Quei pazzi anni duemila #2
La moda
Gli anni 2000 sono stati anni davvero strani. E diciamocelo: menomale che sono finiti!
Se pensate, poveri piccoli ingenui, che gli anni Novanta fossero l'apoteosi del trash e delle discutibili mode... beh, ve state a sbaglià. Gli anni duemila sono stati peggio, molto peggio.
Erano gli anni in cui Blockbuster e affini andavano ancora forte e si pensava che sarebbero durati in eterno, in cui le nostre serate estive erano allietate (o almeno per molti di noi) dal Festivalbar e in cui tutti ci chiedevamo se fosse meglio "la pillola rossa o la pillola blu" (con ovvio riferimento a Matrix). Erano anni in cui Spotify non esisteva e Napster la faceva da padrone, in cui "meritavi" il pubblico disprezzo se non giocavi a Final Fantasy (gioco di cui, non me ne vogliate, non me n'è mai fregato nulla) e in cui Ulla-laulla-laulla-lallà... Passaparola, noi siamo qua.
Noi della generazione zeta abbiamo avuto la nostra Playstation 2 e abbiamo gioito quando è stato dato il cartellino rosso a Zidane per la testata a Materazzi, quando il cielo è diventato "azzurro sopra Berlino".
Noi della generazione zeta siamo quelli che abbiamo imparato ben prima della D'Urso a lavarci le mani nel modo corretto (o almeno spero vivamente che i miei coetanei abbiano imparato), avendo superato la Mucca Pazza, l'Influenza aviaria e quella suina. E sì, anche la SARS del 2002... possiamo farcela anche questa volta.
Siamo sopravvissuti a suon di Mooseca, all'evento Moccia con tutti quegli stramaledettissimi lucchetti e i suoi libri da cui, purtroppo, ancora oggi gli alberi non sono risparmiati, e ai tatuaggi tribali... Beh, forse non proprio tutti.
Ma c'è una cosa in particolare degli anni duemila che vorrei davvero rimanesse lì, in quegli anni oscuri e terribili, e non tornasse mai, mai più: la moda.
Se anche voi, come me, siete cresciuti in quel "magico" periodo capirete bene di cosa stia parlando; per chi invece, pora stella, è troppo giovane per ricordare, preparate ad essere traumatizzati. Non vedo perché dobbiamo essere solo noi quelli con le turbe mentali.
Così come accade al giorno d'oggi, anche ai tempi la moda era dettata dai vippese del tempo; ma se nel 2020 abbiamo la Ferragni e le sue colleghe influencer, nel 2000 avevamo Paris Hilton, Lindsay Lohan e Britney Spears. La prima invischiata in scandali sessuali, la seconda ha fatto dell'alcool la sua personale acqua e l'ultima si è rasata la testa in un attimo di follia. Mmm... si spiegano tante cose.
Partiamo, ovviamente, dall'inizio... o meglio dalla testa. Quanti giovanotti degli ultimi anni sono impazziti per lo shatush, le tinte olografiche o quelle arcobaleno, per l'effetto "mermaid", il balayage e varie mode per capelli? Beh, dilettanti dico io. Perché noi sì che ci siamo orgogliosamente rovinati la chioma.
Agli inizi il must era il frisee, una tecnica per avere i celeberrimi capelli "a zig zag", che ne ha causato la caduta precoce oltre che bruciature delle tempie; tale tecnica, che speravamo aver lasciato nel dimenticatoio degli anni '70 e '80 ma che purtroppo torna ciclicamente, veniva spacciata come "adatta a tutte le teste". Seh... adatta a tutte le teste di sto ceppo, visto che ovviamente era off limits per le ricce, tipo me. Per buona pace di mia madre.
Un'altra moda per la testa erano le treccine, tante treccine, troppe treccine, treccine ovunque su tutto lo scalpo in una pallida imitazione di Alicia Keys (No one, no one, no oneeeee). Ammetto che questa mi piaceva abbastanza... se non fosse che dopo mi ritrovavo con un mal di capeza e i capelli dritti dritti. Però quanto l'amavamo!
Un accessorio che tutte noi avevamo era il cerchietto con i denti a pettine, di cui si possedevano ogni forma, colore, odore, tenore, sapore. Cerchietto che era indossato su qualsiasi tipo di capello, ma in modo particolare dalle lisce, che fossero naturali o no: a quei tempi, infatti, era di gran moda fare la stiratura chimica (pratica che si iniziava sin dai tredici anni). Ora sembra una cavolata, ma per noi era una "cosa da grandi". In altri casi, invece, si usavano i bastoncini per legare lo chignon; era obbligatorio inserirne almeno due o tre, come in Trent'anni in un secondo.
