▪Capitolo 7▪
Continuo a fissare fuori dalla mia finestra bianca, di legno, ascoltando il rombo della moto che si allontana sempre di più, fino a cessare del tutto.
Per qualche istante sono rimasta a guardare oltre il vetro trasparente, le strade senz'anima, con solo qualche auto parcheggiata ai bordi della strada buia illuminata da qualche lampione sparsi in quà e là, ma con simmetria.
Mi butto sul letto pensando a lui, pensando a qualche minuto fa, alle sue labbra... così morbide e carnose... così... piacevoli... così wow.
La sua giacca ha un profumo così... così buono e dolce.
Mi fa immaginare di essere ancora avvolta tra i suoi bei muscoli scolpiti.
'Io lo sapevo'
'No tu non sai niente'
La vocina odiosa che é nella mia testa cessa e prendo di nuovo la nave per i miei pensieri, che si spengono, o almeno in parte, solo quando mi addormento, che spero diventino dei sogni.
•••••••••••••••••••••••••
"Allora?? Voglio sapere ogni particolare" Celine.
Ormai con lei ho chiarito, mi sono fatta coraggio ed ho esternato come mi sentivo realmente e adesso mi sento un po' più capita ed anche un po' meno inutile.
"Beh allora..."
Inizio a raccontarle della sera prima.
Lei continua a fissarmi a bocca aperta, mentre mi ascolta attenta, ingirando il vociare dei ragazzi e delle ragazze attorno a noi.
Solitamente è lei quella con i ragazzi intorno, ed io quella sola a fare il terzo incomodo.
In questo periodo la situazione si è un po' ribaltata.
"E come bacia? Bene?"
"Beh si..."
Dico strisciando la mano destra sul braccio sinistro.
"Wow Ash mi sorprendi ogni giorno che passa!"
Le faccio un sorriso indeciso.
Avete presente quella sensazione strana che si prova quando ci si sente osservati?
Mi volto in cerca di due occhi, di quegli occhi.
Che dopo poco riesco a intravedere in fondo al corridoio, al centro di un gruppo.
Provo ad ignorarlo, ma è come se ci fossero solo i suoi di occhi, sono come una calamita per me adesso.
Lui gira lo sguardo verso di me ed io timidona quale sono, distolgo velocemente lo sguardo e mi giro facendo finta di nulla a parlare con Celine e Angeline.
"Hey"
Sento, alle mie spalle, una voce familiare e dopo poco delle mani sulle mie spalle.
"Hey... ciao"
Mi volto verso di lui e gli sorrido, cercando di nascondere un po' la mia timidezza, ma è come se fosse impossibile... divento un fuoco in pochi secondi.
Abbasso lo sguardo, cercando di non far notare il colorito che ho assunto.
"Hey"
Dice con voce rassicurante.
Mi prende il viso tra le mani e ci si avvicina fino a sfiorarmi il naso.
Si avvicina un altro po' e mi bacia delicatamente le labbra, per poi staccarsi ancor più lentamente, come se non volesse smettere.
Apro gli occhi e lo ritrovo con un bel sorriso stampato sulla faccia.
'Ashlie Ashlie Ashlie, ma cosa mi combini?'
La ignoro, sono troppo occupata a guardarlo mentre si morde il labbro inferiore.
"Ehm devo ancora restituirti la felpa"
"Beh fallo no?"
Che stupida non ci avevo pensato!
"Si... ma... non la ho qui con me, l'ho scordata a casa che ne dici se ci troviamo nella biblioteca dell'altra volta?"
"Certo, va bene"
Improvvisamente gli si illuminano gli occhi e il suo bell'iride verde lascia sempre più spazio alla pupilla.
Poi se ne va sorridendo, senza salutarmi.
Io ancora non ci credo.
"Ash!"
Gridano in coro le mie amiche.
"Allora è una cosa seria!!"
Dice Celine.
Lo sarà per davvero?
"Non lo so neanche io!"
Il mio viso lentamente torna ad una temperatura e sopprattutto a un colorito normale.
"Che carini che siete!"
Beh sorrido anche a lei, come per ringraziarla, e la saluto tornando nella mia classe.
Torno a casa, come ogni giorno, accompagnata da Jason e dalla sua voce spensierata e simpatica.
