Scrivi! Edizione Speciale - Come NON scrivere una scena erotica


Tutti noi, da lettori e da scrittori, siamo incappati in una scena di sesso. A volte non vediamo l'ora di arrivarci, altre volte ci spaventa nel caso dobbiamo essere noi a scriverla, in altri casi, poi, ci delude, ci esalta, ci fa infuriare... Insomma, le scene di sesso sono sempre un punto memorabile dei romanzi.

Potrei attribuire la cosa a una saturazione di scene di sesso causata da eccessive letture di fanfiction erotiche nel corso degli ultimi 15 anni, ma devo ammetterlo: a me le scene di sesso non suscitano più quelle vecchie emozioni di scoperta mentre mi innamoro di una coppia fittizia, tranne rare eccezioni. Attribuisco questa mancanza progressiva di interesse anche al fatto che fatico a trovare scene erotiche che ritengo ben scritte, per lo meno secondo i miei gusti del periodo, che tendono a modificarsi. Praticamente la colpa è mia, me ne rendo conto. Tuttavia, complici gli anni di letture, le tante traduzioni professionali di romanzi che contengono un sacco di scene erotiche e le diverse indagini fatte al riguardo insieme agli autori, ho deciso di dire la mia su come una scena erotica andrebbe scritta e, soprattutto, su come sarebbe preferibile non farlo!


Partiamo da un presupposto importante: è necessario scrivere la vostra scena erotica? Rientra nel contesto della trama o sarebbe un'inserzione coatta? Forse questa suona come una domanda scontata, in quanto si suppone che un autore abbia la consapevolezza e il controllo della propria storia, ma mi capita troppo spesso di leggere il contrario. Personaggi che se ne vanno per i fatti loro, trama che prende una piega inaspettata senza quasi che lo scrittore se ne accorga e così via. Sì, è capitato anche a me e sono certa che sia qualcosa che si nota in un paio di mie storie più lunghe, perciò non voglio di certo fare un j'accuse

È ovvio che se il vostro intento sia quello di scrivere un romanzo o una storia erotica non si potrà fare a meno di descrivere almeno un paio di scene a luci rosse, ma nel caso di altri generi non è qualcosa di vitale per catturare l'attenzione del lettore e se lo diventa, forse è il caso di rivedere la compattezza e la forza della vostra trama. Inoltre, si dovrebbe prestare una buona parte della propria attenzione ai personaggi che si vogliono coinvolgere nella scena di sesso: è qualcosa che farebbero? Rientra nella loro personalità? I tempi sono quelli giusti al fine di non snaturare il loro carattere? È vero, siamo noi a creare i nostri stessi personaggi, ma le basi che gettiamo per le fondamenta della loro indole e delle decisioni che prenderanno nel corso della narrazione guideranno il modo in cui reagiranno agli eventi e agli ostacoli che poniamo loro di fronte e saranno, in un certo senso, indipendenti dal volere dell'autore.


Voglio anche ricordare che una scena di sesso, breve o lunga che sia, dovrebbe sempre essere giustapposta negli eventi di trama e non essere gratuita. Ci deve essere un motivo per cui decido di scrivere una scena erotica e no, non può essere puro e semplice sollazzo personale o meglio, può esserlo se mi prendo la briga di usarla comunque come parte integrante della narrazione. Una scena di sesso può anche avere la finalità di rafforzare il rapporto tra due personaggi, di suggellarlo, di far capire a uno dei due qualcosa di sé... In poche parole, non deve obbligatoriamente segnare una svolta fondamentale della storia, ma deve comunque essere funzionale, in linea con quanto racconto e contribuire a fare andare avanti la vicenda.

Arriviamo a un punto tedioso soprattutto per la sottoscritta: gli imbarazzi. Immaginiamo degli amplessi super sensuali, baci vogliosi e carezze passionali, tutto funziona alla perfezione, ma quando vogliamo metterlo su carta, eccolo che fa capolino dall'angolo del foglio: il cringe. Una regola d'oro che ho sentito dire tante volte è che se una scena ci provoca imbarazzi, allora non risulterà mai realistica ed efficace; vero in parte, perché ritengo che si possa imparare a non provare più impaccio anche continuando a scrivere ciò che ci appare scomodo, perseverando, sfidando i propri limiti personali giornalmente. Credo di poter affermare che siamo tutti d'accordo nel constatare che la scrittura è una gran bella fatica. Un altro consiglio spassionato è quello di evitare di interpretare il narratore onnisciente che si imbarca nel complesso viaggio di dover descrivere tutti i minimi particolari. 


Qui mi tocca aprire una parentesi grande quanto una casa, perché sento il bisogno di togliermi qualche sassolino dalla scarpa. Nell'80% dei casi leggere una scena di sesso comporta il doversi sorbire descrizioni anatomiche degne dei migliori luminari della chirurgia, accidentali arti in più, buchi che si allargano, che si restringono, che splendono, aste, membri, fiori, umori e come minimo una ventina di gemiti. Non c'è una regola per scrivere erotico e per fortuna, azzardo a dire, perché il sesso è diverso per ognuno di noi e si declina in tantissime sfumature, tuttavia, una buon consiglio del quale ho fatto tesoro è scrivere quel che si vorrebbe leggere. Sembra ovvio, ma non lo è affatto, in quanto molti autori credono fermamente nella regola sballata "the more, the merrier", quindi il dover elencare quanti più dettagli possibili per paura di non far capire per bene la scena a chi legge. Soffermiamoci un attimo qui, però: è così necessario? Se persino io mi annoio a scrivere qualcosa, come posso aspettarmi che un lettore si diverta a leggerlo?

