•16

Alessandro compra il pantalone nero e la camicia bianca e ci dirigiamo verso il negozio di accessori.
Lui per me sceglie due bracciali, uno blu elettrico, e uno nero, e degli anfibi blu elettrico - sa quanto adoro quel tipo di scarpe. Io, invece, per lui ho scelto delle scarpe nere un po' particolari. Entrambi compriamo quello che ha scelto l'altro.
"Ho fame tu?" mi chiede Alessandro toccandosi la pancia.
"Anch'io"
"Tra due o tre negozi c'è il McDonald mangiamo lì?"
"Mhh si, ma oggi pago io"
"Okay" sbuffa.
Vado alla cassa mentre Ale cerca un posticino dove sederci.
"Buongiorno cosa desidera?" mi dice il cassiere.
Vicino alla t-shirt riesco a leggere il suo nome. Lorenzo. Il suo viso dai tratti duri e dai gelidi occhi verdi incorniciati da capelli ricci e castani, lunghi fino alle spalle. La sua voce è dura e profonda.
"Allora... un BigMac e un CheeseBurger grazie" dico senza staccare i miei occhi dai suoi, mi hanno catturata e non mi lasciano andare.
"Ecco qui sono 10€"
Prendo i soldi e quando glieli consegno fa scivolare dalle sue mani ruvide un bigliettino.
"Arrivederci e grazie" mi dice sorridendo mentre raggiungo Alessandro al tavolo.
Mentre mangio il panino apro il bigliettino e vedo scritto in grande "Call me" e sotto il suo numero di telefono. Registro quel numero e torno a mangiare il panino.
"Di chi è quel numero?"
"Di nessuno" afferro velocemente il biglietto.
"Puoi dirmi tutto daiiiiii sono curioso"
"Eh vabbene... È del cassiere" dico esasperata.
"Hai fatto conquiste" sorride maliziosamente.
"Mhh certo"

-

"Svegliati, Sofi svegliati"
Apro gli occhi e mi ritrovo la faccia di Alessandro a due millimetri da me.
"Scusa mi sono addormentata"
"Fa niente, devi considerare casa mia come casa tua... Comunque ti ho svegliata per un motivo"
"Cioè?"
"Volevo che io e te...."
"Che io e te? Finisci la frase"
"Che io e te ballassimo, sai perché sono una schiappa e sabato c'è il ballo e...."
"Ho capito" lo interrompo "e sono d'accordo con te anche se secondo me è meglio che ci mettiamo anche i vestiti"
"Mhh okay se hai bisogno d'aiuto col vestito chiamami"
"Tu no"

Alessandro Pov
Poco dopo Sofia ritorna in camera, io mi sono vestito già da un po'. È stupenda. I bracciali e le scarpe che ho scelto stanno a meraviglia sotto quel vestito.
"Beh io sono pronta" mi dice socchiudendo la porta.
"Okay ma che musica mettiamo?"
"Boh io non ho musica da ballo della scuola"
"Neanche io"
"Facciamo senza musica?!"
"Okay" mi avvicino a lei e con un sorriso le chiedo "Mi concede questo ballo?"
Ridacchia e poi accetta, le metto le mani sui fianchi e lei mi cinge le braccia intorno al collo. Poi appoggio la mia fronte sulla sua e lei alza subito lo sguardo verso di me, allora io le rubo un bacio.
"Stronzetto non fare così sabato" si stacca da me e si mette le mani sui fianchi.
"Okay okay" alzo le mani.
Subito dopo le poggio le mani sul culo e la attiro verso il mio corpo. La sua mano entra nei miei pantaloni e sfiora l'elastico dei boxer, mi sta torturando e lo sa. Le inizio a mordicchiare il lobo dell'orecchio, le bacio il collo, poi quei baci diventano succhiotti.
Il campanello suona. Chi cazzo è? Mi stacco da lei e mi precipito giù. Apro la porta ed è il postino, vorrei spaccargli la faccia, non poteva venire in un altro momento? Sorridente come al solito mi consegna una lettera e se ne va.
Ritorno al piano di sopra.
"Chi era?"
"Il postino"
"Ah e cosa ti ha portato?"
"Questa stupidissima lettera" la getto a terra.
Lei si china a raccoglierla e poi dice "È di tuo padre"
"Non voglio leggerla"
"Allora la leggerò io"
Apre la busta e inizia a leggere a voce alta "Ale ciao sono tuo padre. Mi è arrivata una lettera da un istituto privato per cui hai fatto un esame che dice che sei stato ammesso, mi stupisco molto ce tu abbia fatto un esame per una scuola per aspiranti scrittori e poi qui a Milano. Aspetto una tua risposta."
"Ecco non dovevi leggerla"
"Perché? E da quanto tu scrivi?"
"Perché io non andrò lì e scrivo da tre anni"
"Uno perché non mi hai detto che ti piace scrivere e due perché non vuoi andare a questa scuola, se hai fatto l'esame significa che scrivere è la tua passione..."
"Non te l'ho detto perché mi vergognavo ecco e non voglio andarci perché sarei costretto a vivere con mio padre, sto tanto bene qui a casa con mio zio"
"Ti vergognavi? La mia più grande passione è scrivere se te lo sei dimenticato... Da due anni, cioè quando se n'è andato tuo padre non me ne hai voluto più parlare quindi mi sembra il momento, e poi è ovvio che stai bene qui con tuo zio, lui vive a pochi metti da qui e viene a vedere che fai ogni due mesi..."
"Si me ne vergognavo perché... perché non c'è un motivo"
"Okay, ora dimmi di tuo padre"
Non voglio parlarle di mio padre, lo odio, mi ha fatto troppo male.
"No."
"Ale ti prego" mi guarda con una faccia dolcissima a cui nessuno saprebbe resistere ma io non posso sciogliermi a quegli occhioni dolci.
"No."
È stupita dal mio categorico no, credeva che così mi avrebbe convinto. Oltre allo stupore nei suoi occhi vedo anche una scintilla di tristezza...
"Okay ti dico tutto"

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