▪Capitolo 17▪
"lo sai sei una grande rompiscatole"
Dice sorridente e spensierata come una bambina, con una luce che le splende negli occhi, diversa dal solito è più luminosa e particolare.
"oh oh tu non sei da meno"
Dico seguendo la sua risata con la mia.
"non posso darti torto lo ammetto però io non ti costringo a fare uno stupido lavoretto"
"eh dai Celine guadagnamo qualcosina e possiamo spendere quei soldi come vogliamo"
"si e devo spaccarmi la schiena, anche no grazie"
"ma no scema noi staremo al bancone e serviremo i clienti, dai io lo farei per te"
"allora questo cambia tutto"
Dice ironica e sempre con quel tocco di felicità e spensieratezza che la rende più brillante.
"dai Celi apparte gli scherzi, vieni? Dopo ci sarà una festa per noi ragazzi, ci sarà tanta gente"
"ci penserò"
Dice queste parole con una finta espressione pensierosa. Ha già detto di sì, lo so, non può dire di no ad una festa, non lei.
"altrimenti ci andrò da sola"
Le dico spingendola dal braccio.
"oh certo e allora perché mi stavi implorando?"
Dice con un fare superiore e un ghigno stampato sul volto.
"perché non puoi perderti questa serata"
"si si come no Ash"
La spintono di nuovo facendole il dito medio.
Poi prendo il mio frappè alla cioccolata e lo finisco in pochi sorsi.
Torno a casa felice e sorridente come una bambina, stare con lei mi fa ogni volta questo effetto.
Ma non appena apro la porta il mio sorriso si trasfroma ben presto in tutt'altra espressione.
Sento le grida venire dalla cucina e poco dopo il pianto di mia mamma.
Mi affaccio senza farmi vedere da loro e ascolto la loro animata lite, cercando di restare calma e in silenzio.
"ti prego calmati!! Josh"
Un urlo, in cerca di aiuto e di pietà, un urlo strozzato dal dolore fisico e mentale e dalla rabbia e dallo stress repressi negli ultimi mesi, riempie la stanza
"no Carla non mi calmo, come hai potuto? Non ci pensi mai alla tua famiglia?"
La mamma si è piegata su se stessa e si è coperta il volto bagnato dalle lacrime, con le mani.
"Carla alzati!"
Le ordina mio padre.
E lei fa ciò che dice, lentamente si rimette in piedi sulle sue gambe che tremano.
Dopo altre grida che non ho capito, ero troppo impegnata a guardare i suoi occhi, così rabbiosi, li ho già visti e non andrà a finire bene.
Alza la mano sopra le loro teste, da come si muove ho capito che ha bevuto e si è ubriacato, e ho anche capito subito cosa avrebbe fatto e perciò ho chiuso involontariamente gli occhi, gli ho riaperti solo dopo il rumore dello schiaffo che rimbombò dalla guancia di mamma in tutta la stanza.
Lei si è messa una mano sulla parte dolorante e si è messa piangere ancor di più.
"non puoi di fare così!!!"
Grida lei.
"e allora tu potevi tradirmi?!? Mi fai schifo e basta"
"lasciami almeno spiegare"
Dice quasi in ginocchio.
Non riesco più a vedere questa scena, devo fare qualcosa.
"non voglio più sentire scuse!! Hai capito??!"
"m.. Ma"
"zitta!! Stai zitta!!!"
La sua mano parte di e lo schiocco tra la grande mano di mio padre e il secco volto di mia madre creano un rumore che riempie di nuovo la stanza.
"Basta!!! Papà basta ti prego!"
"Ashlie levati, vattene in camera"
Mi urla contro, spaventandomi, ma non abbastanza da darli retta.
"no, non ti lascerò continuare!"
Dico ferma e mantenendo lo sguardo fisso su di lui, ha chiuso le mani a pugno e ha fatto un respiro profondo e mi ha ordinato di nuovo di andare in camera mia.
Questa volta lo ho ascoltato, ma di certo non sto con le mani in mano, mentre la tortura, non sta volta.
