The end
L'ispettore aprì gli occhi. «Dove mi trovo? Dov'è Susanna?» chiese in stato confusionale.
«Stai tranquilla. Sei in ospedale. Ti hanno fatto delle analisi, dei controlli visto che è la seconda volta che svieni» spiegò dolcemente Liana.
«Susanna!» ripeté l'ispettore.
«Sta bene! È al piano di sotto. Si è risvegliata dopo poche ore, era solo un po' disidratata. Ha già raccontato ogni cosa agli inquirenti. Sta bene, Susanna. Dopo l'incidente è riuscita a staccare la cintura di sicurezza, che fortunatamente Arturo aveva agganciato si di lei, è uscita a carponi dal finestrino dell'auto e si è addentrata nel bosco, cercando aiuto. È piccola, non si è resa conto che lì sarebbe stato pericoloso. Ha qualche graffio addosso ma nulla di più. Ha preso solo un po' di paura nel bosco perché si è vista sola. È caduta ed è rimasta lì finché non l'hai vista. Fortunatamente non hai tardato a trovarla!»
«Cosa ha raccontato agli inquirenti?»
«L'ha rapita a Mazara in hotel, le ha detto che la nonna la stava aspettando a Catania è che la mamma sapeva tutto. In effetti è andato a Catania, si è nascosto in una vecchia casa di proprietà dei tuoi nonni paterni. Non le ha fatto nulla di male. Ha detto che l'ha trattata bene e che l'ha fatta piangere solo quando le ha tolto il coniglietto. Le ha promesso un gelato e che l'avrebbe riportata a Mazara. Ma invece di andare all'hotel ha preso un'altra strada perché si è spaventato dei giornalisti, che avrebbero potuto riconoscerlo. Ovviamente il suo racconto era un po' confuso e non così dettagliato, ma i carabinieri hanno ricostruito, grazie alle sue parole, tutta la vicenda.»
«Spero che l'abbiano fatto in presenza dei suoi genitori ma soprattutto di una psicologa!» esplose Susanna.
«Sì, stai tranquilla. La bambina non riporterà alcun trauma, vedrai.»
«Come mai ne sei così convinta?» chiese Susanna.
«Perché l'ho vista poco fa, sono passata dalla sua stanza. La porta era semichiusa e ho guardato all'interno. Hanno ridato il peluche alla piccola, dovevi vedere la sua felicità. Era lì, che con gioia giocava... con la mamma e il papà.»
Susanna sorrise. Si adagiò nuovamente sul cuscino. «E per me cosa ti hanno detto, possiamo tornare a casa?»
«Certo che possiamo, sei solo incinta!»
«Cosa?» chiese Susanna mettendosi seduta con uno scatto.
*** DUE MESI DOPO***
Susanna e Liana si sedettero sulla loro panchina preferita nel parco.
Non c'era molta confusione quel tardo pomeriggio di agosto. Gli alberi facevano da scudo al sole e l'arietta era quasi rinfrescante.
«Eccolo che arriva!» bisbigliò Liana all'amica, che sorrise di rimando.
Denim e Bella si avvicinarono.
«Come stai?» chiese lui dolcemente alla bruna.
«Sì... grazie, ragazzo, sto bene anch'io!» disse ironica Liana.
Sbuffarono tutti in una fragorosa risata. Bella si spostò di qualche metro e si sedette sull'erbetta a giocare con le sue Barbie.
«Ok, vado a giocare con la bimba, ho capito!» disse rassegnata la bionda. «Non hai un amico per me, vero Denim?»
Si allontanò, lasciando la coppia da sola, i due continuarono a ridere.
«Questa donna è un meme!» disse con un sorriso ancora in bocca.
«Già!» rispose lei, mostrando tutto i suoi bianchi denti.
«Mi spiace non poterti dare un bacio in questo momento. Avrei voluto salutarti come si deve!» ammise lui con tenerezza.
«Dobbiamo darle tempo, Denim. È ancora piccola, e dobbiamo fare le cose gradualmente.»
«Sarà felice quando capirà che questo piccolo esserino sarà suo fratello» affermò mentre portava il palmo sul ventre di lei.
I due sorrisero ancora.
«Sei proprio convinto che si tratti di un maschio!»
«Ovvio!»
E anche in quel momento le loro risate furono fulcro di gioia anche per Liana, che li osservava da lontano.
