▪Capitolo 13▪

Ethan pov's

Le lasciai un bacio caldo sulla sua morbida e rilassata pelle, i suoi occhi chiusi, la sua aria serena, il suo respiro lento e controllato riescono in qualche modo a tranquillizzare pure me e a trasmettermi la sua serenità.

Mi alzo, infilo i miei boxer e una tuta grigia e la fisso ancora un'altra volta prima di chiudere la porta della mia camera.
Prendo una tazza di caffè e lo sorseggio avvolto da pensieri. Lo squillare del telefono mi riporta la mente in cucina, lo prendo in mano e leggo lo schermo prima di rispondere.
"dimmi."
Dall'altra parte del telefono e spero della terra sento un lungo sospiro.

"figliolo"
Un senso di rabbia cresce rapidamente in me a quella parola uscita dalla sua bocca.

"come va figliolo?"
Vorrei urlargli tutto ciò che penso di lui e il dolore che ha fatto a me e soprattutto alla mia famiglia.

"bene. E tu dietro le sbarre?"
A queste parole accompagnate da un tono freddo e distaccato lui risponde con un altro sospriro seguito da una risata malata.

"andiamo Ethan non sei contento di sentire il tuo vecchio?"

"Alan basta. Dimmi cosa vuoi."
Non lo chiamo papà da ormai troppo tempo che neanche mi ricordo quando sia stata l'ultima volta.

"sapere come ti va la vita"

"se era realmente questo il motivo... Te l'ho già detto."
Quando stavo per riagganciare ho sentito un sibilo di voce.

"vorresti davvero riagganciare senza salutarmi figliolo?"

"perché tu mi hai salutato quando te ne sei andato?"

"Ethan Ethan Ethan fai meno il permaloso e sii uomo." dopo un altro dei suoi soliti sospriri aggiunge "Voglio soldi. Ho bisogno di un piccolo aiuto da parte tua."

"stai scherzando? Pensi davvero che dopo ciò che hai fatto io ti aiuti?"

"quello è il passato"

"non ti darò neanche un soldo."
Avrei voluto dirgli quanto ho sofferto per colpa sua, ma le parole non mi vennero.

"Ethan ti conviene aiutarmi"

"quanto ti serve? Sentiamo."

"15.000 dollari"

"no non posso."

"tu devi."

"no! Io non ti devo niente sei solo uno stronzo egoista. Prima rovini la mia famiglia, poi scappi di casa lasciandomi solo e adesso pretendi da me dei cazzo di soldi? Scordatelo."
Dissi queste parole urlando e tutto d'un fiato.
Chiusi le mani a pugno stringendo il più possibile, tanto che le nocche presero un colore bianco.

"come vuoi, peggio per te. Alla prossima figliolo"
Al beep di fine chiamata ho sbattuto il telefono sul tavolo e sono andato a passo svelto nella mia 'palestra personale' nel seminterrato della grande casa, un posto buio dalle pareti bordeaux, con al centro della stanza un sacco da box e disposti intorno a esso degli attrezzi.
Senza pensarci due volte inizio a prendere a pugni questo dannato sacco, liberando una piccola parte della rabbia ad ogni colpo.
Vedo il sangue che inizia a uscire dalle mie nocche bianche, ma non sento dolore, solo rabbia.
Sono rovinato. Quello stronzo mi leverà tutto, se può anche la vita.
Riprendo a dare cazzotti ancora più forte di prima, riempendo il sacco di chiazze rosse.
Non ci credo dopo avermi già tolto tutto ciò che amavo adesso vuole anche soldi da me per cosa? Per i suoi giochetti del cazzo? No non voglio entrare in quei cerchi mafiosi.

"Ethan"
La voce di Ashlie si avvicina sempre di più a me chiamandomi.
Ma non riesco a distogliere né le mani né lo sguardo né la mente da questo maledetto sacco.
Sta per vedere la parte più oscura di me, la parte che nessuno ha mai visto oltre ad Alex, mio zio, fratello di Alan.
Mi ha preso sotto la sua ala per qualche anno, allenandomi con la box, mi preparava a battermi.
Andava tutto per il meglio quando la vita ha voluto togliermi anche lui.
È rimasto ucciso in un incidente, un camion gli andò contro facendo rotolare la macchina per qualche metro. Quando lo ha saputo sua moglie ha iniziato a bere e dopo qualche mese si è sposata con un uomo molto più grande di lei, sulla sessantina.
Ed io... Io ero di nuovo solo.

"Ethan dove sei"
Vedo la sua ombra spuntare dalla porta in cima alle scale di legno chiaro, in contrasto con il resto della stanza.
Tiro altri pugni e mollo un urlo di liberazione.
Eccola lì, scendere le scale correndo spaventata, ho spostato lo sguardo su di lei per un secondo, era terrorizzata dal mio urlo, dai miei pugni, dalla mia rabbia, dal mio sangue, da me cazzo.
Sollevai di poco le mani e la guardai, erano ancora chiuse a pugno e il sangue che cola su di loro, come il sudore che scende dal naso e dal mento.
Apro e chiudo lentamente le mani, poi poso di nuovo lo sguardo su di lei, ha le mani sulla faccia, come se non volesse vedermi.

