5. do you remember?
Inizio a sentire la musica non appena apro le porte di vetro, che permettono l'accesso al corridoio principale della struttura.
La sala dove si trova il dj e la gente è in fondo al corridoio, subito dopo i bagni e la stanza per i cappotti, davanti la quale si trova una donna alta e formosa, con dei capelli biondi raccolti in uno chignon elegante, e un abito formale nero che risalta alla luce soffusa e rossa del corridoio.
Ci avviciniamo lentamente, mentre mi guardo intorno spaesato, notando varie decorazioni fini ed eleganti brillare sulla parete, all'altezza della mia spalla.
"Salve." Si limita a dire la bionda, ferma e immobile come un automa sotto il nostro comando.
Dopo aver fatto un leggero cenno con la testa, Daniel mi trascina oltre le stanze arrivando direttamente di fronte la porta della sala principale, notando con la coda dell'occhio la bionda squadrarmi da capo a piedi.
"Quindi, dentro ci sono Lydia, Marco e Sonya. Abbiamo prenotato un tavolo appartato, proviamo prima a cercarli li."
Annuisco leggermente, per poi prendere un grande respiro, e chiudere gli occhi, mentre Daniel apre le due grandi porte che ci si presentano davanti.
Questione di un attimo, che sono dentro la sala, investito da una musica assordante.
Musica house, incessante e ammaliatrice di sensi.
Suona così forte da stordire e da cancellare ogni mio singolo pensiero.
L'intera sala è immersa in una danza di luci stroboscopiche di vario colore, che vanno a ritmo di musica, la stessa che ti fa vibrare la cassa toracica ad ogni basso.
Dopo qualche secondo usato per riprendermi, mi guardo intorno, notando solo in quel momento la marea di gente presente.
Così tanta quasi da non riuscire a camminare, bensì a strisciare tra i corpi sudati che si muovono e che saltano, sbattendoti da una parte all'altra.
La musica è troppo alta per parlare, al massimo si può cercare di urlare qualcosa nelle orecchie, e infatti Daniel cerca di parlarmi, con scarsi risultati.
"Cosa?" Chiedo a squarciagola.
"Li ho visti, sono tutti e tre seduti al tavolo!" Ripete più forte, cercando di sovrastare tutto quel rumore.
Quasi soffoco, asfissiato dal fumo passivo delle sigarette, mischiato a quello prodotto della macchina del vapore che si trova sotto al palco.
Dopo qualche spintone e qualche gomitata, riusciamo ad arrivare al tavolo, che è più o meno appartato, dato che si trova all'angolo perfetto della sala.
Proprio per questo motivo il tavolo è circondato da delle poltroncine rosse ad angolo.
Non appena mi vede, Lydia si alza, dando sfoggio del suo Crop top nero di pizzo, che lascia intravedere la sua pelle, e la sua gonna bianca larga, che arriva appena sopra le ginocchia.
Con qualche passo molto goffo su dei tacchi vertiginosi, Lydia riesce a raggiungerci, facendomi un sorriso complice.
"Beh? Com'è andata la doccia di coppia?" Urla lei facendo una risatina malefica, facendomi arrossire al solo pensiero.
Ringrazio infinitamente la luce soffusa della sala, che non permette di vedere molto, per poi avvicinarmi al suo orecchio, urlando.
"Beh? Cosa dovremmo fare ora?"
Lydia inarca un sopracciglio, guardandomi dritta negli occhi, per poi alzare lo sguardo al cielo sbuffando, prendendo per mano me e Daniel, facendo segno agli altri.
"Balliamo!"
Vengo strattonato in malo modo nel groviglio indefinito di gente, nella folla di corpi braccia e gambe.
Sospiro, vedendo gli altri integrarsi alla massa, decidendo di lasciarmi andare.
Inizio a muovermi lentamente, cercando, spaesato, di andare a ritmo.
La musica incalza, esplode nelle casse e implode di nuovo nelle tempie, nelle vene, e il cuore e il respiro cercano di starle dietro, di tenere il passo con quell'innaturale ritmo elettronico.
Le luci colorate piazzate accanto al dj proiettano ombre fluorescenti che non esistono, sussultano nelle loro tinte forti.
Scatto, luce, scatto, buio, scatto, luce... Sembra qualcuno con un enorme fotocamera che scatta flash a ripetizione, e anche solo a pensarlo mi dò dello stupido, rendendomi conto che è molto meglio di quanto avessi mai creduto.
Gli occhi si abituano a fatica a quegli stimoli, sembra di non essere più nella sala dell' Et Rosis.
Ondeggiano con tutti gli altri, ormai completamente rapiti dal ritmo, e Marco mi passa accanto con uno Starlight rosa fluorescente, che non capisco da dove sia uscito.