Come quella volta che successe un episodio simile a questo: papà infuriato con tutti noi e se l'era presa con me e mio fratello, non ricordo neanche il motivo o forse, semplicemente non l'ho mai capito, ricordo che la mamma lo aveva fermato mentre ci picchiava con quella sua dannata cintura, fino a farci numerosi tagli e lividi.
Mio fratello poi mi ha trascinata nel bagno della sua camera e ha chiuso a chiave la porta e mi ha disinfettato tutti i tagli da cui usciva il liquido rosso e denso, e poi ricordo il suo abbraccio, così forte, così protettivo, che diventava sempre più stretto agli urli delle mamma.
Una lacrima mi scende ripensando a quel giorno, fu l'ultima volta che lo vidi così, poi aveva promesso di cambiare e di essere una persona migliore, e invece è sceso di nuovo a quei bassi livelli.
Salgo di corsa le scale e chiudo a chiave la porta della mia stanza e digito il numero della polizia, in preda al panico gli racconto tutto ciò che ho visto.
"signorina stia calma, mi dica l'indirizzo e le invierò una sguadra"
"si allora Main Street numero 13, fate veloce vi prego!!"
Butto giù la chiamata e piano apro la porta e mi ritrovo nel corridoio e da lontano vedo mio padre prendere la cintura dai suoi pantaloni e iniziare a usarla come frusta, non potevo ancora credere ai miei occhi.
Scendo i primi scalini e grido il suo nome con le lacrime che iniziano a scorrere di nuovo anche sulle mie di guance.
Per qualche istante guardo quelle di mia madre, erano viola e il sangue scendeva su quella destra, poi incrocio il suo sguardo, è terrorizzata, ma si è arresa al suo destino.
Mio padre riporta la mia attenzione su di lui urlandomi di lasciarli da soli, di nuovo.
Mi avvicino con ostinazione a lui e lo spingo via dalla mamma, anche se con pochi risultati.
Appena si è reso conto di ciò che ho fatto si è girato di scatto a guardarmi, fulminandomi con i suoi occhi marroni e spaventandomi ancora di più.
"Ashlie non farmelo ripetere di nuovo vattene!!"
Mi ha urlato, sta volta ancora più forte.
"no papà no!!"
"come vuoi"
Si avvicina a me mentre stringe le mani alla cintura e prima che me ne potessi accorgere me la sferra in pieno viso, facendomi sanguinare sotto l'occhio sinistro.
Metto la mano sulla ferita e la fisso qualche secondo e piangendo lo spingo ancora.
"basta papà non sei in te, basta ti prego"
Senza né guardarmi, né ascoltare la mia voce, parole buttate al vento.
"Josh"
Dice con voce strozzata la mamma.
Non so cosa cazzo fare e la polizia non si è ancora vista.
"papà! Cazzo ascoltami, guardami"
Con un pazzo e inquietante sorriso si gira, con tutto il corpo, ancora verso di me e mi tira un pugno sul ciglio, poi mi prende per i capelli e mi sbatr ela testa contro il muro più vicino, ora non sento neanche il dolore, non sento più le sue urla, sento in lontananza la voce di mamma
"Josh apri quegli occhi, Ashlie è svenuta cazzo"
Poi sento le sue mani su di me, ma che subito dopo spariscono e un altro suo urlo si propaga nella stanza fino ad arrivare alle mie orecchie.
Le palpebre si fanno ancora più pesanti e sembra che la mia testa sia entrata in un tornado.
Però devo resistere, la polizia sta arrivando, devo stare vigile e calma.
Finalmente sento un rumore molto lontano da me, e dopo poco capisco che sono le sirene della polizia.
Riesco ad aprire di poco gli occhi e vedo mio padre che beve una bottiglia di birra e la spacca tirandola a terra, sento i vetri che scricchiolano sotto i suoi piedi e qualche pezzo sopra il mio corpo immobile.
Un forte boato da immobilizzare mio padre e da una luce di speranza a me e alla mamma, riesco a vederla a malapena ed ha gli occhi chiusi.
