Dietro la siepe
«Alla ricerca della piccola Susanna, pare che la polizia brancoli nel buio...»
Susanna staccò la radio immediatamente. «Non avrei dovuto, scusami... mi scusi!» si corresse mentre pigiava il pulsante off dell'autoradio.
«Dopo quasi tre ore di viaggio in autostrada credo sia il minimo. Accendila pure, se vuoi... Susanna» affermò l'uomo tentando di accennare a un sorriso, seppur forzato per via dell'assenza della figlia e del conseguente dolore.
«No, va bene così» biascicò. «Grazie per l'aiuto e per avermi dato del tu...»
«Comincio a pensare che tu sia l'unica a voler trovare mia figlia, non devi ringraziarmi. Non so se lo fai perché è il tuo lavoro o perché...»
«Per entrambe le cose, Alessandro.» Sospirò più volte. «Tua figlia ha il mio sangue, è una bimba anche molto intelligente. Vedrai che la ritroveremo...» disse di getto, mentre spostava il suo sguardo sul coniglietto, ben sigillato in una busta per le prove e adagiato sul sedile posteriore.
«Cosa succederà adesso a mia suocera?» chiese l'uomo.
«Beh, dovrà spiegare molte singolari "coincidenze", come la presenza in casa dello stesso veleno che ha ucciso il marito. Verrà di certo messa sotto torchio dal maresciallo nel tentativo di capire anche come mai hanno lasciato il peluche proprio davanti casa sua. Ho telefonato al Berretta subito dopo la nostra scoperta, sicuramente la starà già interrogando.»
«Pensi che riuscirà a farla parlare?» domandò speranzoso.
«Non lo so, è una donna talmente astuta e fredda che ho i miei dubbi.» Rifletté per qualche secondo. «Poi... perché ucciderlo adesso?»
«Perché ha scoperto da poco che Lorena e Leo avevano ripreso a parlarsi.»
«Ma tua moglie ci ha detto che non si parlavano da anni...» disse Susanna stupita.
«Questo è ciò che ha sempre detto a tutti, ed è stata la verità per moltissimi anni.» sospirò più volte. Poi continuò: «Ti prego, non farmi più domande, è giusto che tu parli con Lorena e che ti faccia raccontare...»
La donna lo fermò. «Lorena non si fida di me! Non mi dirà nulla, come ha fatto fino a ora. In tutto questo potrebbe esserci la chiave per trovare tua figlia, lo capisci?» insistette.
L'uomo rimase in silenzio. Riflettendo pochi secondi, pensò poi che Susanna potesse avere ragione. Il tempo era essenziale, non poteva più aspettare.
«Hanno smesso di parlarsi nel giugno del 1996, quando Rossella portò Lorena all'Hotel Ester per dimostrarle che ciò che le stava raccontando era vero.»
Susanna ci pensò un attimo e bisbigliò: giugno del '96... la persona dietro la siepe!
L'uomo annuì. «Rossella mi ha raccontato tutto quando ci siamo conosciuti. Non parlava più col padre e quelle poche volte che lui rientrava a Catania, da lontano la osservava qualche minuto, poi ritornava in hotel a Mazara, quello che era diventata la sua casa.»
«Mi son persa, Alessandro. Casa? L'hotel? Credevo l'avesse affittata solo per vedersi con... Non viveva con Rossella a Catania?»
«Susanna, i miei suoceri si sono lasciati sempre nel '96, subito dopo la visita di Rossella e Susanna in hotel!»
«Quante bugie ci ha detto questa donna durante il primo interrogatorio! E, se devo essere onesta, anche Lorena non ha parlato con la verità, o perlomeno ci ha proprio omesso volutamente la verità sulla fine della relazione tra i suoi.»
«Mettiti nei suoi panni, crede ciecamente nella madre, non penserebbe mai che fosse invischiata un questa faccenda. Era persino convinta che chi avesse preso Susanna avrebbe fatto del male a mia suocera, ecco perché mi ha chiesto di venire personalmente a Catania! Come hai ben detto non si fida, ma non solo di te, ma della polizia.»
«Va bene, ma è essenziale che adesso mi racconti tutto... dal principio! Manca almeno un'altra mezz'ora prima dell'uscita per Mazara del Vallo, abbiamo il tempo e, ti prego, non tralasciare nulla... ogni dettaglio potrebbe essere importante.»
