La legge della strada

"Ehi amico" è l'espressione più ipocrita e illusoria che abbia mai sentito.

E in quel mio viaggio tra una via e l'altra della notte di Chicago, me lo sentì dire, vomitare, urlare, sbattere almeno un milione di volte. Prima da chi mi vedeva girare solo e con un bagaglio di una maglia sbrindellata, pantaloncini corti d'estate e una borsa seppellita di soldi che se ne andavano sempre di più.

Poi da ragazzi che mi invitavano a saltare su sulle loro auto ruggenti proprio come avevo sognato e allora via per nottate di balli sfrenati, battezzati dal sudore e dalle lacrime, dove poter vivere quei momenti in cui mi sentivo, finalmente e incomprensibilmente, qualcuno.

Non un numero aggiunto all'elenco di nascite o di sopravvissuti su questa terra giorno dopo giorno, ma un'impronta che si riconosce su questa strada infinita.

Ma erano solo vaghe illusioni perchè la merda solita riprendeva non appena tornavo solo con la mia follia e allora si tornava alle lacrime, alle bestemmie, alle corse che mi spingevano contro un altro fottuto e indistruttibile muro.

E gli inviti sono diventati rifiuti, gli "Ehi amico" sapevano di condanne e giudizi che volevo non vedere. "Il viaggio deve ancora iniziare ragazzo mio. Questo è solo lo sputo di quanto la vasta America ha da offrire." mi dicevo, e via allora di sogni ad occhi aperti trasportato dalla brezza dell'estate che divenne poi il gelido canto dell'autunno e infine dell'inverno.

Fu allora che ci fu quell''ultimo "Ehi amico". Quando capii che non c'era nulla da fare e quel viaggio che inseguivo era solo la somma delle mie paure da quando quella povera anima mi mise al mondo.

Io, anima colpevole ancora prima di poter vedere le luci del mondo accendersi su di sé.

E così mi sentì quella notte di neve vagando sui tetti di Chi imbottito di droghe eppure lucido come mai prima di allora.

Finalmente vedevo la verità di cui parlava il vecchio Jake con le sue Grandi Frasi e le canzoni malinconiche fischiettate. E giuro mi vennero le lacrime agli occhi.

E la verità era che non c'erano risposte, ma noi, anime disperate e dannate, le cerchiamo a ogni costo per dare un senso a tutto questo.

Per urlare a questo folle, incomprensibile mondo che ci siamo anche quando accarezziamo lacrime e polvere, che esistiamo anche se ci sono miliardi di stelle nel cielo.

Dunque ci aggrappiamo a quella vana speranza che arriverà quell'aurora quando danzeremo leggeri nel vento dell'estate e ritroveremo quegli istanti felici, quei sorrisi, quei baci, quei ti amo buttati giù insieme a qualche tiro di sigaretta e un sorso di birra.

Ma siamo umani e non possiamo fare a meno di cadere perché non c'è una luce che duri tanto da illuminare tutte le notti.

Non c'è strada diritta verso il paradiso, è sempre una scalata e ti devi coprire le mani di sangue e sudore per non diventare una persona come quell'uomo che si era preso mia madre, lui che si riempiva della disperazione di migliaia di persone come me, senza il coraggio di disegnarlo quel futuro infinito.

Forse fu questo che mi spinse a spendere gli ultimi soldi che mi rimanevano e che erano quanto restava del sogno che mi aveva messo su questa strada senza ritorno. Aggiunsi merda alla merda, dolore al dolore. Vidi il mondo tra i vapori della mia essenza che spariva insieme ad essi, scivolava giù, dentro Chi e lasciava solo un ragazzo deluso da tutto, né angelo, né demoni.

Solo un folle malinconico proprio come Jake.

"Ehi amico levati dalle palle o chiamo la polizia capito ?" fu l'urlo che ricevetti in risposta, un rifiuto, un altro muro e quindi giù di altra merda per continuare a credere in qualcosa.


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