Capitolo 1 - Paula



Febbraio, 1957



«Dai, salta tu!».

«No, non mi va. Salta prima tu».

In lontananza si sentivano le vocine stridule delle due bambine che facevano a gara per chi delle due dovesse entrare in acqua per prima. In quel periodo dell'anno il fiume che scorreva parallelo alla cittadina di West River aveva una temperatura estremamente bassa, tanto che le acque verdognole del corso sembravano fumare dagli argini.

«Oh, andiamo! Fifona!» la piccola Josie sfotteva la sua amichetta.

«Non sono fifona, smettila!» le urlò Paula.

«E allora perché non entri in acqua?» le chiese Josie con tono di scherno.

«E perché non ci entri tu, invece?» contrattaccò Paula.

Erano solo le 4:30 del pomeriggio ma il sole era già calato, lasciando spazio a quelle sfumature arancioni-bluastre della sera. La temperatura era ancora molto bassa e nel cielo iniziavano ad alzarsi in volo gli uccelli della notte.

Tutt'intorno alle bambine, sul selciato, il vento cominciò a spazzare via la terra polverosa mentre il molo, sul quale bisticciavano le due bambine, aveva preso a scricchiolare in modo macabro, come nei film dell'orrore.

Paula sentì dietro la schiena un brivido di freddo e di istinto si strinse le braccia al corpo cercando di scaldarsi ma non era in grado di riuscirci, magra com'era. Mugolò dal freddo, lamentandosi a occhi stretti e con in faccia un'espressione atterrita. Entrambe le piccole avevano solo 8 anni ed entrambe frequentavano la terza elementare nell'istituto scolastico di West River. Erano migliori amiche fin dall'infanzia dato che le loro abitazioni erano situate l'una di fronte all'altra ed erano sempre state inseparabili.

Josie aveva i capelli neri, corti e con una frangetta che le accarezzava il viso fino alle piccole fessure degli occhi, sua mamma aveva sempre scelto per lei delle pettinature da maschiaccio; aveva poi il naso piccolo e all'insù e gli occhi color cervone, con tonalità verdi e giallognole che si alternavano al castano contorno dell'iride. Paula era invece più chiara di carnagione e più bassa di Josie; aveva i capelli lunghi e lisci, di colore castano chiaro con una riga al centro che le divideva la pettinatura esattamente a metà viso e aveva, infine, due occhi castani e labbra sottili. Fisicamente tanto diverse ma estremamente unite tra loro.

«Allora, ho un'idea» tagliò corto Josie, «giochiamo a "Sasso, forbice e carta", chi perde si fa il bagno! Che ne dici?» chiese la bambina alla sua amichetta con aria di sfida.

«E va bene!» rispose quindi Paula.

«Sasso, forbice, carta...» canticchiarono insieme per tre volte prima che Josie avesse la meglio, come sempre.

«Bene, hai perso! Quindi ora tuffati» incalzò la bambina.

Paula, con estrema riluttanza, iniziò a togliersi il giacchino in piuma d'oca color rosa pastello, quello che le aveva regalato zia Sophia per il suo ottavo compleanno; poi si sfilò gli stivaletti ad anfibio con i coniglietti e i cuoricini da lei stessa disegnati e mostrò i piccoli piedini alla gelida brezza del fiume.

A piccoli passetti, cominciò ad avvicinarsi al bordo del molo scricchiolante e, quando arrivò al limite delle assi in legno arrugginite, sporse la testa per sondare l'oscuro fondale del fiume che la intimava a scendere negli inferi, come una sirena con la sua preda. Josie, poco dietro di Paula, osservava la scena e sghignazzava; la sua amica stava riuscendo a fare un salto nel vuoto, un salto che lei stessa aveva paura di affrontare. Si mise entrambe le mani alla bocca e quasi fu terrorizzata dalle immagini che si stavano rincorrendo nella sua testa. Paula, nel frattempo, chiuse gli occhi, fece un lungo respiro per prendere coraggio e si portò la mano destra al naso per tapparsi le narici prima del tuffo e, in quell'istante, si sentì pronta a gettarsi tra le fauci del fiume congelato.

Ma, non appena iniziò a sbilanciarsi col piede destro in direzione dell'acqua, d'improvviso si sentì tirare per il collo della maglia e cadde rovinosamente col sedere per terra, sulle assi intrise di umidità. Aprì gli occhi e si ritrovò faccia a faccia con Josie, spaventata e con gli occhi sgranati.

«Ma che fai?» le chiese Paula.

«Non credevi davvero che ti avrei fatto tuffare in acqua?!».

«Speravo non dovessi farlo. Ma perché hai aspettato così tanto?» le chiese Paula col respiro spezzato dal fiatone per l'adrenalina ormai sfumata ma con un sorriso enorme stampato in faccia. Si sentì sollevata dal fatto che l'amica fosse riuscita a bloccarla in tempo.

Josie, quindi, la guardò e disse: «Stai tranquilla, io arriverò sempre a salvarti. Tu devi solo restare ferma ad aspettarmi!».

Paula si girò posizionandosi di fronte alla sua amica e, entrambe ancora in ginocchio sulla superficie inumidita, si strinsero in un abbraccio talmente forte da togliersi il fiato a vicenda. Paula, subito dopo, si rivestì; indossò nuovamente la sua giacchetta rosa e i suoi anfibi colorati e insieme si allontanarono da quel molo freddo e spaventoso, mano nella mano.

Le due casette erano poco distanti dal fiume di West River e quindi non ci volle molto affinché le piccole si ritrovassero davanti alle loro abitazioni. Paula e Josie si salutarono, di nuovo. Si strinsero forte. E Josie ripeté a Paula la frase pronunciata poco prima sul molo:

"Stai tranquilla, io arriverò sempre a salvarti.

Tu devi solo restare ferma ad aspettarmi."

Corsero entrambe nelle rispettive case, salirono nelle loro rispettive camerette e si affacciarono tutt'e due dalla finestra dandosi l'ultimo saluto della serata, come accadeva ogni volta, come per tradizione, prima che Josie venisse chiamata a tavola per la cena.

Quello fu l'ultimo istante in cui Paula venne vista. Josie da quella sera non rivide più la sua migliore amica.

Paula si dirà scomparsa esattamente cinque oredopo.

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