L'uomo annuì e cominciò a raccontare ogni cosa. Che riguardasse quel maledetto giugno del 1996, quando la fine di alcuni rapporti segnarono la vita degli Amanti di Mazara per sempre!
***
Nello stesso istante Liana sbuffò e gettò in aria tutti i fogli rimasti. Lei e Denim erano stravolti, affamati e stanchi.
«Forse è il caso che facciamo pausa...» disse Liana, stirando la schiena e le braccia, dopo uno sbadiglio. Le iridi però si fermarono sull'ultimo foglio che in volo si posizionò davanti a lei, cadendo sul tavolino. Lo prese e cominciò a leggere.
È finita per sempre. Non posso più stare con il mio Leo. Sono successe troppe cose, ormai tutti sanno e il mio mondo è appena crollato.
Ho tenuto segreto per tre anni quel maledetto giorno in cui Arturo ha abusato di me. Non volevo che Leo lo scoprisse, non avrebbe retto, lo sapevo allora e lo so ancora di più oggi. Quando mi sono trasferita a Mazara, Leo ha affittato la camera dell'hotel non più a giorni, ma definitivamente, come fosse un'abitazione. Le cose tra lui e Rossella andavano già male, parlavano spesso di divorzio, Leo non ne poteva più. Aveva deciso di stare con me, la figlia cominciava a essere più grande e avrebbe potuto capire. Ormai era tutto deciso: lui si era trasferito in hotel, nell'attesa che anche io lasciassi Arturo e lo raggiungessi con Susanna. Ci vedevamo meno. Eravamo ormai tutti a Mazara e tra mia madre che faceva domande per carpire dove andassi e Arturo che non mi rivolgeva più la parola, ma mi seguiva spesso, avevamo difficoltà.
Speravo di riuscire a vivere presto con lui e alla luce del sole finalmente, ma è andato tutto a rotoli due giorni fa, questo diciannove giugno del 1996 resterà per sempre segnato, perché è il giorno in cui il cuore si è spezzato! Stavo uscendo di casa con Susanna e Arturo ci ha fermate. Mi ha chiesto dove stessi andando con la bambina. "Adesso mi rivolgi la parola? Se sai parlare, allora saprai firmare anche un maledetto divorzio!" gli ho risposto.
Non so cosa mi sia preso! Dall'ultima volta che mi ha posseduta con violenza non ho avuto nemmeno il coraggio di parlargli. Ma due giorni fa sono scoppiata. Credevo mi alzasse le mani e infatti ha fatto il gesto, ma c'era Susanna e si è fermato. "Stai andando da lui, troia?" mi ha sussurrato all'orecchio.
È stato in quel momento che avrei dovuto varcare quella porta in silenzio e non rispondere. Ma ho fatto l'errore più grande della mia vita... l'ho sfidato. "Certo che vado da lui e continuerò a vita. Lui non ha bisogno di usare violenza su di me per avermi!" ho bisbigliato avvicinandomi al suo collo. E poi ho concluso "Firma quel cazzo di divorzio!"
Me ne sono andata, lasciandolo senza parole dietro la porta. Era sconvolto, gli si leggeva in faccia, e lo ero anche io. Non mi sono mai ribellata a lui, mai! Non credevo di riuscirci, ma ciò che mi lega a Leo è qualcosa che supera tutto, ogni cosa, compresa la paura!
Quando sono arrivata in hotel ero felice, mi sentivo come libera, senza quel peso enorme sullo stomaco. Ho lasciato Susanna a Pina e mi sono diretta di corsa in stanza. Mi sono buttata su Leo in un grande abbraccio. Ridevo e versavo lacrime di gioia allo stesso tempo. Gli ho raccontato del divorzio: "Ho avuto il coraggio di farlo! Gli ho chiesto di firmarlo! L'ho lasciato! Non potrà più farmi del male" mi è sfuggito. Leo stava ridendo felice, finché non ho detto l'ultima frase.
"Che significa che non può più farti del male? Perché? È successo ancora?" mi ha chiesto infuriato. Ho balbettato, non riuscivo quasi a parlare. "Sono passati tre anni, stai tranquillo, è tutto finito" sono riuscita a dire.
Ha sospirato così tante volte che quasi ho temuto stesse male. Ho iniziato a sfiorare ogni parte del suo viso, baciandolo delicatamente. Ho cercato di calmarlo e di frenare quella rabbia che gli cresceva in corpo. "È tutto finito" gli ho ripetuto decine di volte.
