12
Riuscii a preparare qualcosa, con quel poco che c'era in frigo, uova, riso e delle patate. Creai anche una specie di salsa che mi sembrò abbastanza buona da essere approvata.
Preparai il tavolino ripiegabile che avevo scoperto dietro al pianoforte e cercai di dargli una parvenza di civiltà. Ero assolutamente certa che da anni non mangiassero attorno a un tavolo come una famiglia, quindi cercai di fare le cose per bene. Gesti, non parole, si dice così no?
Ero sola in quel salotto arrangiato, così mi lasciai un po' andare, cominciando a canticchiare una melodia che mi era tornata in mente. La prima volta che l'ascoltai ero con Izuku e Shoto, nei corridoi della scuola. Una ragazza di un altra classe mi passò accanto con quella canzone a volume alto sul telefono. Mandai Shoto a chiederle il titolo, perché sapevo che con il suo fascino da bello e dannato quella tipa avrebbe ceduto. Se fossi andata io mi avrebbe mandata a fanculo, come minimo.
Io e Izuku ci accucciammo dietro al muretto che svoltava in un altro corridoio e ridacchiammo mentre Shoto cercava di fare il figo con quella ragazza, cosa che gli riuscì davvero male.
Katsuki apparì alle nostre spalle e gli saltai sulla testa per farlo accucciare e zittirlo, dicendogli solo di godersi la scena. Quando si rese conto di quanto fosse impacciato Shoto, scoppiò a ridere fragorosamente, mandando a puttane il nostro appostamento. Il bicolore non mi parlò per due giorni interi, ma io avevo finalmente la mia nuova canzone preferita nella playlist.
"Perché sorridi?" Touya mi si affiancò, facendomi sobbalzare. Non l'avevo nemmeno sentito raggiungermi. Se avesse voluto farmi del male sarei morta senza nemmeno accorgermene, fantastico.
"Oh, niente, ricordavo di una figura di merda che avevo fatto fare a tuo fratello ai tempi del liceo" I suoi occhi si accesero di curiosità e ira. Il fatto che nominare Shoto gli provocasse quel tipo di sentimento mi fece incupire. Il bicolore era una persona meravigliosa, ma non potevo pretendere che Touya lo sapesse. Enji li aveva fatti crescere praticamente in due mondi diversi, non si conoscevano davvero.
"Tu sei molto più sciolto con le ragazze" Cercai di sviare, dando briciole di informazioni, tentando in qualche modo di fargli capire che tipo fosse, suo fratello. Leccai via dal mio dito un residuo di salsa che ci era rimasto appiccicato. Lui mi disse di non provocarlo, mettendomi le mani sui fianchi e baciandomi tra i capelli.
"Dio, che schifo, due moine e ti ecciti come un adolescente" Tenko Shimura fece il suo ingresso del cazzo in cucina. Sospirai, portando il cibo in tavola.
Mangiammo in silenzio e sperai che ai due piacesse la mia cucina, anche se si fidavano così poco che ero stata costretta ad assaggiare ogni cosa, sotto i loro occhi attenti, prima di darla a loro.
"Era una vita che non mi cucinavo un pasto vero, non mi ero resa conto di quanto facessero schifo quei panini alle macchinette. Sono stata brava dai!" Mi feci i complimenti da sola perché di sicuro i due stronzi di fronte a me non li avrebbero mai fatti. Mi appoggiai allo schienale della sedia, mettendo entrambe le mani sulla pancia.
"Voi eroi non avete i camerieri che vi ronzano intorno anche per pulirvi il culo?" Cominciai a ridere alle parole di Tenko, ma che idea distorta aveva di noi?
"Beh, magari i primi dieci figli di puttana in classifica, ma sicuramente non io. Già è tanto se riesco a mangiare tra un turno e un altro" Sorrisi, ripensando a Best Jeanist che ci trattava come piccoli orfanelli di strada, ma i due villain non sembravano contenti della mia risposta.
"Perché fai quella vita allora?" Ancora Tenko. Era curioso, quando mai un hero si era esposto così con lui?
