La dignità del lettore

Penso che a ogni lettore, nel corso della sua vita, sia capitato almeno una volta di dire: "Questo genere non fa proprio per me."

Come si suol dire, ognuno ha i suoi sacrosanti gusti, ed è normale che esista qualcosa che non ci parla in alcun modo. Io, per esempio, non leggo quasi mai le poesie contemporanee, vuoi perché amo e faccio paragone con gli autori italiani di inizio Novecento, o ancora perché spesso ho la sensazione di leggere qualcosa di sterile – mea culpa, ma trovo che la mancanza di metrica funzioni solo se sei Ungaretti. D'altro canto, però, non mi permetterei mai di giudicare il genere in sé, né i lettori che lo amano, in quanto tutto nasce da una mia percezione e una mia possibile mancanza.

Tuttavia, il magico mondo di bookstagram ha deciso di regalare nuove gioie ai suoi utenti e creare un flame ormai estinto che mi ha portato a riflettere proprio su tale questione.

Senza indagare i dettagli legati alla polemica e alla sua nascita, vi basti sapere che a fine dicembre un'utente in un suo post ha dichiarato in modo un po' ingenuo e frettoloso i vari motivi per cui non apprezza la letteratura rosa, aggiungendo infine che è un genere da sala d'attesa dal parrucchiere. La situazione è poi degenerata nel peggiore dei modi, con chi andava contro l'autrice del post augurandole il peggio e chi, invece, si accaniva contro le lettrici di romance, anche con insulti e le piacevoli minacce di morte che vengono lanciate con sempre maggiore leggerezza.

Inutile a dirsi quale sia il mio giudizio generale sulla maturità mostrata da entrambe le parti.

Il punto di partenza, bisogna però dirlo, è inattaccabile. Fino a quando l'utente in questione, infatti, ha espresso la sua opinione rispetto al genere in sé, non si sarebbe potuto dirle alcunché: de gustibus non disputandum est. È l'involontario attacco agli amanti dei romance che, invece, è errato.

Esiste infatti una sorta di spocchia presente tra alcuni lettori che porta a guardare alle persone appassionate a generi a loro avversi con una certa superiorità, quasi la scelta di leggere determinati libri piuttosto che altri sia segno di una carenza intellettuale di chissà quale tipo. Il genere romance, il fantasy, gli erotici, gli young adult... guadagnano una loro etichetta che è quasi un segno di infamia, e il fatto che moltissime persone abbiano deciso di giustificare tali parole mostra quanto un atteggiamento simile sia molto più diffuso di quanto si immagini.

Eppure, ogni genere ha la sua dignità, così come ogni lettore ha il diritto (e anche il dovere) di approcciarsi a ciò che vuole.

Mi è stato abbastanza naturale pensare subito come riposta al flame ai Dieci diritti del lettore di Daniel Pennac, in particolare al quinto, ovvero il diritto di leggere qualsiasi cosa. Non mi farà apparire più intelligente di un'altra persona essermi approcciata a Guerra e Pace di Tolstoj a quindici anni, così come non mi rende più stupida decidere di spendere qualche altra ora su un romanzo di Sophie Kinsella – e fidatevi che ne ho letti molti.

A questo è poi legato il sesto diritto, ovvero quello al bovarismo, all'emozionarsi e al lasciarsi trasportare dalla storia, anche da ciò che dagli altri non è visto come perfetto. La lettura è un fatto personale, in fondo, e per quanto esistano dei romanzi che sono oggettivamente dei disastri giudicabili – se ci sono buchi di trama, avoja a tentare la difesa, così come nel caso di pasticci grammaticali – non esiste il diritto al giudizio nei confronti del lettore di tale opera.

Certo, ammetto le mie colpe: anche io continuerò a guardare con una certa perplessità, per esempio, i lettori di After – vedi mia cugina – o di Cinquanta sfumature – alias, mia madre e zie –, ma non per questo andrò a insultarli. Al massimo, tenterò di convincerli a passare a qualcosa di diverso.

Alla fine, la polemica si è collassata su se stessa. L'autrice del post incriminato ha fatto le sue scuse – per quanto ancora velate da un vaghissimo senso di "Che colpa ne ho io se amo fare dell'ironia che voi non capite?" come giustificazione – e i toni si sono placati un po' alla volta. Alcuni blogger hanno difeso una parte, altri l'opposta... il tutto ben inserito nel solito teatrino di scandali online di poco conto.

Come detto sopra, ammetto di essere rimasta non poco sorpresa da quante persone si siano schierate nell'affermare che il genere romance sia di serie B. Mi rendo conto che per molti tale posizione è nata dalla (pessima) risposta ricevuta al post originario; oltretutto, io stessa non sono una grande amante del genere – regalatemi un romanzo di Sparks e non vi parlerò più per il resto dei miei giorni, visto quanto ho odiato Le pagine della nostra vita –, ma mi sono comunque chiesta com'è possibile che così tante persone che si proclamano amanti della letteratura e che spendano le ore a parlare di libri possano cadere in tali giudizi spicci e di cattivo gusto.

Temo che trovare una risposta generale sia abbastanza impossibile.

C'è chi è fatto così, purtroppo, chi ama mettersi sopra un piedistallo e guardare il resto del mondo come una divinità, e l'unica reazione sensata a situazioni e opinioni simili rimane la solita: educare alla tolleranza e all'apertura. E, nel caso in cui siano delle partite perse, lasciarli nel loro brodo e passare al prossimo.

La speranza è che, comunque, da lettori riescano a guadagnare prima o poi la giusta elasticità mentale per capire quanto sia di cattivo gusto dare dei decelebrati agli amanti di uno specifico genere.

Voi eravate a conoscenza di questa polemica? Cosa ne pensate di come si è svolta?

Siete d'accordo nel dire che ogni genere ha la sua dignità, oppure trovate che alcuni non siano proprio da considerarsi?

Fateci sapete tutto nei commenti!

RebyBnn

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