"Ethan"
Ha detto lei con voce debole facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
Le vado incontro a passo svelto e mi fermo a pochi centimetri da lei, mi sto perdendo nei suoi profondi occhi verdi con un contorno marrone attorno alla pupilla, mentre inizia a stringersi contro di me.
Rimango immobile mentre mi accarezza la schiena con le dita secche. Alzo la mano dietro la sua shciena e la osservo, ecco cosa fa Alan, mi rovina.
La metto piano sulla sua schiena e prendo ad accarezzarla per calmarla.

Ashlie pov's

Mi ha spaventata, non lo trovavo da nessuna parte, fino a quando non ho sentito il suo urlo, la mia preoccupazione è aumentata, pensavo si fosse fatto male.
Seguendo la sua voce sono arrivata in questa stanza buia, con una luce fioca al centro del soffitto, in disparte un piccolo divanetto e vari attrezzi sportivi e difronte ad un sacco da box Ethan con le nocche insanguinate e il corpo madido di sudore, il suo petto che si alzava e abbassava velocemente e il suo sguardo assente, accecato dalla rabbia.
Sono abituata a vedere sangue e pugni, quella era una parte di lui che non avevo mai visto e non mi spaventava, ma mi ricordava Matthew. Eravamo due fan di questo sport. E da quando mi ha lasciata mi ero promessa di non seguirlo più e di non allenarmi più.

Senza dire una parola mi ha presa in braccio e mi ha portato di nuovo in camera e mi ha lasciata sul letto da sola mentre andava in bagno.
Non so cosa gli sia successo per portarlo a soffrire così, so solo che non voglio lasciarlo da solo, ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto, di me forse.
Lo osservo mentre torna a riempire la stanza con la sua bellezza e con solo un asciugamano attorno alla vita che lascia cadere ai suoi piedi una volta trovati un paio di boxer.
Mi alzo, seppur involontariamente, e mi fermo di fronte a lui.
Gli accarezzo la guancia mentre mi fissa con occhi tristi e in cerca di affetto. Senza pensarci due volte mi sono buttata su di lui e l'ho strinto il più forte possibile.
Ha messo le mani sui miei fianchi e mi ha attirata ancora di più a sé, io gli ho preso il volto tra le mani e gli ho sfiorato le labbra con il pollice sorridendo, non riuscendo a staccare gli occhi da esse.
Dopo pochi secondi l'ho baciato, l'ho baciato come non avevo mai fatto, dovevo fargli capire che gli sarei stata accanto e non riuscendo a parlare, lo baciai ancora e lui ricambio.

L'ho preso per mano e l'ho buttato sul letto, era immobile, sembrava assente.
Non sapevo come fargli tornare il suo bel sorriso.

"Ashlie..."
Mi girai e li vidi fissare in un punto del letto.

"dimmi ti ascolto"
Mentre pronunciavo queste parole gli accarezzai il braccio.

"i...io... È meglio... Che tu vada... Ho da fare"

"non voglio andare via Ethan."
Si è alzato di scatto ed ha aperto il grande armadio bianco ignorando la mia voce e le mie attenzioni verso i lui.

"hai capito? Io non me ne vado, non ti lascio così"
Ha alzato lo sguardo, spostandolo su di me scrutandomi.

"ho da fare Ashlie è meglio che torni a casa"
Da una parte capivo che ha bisogno di stare da solo, ma dall'altra percepisco che devo stargli accanto per non permettergli di fare cazzate."

"verrò con te"

"n... No.. Io... Ecco.."
Ha fatto un lungo sospiro strusciandosi la mano sulla faccia.

"no Ash no non puoi"

"ok"
Mi sono alzata anche io e gli stampato un bacio sulla sua bocca impassibile.

"ci vediamo a scuola ciao Ethan"
Mi ha guardata per un attimo poi ha iniziato a vestirsi, aveva bisogno dei suoi spazi e lo capivo.
Ho preso le mie cose oltrepassai il giardino, chiusi il cancello e sono andata alla fermata più vicina sperando che passasse un pullman.

Per tutto il resto della giornata pensai a lui, era impossibile togliere dalla mente quella immagine di lui con le nocche sporche.
Cercai di distrarmi andando a correre.
La musica nelle orecchie mi fece rilassare all'istante e il lieve calore del pallido sole d'inverno che mi toccava mi diede la forza di andare avanti per chissà quanti isolati.
Sentivo, poi, le gambe stanche e la vista era appannata, quindi dopo un paio d'ore di corsa decisi di tornare a casa.
Apri il portone marrone e mi accorsi di essere madida di sudore.
La testa mi girava e feci lentamente le scale che portavano in camera mia, buttai telefono e cuffie sul letto, presi il pigiama e andai in bagno, feci una lunga doccia calda ma non aiutò molto, ero ancora sfinita, le mie forze arano al minimo, le gambe mi tremavano e la testa riprese a girarmi di nuovo, ma stavolta non era solo stanchezza, era anche confusione.
Mi buttai sul letto con i capelli ancora umidi, bagnando le lenzuola, ma poco m'importava.
Gli occhi mi si fecero ancor più pesanti e fu impossibile resistere, gli chiusi e entrai nel mondo dei sogni.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top