▪Capitolo 9▪
Mi sveglio all'improvviso sentento il mio cellulare vibrare per delle notifiche.
Ancora mezza addormentata e con gli occhi semi-chiusi, allungo lentamente il braccio sotto le coperte, strusciando la mano sul materasso caldo e confortevole, per cercarlo e dopo l'ennesima vibrazione lo trovo... mi stropiccio gli occhi e lo avvicino al mio viso, per riuscire a leggere.
-Ethan: 'che fai?'
'Come stai?'
'Cosa ti è successo?'
Da una parte volevo ricevere questi messaggi, dall'altra no. Non so cosa... che cosa dirgli, non mi va di raccontargli tutto.
'Ehi, sto bene tranquillo'
'Ne sei sicura?'
'Si'
'Ti va di scendere?'
'Cosa? A quest'ora? E perché?'
'Si ora. E perché si, voglio parlarti'
'Scendi che sto arrivando ;)'
'Tu sei pazzo!!'
Vado di corsa in bagno per rendermi un poco presentabile, insomma sono struccata, ho i capelli arruffati e indosso un pigiama larghissimo... devo almeno cambiarmi i pantaloni e pettinarmi.
'Sono qui'
Il telefono vibra nuovamente all'arrivo di un altro suo messaggio, al quale sorrido senza neanche accorgermene.
Mi affaccio alla finestra, la stessa dove lo guardavo andarsene la prima volta, per accertarmi che fosse lì ed inzio a scendere le scale, cercando di non fare troppo casino.
"Eccoti!"
Appena mi vede sfoggia subito un sorriso bellissimo.
"Perché sei qui?"
"Perché ero preoccupato per te."
"Ma io ti avevo detto di stare tranquillo"
"Ma io non riuscivo a stare tranquillo! Mi sentivo in colpa e volevo capire cosa ho fatto o detto per farti scappare in quel modo da me."
In effetti si, ho esagerato.
Ma in momenti del genere, dove i pensieri ti ossessionano e non lasciano spazio alle emozioni, quando senti un dolore nel petto, come una pugnalata, quando la gola brucia per le urla che non riescono a uscire e ti sembra di strozzare con la tua stessa voce, con il dolore che tieni dentro, non riuscivo a tenermi dentro le emozioni che sentivo esplodermi nel petto, avevo il cuore in gola che cercava di scappare dal mio corpo.
"Non è colpa tua!"
"A me è sembrato così invece"
"No senti é... é... che"
"Cosa?"
"Non mi va di parlarne"
Mi guarda come se fosse indeciso su cosa dirmi o su cosa fare.
"Come vuoi"
Dice alzando le spalle al cielo che nasconde il sole tra delle nuvole bianche, all'apparenza così morbide, poi prende il suo casco tra le mani e sale sulla moto.
"Beh ciao allora"
Mi avvio verso la porta, dopo un veloce accenno di saluto con la mano, mentre mi chiama di nuovo.
"bubi?"
"Cosa c'è adesso?"
Mi volto e lo vedo, sempre a sedere sulla moto, ma con due caschi in mano e il vuoto intorno a lui
"Tieni"
Mi avvicino e appogiandomi alla moto, lo prendo tra le mani.
"Adesso voglio che sali"
"No, cioè guardami"
Prendo la maglia del pigiama tra le mani per farglielo notare.
"Sei bellissima lo stesso, ora sali"
Alzo gli occhi al cielo, sorridendo.
Mi infilo il casco e salgo sulla grande moto grigia, aguantandomi alle sue braccia, per aiutarmi.
"Dove vuoi andare?"
"Decidi tu"
Prima di partire mi prende le mani e le poggia sui suoi fianchi.
Guardo nello specchietto e noto che sta sorridendo, e involontariamente lo faccio anche io.
È bello.
È bello avere tutti i capalli al vento, il rombare della moto, la tranquillità, la spensieratezza e la libertà che i nostri volti hanno assunto, ed é bello avere il suo dolce profumo addosso, mi ha invaso le narici ed esamindandolo mi ricorda l'odore delle ciliege, il mio frutto preferito.
Ed é bello stare con lui.
Con gli alberi ai bordi della strada vuota, dove si sente solo noi due, che corrono nella parte opposta alla nostra e delle rondini che volano via sopra la mia testa, è ancora tutto più magico.
Avvicino una mano davanti al viso e provo a chiuderla a pugno, ma non ci riesco, sono talmente infreddolite che hanno perso quasi completamente la sensibilità.
La rimetto sul suo fianco e piano piano cerco le tasche del suo giacchetto , con dei ricami a sul retro della pelle nera e liscia, per scaldarle un po'.
Finito il giro scende lui per primo ed una volta toltosi il casco mi prende in braccio, per farmi scendere, mette le mani sul casco, che io invece tengo ancora sulla mia testa, e me lo sfila guardandomi con un volto dolce e divertito, lo ripone al suo posto e mi prende il volto tra le sue mani fredde, ci guardiamo qualche secondo negli occhi e ci baciamo passionalmente, chiudo gli occhi e mi lascio trasportare da lui nella sua bocca
Dopo esserci staccati mi rendo conto di non essere davanti il mio vialetto, ma quello di un altra casa.
"Scusa ma"
"No non ti ho riportata a casa"
Si mette a ridere, probabilmente per la mia espressione confusa.
