Le ricerche


L'ho rivisto. Dopo così tanti anni ho rivisto il mio Leo. Dio, quanto è bello! Forse anche più di prima.

Ha notato il mio fisico particolarmente debilitato. Ho avuto molta difficoltà infatti a uscire di casa e arrivare fino all'hotel. Ma a volte ho delle buone giornate, in cui riesco a camminare. Pina è tanto invecchiata. Ma appena mi ha visto mi ha abbracciato esattamente come faceva una volta.

In questi anni ho lottato per la mia salute. Il cancro è sempre tornato. L'unico motivo per cui ho retto è Susanna. È diventata una bravissima poliziotta. Oggi è adulta e mi sono resa conto che forse è arrivato il momento che lei sappia la verità su suo padre. Questa è l'ultima pagina di diario che scrivo. Non credo che mi resti molto da vivere. Ho resistito così tanto tempo senza crederci, senza sperarci, eppure ne sono sempre uscita! Ma questa volta ho metastasi ovunque, non c'è più nulla da fare. Arturo, in questo contesto mi è stato utile. Ha fatto da padre a quella bambina ormai cresciuta e da spalla a me per tutte le visite, senza mai dire la verità a Susanna. Ogni volta che ho fatto chemio se ne è occupato lui. Spesso mi portava nausee e colate di vomito terrificanti, e lui riusciva a starmi vicino e a crescere, allo stesso tempo, Susanna.

Adesso però non posso più tenermi tutto dentro. Mia madre è anziana, e Arturo non vuole occuparsene, non posso lasciare questo mondo senza aver risolto alcune questioni. Leo crede che io non l'abbia più amato, deve sapere che non ho mai smesso di pensarlo, mai, in tutti questi lunghi anni...

Stamattina ho chiamato un taxi e sono riuscita ad andare a trovarlo. Sono ancora qui, in verità. Lui in questo momento sta dormendo accanto a me. È emozionante sentirlo respirare vicino. Non credevo sarebbe mai più accaduto.

Gli ho chiesto di badare a mia madre e lui ha accettato senza alcuna riserva. Anche se siamo lontane da anni le ho comunque sempre voluto bene. Lui non sembra portarle rancore. È felice perché in questi ultimi anni è riuscito a stare vicino a Lorena, grazie al marito di lei. Mi ha promesso anche che sarà lui stesso a cercare Susanna e a dirle tutta la verità. Gli ho dato il suo biglietto da visita.

Lascerò questo diario a lui con delle foto dentro. Vorrei tanto che non mi dimenticasse. Vorrei che ogni volta che sentisse il profumo di una dalia, si ricordasse di me e del nostro amore.

Forse un giorno questo rapporto verrà capito e non giudicato. Non so se accadrà mai, ma in questo momento, che sono qui con lui, è il mio più grande desiderio.

Perché l'Amore, quello con la A maiuscola, non ha limiti di tempo.

Liana fotografò quell'ultima parte.
Mandò la foto a Susanna. Si mise sotto il getto della doccia e corse fuori verso la macchina. Quando uscì le sembrò strano non vedere i giornalisti.

«Sta succedendo qualcosa, dove sono tutti?» si chiese.

Ragionò un attimo e l'unica cosa da fare era rientrare e accendere la TV. Era sicura che se ci fosse stata qualche novità bastava accendere quell'apparecchio per saperla. E così fece.

«È stata ritrovata l'auto del dottor Arena, ribaltata su una stradella che porta a Castelvetrano. La strada, sdrucciolevole, ha sicuramente fatto sbandare l'auto. L'Arena stava scappando. Fonti sicure affermano che è stato lui, con la complice Rossella Gaspare, a uccidere il marito di questa. È stato trovato il corpo del medico legale a tre metri dall'auto, sbalzato dopo l'impatto. Non portava la cintura» spiegò la giornalista durante il TG.

Le immagini della macchina cappottata erano terrificanti. Usciva ancora del fumo.

«L'incidente sembra essere avvenuto circa mezz'ora fa, ha trovato l'auto e il corpo un uomo che vive a tre chilometri dal posto. Il video che vediamo è stato girato proprio da lui, con l'ausilio del suo telefono. I nostri inviati si stanno dirigendo nel luogo.»

«E certo! Vedi se si facevano scappare una tale notizia!» disse ad alta voce, mentre digitava il numero dell'amica.

«Liana, hai saputo?» rispose l'ispettore rapidamente al telefono, ponendo subito quella domanda.

«Sì, ovviamente l'ho saputo dalla TV»

«Scusa se non ti ho avvisata, ma è successo di tutto. Ti racconto tutto dopo; ascoltami bene, devi farmi un favore! Devi telefonare alle redazioni dei programmi televisivi che si sono occupati del caso.»

Liana rimase scioccata. «Cosa? Perché proprio a loro?»

«Perché una fuga di notizia è sicuramente una piaga, ma a volte può salvare una vita! Liana... dentro quell'auto c'era la piccola Susanna! I primi soccorritori ci hanno detto che non c'è. Bisogna trovarla, quella è tutta zona boschiva. Arriveranno forze dell'ordine, vigili del fuoco, quelli della protezione civile, ma se ci sono volontari che possono aiutarci accettiamo l'aiuto.»

«Oh mio Dio! Certo, li chiamo subito, dove sei?»