Lentamente si è calmato, mi ha accarezzato il viso e mi ha sussurrato: "Sei mia, ti amo!"
Il mio cuore è esploso. L'ho baciato dolcemente. Leo mi ha spogliata con delicatezza e mi ha fatta sdraiare accanto a lui. Mi ha osservata, passando il dito su ogni mia curva, come gli piaceva sempre fare. Con tenerezza ha iniziato ad accarezzarmi e a baciarmi.
Il mio basso ventre era un fuoco. Ho passato il palmo su tutto il suo addome, portando poi le mie narici vicino al collo, dalla pelle profumata e morbida. Si è rotolato fino a sdraiarsi su di me, ha intrecciato le sue dita alle mie, mentre entrava nel mio animo a ritmi lenti e dolci.
Con lui non c'è solo sesso, c'è amore, felicità, intesa, empatia. C'è il tutto! Amo quell'uomo più della mia stessa vita e non so come farò a stare senza di lui.
Siamo scesi in giardino a giocare con Susanna e Pina.
I raggi del sole penetravano dalle foglie degli alberi, creando un gioco di luci sulla bambina.
"Non far stancare la zia, che già è vecchia!" ho raccomandato a Susanna, mentre ridevo. Pina è scoppiata in una fragorosa risata e ci siamo buttate tutte e tre sull'erba a giocare. Leo stava seduto, sotto un albero a osservarci felice.
Un rumore provenire da dietro lunghi e fitti cespugli ha attirato l'attenzione della piccola che, da sola, ha oltrepassato quella verde barriera e raggiunse qualcuno.
Leo se ne è accorto e l'ha seguita. Mi sono voltata, mentre ancora mi stavo divertendo con Pina, ho notato quel movimento di Leo e gli sono andata dietro.
Tutto potevo aspettarmi, tranne di trovare loro lì. Mia madre, Rossella, Lorena e Arturo.
Appena Leo ha visto mio marito gli si è gettato addosso picchiandolo. Ha iniziato a urlare che non avrebbe dovuto toccarmi, che non avrebbe dovuto farmi del male, sotto gli occhi scioccati di tutti gli altri. Non gli importò di Rossella o della presenza di Lorena, non più in quel momento, voleva solo fargli tutto il male che aveva fatto a me. Il marito di Pina e il tuttofare ci hanno raggiunto, attirati dal trambusto, e hanno fermato Leo.
Arturo, sanguinante dalla bocca e dal naso, ha gridato: "Avete visto che non vi dico bugie? Stanno ancora insieme!"
"Vedi, Lorena? Ecco chi è tuo padre! Ecco cosa fa quando manca da casa! Vedi quanto male mi ha fatto?" ha urlato Rossella rivolgendosi a Lorena, ormai tredicenne. "Papà ci ha sempre mentito. Non ha tradito solo me, ma anche te!"
La scena è stata straziante. Leo ha iniziato a lacrimare e a chiedere perdono a Lorena. Susanna era confusa, ha capito qualcosa, non tutto. Ma vedere quello che lei pensava fosse il padre a terra, sanguinante, è stato un trauma. Spero di cuore che dimenticherà tutto. Mia madre è salita nella sua macchina e se ne è andata piangendo, vergognata di avere una figlia come me. Rossella mi guardava con quel suo sguardo freddo e uno strano sorrisetto beffardo.
Sono riuscita solo a biascicare: "Da quanto tempo lo sai?"
Rossella, nonostante la confusione del momento, ha capito la mia domanda, come se avesse letto il labiale, e si è avvicinata a un palmo da me: "Tua madre ha preferito parlare con me quando lo ha scoperto, e non con te! Persino lei ti odia! So tutto da sempre, puttana".
La dalia durante questo giugno è appassita nel mio cuore, così la mia vita e anche il mio cuore. Non so come vivrò da questo momento in poi.
Liana pianse. Per la prima volta da quando aveva iniziato a leggere le pagine di quel doloroso diario.
Il telefono di Denim squillò. L'uomo rispose con fare veloce, notando che era la suocera a chiamare. «Liana, devo andare, mia moglie... si è aggravata. L'hanno portata in ospedale.»
La donna tentò di asciugarsi le lacrime, ma cadevano come pioggia. Annuì «Va' da lei, grazie di tutto...» biascicò.
L'uomo le passò accanto, accarezzò i suoi capelli, come segno di rispetto, e si diresse correndo verso la porta, per raggiungere la moglie.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top