"Un uccellino mi ha detto che ti senti con Ethan"
"Ti prego mi sembri mio padre!"
Gli dico ridendo.
In effetti è vero, mi ricorda mio padre, che quand'ero piccola mi diceva sempre così quando scopriva qualche mio guaio.
Lui fa un lieve sorriso voltandosi verso di me.
"Comunque si è vero"
"Lo sapevo che ti piaceva, si vede da un miglio!"
Dice mantenendo sempre il sorriso.
"Non é vero! Scemo!!"
Vorrei dargli una pacca, ma evito visto che sta guidando.
"Ceerto come no!"
Dice scherzando.
Ci guardiamo pochi secondi e ci mettiamo a ridere, un nostro classico.
Poi mi da una manata bella forte sulla coscia sinistra.
"Dai mi fai male!"
Lui continua a ridere guardandomi mentre struscio la mano sulla mia povera coscia dolorante.
"Stronzo"
Dico sottovoce, ma non abbastanza per non farmi sentire.
"Quanto sei dolce... ti voglio bene anch'io!"
"Ah si eh?! Io no"
Faccio un po' la finta offesa.
"Dai scendi gne gne!"
"Ciao stronzo!"
Si avvicina e mi da un bacio veloce sulla guancia.
"Ciao a domani!"
Chiudo la portiera dell'auto, facendogli una linguaccia come ultimo saluto prima di avviarmi alla porta di casa.
In cucina, a tavola trovo un piatto con qualche fetta di pizza al prosciutto cotto e ricotta ancora calda.
I miei non ci sono già più, saranno già tornati a lavoro.
Prendo il piatto di porcellana chiara e mi metto comoda sul divano, accendendo la tv, scelgo la mia serie tv preferita e clicco il tasto play.
Mi accorgo che sono già le 3.15 e che fra soli 20 minuti devo essere a scuola.
Prendo velocemente il primo paio di jeans skinny che mi capita tra le mani ed una maglia aderente nera, solitamente indosso dei maglioni larghi, caldi e soprattutto comodissimi, ma non ne ho neanche uno... sono tutti quanti da lavare.
Prendo una piccola borsa, giusto per il telefono e per il portafoglio ed ovviamente la sua felpa.
Mi faccio dare un passaggio da mio padre, tornato a casa da poco, senza spiegargli con chi mi sarei incontrata.
"Lasciami qui"
Lui accostandosi al bordo della strada, ferma la macchina e mi permette di scendere.
"Ciao"
"Ciao pa' a dopo"
Mi dirigo verso la 'nostra' biblioteca nel modo più veloce possibile.
Immagino che lui sia lì già da un po'.
Corro tutte le rampe di scale fino a scendere al piano giusto.
Mi trovo davanti la grande porta di legno ed inizia a salirmi l'ansia.
Non riesco a capire il motivo... alla fine è solo una persona.
Appoggio la testa alla porta ed aspetto qualche secondo prima di incontrarlo.
Mi faccio coraggio e spalanco la porta d'entrata e per mio stupore non trovo nessuno.
Non è possibile che abbia fatto tanto ritardo...
Che stronzo mi ha bidonato!
Esco di nuovo dall'aula dirigendomi verso l'uscita della scuola.
Ed è proprio mentre andavo, a passo svelto, verso la porta, che sento un urlo pronunciare il mio nome.
"Hei Ashlie! Aspetta!"
Torno indietro fino ad arrivare di fronte a lui, ed il silenzio delle mura che ci circonda.
"Ma dove eri?"
Gli dico fissandolo negli occhi.
"Dove eri te casomai!"
Dice con il fiatone, mi avrà rincorsa per tutta la scuola.
"Oh si scusa... ho fatto tardi"
"Mentre ti aspettavo sono andato a prendere una cosa nel mio armadietto"
"Comunque... tieni!"
Allungo il braccio verso di lui, con la giacca nera in mano.
"Grazie"
La prende e la appallottola dentro il suo zaino verde militare.
Lo guardo un po' male per come tiene le sue cose.
Lui alza lo sguardo ed io, involontariamente, lo distolgo.
"Che succede?"
"Niente... apparte il fatto che non sai fare niente"
"Ah si eh!?"
