Capitolo 1: Il primo bacio

Astrid POV

Apro la finestra e l'aria calda dei primi giorni di giugno inonda la mia camera. Il leggero venticello di scirocco che entra mi sposta i capelli dal viso. Sono così impaziente di andare alla festa di stasera che sono quasi pronta. Sono riuscita a convincere Simone, mio fratello, a portarmi con sé, a patto che non gli dia alcun tipo di problema.

Allaccio il vestito dietro al collo e mi guardo allo specchio. Questo vestito nero spero che attiri l'attenzione di Andrea, il migliore amico di mio fratello, e anche un po' mio. Ruoto la testa all'indietro e riesco a vedere la schiena che rimane scoperta, nel frattempo cerco di immaginare il momento in cui lui si accorgerà della mia presenza. In realtà sono già abbastanza visibile per lui, ma non come una normale ragazza: è quasi come essere sua sorella minore.

È difficile nascondere questo interesse nei suoi confronti, lo vedo quasi ogni giorno a casa mia e a volte capita pure di uscire insieme. Io, lui e Simone siamo ormai un trio, e la cosa divertente è che facciamo un sacco di cazzate, ma io vengo sempre coperta da loro, essendo la più piccola.

Mentre sono ancora davanti lo specchio, mi aggiusto i capelli con le mani per cercare di dare loro più volume, ma sono così lisci che rischierei di sporcarli ancora di più. Completo il mio look con un velo di trucco e sono pronta per andare. È una di quelle rare volte in cui mi sento davvero bella.

Scendo le scale con in mano un paio di sandali argento con il tacco, non li sopporto proprio, anzi li detesto, ma fanno parte dell'outfit e del piano per risultare ancora più visibile ad Andrea. Ho pensato tutto nei minimi dettagli e sembra che possa funzionare. Arriverò al locale con Simone, ma lui andrà subito dalla sua fidanzata, io rimarrò sola e potrò parlare con Andrea.

Mi ritrovo in soggiorno a dover aspettare mio fratello. Non è in ritardo, ma io vorrei essere la prima ad arrivare e potermi mettere in mostra. Non sono mai stata così egocentrica, ma ho capito di non dovermi tenere questo dubbio a vita. Se Andrea mi respingerà, magari resteremo amici e tutto tornerà come prima.

«Simo, ancora non sei pronto?» gli urlo dal piano di sotto, lo sto aspettando già da cinque minuti.

«Perché devi sempre gridare? Non so ancora perché ti sto portando con me», mi dice quasi infastidito, mentre lo vedo arrivare.

«Perché altrimenti io dico a mamma cosa ho trovato in camera tua, e sai bene quanto sa essere fastidiosa». Mi avvicino al suo orecchio per fare in modo che non ci senta nessun altro, sa che alludo a un pacco di preservativi visti per caso mentre giocavamo alla Playstation.

Con la mano sistemo i capelli di mio fratello, mi piace prendermi cura di alcuni piccoli dettagli, perché a volte è come guardarsi allo specchio. Siamo uguali nonostante i tre anni di differenza, ma che ormai si notano poco. I nostri capelli risplendono della stessa tonalità di biondo e gli occhi non sono molto chiari, oserei dire color nocciola.

Arriviamo al luogo della festa con l'auto di Simone, sono eccitata al solo pensiero di prendere parte a una serata del genere, in mezzo anche a ragazzi più grandi di me. Il locale è sul lungomare di Siracusa, città in cui vivo con la mia famiglia. Appena varco la soglia mi accorgo della particolarità di quel pub; a eccezione della sala in cui c'è il bancone, tutto il resto è all'aperto e si affaccia direttamente sul mare, poggiato su una piattaforma in legno.

Simone si è allontanato da me per raggiungere Serena, la sua ragazza, non ho il tempo di vedere che direzione prende che sparisce in mezzo alla folla. Mi siedo un po' in disparte, cercando Andrea con lo sguardo, ma non lo trovo, spero che non sia rimasto a casa. Dopo essermi guardata intorno per circa dieci minuti decido di ritornare all'esterno della struttura per controllare meglio. Non c'è traccia di Andrea, sospiro e mi accendo una sigaretta per smorzare la tensione che sento addosso. Per fortuna anche il profumo della salsedine dà il suo contributo, riuscendomi a infondere un po' di calma.

Sento una voce familiare provenire dalle mie spalle.

«Ah, Astrid, eccoti!»

Mi giro di scatto e il cuore inizia a battere più velocemente.

«Andrea, ciao! Non ti avevo visto.»

Ed è un peccato non averlo visto prima o mi sarei preparata per bene alla visione celestiale che mi si è appena presentata davanti. Per l'occasione si è sistemato la barba accorciandola un po' e ogni ciuffo di quei capelli color miele forma un ricciolo perfetto.

