Capitolo 6: Orizzonte
Astrid POV
La mia giornata è stata già stravolta da mio fratello. Nell'esatto momento in cui ho varcato la soglia della cucina ancora assonnata, ho sentito Simone comunicarci che aveva intenzione di trasferirsi a Milano per continuare a studiare. Non credo di averla presa bene, perché sono ritornata in camera mia senza dire una parola.
Sono uscita dalla stanza solo per pranzare con un semplice toast, nella speranza di non incontrare nessuno. Al solo pensiero di non vedere più Simone per casa ogni giorno mi si stringe lo stomaco. Il nostro rapporto è da sempre stato simile a quello tra due gemelli, ci capiamo con uno sguardo e sentiamo se uno di noi due sta male. Devo anche ringraziare i nostri genitori che ci hanno insegnato ad amarci e a prenderci cura l'uno dell'altra.
Mi sto annoiando e preferisco uscire fuori a prendere un po' d'aria, se mi fermassi sulla spiaggia fino al tramonto potrei anche rimanere lì a osservarlo. Mi preparo e mi dirigo verso il bar della struttura alberghiera che appartiene alla mia famiglia. Mi siedo su uno dei tavolinetti circolari e, senza prestare molta attenzione a ciò che ho attorno, addento delle patatine da una ciotola che mi sono precedentemente presa da sola. Per fortuna non ho bisogno di presentazioni, tutti i baristi mi conoscono e sanno che posso prendere ciò che voglio.
Riesco a scorgere la figura di Simone che si avvicina e prende posto al mio stesso tavolo senza chiedermi nulla.
«Che ci fai qui?» Alzo lo sguardo verso di lui.
Alza il braccio per attirare l'attenziona del ragazzo che lavora dietro al bancone e ordina due spritz, che ci arrivano subito.
«Passavo da queste parti e ho visto che sei sola, così mi sono seduto a farti compagnia.» Tira fuori il pacchetto di sigarette dalla sua tasca e ne porta una tra le labbra per accenderla.
«Vuoi una?» Si rivolge a me offrendomene una e non esito ad accettare.
«Tra te e Andrea va tutto bene? Non voglio che lui ti faccia del male» chiede all'improvviso.
«Simo, lui è speciale, è premuroso... insomma lo conosci. Mi dà tante attenzioni e io credo di essere innamorata.»
«Non esagerare! Addirittura innamorata.» Mi prende in giro e faccio un respiro profondo per non attaccarlo e scatenare una piccola lite.
«Di sicuro non lo sa Serena cosa vuol dire essere innamorati.»
Simone alza gli occhi al cielo e non risponde, ma mi rendo conto di non esserci andata leggera. Ho capito di aver usato un termine forte per descrivere ciò che c'è tra me e il mio ragazzo e non penso di aver esagerato. Non ho bisogno altro tempo per conoscerlo meglio, so già che è quello giusto. Non devo neanche più preoccuparmi di altro, dobbiamo solo continuare a viverci e costruire questo nuovo rapporto.
«Per fortuna so che qualcuno ti starà vicino e ti proteggerà mentre io non ci sarò.» Mi sorride con dolcezza, sa di aver toccato un argomento delicato che io volevo evitare.
«Allora non hai cambiato idea sul fatto di proseguire gli studi lontano.» So che questa frase è superflua, anche perché dalla mia camera, stamattina, non li ho sentiti parlare d'altro. Sono un po' rassegnata e non gli impedirei mai di inseguire i suoi sogni, anche se avrei preferito che rimanesse qui con me.
«Sì, penso sia la mia vera strada. A Milano, al politecnico, hanno un corso di studi che è fantastico.»
Nonostante abbia capito che questa faccenda mi rende un po' triste, sul suo viso non smette di esserci il sorriso. Una volta abbiamo parlato di quanto si sentisse in gabbia per non avere ancora capito cosa fare nella sua vita.
«Non nascondo che mi mancherai, e pure tanto.»
«Lo so, Astrid. Anche per me sarà difficile. Andare lontano, lasciare qui voi e Serena, sarà sicuramente una dura prova tra me e lei.» È come se avesse tagliato la frase a metà, c'è qualcosa che non vuole dire ad alta voce.
Vorrei che non fosse una presenza nella sua vita. Quella ragazza non mi è mai stata simpatica e non penso la accetterò mai. Forse il mio giudizio è sbagliato, dettato solo da una sensazione, ma ha proprio l'aria di una persona che si vuole solo approfittare di Simone e dei suoi soldi. Per un attimo metto da parte questi pensieri e cerco di stare il più vicino possibile a mio fratello.
«Qualcosa non va con lei?»
«No, è tutto ok, almeno credo. Ancora a lei non l'ho detto e non so come farlo. La conosco e farà una delle sue solite scenate.» Sospira e si lascia andare sulla sedia per rilassare i muscoli.
«Però dovrai affrontarla e pensare prima di tutto al tuo futuro o magari le proponi di seguirti.» Mi mordo il labbro, sapendo di aver detto una cosa che va contro il mio volere.
«Non verrà mai così lontano da casa, magari è anche ragionevole e riesco a dirle tutto senza alcun problema.»
Sposto la sedia per alzarmi e andare ad abbracciarlo, ma perdo l'equilibrio e per non cadere mi metto di nuovo a sedere. Non appena mi giro mi accorgo che stavo per finire a terra a causa di un bambino che scorrazza liberamente per il bar. Incrocio le braccia e sbuffo sonoramente.
Simone si mette a ridere per le mie espressioni.
«Anche tu sei stata così piccola, ed eri una peste.»
«Dai, non è vero! Io ero un piccolo angioletto, per questo mi amate tutti in casa»
Ci alziamo davvero stavolta e ci dirigiamo verso la spiaggia, Simone mi mette un braccio attorno le spalle e mi dà un bacio tra i capelli. Io mi stringo di più a lui e mi godo questo bel momento tra fratelli. Ci fermiamo in riva al mare e guardiamo l'orizzonte, dove il mare incontra il cielo. Mi è sempre piaciuto osservare il tramonto e vedere come i colori cangianti dipingono la volta celeste. Sono convinta che andrà tutto bene.
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