4. Et Rosis
"È già il quarto caso di omicidio in meno di una settimana, gli inquirenti stanno indagando su altri casi che potrebbero portare la firma dello stesso killer."
Prendo un profondo respiro ad occhi chiusi, portandomi una mano sul viso, e inarcando la schiena, cercando di togliere il senso di torpore da ogni singolo muscolo del mio corpo.
Allargo le braccia, aprendo poi gli occhi, rimanendo accecato dalla forte luce che penetra dalla grande finestra del salone.
Sbatto appena le palpebre, cercando di abituarmi, realizzando di essere sul divano di fronte al televisore acceso, sintonizzato sul telegiornale, che passa delle foto inquietanti della scena di un massacro.
"Ma che..." Sussurro piano, strizzando gli occhi, cercando di capire cosa è successo nelle ultime ore.
"Buongiorno principessa."
Sgrano gli occhi, facendo un balzo verso la direzione opposta alla voce che ho riconosciuto benissimo.
Daniel, con un sorriso smagliante in viso, seduto sulla poltrona rossa non molto distante da me, sta rollando una sigaretta con una tranquillità disarmante.
Noto con piacere che si è rimesso la maglietta, che lascia comunque intravedere le sue scapole.
-Mh, sì certo, con piacere...-
Scuoto la testa cercando di cacciare via quei pensieri assolutamente inappropriati, per poi realizzare in pochi secondi, cosa fosse effettivamente successo.
"Tu... Io non... Mi spiegate che cazzo è successo?" Urlo io in preda al panico, rannicchiandomi contro il bracciolo del divano, nel panico più totale, sentendomi la testa scoppiare.
"Uo, Uo calmati, l'hai presa forte la botta." Dice Daniel storcendo la testa, prima di chiudere definitivamente la sigaretta con lingua, che poi si mette sull'orecchio, come se fosse uscito da un film anni settanta.
"Cos, che botta?" Chiedo io confuso, seguendo con lo sguardo ogni minimo movimento di Daniel, che nel frattempo si è alzato venendomi incontro.
Non appena si trova seduto a pochi centimetri da me, mi stringo ancora più al bracciolo, quasi fosse lì per proteggermi da non so cosa esattamente.
Mi guarda intensamente negli occhi, facendomi venire i brividi, ma non quelli che ti vengono quando stai da solo al buio, sentendo un qualcosa che ti passa vicino al piede.
Piuttosto uno di quei brividi che ti invade dolcemente il corpo, quando ti metti nell'acqua calda e rilassante dopo che sei appena tornato da un escursione sul ghiaccio.
Uno di quei brividi di piacere che ti arrivano fino la punta dei piedi.
Perché mi fa questo effetto, nonostante quello che è successo?
"Oh, emh si, scusa è colpa mia."
Risponde Lydia comparendo sulla porta di ingresso.
Mi giro poi di scatto verso la ragazza dai capelli rossi, facendomi pentire amaramente non appena il collo mi si blocca per colpa delle fitte di dolore.
Stringo gli occhi portandomi una mano al collo gemendo leggermente, facendo muovere immediatamente Daniel dal suo posto, che velocemente mi porta la sua mano calda sul collo, facendomi quasi dimenticare del dolore.
"Hey, è tutto okay?" Dice poi con voce bassa e preoccupata vicino all'orecchio.
Lo guardo con la coda dell'occhio, mentre si accinge a massaggiarmi dolcemente la nuca, rimanendo in po' interdetto per quella reazione da una parte eccessiva, ma dall'altra al quanto piacevole.
"Si è... Okay, piuttosto, qualcuno mi spiega?" Dico alzando gli occhi verso Lydia, che scopro a fissare Daniel con uno sguardo che se solo fosse stata un po' più vicina probabilmente sarebbe andato a fuoco.
Dopo aver scosso la testa e aver sospirato, Lydia prende il posto di Daniel sulla poltrona, incrociando le gambe.
"Mettiamola così, mentre ti stavi nascondendo dietro la porta, io l'ho aperta...fin troppo forte, facendoti perdere i sensi."
Risponde Lydia facendo spallucce, per poi guardarsi le unghie limandole con un sottile oggetto metallico uscito da chissà dove.
Sgrano gli occhi spalancando la bocca incredulo.
-Tutto ciò che ho visto dalla porta in poi, non è stato reale?- penso trovando un senso a tutte le cose strane successe da quel momento.
"Quindi tu non mi hai mai rotto il collo." Dico indicando Daniel, che dopo avermi fissato interdetto alcuni secondi, scoppia in una grassa risata.
"Penso che se anche fosse successo, tu non saresti comunque qui a raccontarlo."
Risponde poi lui facendomi sentire uno stupido, imbarazzandomi al punto di farmi arrossare leggermente la gote.
Lydia mi inizia a fissare con un aria al quanto sorpresa, cercando di capire se il mio sia più imbarazzo o un accenno di febbre.
Dopo aver capito tutto, Lydia inizia a ridere seguendo l'esempio di Daniel, facendomi andare nel panico più totale.
"Siete delle teste di cazzo."
Dico tra me e me sperando però di essere però sentito.
E infatti ci riesco perché Lydia mette su un labbruccio fin troppo tenero, persino per lei.
"E dai Rache, non fare il cattivo."
Dice poi la rossa, alzandosi, sostituendo il suo tenero broncio in un sorriso euforico.
"Perché i bimbi cattivi non si meritano i regali a sorpresa!" Dice lei facendo spallucce, e un sorriso tutto denti e fossette, facendomi rimanere perplesso.
"Ok, intanto smettila di trattarmi come un neonato." Dico alzando un sopracciglio, per poi mettere i piedi a terra, facendo spostare leggermente Daniel, nonostante la vicinanza non mi dia tutto questo fastidio.