All'improvviso una bambina si avvicinò a Bella e Liana per giocare con loro.
Susanna spostò le iridi da Denim al punto dove erano l'amica e le due. Era la piccola Susanna.
L'ispettore rimase stupita dal vederla lì, felice come se la ricordava.
Lorena si sedette accanto a Susanna. Si avvicinò anche Alessandro che porse la mano a Denim, presentandosi.
I due uomini iniziarono a chiacchierare, in piedi, accanto alle due rispettive compagne, che invece stavano ancora in silenzio, sedute su quel sedile.
«Abbiamo affittato una stanza all'Hotel Ester per quindici giorni. Credo che lo rifaremo spesso da ora in poi» disse con tono dolce Lorena.
Susanna continuava a osservare le due bambine giocare insieme. Sorrise, sentendo le parole della donna.
«Questo appartiene a te, vorrei restituirtelo» affermò la maggiore, porgendo il diario di Aurora tra le mani di Susanna.
L'ispettore aggrottò le sopracciglia. Lorena capì e continuò: «La tua amica è un bel soggetto. Mi ha praticamente costretta a leggerlo!»
Liana da lontano tentata di non farsi notare e soprattutto di non far vedere che le stava a guardare.
Susanna sorrise e così fece la sorellastra.
Susanna aprì il diario. Vi erano ancora le foto. Il maresciallo aveva restituito tutto, anche la pagina strappata che, ripiegata, stava al centro dell'agenda. La prese e la stirò sotto il palmo.
Non ci sono regole in questo gioco. Lui guida tutto, io resto sospesa in quella che dovrebbe essere la mia vita. Già... la mia vita! E cosa ne resta? Una figlia che non conoscerà la verità, un marito ignaro e un senso di colpa che mi porterà a marcire dentro. Non c'è nulla che abbia un senso, niente che rappresenti la realtà com'è davvero. Tutta la mia maledetta esistenza è una falsità. Quello che di me la gente conosce è ciò che ho inventato per gli amici, per la mia famiglia... per mia figlia. A volte la menzogna fa meno male della verità.
Guardo quei dolcissimi occhi vispi che mi seguono a ogni movimento. Le iridi verdi sembrano rincorrermi mentre riassesto la stanzetta. Appena mi volto a guardarla il suo musetto si allunga in un divertente sorriso. Lo accompagna uno stridio di gioia che echeggia in questa casa che profuma ancora di nuovo. La culla dondola appena adagio le mani sulla barra di legno dipinta di bianco. Sporgo la testa per osservare meglio questa creatura divina. I miei boccoli le arrivano quasi sul viso, con le manine afferra le mie ciocche già decolorate, non dal tempo ma dalla sofferenza.
"Chi ti ha creata ha il mio cuore in pugno,
dormi, amor mio,
la dalia fiorisce con me nel mese di giugno..."
Canticchio quelle frasi più volte al giorno e, come incantata, lei mi osserva felice. Continuo la filastrocca fino a quando si addormenta.
Susanna ripeté le filastrocca, sussurrandola, mentre portava la mano sul ventre.
«Credo di essermi fidata della mamma sbagliata! Deve essere stata molto dolce...»
L'ispettore annuì, portando il diario sul petto. Sospirò.
«Lei, invece, è stata presente, ma non quella che si definirebbe una buona madre! Mi ha spinto a odiare mio padre. Mi costituisco parte civile al processo. Spero nell'ergastolo» ammise Lorena con tono rassegnato.
«Ciao!» urlò la piccola Susanna, correndo verso la sua omonima.
«Ciao, tesoro, come stai?» chiese con gioia l'ispettore.
La bimba stava per rispondere: «Be...» Poi si bloccò, guardò la madre e domandò: «Mamma, lei non è più un'estranea?»
Le due donne sorrisero.
«No, tesoro!» rispose Lorena, che a quel punto portò le iridi sulla sorella. «Lei è zia Susanna.»
Un sorriso comune, nei volti delle due, in quello della bambina, nei due uomini e persino in quello di Liana, che da lontano notò Lorena poggiare la mano su quella di Susanna, fece da contorno a un futuro nuovo, in cui una nuova famiglia sembrava crearsi, come un arcobaleno dopo la tempesta.
