Classici per perfetti profani: Il conte di Montecristo

Come probabilmente ormai vi ho raccontato in qualche altra occasione, da un annetto a questa parte sono uscita da un tremendo blocco del lettore che mi aveva tenuta lontana dalla carta stampata davvero per troppo tempo. Quando finalmente ho ritrovato la me lettrice e il piacere di tenere un libro tra le mani in me si è come acceso un sacro fuoco e, siccome tendo all'eccesso quando mi appassiono a qualcosa, ho iniziato a seguire un sacco di booktuber, bookstagrammer, books-laqualsiasi in cerca di consigli su cosa leggere per placare la mia fame di libri.

Va detto che in casa ero già strapiena di volumi acquistati prima del Terribile Blocco (parliamo di circa una quarantina di titoli) ma, in effetti, nessuno di questi riusciva ad attirare la mia attenzione: tutto quello su cui posavo gli occhi nella mia libreria non faceva altro che ricordarmi che in passato non ero riuscita a leggerlo.

Cercando quindi sul web consigli di lettura mi sono imbattuta in Selvaggia Sostegni, youtuber che inizialmente parlava di trucchi e makeup ma che di recente ha preso a parlare anche di libri in modo davvero interessante ma anche con grandissima umiltà e senza voler insegnare nulla a nessuno. Reduce anche lei da un bel periodo di blocco del lettore (su le mani se anche voi ne siete stati colpiti, fatemi sentire meno sola) in uno dei suoi vari video ha presentato dei progetti di lettura personali e tematici e ha parlato del fatto che crearsi delle liste la aiuti molto a mantenere il ritmo e a organizzare le sue letture.
Potevo io, listofila fin dalla nascita e organizzata a livelli folli, non seguire il suo suggerimento e non crearmi una bella serie di progetti di lettura? No, esatto.

Tra i vari progetti di lettura che mi sono proposta, quindi, spicca al primo posto "Classici da leggere almeno una volta nella vita": lo ammetto, sono drammaticamente ignorante in materia. Gli unici classici che conosco sono quelli che mi hanno obbligata a leggere negli anni del liceo e che ho quasi sempre detestato, un po' perché non amo gli obblighi e un po' perché secondo me l'adolescenza non è proprio il periodo più adatto per determinate letture (io al liceo leggevo moltissimo ma avevo davvero altri interessi, ho sofferto abbastanza l'essere costretta a leggere libri specifici di cui mi importava poco o nulla). Volendo però riempire qualche lacuna, e avendo ormai un'età più adatta (sigh), ho raccolto diversi spunti in giro per il web e stilato una bella lista di classici che mi interesserebbe leggere e anche una sottolista, quella dei "Classici per perfetti profani", ovvero quei romanzi che sì, sono dei classici, ma che non presentano eccessive difficoltà di lettura.

Complice l'ultima settimana di ferie (e probabilmente una buona dose di follia) ho deciso di iniziare la mia avventura con i classici affrontando un mattone di 1300 pagine: Il conte di Montecristo. La cosa surreale è che io, di questo romanzo, non sapevo davvero praticamente nulla, se non che fosse uno di quei classici considerati assolutamente da leggere nella vita e che, nonostante la mole, fosse di facile lettura. Probabilmente sono stata un po' incosciente ad affrontare in prima battuta la lista dei classici con un mastodonte simile ma, onestamente, non rimpiango nulla e, anzi, sono convinta di aver fatto una buona scelta.

Perché dico questo? Perché sì, il romanzo è piuttosto corposo, ma le pagine scorrono tra le dita con una piacevolezza rara ed è impossibile, a mio parere, non appassionarsi alle avventure di Edmond Dantès; anche solo il desiderio di scoprire come andrà a finire il suo progetto di vendetta è sufficiente per far proseguire nella lettura. Per chi come me fosse assolutamente ignaro sul contenuto de Il conte di Montecristo,  ecco un mini riassuntino della trama: Edmond Dantès, giovane marinaio marsigliese che sembra avere tutto tra amore, fortuna e lavoro, è vittima di un complotto che lo fa imprigionare per quattordici lunghi anni nel Castello d'If con l'accusa di essere bonapartista. Durante la prigionia stringe amicizia con l'abate Faria, suo vicino di cella, che gli aprirà gli occhi su quanto gli è successo e gli fornirà un'istruzione che mai avrebbe potuto avere fuori dalla cella. Grazie all'iuto dell'abate Faria e a un geniale espediente Dantès riesce a evadere, diventa ricchissimo e, nei panni del Conte di Montecristo, inizia a escogitare un tremendo piano di vendetta contro i colpevoli della sua sventura: Fernand, l'uomo che voleva rubargli la fidanzata; Danglars, invidioso scrivano della nave su cui Dantès era appena stato nominato capitano e De Villefort, procuratore del re che lo aveva fatto imprigionare.