«Io ti avevo vista arrivare assieme a Simo, ma immagino che ti abbia lasciata sola per andare da Serena.»

Faccio una smorfia di disapprovazione; quella ragazza non mi piace nemmeno un po'.

Andrea si sistema le maniche della camicia bianca, arrotolandole fin sopra il gomito. Ho gli occhi puntati su di lui e sulle sue braccia in questo momento. Ogni volta che scopre i suoi tatuaggi perdo qualcuna delle mie facoltà mentali e ho solo voglia di stare appiccicata a lui.

Mi sfila la sigaretta dalle mani e aspira due tiri, ora non riesco più a dire niente altro, è come se mi avesse stregato. Si crea qualche secondo di silenzio tra noi due, finché non è di nuovo Andrea a dire qualcosa.

«Sono venuto a cercarti per evitare che rimanessi sola e ti potesse succedere qualcosa.» Mi sorride e non capisco come anche in questo caso sia così dannatamente bello. Potrebbe elencarmi pure una lista della spesa e io penderei dalle sue labbra.

La voce mi trema un po', ma la schiarisco e cerco di rispondere in modo logico e sensato.

«Era il nostro compromesso per portarmi con lui.» Sorrido e mi rendo conto di non sapere neanche io quello che dico.

«Avresti potuto chiedere a me, non avevo altre compagnie da portare.»

Non ha torto, ma avrei dovuto cambiare tutti i miei piani in poche ore. È arrivato il momento di agire o andrà tutto in fumo. Non so cosa fare, forse ho pensato troppo a come farmi notare e non a come potergli fare capire tutto. Per fortuna siamo un po' distanti da tutti gli altri e posso evitare brutte figure.

Mi guardo di nuovo attorno per passare all'azione, non posso farmelo sfuggire. Mi avvicino a lui così tanto da sentire il suo respiro, alzo la testa per guardarlo negli occhi, ma mi soffermo sulle sue labbra così rosa e carnose da farmi impazzire. Mi spingo ancora più avanti e gli stampo un bacio, appoggiando le mani sulle sue spalle.

Mi stacco subito e ritorno al mio posto fingendomi imbarazzata. Andrea non dice nulla e questo mi preoccupa, forse non è andata come speravo, ma avevo messo in conto anche questa possibilità. Mi giro e cerco di andare via, non riuscirei a reggere il suo sguardo per qualche altro secondo con questo silenzio che ci avvolge. Gli volto le spalle e inizio a camminare, ma lui mi trattiene per il polso preoccupandosi di non farmi male, e mi attira a sé facendomi anche perdere l'equilibrio. Stringo le sue braccia per non cadere e lo guardo negli occhi in attesa che mi parli o almeno mi faccia un cenno.

Non appena mi ricompongo sento le sue mani sul viso, si avvicina e mi bacia di nuovo. Non riesco ancora a crederci che lo stia facendo sul serio. Schiude subito le labbra e lo assecondo, godendo di quel sapore che desideravo da troppo tempo.

Non voglio smettere, anzi sembra che nessuno dei due voglia staccarsi, lo facciamo solo per riprendere fiato. Ho realizzato quello che è appena successo solo in questo momento, sorrido d'istinto, mentre sento tutte le emozioni scorrermi dentro. Vorrei saltare e urlare per esultare, ma è meglio mantenere la calma per schivare ancora le pallottole delle brutte figure.

«Mi dispiace non averlo fatto prima» mi dice, mentre mi sposta una ciocca di capelli dal viso.

Non stacco quel contatto visivo, riesco a perdermi con facilità nei suoi occhi.

«Perché non mi hai mai detto nulla?»

«Perché siamo cresciuti assieme e non pensavo che potessi diventare qualcosa in più per me.»

«Pensavo che per te fossi solo un'amica, o magari una sorella.»

«Forse lo pensavo sul serio fino a poco tempo fa, ma vederti diventare grande non ha semplificato le cose. Che dici se parliamo mentre passeggiamo in spiaggia?» Continua a tenermi stretta e lo lascio fare senza opporre alcuna resistenza.

Annuisco, sono ancora incredula e per provare che è la realtà vorrei baciarlo di nuovo. Smetto di sognare a occhi aperti e mi allontano da lui, permettendogli così di poter camminare. Per i primi secondi rimaniamo in silenzio, non so cosa altro dirgli e la situazione si sta facendo un po' imbarazzante.

É come se la spontaneità che ha sempre distinto il nostro rapporto si sia un po' affievolita, ma so che è solo una questione di abitudine, dobbiamo ridefinire il nostro rapporto: non siamo più semplici amici.

«Senti ma... non stavi frequentando qualcuno? Tipo quel damerino inglese ospite dell'albergo.»

