Un ritorno... nel nome della Luna


Qual è il vostro cartone animato preferito? Dico cartone animato perché sto parlando di quel bellissimo periodo in cui non stracciavamo le balle a nessuno con "Eh, ma si dice anime! Gne-gne", dato che la nostra capacità cognitiva era piuttosto limitata. E che non eravamo come i bambini di oggi, che ti devono rompere i co...modini con la loro infantile supponenza.

Qualunque sia la vostra età e in qualsiasi decade abbiate vissuto la vostra infanzia, posso essere quasi certa che vi sia un solo cartone che - nella vastità di cartoni che i nostri poveri e fragili cervelli erano costretti a sorbirsi ogni giorno - è rimasto nel cuore.
Solitamente è quello che usiamo come risposta alla domanda segreta per recuperare le password. E no, col cavolo che ho messo questa come domanda segreta... Anche perché lo sanno tutti che il mio cartone animato (oh, pardon... anime, altrimenti c'è gente che manda minacce di morte al mio cane) è senza ombra di dubbio alcuno Sailor Moon.
Che volete che vi dica: sono una bimba degli anni Novanta.

Sailor Moon, o se vogliamo usare il nome completo Pretty Guardian Sailor Moon ("Bishōjo senshi Sērā Mūn"), non è stato un semplice anime... È stata un'epopea lunga ben cinque stagioni e consistente in duecento (200!) episodi complessivi. Senza contare i tre lungometraggi, i due cortometraggi e lo speciale televisivo. E i musical. E il live action. Insomma, un mega pippone un po' melenso per cui stranamente - avendo io il cuore arido in fatto di romanticismo e cuoricini rosa - stravedo ancora oggi.
Tratto dal manga omonimo di Naoko Takeuchi, Sailor Moon può essere definito un mahō shōjo, in quanto unisce gli elementi magici/fantastici con temi più romantici, ed è giunto in Italia qualche anno dopo rispetto al Giappone, nel febbraio del 1995. Quando ancora alcuni di voi non erano nati, io stavo lì, davanti alla televisione, a urlare "Potere del cristallo di Luna, vieni a me!". Con tanto di mossette.

L'impatto che Sailor Moon ebbe non solo in Giappone, ma in tutto il mondo, fu gigantesco: bambine e bambini sono letteralmente impazziti per le guerriere vestite alla marinara, imitando nei loro giochi le gesta delle loro eroine. Questo enorme successo ha favorito (e, come un serpente che si morde la coda, è stato favorito) da tutto il merchandising legato: bambole, peluche, costumi, oggetti "magici" come le spille e gli scettri (di ogni singola guerriera Sailor), orologi, tazze... Persino gli assorbenti potevano avere la faccia di Sailor Moon stampata sopra. E i nostri genitori pagavano, perché volevamo tutti quei giocattoli. Tutti.
Alcuni li vogliono ancora adesso, ma sono loro a pagare stavolta.

Quello che, con grandissima probabilità, ci piaceva di Sailor Moon era il fatto che stavolta la principessa non veniva salvata dal suo principe, ma anzi era lei - in una mise striminzita e stivaloni con tacchi alti - a salvarlo e che poteva esistere un gruppo di amiche che collaboravano per salvare il mondo; o il fatto che una grande parte di noi aveva una leggerissima cotta per quel carciofo di Marzio.

Parlare della trama di Sailor Moon è pressoché impossibile: in parte perché la serie è lunghissima, e in parte perché tra nome di battesimo, nome di battaglia, nome prima della reincarnazione, nome del futuro e nome nel vecchio doppiaggio Mediaset potrei uscirne pazza. Basti sapere che Bunny (o Usagi) è Sailor Moon e la Principessa della Luna, ama Marzio, ha sempre i poteri più forti e vince sempre. Fine.
Ok, no... Le vicende sono più lunghe e complesse, ma Wikipedia che ci sta a fare?

In occasione del ventesimo anniversario di Sailor Moon, la Toei Animation (che aveva prodotto ai tempi l'anime degli anni Novanta) ha lanciato un remake della serie. A differenza del primo, questo è molto più fedele al manga ed è giunto in Italia senza le odiose censure.
Le prime tre stagioni raccontano gli eventi corrispondenti ai primi tre archi del manga e sono suddivise in tredici episodi ciascuna; queste prendono il nome di Sailor Moon Crystal.
Il quarto arco narrativo, invece, ha avuto la sua trasposizione animata in un lungometraggio (anzi due, dato che è stato diviso in due parti) con il nome di Sailor Moon Eternal. Ed è uscito solo qualche giorno fa, il 3 giugno, dopo anni di trepidante attesa.
E come ogni remake che si rispetti è stato subissato da feroci critiche.
"Eh, ma il design delle guerriere è brutto!"
"Eh, ma gli episodi sono troppo pochi!"
"Eh, ma quello degli anni Novanta era meglio!"
Posso dire una parolaccia? Eh, ma che palle. Non vi sta mai bene un cazzo.

