ReceInchiostro: "La nona casa"
A metà settembre ho rinnovato la mia iscrizione in biblioteca. Sto cercando il più possibile di evitare di accumulare altri libri in camera, visto che sono a corto di spazio, e di continuare a produrre carta, tanto che, dopo aver trascorso un anno a giocare a fare gli incastri e sentirmi in colpa, ho pensato che potesse essere intelligente sfruttare di nuovo il sistema bibliotecario milanese.
In particolare, il mio target è diventato immediatamente quello dei romanzi di cui non sono del tutto sicura.
La nona casa apparteneva a quest'ultimo gruppo. Armata di molta pazienza, ho prenotato l'unica copia presente in tutta Milano e ho semplicemente atteso per quattro mesi; avevo quasi perso la speranza quando, all'improvviso, mi è arrivata una mail dicendomi che il titolo era pronto.
Diciamo che nel frattempo la mia curiosità aveva avuto modo di maturare non poco.
Titolo: La nona casa
Autore: Leigh Bardugo
Genere: Urban fantasy
Sinossi: Galaxy "Alex" Stern è la matricola più atipica di tutta Yale. Cresciuta nei sobborghi di Los Angeles con una madre hippie, abbandona molto presto la scuola e, giovanissima, entra in un mondo fatto di fidanzati loschi e spacciatori, lavoretti senza futuro e di molto, molto peggio. A soli vent'anni, è l'unica superstite di un orribile e irrisolto omicidio multiplo. Ma è a questo punto che accade l'impensabile. Ancora costretta in un letto d'ospedale, le viene offerta una seconda possibilità: una borsa di studio a copertura totale per frequentare una delle università più prestigiose del mondo. Dov'è l'inganno? E perché proprio lei? Ancora alla ricerca di risposte, Alex arriva a New Haven con un compito ben preciso affidatole dai suoi misteriosi benefattori: monitorare le attività occulte delle società segrete che gravitano intorno a Yale. Le famose otto "tombe" senza finestre sono i luoghi dove si ritrovano ricchi e potenti, dai politici di alto rango ai grandi di Wall Street. E le loro attività occulte sono più sinistre e fuori dal comune di quanto qualunque mente, anche la più paranoica, possa immaginare. Fanno danni utilizzando la magia proibita. Resuscitano i morti. E, a volte, prendono di mira i vivi.
Per chi si ricorda, avevo già avuto modo di leggere (e criticare) il romanzo Sei di corvi della medesima autrice. La ReceInchiostro completa si trova nel numero di Novembre 2019, ma per tirare un po' le fila qui posso dire che, nel complesso, non mi aveva del tutto convinta; il problema principale per me è stato quello di essere fuori target, anche se alcune scelte di trama in tal libro e nel suo sequel mi avevano lasciata altrettanto perplessa, cosa che, quindi, mi ha portato a guardare alla Bardugo con un occhio abbastanza critico.
È stato proprio a causa di ciò che, quando alla fine mi sono convinta a farmi prendere dall'hype attorno al suo "primo romanzo per adulti" – come è stato più volte definito –, ho deciso di andarci coi piedi di piombo e affidarmi alla biblioteca.
Temo, però, che questo fosse invece un romanzo da comprarsi.
L'intreccio si sviluppa secondo due linee: una è dedicata ad Alex, nuova studentessa reclutata a Yale per la sua abilità di vedere i Grigi – ovvero, i fantasmi –, che una notte, dopo aver assistito a una pronosticazione della Skull and Bones, scopre un cadavere e si trova suo malgrado a indagare il possibile coinvolgimento delle Case nell'omicidio; l'altra, invece, è antecedente di un paio di mesi e segue i pensieri di Darlington, il golden boy della Lethe, intento a insegnare ad Alex cosa comporti il suo ruolo di Dante e come muoversi a Yale. Per spiegare poi dei dettagli sul passato di entrambi, ci sono anche un paio di capitoli dedicati a dei flashback.
La trama, in realtà, non è niente di così nuovo o particolare. Non posso parlarne più di quanto abbia detto, altrimenti incapperei subito nello spoiler feroce, ma di per sé la struttura e la risoluzione finale sono abbastanza classici nella loro impostazione. Sono altri, infatti, gli aspetti che rendono il romanzo particolare, soprattutto legati al worldbuilding e la gestione dei personaggi.
