VII
I primi ad entrare in sala da pranzo furono i ragazzi. Sarah camminava tra me e Lara, Ambra chiudeva il gruppo. Un enorme tavolo con le zampe da leone faceva bella mostra al centro della stanza con intorno grandi sedie rosse e dorate. Al soffitto era appeso il vischio che dava un'aria stranamente allegre in quella sala cupa.
-Non sembra esserci nulla di strano- disse Peter, facendo un giro su se stesso.
La porta che conduceva all'uscita era dall'altra parte della sala, quindi bisognava percorrerla tutta.
-Almeno non ci sono i ragni- mormorò Ambra.
-Di cos'hai paura, Sarah?- chiese Peter.
Sarah non rispose.
-Sarah? È importante sapere che cosa potremmo trovare-
-Io ho diverse paure-
-Questa è la tua peggiore paura-
Sarah non rispose nuovamente. Era come se avesse paura che se avesse parlato tutto si sarebbe realizzato.
-Sbrighiamoci a superare questa stanza- disse George con tono pragmatico.
E forse era davvero la cosa migliore da fare. Purtroppo in quel momento iniziai a sentire un rumore, un attimo dopo dell'acqua, acqua fangosa, limacciosa, cominciò a strisciare dentro la stanza.
-La volta che sei caduta nel lago- esclamò Lara.
Ricordavo vagamente l'accaduto, all'epoca ero molto piccola ed eravamo andati tutti a fare un picnic vicino al lago. Era una giornata nuvolosa e noi bambine giocavamo con il pallone quando questo era rotolato tra degli alberi e Sarah era andata a prenderlo. Non avevo assistito alla scena della sua caduta nel lago, ma ricordavo le urla, delle urla tremende e poi qualcuno, non sapevo chi, era andato a riprenderla. Sarah era stata male una settimana, in preda alla febbre e, lo capivo solo ora, al terrore per ciò che le era successo.
-No, l'acqua no- urlò in quel momento.
L'acqua aveva già invaso l'intero pavimento e portava con sé il fango.
-Presto, possiamo farcela- esclamò Peter.
L'acqua però stava procedendo troppo velocemente e ben presto dovemmo muoverci con l'acqua che ci arrivava alle ginocchia.
-George, aiutami con Sarah!- urlò Lara.
George si fermò, ma parve titubante, in fondo tornare indietro poteva dire non arrivare alla fine della stanza.
Io afferrai la mano che Peter mi porgeva per aiutarmi ad avanzare.
-Dobbiamo salire sul tavolo- disse lui –l'acqua sta avanzando troppo in fretta, dobbiamo provare ad aprire quella botola-
Alzai lo sguardo e vidi che c'era una botola. Ricordai che mio zio aveva spiegato che una volta quella stanza, prima che costruissero il piano superiore, dava direttamente nella soffitta. Non sapevo esattamente dove portasse la botola ora, ma era sempre meglio che morire affogati.
-Va bene-
Peter mi aiutò a salire sul tavolo, sostenendomi quando scivolai a causa del fango. Gattonai fino al centro del tavolo e mi voltai a guardare. George e Lara, uno per lato, stavano tirando dietro di loro Sarah che arrancava, sembrava quasi che stesse per cadere da un momento all'altro.
-Ahi- esclamò Ambra, aiutata da Peter a salire sul tavolo. La stava tenendo forse un po' troppo stretta? Mi spinsi in avanti per aiutarla.
-Grazie- mi disse Ambra. Aveva il vestito sporco di fango e i capelli scompigliati, ma sicuramente anch'io mi trovavo nella medesima situazione.
-Muovetevi- urlò Peter, l'acqua che ormai gli arrivava al petto.
-Arriviamo- urlò George.
Io mi alzai sul tavolo e mi misi sulle punte. Con le dita riuscivo a sfiorare la botola, ma non potevo aprirla. Feci un saltello e mi attaccai alla maniglia, ma non riuscii a tenere la presa.
Sarah stava urlando qualcosa.
-Dobbiamo arrivare alla botola- dissi ad Ambra, riprovando a saltare.
-Il gioco dice di collaborare- disse mia cugina –io cerco di sollevarti, tu apri la botola-
Annuii. Avevo i capelli che continuavano ad andarmi davanti agli occhi. Mi aggrappai alle spalle di Ambra, quindi lei, con fatica, riuscii a sollevarmi di qualche centimetro da terra. Afferrai la maniglia e tirai con tutta la forza che avevo. Per un attimo mi parve di restare sospesa a mezz'aria, poi caddi con la maniglia tra le mani. Una nuvola di polvere mi finì in volto, facendomi bruciare gli occhi, il naso e la gola.
-Su, Sarah- disse Peter.
Tossicchiai. George stava aiutando Sarah a salire sul tavolo, dopo fece lo stesso con Lara. In quel momento le gemelle erano proprio identiche, stesso vestito, stesso volto spaventato, stessi capelli scompigliati. L'una era lo specchio dell'altra.
-Non c'è una scala?- chiese Peter, salendo sul tavolo. Era completamente sporco di fango.
-Dovremo issarci- disse Ambra.
Peter avanzò al centro del tavolo. Ora l'acqua stava iniziando ad avvicinarsi anche al tavolo, ben presto saremo tornati al punto di partenza. Peter afferrò il coperchio della botola e dopo un paio di tentativi riuscì ad arrampicarsi. A quel punto si sporse giù per aiutarci a salire.
Ambra si lanciò a prendere per prima la sua mano. La osservai mentre veniva sollevata e muoveva avanti e indietro le gambe in modo sgraziato nel tentativo di aiutarsi. Alla fine sparì oltre la botola.
-Avanti la prossima- esclamò Peter.
Mi lanciai io, mentre l'acqua iniziava a lambirmi le caviglie. Avevo freddo, tanto da tremare, ma cercavo di concentrarmi su qualcosa di diverso da questa sensazione. Peter riuscì a sollevarmi anche se con un po' di sforzo.
-I vestiti bagnati pesano parecchio- commentò.
Poi fu la volta di Lara. Questa volta sia io sia Ambra aiutammo Peter a sollevarla anche perché l'abito di Lara era completamente coperto di fango e quindi era parecchio pesante. Pezzi di vischio si erano staccati dal soffitto e galleggiavano sull'acqua.
-Sarah, ora tocca a te-
La ragazza restò immobile e dovette essere il fidanzato a spingerla in avanti. Peter le prese e iniziò a tirare, sempre aiutato da me e Ambra.
Alla fine riuscimmo a sollevare anche lei, seppur dopo un enorme ed inverosimile sforzo.
-Bene, ora tocca a me- disse George. L'acqua gli arrivava alla vita. Sapevamo bene che a causa del peso sarebbe stato il più difficile da tirare su.
-Ragazze, allontanatevi, ci penso io- disse Peter porgendo la mano a George che la prese, poi con la mano libera si aggrappò alla botola.
Un attimo ancora e George arrivò su. Sarah lo strinse a sé, le lacrime che le rotolavano giù lungo le guance.
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