Scusate, ma mi devo sfogare su sta cosa (frase che risulta meglio in napoletano, ma che evito di scrivere).
Sailor Moon Crystal e Sailor Moon Eternal sono prodotti completamente diversi rispetto all'anime degli anni Novanta: capisco il fattore nostalgia, o che - effettivamente - il disegno della prima stagione fosse un po' troppo spigoloso, o che vi manchino tutte quelle frasi stucchevoli quando il cattivo veniva redento... Ma non possiamo comparare Sailor Moon con il remake, perché sono prodotti diversi e pensati anche per un pubblico diverso. Sarebbe come paragonare il gelato al pistacchio con quello alla fragola: è ovvio che quello alla fragola sia una scelta più sicura, un gusto che abbiamo provato sin da piccoli e che in qualche modo ci ricorda molte cose del passato, ma il gelato al pistacchio è altrettanto buono... forse un po' sottovalutato perché pochi gli danno una vera chance.

(Da notare che è stato eliminato dell'immagine l'elemento fastidio della serie... Chi sarà?)

E il remake di Sailor Moon è un po' come il gelato al pistacchio: pochi gli danno una possibilità, seguendo gli episodi con un certo pregiudizio e con la convinzione che faccia schifo perché "Quello della MIA infanzia era meglio".
C'è questa presunzione, più che lecita, che la propria infanzia sia la migliore e che, per estensione, i propri cartoni siano i migliori; è ovvio che per ciascuno sia così, dato che stiamo parlando di qualcosa che ci ha rassicurato e che abbiamo amato sin da piccoli. Sarebbe come parlar male della nostra famiglia o di qualcuno che abbiamo tanto amato. Ma ammettiamo la verità: la nostra è pura e semplice nostalgia per un tempo in cui, per noi, tutto era più semplice. Nel nostro subconscio non accettiamo che venga modificato qualcosa della nostra infanzia, perché sarebbe come vederla stravolta. Ammetto che anche io, alla notizia dell'uscita della nuova versione, abbia storto un po' il naso pensando "Oddio, mo la fanno grossa con il mio cartone preferito". Ma poi mi sono ricreduta guardando il nuovo anime e dandogli fiducia, per poi apprezzarlo molto.

Un altro problema di fondo, secondo me, è che molti hanno interpretato il remake come il rifacimento del cartone anni Novanta. Niente di più sbagliato, perché il "nuovo" anime Sailor Moon non si rifà al primo (pur strizzandogli l'occhio), ma direttamente al manga: sono diversi i dialoghi, le intenzioni, persino parte della caratterizzazione dei personaggi. Un esempio fra tutti è Mamoru (o Marzio, dipende come volete chiamarlo): nell'anime degli anni Novanta è ben poco utile, se non per lanciare le sue rose rosse o per sparare la frase ad effetto che possa risollevare Sailor Moon, e ben raramente nella vera azione, se non per prendere un sacco di mazzate al posto della sua amata; nell'anime degli anni Duemila, invece, il personaggio è molto più complesso, sfaccettato e meno macchiettistico, che scopre il proprio potere, simile a quello delle Sailor, e un proprio cristallo nonostante continui ad essere la vittima di lavaggio del cervello o maledizioni. In entrambi i casi è il personaggio di supporto, che aiuta in parte l'evoluzione di Bunny/Usagi e che contribuisce all'atmosfera "femminista" desiderata, ma con grandi differenze: nella prima versione animata, Milord è più "oggetto" d'amore (sia di Bunny, sia di quella piaga della figlia Chibiusa) e Sailor Moon non ha bisogno di lui perché questi non ha nessun potere; nella seconda, invece, Sailor Moon non ha bisogno di Tuxedo Mask (o Tuxedo Kamen) perché più forte di lui. Una differenza sottile, ma che ci fa capire come una donna possa essere più forte di un uomo anche se quest'ultimo non è del tutto inutile; che per rendere una donna forte non bisogna rendere l'uomo debole.
Questo messaggio è, dunque, meglio espresso in Sailor Moon Crystal e Eternal.

