Il regalo

Si sentiva in colpa Susanna, ma non più per Denim o per Liana o per se stessa. Per la prima volta si sentiva in colpa perché aveva scoperto che era stata lei a raccontare al padre della relazione promiscua tra Leo e la madre. E più passava il tempo... più voleva capire il perché l'avesse fatto.

Perché ho detto a mio padre la verità? Cosa mi ha spinto a farlo? Chi c'era dietro quei cespugli del giardino?

Quelle domande deturpavano la serenità nella mente di Susanna. Voleva sapere. A quel punto doveva scoprire tutto, capì che ne valeva la sua pace interiore.

Prese il diario e lo aprì fin dove aveva letto.

Siamo tornati da qualche giorno da Mazara. Catania è tutta un'altra storia. Lì c'era pace, poco smog, poca la confusione, ma soprattutto c'eravamo noi: io e Leo. Qui siamo tornati alla vita normale, dove io vivo in casa con Arturo, sempre assente e impegnato, e lui sta con la moglie e quell'angelo di figlia.
Ogni tanto mi affaccio dal balcone cercando in strada o nel suo terrazzino. Mi basta osservarlo per qualche istante negli occhi per sentirmi viva e felice.

Oggi non l'ho proprio visto. Mi sono fatta mille domande. Chissà dov'è! Chissà cosa sta facendo, chissà con chi è!

Susanna cominciò a voltare le pagine come ossessionata e a leggere tutto ciò che vi era riportato. Viveva le emozioni, i timori e le paure della madre in prima persona, come se quelle righe si stessero nutrendo del suo corpo e della sua anima. Ma ormai ne era succube. Non ne poteva fare a meno.

Rossella oggi mi ha chiamata dal terrazzo. Mi ha detto che Leo ha piacere di invitarci per una cena. È il suo compleanno.
In Sicilia si è molto superstiziosi e si dice che i coltelli non vanno mai regalati, ma in un negozietto qui a Catania ho trovato un multiuso pieno zeppo di utensili: un coltellino che fa da apribottiglie, cavatappi, una piccolissima falce, un giravite e una pinza. So quanto a lui piaccia sistemare le cose in autonomia. Su questo è estremamente diverso da Arturo: classico uomo che, invece, oltre al suo lavoro non fa.
Beh, gli ho comprato questo multiuso nella speranza che gli piacesse e credo di aver centrato l'obiettivo. Ci siamo incontrati qui in strada, giusto il tempo che Arturo tornasse dal lavoro e si facesse una doccia. Appena ho visto il viso di Leo e l'ho baciato sulle guance il mio cuore è impazzito. È stata la prima volta che ci siamo sfiorati dopo Mazara e le mie gambe hanno tremato per tutto il tempo. Quando siamo andati al ristorante lui si è seduto di fronte a me. Spesso ho sentito il suo piede sfiorare il mio da sotto il tavolo e la sensazione è stata bellissima. Bastava quel poco per farmi sentire sua... soltanto sua! Era un semplice modo per dirmi: "Ci sono, sono tuo, sei mia, siamo noi".
Ogni tanto i nostri sguardi si sono scontrati. Dio! Ora so cosa significa avere le farfalle nello stomaco!
Sono andata alla toilette, appena sono uscita nell'antibagno ho trovato lui. Si è precipitato ad abbracciarmi. Mi ha baciato rapidamente per paura che sbucasse qualcuno. Mi ha sfiorato tutto il viso con le labbra ed è tornato al tavolo. Appena sono rimasta sola, accanto ai lavandini, mi sono sostenuta su uno di essi. Mi è sembrato che potessi svenire da un momento all'altro per la forte emozione. Ci è voluto un po' prima di riuscire a regolarizzare il respiro e sentirmi pronta per tornare da loro.
Mi sento come una quindicenne alle prese col suo primo amore. Come vorrei poterlo accarezzare senza vergognarmene... Come vorrei poterlo tenere per mano e baciarlo come a Mazara. Vorrei tante cose, vorrei forse troppo, ma so che in questo momento desidero solo ed esclusivamente lui!
Sono tornata al tavolo e mi sono seduta al mio posto. Lui era lì, maledettamente bello e affascinante con la sua camicia nera appena sbottonata.
Presi il regalo e glielo porsi, dicendogli che era da parte mia e di Arturo. Quando lui, entusiasta, mi ha detto che era il regalo ideale, Arturo ha interrotto quel momento idilliaco, esclamò: "No sai Ca i cuteddi non s'arrialunu?" (*)

Mi sono sentita una stupida. Rossella ha iniziato a ridere insieme ad Arturo. La piccola Lorena ci osservava senza capire cosa stesse succedendo, per poi riprendere a giocare, sul seggiolone che lo stesso ristorante ci ha dato, con la sua bambola.
Leo però ha fatto qualcosa che non mi aspettavo. Sono rimasta tanto scioccata quanto meravigliata. Da lì ho capito di amarlo già più di me stessa. Ha chiesto ad Arturo di dargli il telecomando del cancello automatico. Da un po' non funzionava e lui non faceva altro che lamentarsene. Lo ha preso e grazie al mio regalo è riuscito a sistemarlo. Quando glielo ha ridato, finalmente funzionante, ha detto: "Ringrazia tua moglie".
Mio marito ha fatto una risata forzata e ha chinato il viso, come segno di riconoscimento. Mi ha guardato un attimo, prima di tornare a chiacchierare con Rossella di cadaveri e autopsie.
Lui mi ha sorriso dolcemente e io ho ricambiato, mentre col piede ho cercato il suo per sentire il suo calore addosso.
Per tutta la serata non abbiamo fatto altro che guardarci e accarezzarci nascosti dal tavolo e dalla tovaglia che lo copriva.


* No sai che i cuteddi non s'arrialunu? --> Non lo sai che i coltelli non si regalano?




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