L'ispettore rispose che era ancora in caserma, stava aspettando il maresciallo per poter andare sul posto.

«Vengo immediatamente, aspettatemi!»

Bastarono dieci minuti per riunirsi tutti fuori. Anche Alessandro e Lorena salirono in una delle volanti. La donna prima di accasciarsi sul sedile si voltò verso Susanna, ma sì rigirò in meno di un secondo.

Più di venti pattuglie partirono per dirigersi a Castelvetrano.

Susanna arrivò a destinazione quando già avevano portato via Arturo. La sua angoscia era dovuta sì alla bambina, ma anche all'idea che la persona che l'aveva cresciuta come "padre" non c'era più. Non riusciva a odiarlo per la figura paterna che lui aveva rappresentato e la rabbia, il rancore che aveva provato dal momento in cui la verità era uscita fuori, si tramutarono in pena e delusione.

La telefonata di Liana alle TV locali bastò per far spargere la voce.
Moltissimi abitanti del paese, e di quelli limitrofi, raggiunsero il posto per iniziare le ricerche. Il maresciallo dirigeva già dalla macchina, al telefono, tutte le operazioni. In mezz'ora erano già tutti lì, ma il buio della sera era giunto e questo limitava molto la visuale.

Si divisero in gruppi, ognuno dei quali si doveva addentrava in parti diversi del bosco. Ma a volte accade l'impensabile, succede quando il male non arriva mai da solo: iniziò a piovere nonostante fosse giugno. Una burrasca procurò non pochi problemi.

I giornalisti erano tutti lì a riprendere ogni movimento delle forze dell'Arma.

Le televisioni mandavano in diretta le ricerche, che cominciarono a essere estremamente complicate. Non riuscivano a partire, l'acqua, che il cielo stava continuando a gettare ininterrottamente, aveva creato del fango scivoloso.

Molti dei volontari che avevano fatto i primi metri cominciarono a tornare indietro, lamentandosi delle difficoltà. Quando il maresciallo cominciò a dire che forse era il caso di aspettare finché non smettesse di piovere, Lorena iniziò a urlare e a dimenarsi. «Vi prego, no!».

Susanna cominciò a guardarsi attorno e a notare che erano rimasti veramente in pochi a essere pronti ad addentrarsi nei boschi per cercare la bambina.
Accanto a lei, Giorgio teneva un ombrello per ripararla, mentre lei, con la mappa del luogo in mano, stava cercando di capire come si diramasse il bosco.
Diede la cartina al poliziotto. Giorgio rimase a bocca aperta con l'ombrello ancora reso, che a quel punto copriva solo lui. La donna urlò l, con tutte le forze che aveva, il nome della bambina e cominciò ad addentrarsi tra i fitti alberi. Le gocce dell'acqua cadevano sul suo viso con una potenza tale da procurarle quasi dolore, ma imperterrita continuò a camminare. Lentamente, la seguì prima Liana, poi i poliziotti, anche Alessandro. I gruppi organizzati prima cominciarono a prendere parte alle ricerche. Gli stessi giornalisti che stavano raccontando tutti i dettagli in diretta TV, rimasero in silenzio, poi passarono il microfono al tecnico della telecamera e cominciarono a seguire l'esempio dell'ispettore. Non c'era neanche un giornalista che narrasse quel momento ciò che stava avvenendo: il miracolo dell'amore, in tutte le sue forme. In TV venivano mandate in onda solo le immagini. Gli italiani rimasero in assoluto silenzio a seguire quelle dirette, pregando per la bambina.

Susanna continuava a urlare il nome. Così iniziarono a fare tutti. A intermittenza facevano silenzio per sentire se la piccola rispondesse.  
I raggi delle torce si scontravano tra di loro, creando un gioco di luci quasi mistico. La pioggia dirompente non cessava, quel rumore quasi copriva le voci delle persone che tra i boschi cercavano Susanna.

Nessun italiano riusciva a chiudere occhio e andare a dormire. Erano tutti lì, di fronte alla TV.

L'urlo dell'ispettore venne, infatti, sentito in tutte le case d'Italia. Un pianto disperato coprì ogni altra voce. «Aiutatemi!»

Infangata fino alle ginocchia, la figura di Susanna con la bambina tra le braccia si intravide in lontananza. «Aiuto» urlava disperata. «L'ho trovata!» continuò piangendo. Un braccio sosteneva le piccole gambe. È sull'altro si riversavano i piccoli arti superiori della bambina. La testa le pendeva da un lato.

Gli ausiliari del 118 accorsero in suo aiuto con una barella. La pioggia non dava ancora tregua. Lorena iniziò a urlare di nuovo.  «Vi prego, ditemi come sta!»
I carabinieri la fermarono mentre correva verso la piccola.

Quando finalmente riuscirono a portarla sull'ambulanza, uno degli uomini in divisa urlò dall'interno, prima di chiudere il portellone: «C'è polso!»

Un urlo di eccitazione e felicità echeggiò per tutto il bosco. Persino i giornalisti stessi esultarono.

Partirono a sirene spiegate.
Lorena e Alessandro salirono sulla volante per seguire l'ambulanza.

Il maresciallo si voltò verso Susanna, congratulandosi con lei. La donna annuì con fare confuso e cadde a terra, svenuta.














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