"signore si calmi"
Dice una voce sconosciuta, mentre delle braccia mi portano lontano dalla stanza in cui ero e sento che mi ha messa sul divano, o almeno credo.
A quel punto la stanchezza prende il sopravvento sulle mie palpebre che si chiudono... Silenzio...
Apro di nuovo gli occhi ancora stordita e ho l'imoressione che un martello stia prendendo a colpi la mia testa, giro lentamente la testa e vedo che sono sotto una specie di coperta di alluminio ed i carabinieri impegnati a parlare in cucina, ma non vedo mio padre e... Soprattutto mia madre.
"m... Ma... Mamma"
Dico con un filo di voce, una figura dalla divisa scura si avvicina a me e mi mette una mano sul collo.
"la ragazza è stabile"
"dov'è mia madre?"
"tua madre è di là, non sta molto bene mi dispiace, adesso arriva un'ambulanza e ci penseranno loro"
Sono ancora troppo sconvolta e stordita per poter capire tutte le parole e quindi rispondere.
Chiudo di nuovo gli occhi in attesa di altre sirene.
Una volta arrivati i medici dell'ambulanza mi mettono su di una barella e anche loro mi sentono il battito e poi mi mettono in una piccola stanza di metallo su quattro ruote, e in altra vicina vedo un'altra barella con mi madre sopra con un respiratore e due persone al suo fianco.
Arrivata in ospedale mi portano i nuna stanza vuota dalle pareti bianche e azzurre, con un solo letto e un piccolo mobiletto bianco.
Un infermiere mi aiuta a sistemarmi sul lettino.
"hai bisogno d'altro?"
È un ragazzo sulla trentina d'anni credo ed ha un sorriso davvero bello, così tanto da averlo fatto venire anche a me.
"n.. No non credo"
"oh si invece, come sta mia mamma?"
"l'hanno portata da pochi minuti in sala operatoria, non so dirti altro, ma appena mi dicono qualcosa te lo farò sapere."
"va bene, grazie. Vorrei anche il mio telefono se è possibile, vorrei chiamare il mio ragazzo"
"certo, vado a prenderlo, lo hanno trovato vicino a te i poliziotti"
"la ringrazio"
"no non darmi del lei, chiamami Doriàn "
Mi dice indicando il cartellino sul suo camice color turchese.
"va bene grazie Doriàn"
Gli sorrido mentre anche lui mi saluta con un cenno di mano.
In attesa del suo arrivo, osservo meglio la stanza.
Le pareti sono vuote e abbastanza tristi, il che condiziona il mio umore già a pezzi.
Vicino al letto c'è una poltrona, che non avevo notato al mio arrivo, è di un materiale tipo pelle e di un grigio scuro.
Mi fermo quando una voce mi distrae.
"eccomi, Ashlie giusto?"
"si, sono Ashlie. Grazie mille!"
"di niente, se hai bisogno di me sono qui fuori, nel corridoio"
"d'accordo"
Gli sorrido prima che chiuda la porta della mia attuale 'camera'.
Prendo il mio cellulare tra le mani e prima di accenderlo, lo fisso, non sono un po' titubante se chiamare o meno Ethan... In fondo ha già i suoi problemi, non ha bisogno dei miei.
Decido di accendere il telefono e tremando cerco il suo contatto e prima di cliccare su quella piccola icona del display, mi fermo a pensare a quello che è successo circa un'ora fa, e le lacrime iniziano di nuovo a voler uscire dai miei occhi e a scorrere sulle guance.
Senza pensarci ancora pigio sul display e aspetto che i bep-bep termino per sentire la sua voce.
"Ash?"
"Ethan..."
Dico tra un singhiozzo e l'altro.
#spazioautrice
Buonasera a tutti!
Ecco un altro capitolo, è un po' speciale perché viene a galla un'altro dei segreti di Ashlie.
Spero che vi piaccia! Se vi va lasciate una stellina e un commento.
Baci baci!
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