Ho apprezzato, però, che dentro la narrazione siano stati inseriti alcuni momenti narrativi che non mi sarei mai aspettata, come quando Alex si trova a vendicare le molestie subite dalla sua compagna di dormitorio. Li ho trovati interessanti perché, per una volta, non sono l'ennesimo tentativo di finto empowerment o di trattare (male) di determinati temi, ma rappresentano semplicemente un tristissimo aspetto della realtà con cui temo che anche l'autrice abbia avuto a che fare; oltretutto, sono anche inseriti al meglio nella trama, in quanto hanno un loro peso nell'intreccio.
Come detto sopra, però, gli aspetti migliori sono altri.
Come mi era già accaduto in Sei di Corvi, sono innanzitutto rimasta sorpresa dal worldbuilding proposto. La Yale presentata dalla Bardugo è fondata su otto Case maggiori, ovvero delle società che praticano diversi aspetti della magia – dalla negromanzia fino alla manipolazione della realtà, passando per la trasmutazione – e che sono tenuti d'occhio dalla nona Casa del titolo, ovvero la Lethe; gli appartenenti a quest'ultima, in particolare il Virgilio e il Dante, hanno il compito di evitare che la magia sfugga dal controllo degli altri. Sono i pastori, insomma. Oltretutto, gli appartenenti alla Lethe hanno il compito di evitare che i morti interferiscano coi vivi, soprattutto durante i rituali compiuti dalle Case.
È un sovrannaturale oscuro ed egoista quello presentato, affiancato a una realtà dalle sfaccettature altrettanto cupe e realistiche in diversi risvolti; anche i rituali (letteralmente) sanguinosi hanno un che di realistico, considerandone i fini. Ciò costituisce un salto abbastanza importante rispetto agli altri romanzi che ho letto dell'autrice, dove c'era comunque il conforto dato dalla struttura degli young adult in cui, per quanto le cose possano andare male, non andranno mai così male. Qui, invece, Alex ne prende (tante), ne dà (abbastanza) e perde (molto), cosa che aumenta la sensazione di realismo dell'insieme. È stata una scelta coraggiosa, ma per me promossa.
L'altro aspetto che ho poi molto apprezzato riguarda i personaggi principali.
La protagonista è Alex, una ragazza dal passato abbastanza shady che, a causa della sua abilità di vedere i Grigi, viene reclutata dalla Lethe. Inutile a dirsi che si attacca alla seconda possibilità datale con le unghie e con i denti, nascondendo la vera se stessa per tante, tantissime pagine, fino a quando le circostanze non la costringono a mettersi a nudo.
Per quanto il tipo della protagonista dal passato tormentato, poteri sovrannaturali e in cerca di dimenticare i suoi errori sia ormai un classico del genere fantasy, ho trovato in Alex diverse caratteristiche che la fanno spiccare tra le sue compagne. Innanzitutto, il suo passato è in effetti burrascoso e difficile, non una vaga sciacquatina di dramma di poco conto: tra il padre mai comparso, il non sapere gestire i Grigi, lo spaccio e il consumo di droga e gli avvenimenti a Ground Zero ci sono angst e trigger warning a bizzeffe – alcuni anche decisamente inaspettati e pesanti. A ciò si collega il fatto che Alex è effettivamente un personaggio che mette la sua sopravvivenza sopra tutto con un egoismo certe volte traballante, ma che non manca mai di comparire; non so neanche spiegare quanto mi sia piaciuto leggere di una protagonista che, nonostante i sensi di colpa, fa (letteralmente) sua la logica del mors tua, vita mea, senza guardare in faccia nessuno. Infine, ho apprezzato il dettaglio che sia mixed raced non solo nell'aspetto, lontano dalla classica bellezza eterea e svolazzante o da ragazza interrotta, ma rispetto all'ambiente in cui è vissuta e cresciuta, di cui le sono rimaste tracce – vedi quando scaccia i Grigi usando un dialetto spagnolo/creolo.