Un altro aspetto che si tende a dimenticare (o che si vuole dimenticare) è la pesantissima censura che la Mediaset e il Moige hanno imposto sul cartone anni Novanta: io so bene che ne avete il ricordo un po' romantico e nostalgico, ma dell'ultima stagione della serie pochi ricordano qualcosa perché hanno censurato quasi tutto e l'ultimo episodio è un incredibile pasticcio. E, ovviamente, ciò che ha subito più censure è l'elemento queer che ben emergeva nella versione giapponese e nel manga: noi bimbi italiani siamo stati "protetti" dall'amore di Heles per la sua Milena (due Guerriere Sailor), abbiamo dovuto sentire Occhio di Pesce doppiato da una donna (la stessa sorte toccata a Zachar della prima serie), sebbene fosse un uomo che si identifica in una donna, e abbiamo dovuto vedere i Three Lights invocare le loro Sorelle Gemelle durante la trasformazione, perché per qualcuno era inaccettabile che dei maschi potessero transitare in un corpo femminile.
Non credo che sia un caso che Sailor Moon Eternal sia stato reso pubblico proprio nel Pride Month: Sailor Moon è un manga che ha anticipato i tempi, diventando una sorta di faro di speranza per chi non si sentiva accettato a causa del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere. Se pensiamo che, ancora oggi, assistiamo a episodi di bullismo e di odio, possiamo capire come fosse avanti e nascondere, censurare questi elementi non ha fatto altro che renderci più ignoranti in materia, e l'ignoranza - si sa - genera odio. Ho visto tantissimi post di ormai non più ragazzine, amanti di Sailor Moon, che esprimevano commenti non proprio carini su coppie omosessuali. Ciò significa non aver capito nulla dell'essenza di Sailor Moon, il cui messaggio principale era quello di accettare gli altri senza alcuna condizione e per quello che sono e che, nonostante nel nostro cuore ci siano luci e tenebre, non dobbiamo lasciare vincere queste ultime.
Nel nuovo adattamento animato, Hawk's Eye, un uomo, indossa abiti femminili - che, comunque, lasciano intravedere la sua mascolinità - per pura voglia, e ciò non suscita alcun commento o perplessità in Makoto (che avrebbe dovuto essere sua vittima): si normalizza, così, una pratica, quella del crossdressing, che ancora oggi - e soprattutto qui in Italia - viene considerata dai più come una perversione o, peggio, qualcosa di schifoso che deve essere demonizzato. La Rowling sarebbe scappata a gambe levate, invece. Anche Haruka, Sailor Uranus (che io amo tantissimo, è la mia Sailor preferita), indossa spesso abiti maschili e ciò accadeva anche nel vecchio anime, ma, chissà perché, una donna che indossa abiti "maschili" (se camicia e pantaloni son da maschi, poi) non fa tanto scalpore come un uomo con una gonna.
E se, nella versione italiana del cartone anni Novanta, l'amore tra Haruka e Michiru veniva censurato e fatto passare per una forte amicizia, nel nuovo adattamento finalmente possiamo vederle come innamorate; e, cosa ancor più positiva, la loro non è una coppia stereotipata, in cui "una fa il maschio e l'altra fa la femmina": sebbene Haruka sia perlopiù un maschiaccio, ama e mostra entrambe le sue anime (il maschile e il femminile), che coesistono armoniosamente in lei.

Nel remake possiamo anche osservare, più che nell'anime anni Novanta, una famiglia arcobaleno: nel finale della terza stagione, Hotaru (Sailor Saturn) regredisce allo stato di neonata e viene adottata proprio da Michiru e Haruka, che da quel momento in poi e con l'aiuto di Setsuna (Sailor Pluto), la cresceranno come una figlia e vivendo tutte e quattro insieme. La piccola chiama Michiru e Setsuna "mamma" e Haruka "papà", pur sapendo perfettamente che quest'ultima sia una donna: ciò ci mostra come termini quali "mamma" o "papà" sono solo termini, non caratterizzano un genitore (io chiamo mio padre con il suo nome di battesimo e questo non lo rende meno padre); ci mostra che, per il benessere psicologico di un bambino, non c'è bisogno di "mamma e papà", checché ne dicano alcuni politici, ma di figure femminili e maschili (concetto completamente diverso) e che possiamo avere un genitore 1, 2, 3 o 42, ma se veniamo cresciuti con una visione limitata dell'amore non saremmo mai capaci di amare veramente.

Amanti dell'anime anni Novanta, non me ne vogliate... Ma ritengo che, anche sotto questo aspetto, Sailor Moon Crystal e Sailor Moon Eternal riescano a veicolare meglio il messaggio. Sailor Moon (inteso qui in generale) celebra l'amore, qualunque tipo di amore, senza alcuna differenza e senza alcun pregiudizio; celebra la diversità, non intesa come a-normalità ma come arricchimento. Se sei donna e ami una donna, è normale; se sei un uomo ma ti identifichi in una donna, non sei malato; se sei una donna cisgender ma ti piacciono solo i vestiti maschili, non sei meno donna; e se sei un uomo che sta a casa a crescere una figlia odiosa come Chibiusa mentre tua moglie va a "salvare il mondo", non sei meno uomo. Questo è il meraviglioso messaggio di Sailor Moon: vivi senza odio e pregiudizio, perché l'amore può salvare il mondo e nulla di cattivo può nascere da questo.

Il fatto che abbia apprezzato moltissimo il remake di Sailor Moon, non significa che non guarderò mai più il vecchio adattamento, che non mi piaccia o che sia peggiore, ma - ripeto - sono due opere completamente diverse ed entrambe godibilissime: il primo anime è un pelo più infantile, con pupazzoni buffi invocati dai nemici per sconfiggere le guerriere Sailor, mentre il secondo mostra più chiaramente tematiche profonde e mature sin dalla prima stagione. Entrambe, dunque, soddisfano le nostre anime, sia quella più fanciullesca che quella più adulta.
Forse, come ci insegna la nostra bella guerriera dell'amore e della giustizia, vestita alla marinara, non dovremmo avere tanti pregiudizi e cercare di essere più aperti.

Su Sailor Moon c'è ancora tantissimo da dire, ma chiudo qui. E, mi raccomando, amate e lasciate amare.
O verrete puniti, nel nome della Luna.

La vostra Sailor madamepadfoot

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