"E perché? Ma cosa ti passa per la testa?"
Il mio stupore si trasforma presto in rabbia.
Ormai é tardi e io devo tornare a casa!
E poi domani abbiamo scuola, devo svegliarmi presto.
"Avevo voglia di portarti qui"
Si struscia la mano sul braccio.
"Scusa, ho esagerato"
Dico dopo aver sbuffato.
Mi avvicino e lo accarezzo sulla guancia.
"Non fa niente, vuoi che ti ci porti?"
No. Sinceramente no.
Vorrei passare tutta la notte con lui.
Giorno e notte insieme.
Ma se penso alla realtà, beh si devo tornare a casa.
Ma per una volta no, non voglio essere troppo realista, troppo preoccupata delle conseguenze, sono stanca di dovermi mettere ansie per tutto.
Dopo questo monologo interiore gli do la mia risposta finale cercando di non pensare al dopo, ma di concentrarmi su di lui, su di noi, adesso.
"Mmh no"
Sorridendo, mi prende per mano e mi porta dentro una casa modesta, che appena entri ti ritrovi in un salone ampio e dai colori che vanno dal grigio scuro al marrone e a un turchese particolare.
"Questa è casa mia"
"Che onore!"
"Vivi da solo?"
"Si"
Si avvia nella cucina open-space, che invece risulta più chiara rispetto all'altra parte, con colori sul bianco e sul baige, mentre io mi siedo sul grande divano grigio con cuscini di un turchese intenso, posto al centro del salotto e lo aspetto,guardando dei guadretti con delle foto raffiguranti un uomo dai capelli neri, una donna mora, una bellissima donna abbastanza giovane e con qualche accenno di ruga sul volto sorridente e apparentemente felice, e poi un bambino ancora un po' piccolo con un cappellino con visiera con il disegno di spider-man, con in mano un vasetti di bolle, e l'altra avvolta in quella della donna.
"E perché? I tuoi?"
Distolgo lo sguardo da quella foto, bellissima e gioiosa.
"Ehm i miei... ecco... mia madre non c'è più e mio padre... è in carcere"
"O scusami tanto, iio... io... ecco mi dispiace!"
"Tranquilla"
Pensando alle sue parole: non c'è più, abbasso lo sguardo...
"Scommetto che tua madre era una gran bella persona"
"Già... si era una brava persona"
Si asciuga una lacrima che iniziava a rigare il suo viso.
Purtroppo lo capisco... e anche io inizio a piangere.
"Ehi Ash che hai?"
"Tu invece devi sapere che anche io perso una persona a me molto cara... mio fratello maggiore"
Mi asciuga le lacrime, strusciando i pollici sotto i miei occhi in modo lento e cauto.
"Mi spiace, davvero"
Ci avviciniamo piano... sempre di più e infine ci abbracciamo per colmare i vuoti che ci riempiono dentro.
Ethan pov's
Ora che mi è tutto più chiaro posso finalmente consolarla ed aiutarla in qualche modo.
Quella volta, a scuola, non mi sarei mai aspettato una reazione del genere.
Mi sono sentito fortemente in colpa per tutto.
Ma purtroppo la capisco bene, forse troppo bene.
Perdere una persona importante é un duro colpo, sembra quasi che il mondo ti stia accartocciando per poi fare canestro... per buttarti.
E si vede che lei soffre molto per la sua perdita, evidentemente erano molto legati.
Cercando di pensare ad altro ci mettiamo a guardare un film di genere poliziesco.
E dopo aver preparato pop corn e un po' di coca-cola mi siedo affianco a lei e la avvicino a me, per metterle il braccio sulle spalle: le accarezzo in modo delicato il braccio, mentre la osservo mangiare i pop corn, é così presa dal film che probabilmente non si é accorta che la sto coccolando.
"Oh no! Sono finiti! Ne vuoi altri Ash?"
Mi alzo con la ciotola in mano e mi accorgo che sta dormendo.
É così carina: ha le guance tutte arrossate e con quel pigiama di pile larghissimo sembra un orsacchiotto.
Porto la ciotola in cucina e torno da lei, la prendo in braccio, cercando di non svegliarla e la porto in camera mia, la appoggio lentamente sul lato sinistro del materasso.
Quando si sveglierà non sarà molto contenta di essere affianco a me, nello stesso letto, ma non voglio lasciarla sul divano.
Mi tolgo la maglia e i jeans, lanciandoli in un angolo della stanza, sulla sedia di plastica azzurra, e vado a farmi una doccia veloce, le gocce calde che toccano la mia pelle ignuda, e il suo frusciare mi allontana la maggior parte dei pensieri negativi.
Mi avvolgo un asciugamano intorno all vita con ancora qualche gocciolina che scende sul mio busto fino a fermarsi sulla stoffa, mentre mi fisso allo specchio, immobile e stranamente sollevato da ogni peso, poi vado nella mia stanza per vestirmi.
Prendo un paio di pantaloni di una tuta nera e mi metto a sedere sotto le coperte, accanto a lei e le do un leggero bacio sulla fronte e mi fermo per qualche minuto a guardarla dormire... sembra così spensierata.
Dopo poco mi giro dall'altra parte, sdraiando e rilassando ogni parte di me, e dopo vari pensieri un po' erotici, beh mi addormento anche io.
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