In mano ne tiene un paio, e dopo averci fatto notare che possono essere tranquillamente piegati e usati come bracciali, ce lì distribuisce senza fermarsi un secondo.
Il tizio con la pelle ambrata e i riccioli scuri accanto a me, inizia ad avvicinarsi sempre di più a me, che non ho tolto un attimo gli occhi da Lydia per paura di perderla in mezzo alla folla.
Dopo essersi avvicinato abbastanza, inizia a sfregarsi, facendomi sentire da sotto la felpa, i bottoni della sua camicia mezza aperta, che sfregano facendomi venire i brividi.
Infastidito mi allontano leggermente, continuando a muovermi, facendo finta di niente, ma dopo pochi secondi è di nuovo lì, con le braccia che si agitano verso l'alto, e il suo sguardo che non si sposta minimamente dal mio.
Inquietato, do una leggera spinta con l'anca al ragazzo, che a quanto pare viene fraintesa, poiché questo si avvicina di più, mettendosi di fronte a me, facendo quasi da barriera per gli altri, che continuavano a ballare ignari.
Il ragazzo mi fa un sorriso ammiccante, facendomi corrugare le sopracciglia.
Lo spingo leggermente, per rientrare nella cerchia formatasi in precedenza dei miei amici, ma il tizio non sembra volersi spostare.
Nonostante le mie continue proteste e sguardi di fiamma, il ragazzo mi è praticamente addosso che continua a sfregarsi, questa volta con meno ritegno.
Ed è questione di secondi prima che questo venga spinto con una forza tale da farlo cadere a terra.
Nessuno ci fa caso, ignorandolo completamente, lasciando il ragazzo disorientato.
Mi giro, e immediatamente, noto Daniel che lo guarda con rabbia, fermo di fronte a me.
Dopo qualche secondo il ragazzo con la pelle ambrata si alza rassegnato, allontanandosi.
Ridacchio vittorioso, per poi girarmi verso Daniel, alzando i due pollici, in segno di ringraziamento.
Lui ricambia il sorriso, per poi continuare a ballare, avvicinandosi di più a me.
Dopo qualche secondo però mi sento sempre più schiacciato, accaldato e a malapena riesco a respirare.
"Io vado a bere qualcosa!" Grido, sperando che qualcuno mi abbia sentito.
Sonya è l'unica ad avermi notato, anche se comunque sembra non aver capito.
Faccio segno con la mano verso il bar dall'altra parte della pista, e immediatamente Sonya urla un "okay".
Esco a fatica da quel muro compatto e movimentato, e raggiungo il bancone scendendo dalla pista tramite degli scalini molto piccoli, notando soltanto un paio di persone sedute a bere.
"Hey." Una voce profonda mi fa sobbalzare sul posto appena preso, ma la cosa che più mi meraviglia, è che vicino al bancone la musica sembra più leggere e in lontananza.
Giro appena la testa e vedo Daniel seduto sullo sgabello accanto al mio, che sta cercando di riprendere fiato, quasi avesse fatto una corsa a staffetta.
"Ti stai divertendo?" Mi chiede lui, chiamando poi un barista, che gli fa un cenno, come per dire che sarebbe arrivato in un attimo.
"Beh, da quel poco che siano stati direi di sì." Dico facendo spallucce, ridacchiando leggermente vedendo il barista posare gli ultimi bicchieri nel lavandino dietro al bancone e avviarsi verso il nostro posto.
"Poco? Rache siamo qui da due ore ormai."
Sgrano gli occhi incredulo non rendendomi conto di cosa avesse appena detto Daniel.
-due ore...-
"Ragazzi? Cosa prendete?" Un ragazzo con una canotta strappata in alcuni punti, e dei bicipiti scolpiti, si avvicina a noi, soffiandosi via il ciuffo biondo da davanti gli occhi.
Interdetto su cosa dire o fare, resto immobile a bocca aperta, ancora sconvolto per la notizia datami da Daniel pochi secondi prima.
-Possibile dure ore? A me sono sembrati cinque minuti...- penso tra me e me, notando il biondo guardarmi con un sopracciglio inarcato, ridacchiando leggermente per il mio sguardo assente.
"Due Cosmopolitan per ora." Dice Daniel per me, facendo sospirare e girare il ragazzo.
Scuoto la testa per riprendermi, facendo finta di niente, pensando solo a continuare la serata nei migliori dei modi.
"Quindi, a quale destino hai appena condannato il mio povero fegato?" Dico avvicinandomi a lui per essere sicuro di essere sentito.
Daniel sfoggia uno dei suoi meravigliosi sorrisi da modello, facendomi perdere un colpo, per poi avvicinarsi a sua volta.
"Umh, cointreau, vodka, succo di mirtillo e di lime, niente di particolare." Dice poi facendo spallucce.