"Si"
Gli sorrido divertita dalla sua ultima smorfia, mentre si sistema lo zaino sulle spalle.
"Dai vieni"
Mi afferra la mano destra ed inizia a correre fino ad arrivare al laboratorio di arte, pieno di cavalletti di legno, pennelli, pitture, collage e i lavori più belli attaccati alle pareti bianco latte.
"Fammi capire una cosa..."
"Dai spara"
Abbiamo entrambi il fiato corto.
Beh è inevitabile dopo aver corso tra corridoi e scalinate di almeno due o tre piani.
"É questo il tuo metodo per rimorchiare?"
Mi guarda con aria un po' confusa.
"Perché?"
La sua faccia assume un' espressione preoccupata.
"Ti sembra normale che ogni volta mi devi far correre per tutta la scuola?!"
Continuai a guardarmi stupito e confuso.
"Sto scherzando!!"
Mi avvicino velocemente a lui e gli do una pacca sul braccio.
Lui si mette a ridere e inizia a inseguirmi mentre scappo da lui, nascondendomi tra banchi e scaffali pieni di stoffe e materiali di lavoro.
Sembriamo due bambini... Ma è troppo divertente giocare insieme.
"Dai basta!"
Gli urlo senza riuscire a smettere di ridere, le sue mani mi stanno uccidendo il collo e i fianchi.
È possibile morire a causa di un semplice solletico?
"Ok basta"
Mi da un bacio sulla fronte e si allontana, sedendosi su uno sgabello.
Tira fuori dallo zaino un blocco di fogli ed una matita ed inizia a fissarmi sorridendo.
"Che fai?"
"Niente tranquilla"
Mi suona improvvisamente il telefono... mia madre... così mi volto per risponderle.
Mi fa le sue solite domande: a che ora torni?
Con chi sei? Dove sei? Che fai? Come torni a casa?
Dopo aver finito la nostra conversazione chiudo la chiamata e torno ad incuriosirmi per Ethan.
"Che stavi facendo prima?"
"Niente! Impicciona"
"Impocciona a chi scusa?!"
Alzo un sopracciglio in segno di sfida, avvicinandomi allo sgabello su cui è seduto.
"A te! Non vedo nessun altro qui!"
Mi sporgo in avanti, verso di lui.
"Ma quanto sei scemo?"
Appoggia le mani sulle mie spalle ed avvicina la sua bocca al mio orecchio.
"Ti amo"
Dice sussurando e suscitandomi un brivido che mi corre su tutta la schiena.
"Io non ti sopporto!"
Sbuffa sorridendo, alzando lo sguardo al soffitto.
"E allora perché sei qui?"
Con aria seducente si sistema sullo sgabello, poggiando il mento sul suo pugno, in attesa di una mia risposta.
"Principalmente per ridarti in dietro la felpa"
"Beh noto che anche tu sei una spiritosona!"
Si mette a ridere punzecchiandomi il braccio con le dita.
"Sará che ho preso dal meglio"
Mi avvicino a lui, involontariamente, per abbracciarlo.
Ci fissiamo per qualche secondo negli occhi, ma non resistiamo...
Le nostre labbra si avvicinano fino a sfiorarsi e poi a baciarsi delicatamente, lasciando via via spazio ad un bacio più intenso e passionale.
Riapro gli occhi e lui è ancora qui, difronte a me, a pochi millimetri dalla mia bocca, che ha ancora voglia di ballare assieme alla sua.
Lo osservo ancora, fino a quando, anche lui, riapra le sue pietre verdi della parte alta del viso.
"mi stavi fissando bubi?"
"bubi?"
Un sorrisetto si fa strada sulle mie guance, creando anche delle fossette.
"si bubi, rispondi alla domanda"
"si"
Mi fissa con un ghigno misto a un sorriso, un'espressione che ricorda molto quella di chi ha appena vinto una gara di football.
Scuoto la mano davanti al viso per fargli distogliere lo sguardo da me.
"ti eri incantato?"
Si entrambi i volti un nuovo sorriso,
Il suo è ben definito sugli zigomi leggermente piegati verso l'alto.
"si lo ammetto"
Una sensazione di piacere, percepita non appena ha pronunciato le prime due lettere della frase.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top