Una famiglia che venne rispettata persino dai giornalisti, che si erano nel frattempo catapultati al parco, non appena gli era arrivata notizia della loro presenza lì. Quando li videro tutti insieme e felici, un reporter che stava già registrando il suo pezzo per il TG della sera, mentre narrava la storia, si bloccò a osservarli. Abbassò il microfono e con il palmo della mano fece pressione sulla telecamera... Tutti gli altri giornalisti seguirono il suo gesto. Nessuno di loro li riprese né tantomeno preparò servizi. Rimasero pochi minuti, giusto il tempo di assaporare ancora i loro sorrisi, soprattutto quello della piccola Susanna, che loro stessi avevano cercato nel bosco, rinunciando al dovere e al diritto di raccontare.
Un solo reporter parlò del caso degli Amanti di Mazara, dopo circa un'ora, su una delle due maggiori rete televisive italiane.
«Siamo stati i primi a giudicare il loro amore. Un sentimento che a noi sembrava sporco, e che invece era pulito e semplice. Oggi ho assistito a un altro miracolo. Più famiglie devastate dal dolore, dalla rabbia, dal rancore si sono unite, formandone una sola. I loro sorrisi ci hanno insegnato che a battere ogni cosa è l'amore, quell'amore a cui Leo e Aurora hanno dovuto rinunciare e che adesso potranno vivere, ovunque siano le loro anime. Da lì potranno osservare le figlie crescere insieme. Ciò che può sembrarci del tutto normale, ovvero avere una famiglia che amiamo e che ci ama, agli Amanti è stato negato. Ricordiamocelo tutti prima di giudicare chiunque altro.»
The end
Rossella Esposito, in Gaspare fu incarcerata in un penitenziario femminile di Catania.
Pena: ERGASTOLO
Nessuno andò mai a trovarla.
Lorena Gaspare: si costituì parte civile. Si schierò contro la madre e venne ascoltata come persona informata sui fatti.
Susanna Arena: divenne madre di un bellissimo bambino che chiamò LEONARDO, sposò Denim e amò Bella come fosse sua. Quando andò sulla tomba di Liliana disse: "Cercherò di avere il tuo stesso cuore con Bella"
Cambiò cognome in GASPARE. Le tre chiavi incastonate di oro giallo stanno tuttora appese al suo collo.
Le collaborazioni tra Carabinieri e Polizia: ripresero, senza più limiti, come il lavoro di squadra prevede.
I media: si dedicarono alla storia di Leo e Aurora per anni, indicando la coppia come esempio di Amore vero e
PULITO.
I giornalisti fecero domanda alle istituzioni mazaresi per creare un monumento dedicato ai due innamorati.
Pina: morì, prima scrisse testamento: lasciò l'hotel a Susanna e Lorena.
"Date lavoro al mio tuttofare" era l'unica condizione.
Raggiunse l'amato marito dopo pochi mesi dal matrimonio di Susanna.
Accompagnò la donna all'altare come fosse sua madre.
Giorgio e Stefano: vennero scelti come testimoni di nozze, insieme a Liana.
Gianna e Pino: Susanna ogni tanto sentì Pino al telefono, che le raccontava di stare con la madre alle Hawaii.
Tutti i beni di Arturo Arena restarono in loro possesso.
Berretta: il maresciallo divenne un assiduo frequentatore di casa Gaspare, soprattutto quando non riusciva a risolvere i casi e chiedeva aiuto all'ispettore.
Bella: legò tantissimo con la piccola Susanna. Amò l'ispettore come fosse sua madre, ma ogni settimana porta tuttora un fiore sulla tomba della vera madre.
La piccola Susanna: legò molto con Bella e con il piccolo Leo. Visse felice e spensierata.
Leonardo Gaspare: gli venne data degna sepoltura nella stessa Mazara, accanto Aurora. Sul marmo venne scolpita una frase: "Adesso potrete vivere il vostro amore, ovunque voi siate!"
Liana: scrisse un libro che intitolò
"Il gioco dell'amante"
in cui raccontò tutta la vicenda degli Amanti di Mazara. Rimase sola, preferì così. Fece da "zia" ai bambini della famiglia Gaspare. Dice sempre, ancora oggi: megghiu suli ca mala accumpagnati (*)
*Megghiu suli ca mala accumpagnati--> Meglio soli che in cattiva compagnia (riferito agli uomini).
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