Liana e il diario
L'ultimo messaggio mandato da Susanna era delle quattro del mattino:
"Ancora nulla, siamo fermi, non si muove una mosca. Cerca tra le pagine se la moglie aveva scoperto la verità."
Non aveva chiuso occhio, Liana, che in salotto continuava a leggere il diario.
Il campanello suonò, facendo balzare la donna. Quel suono odioso le aveva fatto aprire gli occhi, si rese conto di essersi addormentata seduta sul tappetone, chinata sul tavolinetto e con il viso sulle pagine del diario.
Il campanello suonò una seconda volta, con un picco alzò il busto, mentre col palmo asciugava la guancia madida di saliva. Alzò lo sguardo verso l'orologio che segnavano le sei del mattino.
Quando il campanello richiamò per la terza volta la sua attenzione, Liana si mise in piedi furibonda, ma con quel movimento rapido e veloce, fece cadere tutte le fotocopie del diario attorno al tavolino, confondendosi.
«Ma che cazzo!» urlò. «Arrivo... arrivo!»
Corse verso la porta e aprì.
Denim rimase a bocca aperta come un pesce lesso.
«Mattutino, eh!» esclamò Liana, mentre ancora strofinava gli occhi con i palmi.
«Ok, vado!» sibilò mentre, timoroso, faceva qualche passo indietro. Tra le mani teneva un piccolo vassoio e un thermos.
«Ma dai... ti faccio così paura? Cosa volevi? Sbrigati, ho da fare!» disse rassegnata.
In effetti quella donna incuteva parecchio timore all'uomo. Tutto l'odio che nei giorni passati aveva sprigionato verso di lui, gli era arrivato tutto, percependolo distintamente.
«Scusami... io... vo-volevo solo parlare con Su-sanna per...»
Liana annuì annoiata. Si mise a fissarlo con sguardo freddo.
«Non riuscivo a dormire e... beh, mi sono accorto che manca la luce da mezz'ora, e così ho chiesto al bar di mettere nel thermos...»
«Che significa che manca la luce? Ma cazzo! Non posso fare il caffè! No, no, no...» Liana iniziò ad agitarsi.
«Beh, se vuoi ho portato...» sussurrò impacciato l'uomo.
Ma Liana sembrava come impazzita, continuava a dire che senza quella bevanda non campava, che ne aveva bisogno. Finalmente Denim tese il termos verso la donna, senza più fiatare.
Liana sgranò gli occhi, esplose in un sorriso aperto e quasi inquietante, portò le sue iridi verso l'uomo e sussurrò: «In effetti, cominci a piacermi!»
Denim aggrottò le sopracciglia e cominciò a ragionare. Non sapeva se scappare a gambe elevate o se aspettare il suo atroce destino tra le grinfie di quella pazza, ossessionata dal caffè.
Un vociare che aumentava sempre più divenne un frastuono, quando i giornalisti, corsero verso di loro, scattando foto.
«Ma non è lei!» urlò uno di loro.
«E chi diavolo è quell'uomo?» si chiese un altro.
Liana, con violenza, afferrò in un pugno la camicia di Denim, spingendolo a entrare e, con altrettanta foga, diede un colpo col piede sulla porta per chiuderla.
Denim era sempre più confuso, rimase lì a guardare quella donna maledire i giornasti per un po'. Liana si bloccò, fissò l'uomo e disse, alzando le spalle: «E beh... che hai da guardare?»
Denim scosse la testa sempre più confuso.
«Cosa c'è in quel vassoio?» chiese Liana con tono gelido.
«Avevo portato dei cornetti con marmellata per Susanna, ma se vuoi ce n'è qualc...»
La donna strattonò il vassoio dalle mani di Denim, lo aprì con fare veloce.
«Un po' di zucchero non guasterà. Ho bisogno di energia per lavorare!»
Addentò uno di quei cornetti con una foga incredibile, per poi prendere il thermos e bere il caffè direttamente da lì.
Denim rimase a osservarla sconvolto. «Scusami, non vorrei disturbarti mentre fai colazione, ma non mi hai ancora detto dov'è Susanna.»
La donna, con la bocca impastata dal cibo, tentò di dirgli che era fuori per lavoro, ma ogni parola che le usciva fuori era masticata esattamente come un pezzo di cornetto. Finalmente riuscì a mandare giù il boccone. «Susanna è a Catania. Sta proprio succedendo di tutto, io dovrei pure aiutarla, ma quei fogli mi sono caduti, non so come fare... il tempo stringe!»
L'uomo, ancora in uno stato confusionale, tentava di capire ciò che la donna stesse dicendo, ma seguire il suo monologo disperato non fu affatto facile.
«Va bene. Ho solo capito che devi aiutare Susanna, non so come, né cosa devi fare per essere utile a lei, ma di certo sarà qualcosa di importante. Capisco che è una situazione che ha la priorità, non voglio farti perdere tempo. Posso darti una mano in qualche modo? Altrimenti vado via e tolgo il disturbo...»
Denim pronunciò queste parole tutte d'un fiato, tentando forse di trovare un buon motivo per lasciare quella casa subito.
Liana ingoiò un morso di cornetto talmente grande da sembrare che lo avesse messo in bocca intero.
«Non credo che tu possa aiutarmi.»
Il telefono squillò. Quel bip personalizzato stava a segnalare un messaggio di Susanna. Liana subito controllò.
"Luce in cucina accesa, primi movimenti, aspettiamo che esca di casa. Come procede? Sei riuscita a capire se la donna sa?"
Denim fece qualche passo verso la porta per andare via. Liana osservò prima lui e tutti i fogli sul tappeto poi. Roteò le iridi più volte verso questi due soggetti, finché fermò l'uomo.
«Aspetta! Se ti dicessi che c'è un modo per aiutare me, e di conseguenza Susanna, avresti del tempo da dedicarci?»
L'uomo annuì rassegnato. «Senti, l'idea di stare con te qui dentro non mi entusiasmo molto, se devo essere onesto, a volte, in un certo senso, mi fai anche paura, ma per Susanna farei proprio di tutto. Dimmi cosa devo fare...»
Liana sorrise. «Dobbiamo leggere questi fogli di diario e cercare di capire se la moglie della vittima sapesse della relazione extraconiugale.»
«Quindi dobbiamo scoprire se la moglie del padre biologico di Susanna sapesse della storia tra lui e la madre di...»
Diana lo osservò stranita.
Denim si era posizionato vicino al tavolinetto. «Che c'è? Ho solo seguito la vicenda in TV.»
Liana fece un sorriso tenero. «Tieni molto a lei...» ammise.
L'uomo annuì dopo un sospiro.
La bionda, con un tono finalmente più addolcito, disse: «Va bene, mettiamoci a lavoro.»
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