La trama, apparentemente semplice, in realtà è piuttosto appassionante: per quanto il lettore si accorga subito che il ricchissimo, misterioso Conte e Dantès siano la stessa persona, tutti i personaggi che lo incontrano ne sono ignari, un po' perché molti di loro non lo hanno mai conosciuto prima, un po' perché quattordici anni e la convinzione che Edmond Dantès fosse morto in carcere impediscono loro di fare due più due per lungo tempo. È davvero interessante seguire le mosse di Dantès e cercare di immaginare dove voglia andare a parare, quando e come metterà a punto la sua vendetta: per molti capitoli il Conte di Montecristo sembra amichevole e bendisposto con tutti, si inserisce perfettamente in società e tutti lo ammirano, quindi lo stesso lettore viene spinto a credere che possa aver abbandonato i suoi propositi di vendetta; il Conte, invece, ha creato un perfetto incastro di sventure pronte ad abbattersi sugli ignari colpevoli della sua disgrazia passata e solo nell'ultimissima parte del romanzo i nodi vengono al pettine e appare chiaro l'ingegnoso piano macchinato dal Conte.

Al di là della trama, che rende il romanzo molto piacevole, ci sono alcune caratteristiche che rendono questo mattoncino adattissimo alla lettura di un profano dei classici. Innanzitutto, Dumas ha uno stile poco ampolloso per essere un autore ottocentesco; certo, la mia traduzione Bompiani è particolarmente accattivante e agile dal punto di vista della lingua ma ho dato un'occhiata anche a edizioni più vecchie e sì, ci sono tanti aggettivi per descrivere qualsiasi cosa, ma credo che gli aggettivi non abbiano mai davvero messo in crisi nessuno. In più, Dumas pare essere poco incline a quello che io molto beceramente chiamo pippone filosofico, ovvero a quella tendenza che alcuni autori hanno di far salire i loro personaggi su un metaforico pulpito a tenere vere e proprie lezioni sul senso della vita e delle cose, sulla natura umana, sui comportamenti altrui ecc. Io odio, detesto, aborro i romanzi che mi fanno la predica, sono una gran sostenitrice dell'idea che se qualcuno, all'interno del romanzo, deve insegnarmi la morale della favola è perché la storia in sé non è in grado di insegnarmi nessuna morale. Questo ovviamente non vuol dire che nessuno, ne Il Conte di Montecristo, si prenderà la briga di analizzare le situazioni, di spettegolare su altri personaggi, di dare giudizi morali o di fare ampi preamboli e lunghe presentazioni, siamo pur sempre in un romanzo di metà Ottocento, ma che non ci sono pagine e pagine dedicate a queste cose e che di conseguenza anche i momenti più "spiegoni" scorrono senza grossi problemi e hanno un loro reale significato nello svolgimento della vicenda, non sono un puro esercizio di stile e retorica fine a se stesso.

Un altro punto a favore di questo romanzo, il principale forse, è che essendo stato inizialmente pubblicato come feuilleton ha una struttura paragonabile a quella di una odierna serie tv: in ogni capitolo succede qualcosa e quasi sempre qualcosa che fa venire voglia di leggere il successivo. Questo specifico aspetto aiuta moltissimo ad affrontare un romanzo che è innegabilmente molto spesso: i capitoli hanno una lunghezza tale da renderli affrontabili anche quando si ha poco tempo (io tendo a considerare i capitoli la mia unità di misura per la lettura, perché non amo lasciarli a metà se posso evitarlo ma, allo stesso tempo, raramente ho tempo per leggere per ore e ore di fila) e hanno tutti un contenuto ben definito e facilmente riassumibile e memorizzabile, cosa che dà veramente l'impressione di essere andati avanti con la lettura anche se ci si è potuto dedicare poco tempo. Cerco di spiegarmi meglio: di recente, avendo poco tempo per leggere, tendo ad apprezzare di meno i libri in cui la trama avanza lentamente, perché se ho una ventina di minuti per leggere e in quel lasso di tempo mi sembra che non sia successo niente quando chiudo il libro ho un po' l'impressione di aver perso tempo o semplicemente di non sapere esattamente cosa ho letto. Con Il Conte di Montecristo, invece, questa sensazione non l'ho mai avuta, proprio perché ogni capitolo ha un suo specifico contenuto: c'è il capitolo di presentazione del personaggio, quello del complotto, quello in cui Dantès viene imprigionato, quello in cui conosce l'abate Faria, quello in cui evade e via così, ogni capitolo comprende almeno un evento significativo per la trama o per il personaggio e sì, invoglia a proseguire, ma allo stesso tempo mette un punto a fine argomento e permette di chiudere il romanzo con una certa soddisfazione.

L'unico punto a sfavore de Il Conte di Montecristo è la lunghezza, e so perfettamente che è contraddittorio che io lo dica visto che fin ora ho sostenuto che sia leggibilissimo nonostante lo spessore. Nonostante io l'abbia apprezzato e sia convinta che sia un ottimo classico per perfetti profani non posso negare che trovarmi invischiata per due mesi e mezzo nello stesso libro sia stato a tratti un po' frustrante e che se io fossi stata anche solo un pochino meno ostinata probabilmente a un certo punto avrei rischiato di abbandonare il tutto più o meno a metà romanzo, principalmente per il desiderio di allontanarmi da un'esperienza che stava diventando soffocante. Mi sembra perciò giusto consigliare questo mattoncino sì a perfetti profani di classici, ma possibilmente a lettori veloci o a persone che abbiano comunque una buona quantità di tempo da dedicarci, onde evitare l'effetto collaterale di una lettura esageratamente prolungata e scoraggiante.

A questo punto come sempre passo la palla a voi: fate/avete fatto progetti di lettura specifici? Siete lettori di classici e, nel caso, ne avete da consigliare per la lista dei Perfetti Profani? Lascio la parola a voi.

Pally93

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