Dopo qualche secondo eccoli lì, i nostri bicchieri pieni fino all'orlo di un liquido leggermente verde, nel quali sono immersi una fetta di lime, e dei mirtilli infilzati dall'asta di un ombrellino dello stesso colore, che si trova vicino la cannuccia.
Prendo il bicchiere in mano, notando che è ancora ghiacciato, per poi sospirare, girandomi verso Daniel.
"Alla salute." Dico sorridendo, prima di far scontrare i nostri bicchieri.
Prendo velocemente un gran sorso dalla cannuccia, pentendomene amaramente, sentendo la gola bruciare, come se fosse infilzata da tanti piccoli spilli.
Stringo gli occhi per il bruciore, per poi iniziare a tossire leggermente, cercando di non farmi notare, invano.
"Che c'è principessa, è troppo forte per te?"
Chiede Daniel prendendo tranquillamente altri sorsi dal suo bicchiere.
Posso un attimo il mio, che non appena lo guardo sembra come se sul fondo ci sia scritto "sei stato appena avvelenato".
Lo allontano leggermente da me facendo delle smorfie ridicole, che fanno ridere Daniel.
"Su avanti non è nemmeno così pesante!" Urla lui, buttando la testa all'indietro, facendo intendere una risata di gusto.
Lascio che il bruciore si attenui, ma a quanto pare aspettando non miglioro le cose poiché dopo un po' inizio a sentire gli occhi lucidi, e un caldo che mi invade l'intero volto.
"Vedi che se continui a berlo poi ti ci abitui." Dice poi Daniel, indicando il bicchiere, e allo stesso tempo mordicchiando la cannuccia dalla quale sta bevendo.
Sospiro, voltandomi verso il mio bicchiere, prendendolo in mano, notando delle piccole bollicine in superficie che scoppiettano, che prima non c'erano di sicuro.
Faccio spallucce lasciando perdere, per poi togliere la cannuccia, e buttare tutto giù di un fiato il resto del drink.
Non appena riapro gli occhi, noto il modo moro con una faccia scandalizzata.
"Non intendevo proprio questo ma... Okay." Dice poi lui, continuando a bere.
Qualsiasi cosa io abbia fatto, sicuramente è stata una cazzata.
La gola mi brucia ancora di più, e la testa non smette di girare.
Mi tocco la gola, che brucia come se mi avessero stretto un cappio ardente al collo.
Improvvisamente mi ricordo di tutta la gente, e mi rendo conto come per la prima volta in tutta la serata, che c'è troppa confusione intorno a me.
Non capisco più niente.
Gridano tutti e la musica è troppo alta.
Decido di alzarmi, ma mi muovo a fatica.
Le pareti ballano, sfocate, sfumano.
-Sto per svenire- penso in un lampo di lucidità.
"Umh, Hey, tutto okay?" Dice poi Daniel preoccupato.
"Sisi, ho solo bisogno di un po' d'aria, vado in bagno." Dico, per poi iniziare a muovermi.
La parete è sempre più obliqua, mentre mi faccio strada tra la gente, che ora sembra strattonarmi senza sosta.
Mille fiamme sfiorano ogni centimetro della mia pelle, facendomi sentire cose se stessi per prendere fuoco.
Non sento più il pavimento sotto i piedi.
Apro le porte principali della sala, ritornando sul corridoio di prima, notando però che la ragazza se ne è andata.
Apro una porta a caso, e me la richiudi se spalle.
La stanza è buia, ma comunque riesco a scorgere qualche sagoma.
Mi butto su una poltrona, mi rannicchio con le ginocchia sotto il mento.
Respiro a fatica, affannato, il cappio in fiamme è sempre più stretto, e sento la mia fronte imperlata di sudore.
La stanza gira e prego che sia tutto un incubo da cui svegliarmi al più presto.
Il buio che avvolge la stanza è bordato di un oscurità tremolante che pulsa nei miei occhi.
Penso che magari passerà tutto presto, che è solo una stupidata sbronza, ma le martellate incessanti contro le mie tempie quasi mi contraddicono.
Sento uno scricchiolio sulle assi del parquet.
È entrato qualcuno.
"Daniel?" Chiedo piano, con un filo di voce, e poco fiato.
"Lydia?"
Silenzio.
Provo a rialzarmi, ma non ho forza, e ricado sui cuscini.
Una risata aspra e meschina rimbomba nella mia testa, scombussolandola.
"Chi sei.." chiedo piano.
Ride ancora, di gusto.
"Ti prego vattene, sto male." Dico più a me stesso che non alla persona inquietante che si trova con me nel buio più totale.
"Certo che stai male." Una voce sempre più vicina, e cupa si fa largo nella mia testa.
"Sei uno stupido." Sentenzia duro.
Più la voce si avvicina, e più sento le mie forze abbandonarmi.
