoglie le tue lacrime, Izuku?
Con chi suoni, Jiro?
***
Touya si fece rivedere solo per l'ora di cena, trasportato dal profumo del cibo che stavo cuocendo in pentola. -la fame è più forte dell'orgoglio, eh fiammifero?-
Cenammo in silenzio, mentre io ripensavo a Tenko, a dove fosse. Per tutto il giorno non avevo avuto sue notizie e un brutto presentimento si affacciò alla mia mente, ma cercai di scacciarlo per non rovinare la pace di quel momento.
Purtroppo però, le mie sensazioni del cazzo non sbagliavano mai, perché quando la porta d'ingresso si aprì con un tonfo, un Tenko calmo e ricoperto di sangue fece il suo ingresso. Balzai dalla sedia e gli corsi incontro, fottendomene della sicurezza personale. Lo abbracciai stretto e lo sentii sussultare.
-che cosa hai fatto, Tenko?- Mi chiesi.
Touya ci guardò annoiato, come se fosse normale trovare la grattugia in quello stato. Sentivo il suo battito regolare, segno che era davvero rilassato. -è questo l'effetto che ti fa la morte? Ti rilassa?- Gli accarezzai i capelli intrisi di sangue, sapendo che mi sarei sporcata anche io, stretta contro il suo petto che si abbassava e alzava in modo regolare, ma me ne fregai. In quel momento Tenko si stava lasciando stringere e non avrei mollato la presa.
"Q-questo calore..." Sorrisi, incavando la testa nella sua spalla -è mancato anche a me questo calore, stronzo.-
"Si chiama abbraccio, Tenko" Lo presi un po' in giro, perché in quel momento il fatto che lui non conoscesse il calore di un abbraccio mi inondò gli occhi di lacrime. Era la sensazione più triste che avessi mai provato. Cercai di scostarmi per guardarlo ma lui spinse il suo polso dietro la mia schiena, riattaccandomi a lui.
"A-ancora" Disse soltanto e io guardai inevitabilmente Touya alla mia sinistra, che mi osservava sgomento. Ero entrata, ero riuscita a scalfire quel muro altissimo con le mie piccole unghie. Il mio naso era pregno dell'odore del sangue di chiunque avesse ammazzato e mi chiesi, quanto di quel gesto fosse stato colpa mia. Del resto era incazzato con me quando se ne era andato.
Un altro peso, nuovo, mi si fermò nel cuore, perché quella vita che aveva spezzato era anche a causa mia. Per due anni nessuno aveva trovato pezzi o braci di esseri umani, il fatto che Tenko avesse ricominciato a distruggere mi indicò un profondo tormento che non riusciva a gestire.
Ci staccammo dopo un tempo che a me sembrò infinito, ma quell'abbraccio fece del bene a tutti e due, perché il calore umano era qualcosa che mancava a entrambi, in quel momento.
Note
Questo capitolo è tormentoso, lo so, ma era necessario. Maeko stava quasi per cedere alla stanchezza del suo animo, ma Tenko l'ha sorpresa.
Sarà veramente riuscita a scalfire il suo muro?
😌
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