Darlington è l'esatto opposto. Per quanto il suo passato non sia stato rose e fiori, soprattutto rispetto al rapporto coi genitori, viene definito per tutta la durata del romanzo come il golden boy della Lethe: educato come un vero gentleman, studioso, molto bello, di una famiglia importante... All'apparenza alla stregua di un simpatico Gary Stu, vero? Eppure, anche qui la Bardugo fa un bel lavoro di caratterizzazione, mostrando nei suoi capitoli aspetti diversi e quasi sgradevoli della sua personalità: solitario vicino alla misantropia, talvolta saccente, talvolta troppo ingenuo e, considerato il finale, con un segreto di un peso non indifferente. Ammetto che mi è piaciuto molto, nonostante abbia ancora un ampio spazio di approfondimento.
Ciò che ho più apprezzato, però, è il rapporto tra loro due: è fatto di tantissimi non detti, costruito quindi più sui loro gesti e il modo in cui si rapportano, che parte da una fredda collaborazione imposta a un legame difficile da definire come amicizia, ma molto più profondo di quanto facessero attendere le premesse. Molto significativo è l'episodio di Halloween alla Manuscript, che trovo rappresenti una vera e propria svolta tra loro – e di cui non posso parlare perché mannaggialospoiler.
Fuori dai protagonisti, però, devo ammette che ho trovato gli altri personaggi abbastanza stereotipati.
Tutti i fantasmi del passato di Alex ricalcano determinati cliché – il fidanzato tossico (sotto tutti i punti di vista), lo spacciatore viscido, la migliore amica che non si capisce perché sia finita in mezzo al giro... –, cosa comprensibile, visto l'esiguo numero di pagine dedicato a loro, ma che a posteriori mi lascia un po' perplessa.
Anche gli altri abitanti di Yale non sono particolarmente brillanti. Tralasciando alcune comparse quali il figlio di papà stupido, o il campione sportivo maschio alpha, ho trovato abbastanza piatti anche gli aiutanti / nemesi di Alex: il presidente Sandow è il classico personaggio abbastanza borderline la cui conclusione, a freddo, è in effetti ovvia; il detective Turner è il classico poliziotto tutto d'un pezzo che odia avere a che fare con teenager che si credono troppo intelligenti, ma che sotto è (quasi) affettuoso con la protagonista; lo Sposo, un Grigio morto in circostanze spaventose, potenzialmente era molto interessante, sia perché proviene da un secolo differente, sia perché è un fantasma, ma gli viene dato talmente poco spazio che rimane fatto di fumo. Più interessante la Dawes, Oculus della Lethe, che, sotto le vesti di ragazza immersa in una profonda ansia sociale, ha degli artigli mica male – e pronuncia il dialogo più bello di tutto il romanzo; oltretutto, nel successivo romanzo dovrebbe occupare più spazio, quindi non vedo l'ora di scoprire qualcosa in più su di lei.
In ogni caso, capisco che la costruzione della storia e la sua lunghezza non permettevano di spaziare nei minimi dettagli per ogni personaggio presente, ma dopo aver letto Sei di corvi e apprezzato il lavoro fatto dalla Bardugo mi aspettavo qualcosa di simile anche in questo romanzo. Nell'insieme, non è un difetto che intacca la lettura o la rende noiosa, soprattutto perché ti ritrovi catturato dal ritmo e la trama, ma a mente fredda mi rendo conto che sarebbe stato un aspetto migliorabile.
Nel complesso, La nona casa è un romanzo promosso. Ha dei difetti e sono convinta che come autoconclusivo avrebbe funzionato meglio, ma penso che una lettura la valga, anche solo per togliersi la curiosità. Il target più adulto, la scelta e il modo di trattare alcuni specifici temi, la gestione dei protagonisti e il worldbuilding sono dei punti di forza importanti, che rendono la lettura godibile. Oltretutto, il ritmo serrato rende il romanzo uno di quelli da divorarsi in pochi giorni.
In caso non vi abbia convinti ad acquistarlo, un saltino in biblioteca può essere una soluzione interessante.
Avete già letto questo romanzo o altri della Bardugo?
Se sì, cosa ne pensate? Vale la pena o l'avete trovato noioso?
In caso opposto, sono riuscita nel mio intento di incuriosirvi o ho fallito miseramente?
Alla prossima con una nuova recensione!
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