Una moda da dimenticare assolutamente era quella delle meches: le meches degli anni 2000 erano molto, molto accentuate... diciamo delle vere e proprie schiariture a strisce, le quali donavano alla nostra chioma il mai purtroppo dimenticato "effetto zebrato", che funzionava "meglio" sulle castane (dove "meglio" sta per "in modo obbrobrioso"). Per non parlare dei più estrosi: non sentendosi abbastanza selvaggi, creavano un gioco di meches "a macchia di leopardo". Letteralmente. Noi abbiamo visto cose che voi umani...
Negli anni duemila portavamo obbligatoriamente la frangia, obbligatoriamente liscia, obbligatoriamente di lato, obbligatoriamente a coprire un occhio; e poi ci lamentavamo se tutti ci davano dell'emo. Dieci punti in più a Serpeverde se eri riccia... o meglio se riempivi i capelli di schiuma, rendendoli belli croccantelli.
E infine c'erano loro, le extension. Essendo però gli anni duemila parecchio trash, queste erano di colori improponibili come fucsia, verde acido, giallo evidenziatore; tuttavia erano più diffuse tra le ragazze bionde, che usavano le extension rigorosamente nere per imitare Avril Lavigne e Hilary Duff (vi ricordate di Lizzie McGuire?).
Ma non pensate di sfuggirmi, maschietti cari, perché anche voi avete i vostri scheletri nell'armadio! Ditemi, quanti barattoli di gel avete consumato per farvi gli spuntoni sulle vostre capoccette? O avete restituito la piastra alle vostre sorelle dopo esservi lisciati i capelli "alla Zac Efron"? Dai, adesso vi sta andando bene.
Passando poi al vestiario, come non citare le tute. Negli anni duemila tutti avevano una tuta nell'armadio, che fosse di ciniglia, di acetato o di cotone; ovviamente, le più in voga erano quelle a zampa d'elefante come quelle di Baby Spice (Emma Bunton) e ammetto che anche io ne avevo un bel po', in particolar modo quelle di Dimensione Danza rinomate per essere fatte per durare quattro giorni e per essere indossate dai ragazzi di Amici.
Tuttavia, questi anni si ricordano principalmente per un motivo: l'ombelico di fuori che manco la Carrà nei tempi d'oro. C'è stato un periodo, soprattutto proprio agli inizi del nuovo millennio, in cui tutte le ragazze giravano con la pancia scoperta persino in pieno inverno. Questa moda (che detesto perché tengo na panza quantu na utti, e quindi se non posso sfoggiarla io nessuno dovrebbe) era permessa grazie a due capi indispensabili dei tempi, ovvero i pantaloni a vita bassa e i top corti.
Di jeans, cotone, pelle o qualcos'altro, i pantaloni dovevano essere obbligatoriamente a vita bassa (ma che dico, bassissima) e cercare un altro modello era praticamente inutile, tanto c'erano solo quelli. I top, d'altro canto, erano cortissimi e spesso erano anche senza maniche, diventando così una semplice fascia; è stato proprio grazie ai top smanicati che si sono diffusi i reggiseni con spalline trasparenti: non tutte erano così audaci da andare in giro senza.
E se le ragazze si "svestivano" con abiti più piccoli e stringati possibile, per i ragazzi era l'esatto opposto: i pantaloni erano talmente larghi che calavano sistematicamente, facendo vedere l'elastico delle mutande (rigorosamente "Dolce e Banana", "Giust Cavaddi" o "Klavin Cain") e lo stesso poteva dirsi delle felpe, sempre di due taglie più grandi e con il cappuccio come i veri rapper (sì perché la trap ancora non era arrivata). Ogni tanto, però, i maschietti avevano voglia di cambiare e si mettevano quelle terrificanti canotte a rete, diventando attraenti come i Banana in Pigiama.
Sempre per noi signorinelle, più tardi sono arrivate anche le maglie a lupetto, con il collo talmente stretto da causare l'asfissia, e i leggins con le scritte sul sedere; tra l'altro scritte poco poco imbarazzanti come "Juicy", "Spicy" o "Bite me". Menomale che questa è bella che passata.
Passando poi ai nostri piedi, molte sono le mode che, fortunatamente, sono tornate o rimaste e altre che, ancor più fortunatamente, se ne sono andate con il 2009.