"Ti è piaciuto il cocktail che ti ho fatto preparare?"
"Cosa? Che stai dicendo?"
"Ah scusa, non voglio togliere nessun merito al barista, il drink lo ha preparato lui, io ci ho fatto solo aggiungere... Un tocco personale."
"Stronzo!" Urlo nel panico più totale.
"Stai attento a come parli." Dice lentamente.
La sua voce sempre più rotta dalla collera e dalla cadenza strascicata. Anche lui non sembra del tutto sobrio.
"Quindi, cosa dovevo fare? Ah sì..." Sento improvvisamente il rumore di un bicchiere che si frantuma sul pavimento, che si riempie di schegge affilate.
Mi blocca i polsi con le mani e mi grida vicinissimo al viso. "Sei uno stronzo!"
Sono spaventato.
Spaventato dall'odore acidulo del suo fiato, dall'irrazionalità dei suoi gesti, e dal fatto che se anche volessi gridare, nessuno mi sentirebbe.
Stringe ancora di più la presa sui miei polsi.
Cerco di non perdere i sensi, mentre la stanza intorno a noi pulsa, come se avesse preso vita propria.
"Lo sai quanto mi hai fatto male? Te lo ricordi?"
Cerco di respirare invano, spaventato, non capendo neanche di cosa sta parlando.
La testa esplode, le lacrime premono ai confini degli occhi, e le trattengo, premendo la lingua contro il palato.
"Bene..." Ride, completamente fuori di sé.
"A quanto pare non ti ricordi, e hai bisogno di una rinfrescatina..."
Con una mano mi stringe il collo.
Scatto in avanti, terrorizzato, ma al momento, la persona senza volto è molto più forte di me e mi tiene in pugno.
Annaspo, soffoco, cerco di gridare facendo uscire solo dei lievi gemiti dalle mie labbra.
"Un dolore sordo un po' come questo."
Non ho più aria.
"All'inizio, poi però cambia, e diventa più intenso."
Mi lascia la gola.
Cado a terra sulle ginocchia e respiro affannosamente.
Mi blocca di nuovo, impedendomi di muovermi.
"Tipo questo."
Afferra un cocco di vetro abbastanza grande, e paurosamente aguzzo.
Vedo il luccichio del vetro nella sua mano.
Sgrano gli occhi nel panico più totale, cerco di liberarmi, mi agito come un animale in trappola.
Avvicina il vetro al mio braccio, e mille immagini mi passano per la testa.
Soprattutto sangue.
Come quella volta, che cadendo dalla bici dopo aver tolto le rotelle, mi sono sbucciato il ginocchio e graffiato gran parte della gamba, cadendo sulla bicicletta.
Tagli da per tutto, e se ci penso fa ancora male.
Soffoco un altro grido, scalcio come se non potessi fare altro.
Vedo sempre meno, come attraverso una piccola fessura.
Chiudo gli occhi e... Un rumore forte e improvviso.
Gli riapro appena e riesco a scorgere una figura alta e slanciata in piedi, in fondo alla stanza.
L'uomo misterioso giace a qualche metro da me, con un mobile tra le gambe, come se una scossa di terremoto glie lo avesse scagliato contro.
La porta è spalancata, e un fascio di luce rosso illumina il suo volto perfetto, i lineamenti del suo viso contratti per la rabbia.
-sembra quasi un angelo...-
"Tu sei morto!" Urla l'uomo atterrato, che con uno scatto veloce balza verso Daniel, che senza scomporsi, o spostarsi di un centimetro, estrae un piccolo cilindro dalla tasca.
Dopo aver urlato qualcosa, questo piccolo cilindro rilascia un fascio di luce che mi acceca, non permettendomi di vedere cosa sta succedendo.
Dopo qualche secondo, cerco di aprire gli occhi stordito, con le orecchie che fischiano, e l'unica cosa che vedo è Daniel, in piedi sull'uscio della porta.
Dopo un po', da dietro Daniel, appare Lydia.
"Oh mio dio..."
Daniel sembra risvegliarsi da uno stato di trance, e dopo aver rimesso in tasca quel piccolo cilindro, si avvicina velocemente a me, piegandosi, passandomi una mano sulla fronte impregnata.
"Cos'ha?" Chiede Lydia, scossa dall'ansia.
"Lo hanno avvelenato."
"Come?"
"Hey Rache..." Mi sussurra lui nell'orecchio. "Cerca di restare sveglio, qualsiasi cosa succeda."
Colgo mille riflessi nei suoi occhi, e una grande apprensione.
"Ti prego." Aggiunge ancora lui, passandomi le mani tra i capelli.
Annuisco piano, per far capire che ho afferrato il concetto.
Lui si volta verso Lydia, che è nel panico più totale.
"Portiamolo immediatamente a casa."
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top