"Perché ho fatto una promessa, quel giorno. Perché tutti meritano di essere salvati" E in fondo era il mio motto da Hero, tutto quello che avevo scelto di diventare. L'idea principale me l'aveva data Ochaco, un giorno in classe, quando mi disse che se gli hero salvavano le persone lei avrebbe salvato gli hero.
Nessuno dei due osò rispondermi, così presi i piatti e diedi le spalle a entrambi, cominciando a lavare le stoviglie.
***
Era ormai notte fonda. Ero nella stanza che mi avevano dato, arrangiata con un futon e una coperta, quando sentii delle urla dabbasso. Mi stiracchiai e stropicciai gli occhi, incazzata come una iena. C'era una sola cosa che odiavo nella vita, ed era essere svegliata dalle urla.
Camminai a passo incerto ed estremamente assonnato verso il salotto e quei due idioti erano in posizione di attacco, pronti a scannarsi.
"Ah, aveva ragione Kurogiri" Dissi sommessamente, facendoli voltare nella mia direzione. Ormai da tempo visitavo i detenuti nel Tartarus, faceva parte della mia missione come eroe parlare con loro e capire per quale motivo erano diventati dei villain.
"Che cosa hai detto?" Tenko mi venne incontro, pieno di risentimento.
"Quello che hai sentito, mi ha detto che era preoccupato per te perché sei un testa di cazzo che perde le staffe per niente" Touya allargò le braccia come per avvalorare le mie parole e gli sorrisi in modo canzonatorio, Tenko era già incazzato, non c'era bisogno che si mettesse anche lui tra le palle a stuzzicarlo. Tornai a guardare quei piccoli occhi rossi arrabbiati e preoccupati e ancora una volta mi rassicurai sul fatto che quel bambino fosse ancora dentro lui, da qualche parte. Tenko era preoccupato per Kurogiri, era un bel passo avanti.
"Sta bene e si annoia tantissimo, parla solo se interpellato e ogni volta chiede se stai bene, quindi datti una calmata, per favore" Vidi i suoi occhi cambiare, come se fosse sorpreso del fatto che riuscissi a cogliere la sua preoccupazione. Mi chiesi se fosse al corrente di cosa All for one avesse davvero fatto al suo caro Kurogiri.
"Non era di questo che stavamo discutendo, ma di te" Touya si intromise di nuovo nella discussione e mi crucciai. "Qual è il problema, stavolta?" Sospirai, ero davvero stufa di vederli litigare sempre per lo stesso motivo.
"Il tuo flame hero del cazzo, insieme al pennuto traditore, sta muovendo mari e monti per trovarti. La grattugia vuole toglierti di mezzo, mentre io no, fine" Incrociai le braccia al petto, frustrata, mentre un'idea si affacciava alla mia mente.
"Fatemi chiamare Deku, ve li toglierò dalle palle quei due deficienti" Entrambi si sorpresero della mia proposta, e per qualche secondo anche io mi chiesi se stessi facendo davvero la cosa giusta. Ma alla fine ero in ballo, quindi fanculo tutto, nessuno mi avrebbe smossa da lì.
"Pensi che siamo così stupidi? Magari puoi fottere il coglione qui, ma non me" Alle parole di Tenko seguì un -magari- sussurrato da Touya, e da una mia occhiataccia nella sua direzione che lo fece alzare le mani e arrendersi definitivamente.
"So il numero a memoria, datemi un telefono che non possa essere rintracciato e alla mia prima mossa falsa mi ammazzate. Più di questo che cazzo vi devo dire?"
Erano guardinghi, si sarebbero mai fidati di me? Probabilmente no.
"Tenko, ti prego, io voglio rimanere qui. Lo so che ti sembra assurdo che qualcuno voglia rimanerti accanto, ma è quello che desidero. Fammi fare questa chiamata e dopo non ti darò più fastidio, nemmeno con la mia voce. Per favore" Sapevo che se non l'avessero fatto, se gli hero li avessero trovati, non ci sarebbe stato altro che sangue e morte e io non volevo assolutamente questo, né per gli hero, né per questi due idioti di fronte a me.
Touya mi porse un piccolo cellulare che aveva nella tasca dei pantaloni.