Negli anni duemila era letteralmente impossibile trovare qualcuno che non avesse un paio di scarpe di tela, rigorosamente Converse, come il Decimo Dottore (il mio amato David Tennant). È vero, costavano un occhietto della testa (soprattutto dopo che tutti sono letteralmente impazziti per queste), ma come le amavamo: le indossavamo in ogni occasione, anche con la pioggia torrenziale che le rendeva praticamente inutili. Un'altra scarpa molto in voga e molto amata è stato lo stivaletto alla Dr. Martens (ve lo avevo detto che eravamo fissati con i dottori), quello con la grossa cucitura giallo-arancio; scarpa che è tornata recentemente di moda e che io mi sono accalappiata durante il Black Friday dato che ne sentivo la mancanza.
Un trend che purtroppo fatichiamo a seppellire è quello delle ballerine: oltre ad essere brutte (io proprio non le posso vedere), possono farti cucinare i piedi e farteli gonfiare come zampogne. Le peggiori erano quelle con i lacci che si annodavano al polpaccio. Inadatte a chi aveva il fettone e i polpaccioni. E, almeno per una volta, non mi riferisco a me perché ho il piede piccolo.
E poi, c'erano loro: le Nike Silver! Quelli che non indossavano le Converse (o che in quella giornata non le indossavano), aveva ai piedi sicuramente questa terribile, terribile scarpa: luccicante, abbagliante e troppo estrosa. Purtroppo era troppo diffusa.
Ah, e come dimenticare il "grande" ritorno delle espadrillas? Impossibile farlo, perché sono - ma guarda un po' - tornate di nuovo. Ma basta!
Passiamo, invece, agli accessori.
Qualcuno ha detto cinture? Ebbene, negli anni 2000 eravamo pieni di cinture e di qualsiasi tipo fossero venivano messe allo stesso modo, ovvero rigorosamente fuori dai passanti, un po' larga e leggermente sopra le maglie.
Tra quelle più amate c'erano, ovviamente, quelle con le borchie: argentate, nere, colorate, insomma ce ne erano per tutti e per ogni occasione o look. Quelle più diffuse, però, erano le cinture con la fibbia enorme: scomodissima quando ci si sedeva, impossibile da indossare con maglie leggermente lunghe perché le bucava, estrose e appariscenti come avere una palla da discoball sulla patta dei pantaloni. Iconiche erano quelle di "D&G", spesso non proprio originali.
In quegli anni, inoltre, erano molto diffusi gli occhiali a mosca, meglio ancora se erano i Carrera (capelli lisci e ingellati, Carrera e Nike faceva subito "truzzo"). Accanto agli occhiali a mosca, si diffusero successivamente quelli "a goccia" (o "da aviatore"), meglio ancora se avevano l'astina "antisudore" e se erano specchiati (quante volte vi siete specchiati sugli occhiali dei vostri amici, eh?).
Noi ragazze usavamo le famose borse a sacco, come quella della Pinko, che oggi è più usata per fare la spesa, ma che un tempo era il massimo della moda e dello chic.
Infine, ultimo ma non per importanza, il trucco.
Negli anni 2000, probabilmente anche grazie alle "trousse" di Pupa e affini, avevamo sviluppato un certo gusto nel trucco. Un gusto orrido, ma pur sempre gusto. Un trend diffuso era quello di applicare il blush in modo innaturale, sui pomelli delle guance, in dosi eccessive... Sì, proprio come piccole e stupide Heidi.
A differenza di oggi, in cui si usano più spesse e folte, le sopracciglia dovevano essere extra sottili (alcune vip se le rasavano totalmente per tatuarsele altissime); quest'ultima moda, noto, è difficile da lasciare andare per alcune, ma diciamocelo: le sopracciglia troppo sottili sono terribili, ti fanno sembrare sempre sorpresa come le bambole gonfiabili. Sì, questa è stata cattiva, ma non la taglio.
Il make-up doveva essere necessariamente coordinato con il nostro abbigliamento: se avevamo una maglia arancione, ombretto arancione, se avevamo un vestito azzurro, ombretto azzurro, se era verde vomito... Beh, ci siamo capiti.
E ora tocca a voi. Quali mode degli anni 2000 avete amato e quali odiato? Quali sono quelle che ho dimenticato?
Io vi aspetto con ansia, ragionando sul prossimo terrificante argomento per il prossimo numero.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top