Questo è un discorso ostico, perché ci sono pareri discordanti e non si può generalizzare, ma da lettore io adoro immaginare le scene basandomi sugli elementi che mi fornisce il romanzo facendoli miei, adattando i personaggi e il loro momento intimo a qualcosa che mi è familiare e che mi suscita emozioni. Non è sempre indispensabile alla storia sapere dove il protagonista coinvolto in un atto sessuale metta una gamba, come giri la testa e quanti ansiti emetta. Le scene di sesso scritte in questo modo a me danno l'impressione di una lista infinita e noiosa di movimenti che fondamentalmente non mi interessano. Posso portare come esempio diversi libri che alludono solamente a un incontro sessuale o lo fanno lasciando trapelare solamente qualcosa in poche righe, mantenendo però una fortissima carica erotica, ben maggiore di quella che offrono i romanzi straboccanti di dettagli.


Un modo efficace per applicare questa raccomandazione è quella di abbandonare il punto di vista onnisciente di autore che tutto vede e tutto sa dall'alto del soffitto della stanza e immergersi nella mente di una delle persone impegnate nelle giravolte sessuali che state raccontando: usate il filtro dei suoi occhi, adottate la sua prospettiva, entrate nella scena insieme al vostro personaggio e regalerete al lettore un'esperienza molto più intensa e veritiera. L'accortezza principale, però, è quella di rimanere insieme a un solo personaggio e di non cambiare il punto di vista narrativo. Questo è uno sbaglio che ho fatto anche io in passato e deriva dalla voglia, già descritta prima, di voler descrivere tutto quello che succede nei suoi dettagli più minuziosi, ma è un errore da principianti che costa moltissimo in termini di struttura e coesione. Io sono piuttosto intollerante al cambio di punto di vista in un romanzo, ma se ben fatto e ponderato riesco ad accettarlo quando viene alternato da un capitolo all'altro, magari indicato nel titolo o nel sottotitolo del capitolo. 

Al contrario, passare dal punto di vista di un personaggio a quello di uno diverso nella stessa scena, addirittura nello stesso paragrafo, genera solo confusione, dà l'effetto "pallina da ping-pong" e strappa via al lettore quell'introspezione e intimità che ha costruito con il personaggio pensante. Queste sensazioni sono ancora più accentuate quando si scrive come narratore onnisciente in terza persona e me ne sono resa conto io stessa rileggendo mie vecchie prove di scrittura che riflettono l'inesperienza e la pretesa di voler scrivere una storia decente. Immaginiamo questi passaggi repentini in una scena di sesso: a chi appartiene quella mano, quella bocca, quell'ansito? Come si pilotano i pronomi personali e gli aggettivi possessivi? Certo, qualsiasi scrittore pensa di essere perfettamente in grado di gestirsi le cose, ma le amenità che ho letto mi hanno provato il contrario, a meno che qualcuno non abbia lo strano desiderio masochista di voler descrivere male una scena e darla in pasto al proprio pubblico.


E dopo? Cosa succede quando si conclude l'atto passionale? Una volta messa la nostra scena erotica nero su bianco, si tende a saltare un passaggio e a chiudere il capitolo o il paragrafo per passare direttamente a quello successivo, ma non sarebbe più completo e più realistico far sapere al lettore cosa accade immediatamente dopo? Questa scelta narrativa consente, infatti, di mettere in pratica quanto detto prima: rendere la scena di sesso funzionale. In una storia, è necessario creare una congruenza e una consecuzione tra i tronconi narrativi e inserire elementi che, a un certo punto, avranno un senso nella vicenda, proprio come ci ricordano Chekhov e il suo coltello. Non saltate questa parte fondamentale: sicuramente, i vostri lettori apprezzeranno i dettagli che inserirete nei momenti post sesso e non lesinate sul realismo: questi attimi sono fatti di chiacchiere, ricerca dei vestiti in giro, pulizia, imbarazzi... Basarsi sulla propria esperienza o su quella sentita da qualcun altro è sempre un'idea efficace.

Un ultimo consiglio prima di concludere è quello di scrivere la scena di sesso in un'unica fase, senza interruzioni. È indubbio che quando si è in pieno flow creativo interrompersi sarebbe un peccato, perché si rischia di perdere quel guizzo di ispirazione e connessione con i personaggi e con la loro vicenda, tuttavia le cose non vanno sempre lisce. Se una scena è ricca di dettagli e, come specificato, si incappa nell'errore di voler illustrare ogni pelo del corpo, ogni ruga e ogni sussurro, va da sé che sarà molto difficile entrare in un flusso di scrittura fluido, motivante, che prenda l'autore e la sua penna e lo avvolga fino al punto finale del capitolo. Quindi, la mia riflessione in chiusura è proprio questa: scrivere una scena erotica richiede molto impegno, una discreta percentuale di immaginazione, la capacità di osservare la realtà e di inserire i suoi dettagli nella propria opera e, nondimeno, l'abilità di tornare sui propri passi e modificare quegli ingranaggi che non funzionano al fine di raggiungere la perfetta scorrevolezza.


Kendra_cat

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