"Prendi questo, fai questa chiamata" Tenko cominciò a rovesciare e disintegrare qualsiasi cosa gli si parasse a tiro, dicendo a Touya che era un coglione e che doveva rispettarlo, altrimenti avrebbe ammazzato anche lui. Composi il numero del mio migliore amico velocemente e dopo vari squilli una voce impastata dall'altro capo del telefono rispose.
"Izu, sono Maeko" Sentii un tonfo e un imprecazione, di sicuro era caduto dal letto.
"Maeko, ti prego dimmi dove sei. Stai bene? Dimmi che stai bene! Kacchan sta impazzendo, Kirishima non dorme da giorni e perfino Hawks è in pena per te" Certo, il pennuto si sentiva in colpa. Sospirai, guardando i due villain che mi scrutavano, pronti a uccidermi alla prima stronzata.
"Ehy, basta, smettila. Smettetela tutti, sto bene e sono dove voglio essere" Izuku cominciò a piangere, sapeva benissimo che quando mi mettevo una cosa in testa difficilmente cambiavo idea. Farlo soffrire era l'ultima cosa che volevo, ma avevo fatto una scelta di vita molto tempo prima.
"No! Non fare cazzate Maeko, ti prego i-io non posso p-perderti..." Anche i miei occhi si riempirono di lacrime, ma non diedi la soddisfazione ai due idioti di vedermi crollare.
"Non mi perderai Izu, ma lo sai come sono, prendo tutto troppo a cuore" I miei occhi si spostavano dal rosso all'azzurro, non avrei voluto dirlo davanti a loro, ma dovevo rassicurare il mio piccolo broccolo preoccupato.
"In quei giorni, dopo la battaglia, quando non riuscivi a tornare alla vita. Facevo avanti e indietro dalla tua stanza a quella di Katsuki, ero terrorizzata al pensiero di potervi perdere per sempre, ma nemmeno in quella situazione avete ceduto e io non ho mai lasciato le vostre mani. Fidati di me, ti prego, dimostrami che tutte le notti che abbiamo passato a parlare di come salvare Tenko siano servite a qualcosa" I suoi piccoli occhi rossi si sbarrarono. Non mi credeva, ma non me ne fregava un cazzo, in quel momento.
"Dimmi cosa devo fare" Izuku era rassegnato, avevo toccato i tasti giusti, lo conoscevo come le mie tasche. Del resto anche lui aveva sentito il grido silenzioso del villain, il suo senso della giustizia era l'unico appiglio che avevo in quel momento.
"Sì, voglio che quella fiammella del cazzo e il pennuto bastardo stiano lontani da me. Ti giuro Izuku, giuro su quello che ho di più caro al mondo che se vengono a salvarmi li ammazzerò con le mie mani. Cosa vogliono, una medaglia? Vogliono salvarmi per farsi perdonare per essere delle fecce? Beh, digli da parte mia che è tempo perso, perché per me sono morti quel giorno, in battaglia. Non piangere Izu, io sto bene e se dovessi morire mi scuso con te e con Katsuki, e Shoto ed Eijiro. Ma non torno indietro. Fammi morire come l'eroe che voglio essere e non come una codarda"
Non aspettai la sua risposta, ero stanca, sia mentalmente che fisicamente. Chiusi la chiamata e porsi il telefono a Touya, che mi guardava a bocca aperta. Mi avvicinai a Tenko e accostai la mia mano al suo volto, ma si scostò. Riprovai ma si scostò ancora. Sospirando mi portai la sua mano addosso, per lasciargli il pieno controllo su quella situazione. Funzionò perché alla terza volta non si ritrasse. Portai la mia mano nei suoi capelli e gli sentii stringere la presa che aveva su di me. Gli lasciai una lieve carezza, dicendogli che mi piacevano i suoi capelli. Fu un contatto davvero breve, a un occhio esterno poteva sembrare anche solo accennato, ma io sentii i suoi capelli morbidi sotto le dita e il suo sospiro di frustrazione, come se cercasse disperatamente il tocco di un essere umano che non fosse uno schiaffo, ma non volesse ammetterlo. Mi diressi verso la mia camera subito dopo, intimando a entrambi di non fare troppo casino e che era notte inoltrata.
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