Scatto sull'attenti. Mi ero già dimenticata di lui, perché in effetti non c'è mai stato niente tra noi due, se non qualche incontro casuale. Cercavo un passatempo e anche un modo per fare ingelosire Andrea. Ero certa che se ne sarebbe accorto molto presto, o forse era ciò che ho sempre sperato. Entrambi frequentiamo molto spesso l'albergo che è di proprietà dei miei genitori, ne ha libero accesso anche lui grazie a mio fratello e grazie a suo padre che è lo chef della struttura.

«E se anche fosse così?» Lo guardo mentre alzo un sopracciglio.

«In quel caso dovrà lasciarti perdere.»

Questo botta e risposta tra me e Andrea non l'avrei mai immaginato, nemmeno durante i migliori film da Oscar all'interno della mia testa. Non dico più niente altro, il rumore dei nostri passi si fonde con quello della risacca del mare. Questi pochi secondi di silenzio mi aiutano a riprendere aria e a rendermi conto di cosa sia davvero successo in breve tempo.

«Comunque non devi preoccuparti del damerino.» Gli sfioro il braccio per cercare la sua mano e la stringo.

«Che dici se rientriamo a bere qualcosa? Offro io stasera» dice Andrea che sembra voler ignorare quell'argomento.

Ci facciamo largo tra la folla e mi aggrappo a lui per non perderlo di vista in mezzo alla confusione. Mi sento catapultata in un'altra dimensione, riesco a intravedere Simone che è seduto su una di quelle poltroncine e la sua fidanzata è appoggiata sulle sue gambe. Mi rendo conto di aver fatto una smorfia di disapprovazione, spero che prima o poi mi passi l'astio che ho nei confronti di quella che dovrebbe essere mia cognata.

Dopo che Andrea ha preso dei cocktail, ci siamo avvicinati a loro due. Avremmo destato dei sospetti se fossimo spariti per tutta la sera. Per tutto il tempo riusciamo a fingere davanti ai loro occhi che la situazione sia normale, non è per niente semplice. Sarei rimasta tutto il tempo con Andrea per parlare di noi due e per rubargli qualche altro bacio. Mi passo la lingua tra le labbra per inumidirle e riesco ancora a sentire il suo sapore, ci scambiamo uno sguardo e spero mi capisca, non sarebbe la prima volta che comunichiamo in maniera silenziosa. Comprendo che è difficile essere accontentata, aspetterò di trovare qualsiasi altro momento per stare con lui.

Finalmente la serata sembra volgere al termine e i due ragazzi si stanno organizzando per tornare a casa. Simone, da solito maschio che mette solo confusione, non sa come fare per accompagnare prima me e poi Serena, per poi ritornare a casa, iniziando a fare dei programmi che solo lui riesce a capire. Per fortuna c'è Andrea che trova la soluzione che mette d'accordo tutti.

«Allora, io accompagno Astrid a casa e tu stai con Serena. Ti prometto che riporto tua sorella viva a casa.» Sorridono entrambi.

Simone si fida così tanto di Andrea che mi affiderebbe sempre a lui a occhi chiusi, ma come la prenderebbe se le cose dovessero cambiare?

Durante il breve tragitto dal locale a casa mia nessuno dei due dice niente, si è venuta a creare di nuovo una situazione di imbarazzo. Il silenzio si interrompe quando mi ritrovo davanti il cancello della mia abitazione.

«Beh, allora... sì, insomma... sei arrivata.» Andrea sembra un po' confuso e non sa cosa dire.

«Sì, sono arrivata. Non vuoi neanche augurarmi la buonanotte?» Mi avvicino a lui in attesa di una risposta.

Andrea mi accarezza la guancia e mi bacia per qualche secondo. Mi appoggio a lui mettendogli una mano sulla coscia. Ci stacchiamo lentamente e ci guardiamo negli occhi.

«Non possiamo ignorare quello che è successo stasera, ma ho bevuto un po' troppo per poter rispondere delle mie azioni» mi dice, mentre afferra la mia mano e la sposta.

Non capisco bene le parole di Andrea e non so cosa rispondere, così gli auguro semplicemente la buonanotte ed entro in casa. Poso il vestito nell'armadio e mi butto sul letto. Resto lì a pensare e ripensare a tutto ciò che è successo stasera, infatti non riesco neanche a dormire. Continuo a rigirarmi tra il lenzuolo, senza trovare mai una posizione in cui stia comoda per più di cinque minuti. Non so quanto tempo sia passato, forse un'ora o anche di più, la porta di casa mia fa uno scatto ed è sicuramente Simone che è rientrato. Sbuffo e mi giro un'altra volta.

Continuo a tenere gli occhi chiusi ma niente da fare, ne apro uno e vedo che il cielo si sta schiarendo, i muscoli iniziano a cedere e forse finalmente posso godermi un po' di riposo.

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