"E poi, non credo di essere in vena di sorprese, visto che a quanto pare questa giornata è un attentato alla mia salute." Dico senza pensarci, dimenticandomi di non aver citato a Lydia gli strani avvenimenti che mi hanno portato dei lividi sul collo, che stranamente nessuno ha ancora notato.
"E no, questa sorpresa non la puoi rifiutare, ormai abbiamo prenotato." Dice Lydia puntandomi con la lima sottilissima e luccicante.
"Come pre-"
"Niente domande, è una sorpresa, ora su a lavarti e trova qualcosa di decente da mettere." Dice lei senza sentire alcuna ragione, voltandosi poi di spalle andando a prendere la sua borsa.
"Oh, comunque, visto che hai un secondo bagno giù mi permetto di usarlo."
Sbuffo annuendo leggermente, mettendomi in piedi lentamente, sentendomi però cedere le gambe, perdendo l'equilibrio cadendo addosso a Daniel, che con movimenti svelti riesce a prendermi da dietro la schiena, facendomi riprendere un attimo l'equilibrio.
Sbuffo sentendomi fin troppo debole, alzando gli occhi al cielo sapendo che nonostante ciò Lydia non cambierà idea sulla sorpresa.
La rossa nel frattempo, mi guarda con un aria preoccupata mordendosi il labbro, per poi aggiungere solo "okay, userò quello di sopra." , Svanendo poi salendo le scale velocemente.
Cerco di rimettermi in equilibrio sulle mie gambe, provando a riacquistare anche un po' di autonomia, staccandomi leggermente da Daniel.
"Umh, grazie... Penso..." Dico poi io, notando Daniel alzare un sopracciglio facendo spallucce.
Mi giro lentamente, avviandomi verso il bagno, notando che le forze stanno ritornando.
Dopo aver varcato la porta del bagno, noto che Daniel mi ha seguito fino l'uscio della porta facendomi sgranare gli occhi.
"Che stai facendo?" Dico guardandolo con la coda dell'occhio, quasi fulminandolo.
"Se hai intenzione di fare la doccia, in queste condizioni probabilmente potresti cadere e spaccarti qualcosa, quindi io entro con te in bagno." Dice Daniel con una certa fermezza nella voce, facendomi capire che non avrebbe cambiato idea.
"Te lo puoi anche scordare, tu rimani fuori." Dico senza voler sentire alcun ma, facendo però sbuffare rumorosamente il più grande.
Daniel si avvicina, mettendo una mano sul lavandino, avvicinandosi lentamente al mio viso.
"Siamo tra ragazzi, che fastidio ti potrebbe dare? Insomma posso anche non guardare eh." Dice lui serio alzando poi il sopracciglio, facendomi sentire un vuoto nello stomaco alla sola immagine di lui nella mia stessa stanza completamente nudo.
-Dovresti smetterla di fare pensieri fin troppo poco casti su un ragazzo che conosci appena.-
La mia vocina mi fa rendere conto della situazione, facendomi però fare un espressione al quanto disperata.
Mi metto una mano sul viso sospirando, voltandomi, stanco di perdere tempo in cose così futili.
Mi giro verso la sedia vicino la doccia, poggiandola di fronte a Daniel che alza un sopracciglio interdetto.
"Siediti qui, di spalle alla doccia, se proprio vuoi sentirti sicuro, ma se ti giri, giuro che ti cavo gli occhi con le mie stesse mani." Dico indicandolo seccato, con uno sguardo da incenerire persino Lydia.
"Ok capo." Il grande ridacchia, poggiandosi sulla sedia accavallando le gambe, prendendo poi un giornale di moda, tra la raccolta di mia madre, iniziando a sfogliare le pagine.
Dopo essermi spogliato, fin troppo lentamente, assicurandomi che il più grande non potesse vedermi, neanche dallo specchio, entro dentro la doccia, alzando la maniglia della doccia, sorprendendomi del fatto che non abbia dovuto aspettare secoli per l'acqua calda.
Dopo essermi impregnato le mani di shampoo, inizio a massaggiarmi la testa, cercando di riprendermi da tutto quello che è successo, senza però mai staccare gli occhi da Daniel.
Ripenso all'improvviso a quello che ho ipoteticamente sognato, ripensando a quella confessione da parte del ragazzo.
Sento allora le mie guance arrossarsi leggermente, realizzando soltanto in quel momento quanto potesse essere carino.
Quel taglio di capelli molto elegante nonostante fosse solo un codino, quella ciocca ribelle che gli ricade di fronte al viso, facendo spiccare la differenza tra la sua carnagione fin troppo chiara, e il nero intenso dei suoi capelli.
I suoi occhi così freddi ma allo stesso tempo capaci di bruciarti la pelle al solo sguardo.
E quelle labbra.
Dio quelle labbra, così sottili e perfette, incorniciate come un opera preziosa da una sottile barba, che delinea perfettamente la sua mascella squadrata e scolpita.
Chiudi gli occhi sospirando, prendendomi con una spalla contro al muro ghiacciato, sperando che il freddo faccia placare i miei bollenti spiriti.
Ma non appena penso di avere un paio di secondi di tranquillità, sento fischiettare il ragazzo compiaciuto.
Sgrano immediatamente gli occhi, temendo che Daniel si fosse girato, ma quando li riapro, noto il ragazzo con la rivista tra le sue mani, girata orizzontalmente, che mette perfettamente in mostra il fisico scolpito di un modello di biancheria intima.
"Guarda qui che fisico."
Spalanco la bocca sbalordito dalla situazione, notando quanto poco tatto si potesse avere per fare una cosa del genere, in un momento così ...strano.
"Potresti evitare di fare certi apprezzamenti, mentre sono nella doccia?"
Dico tra l'imbarazzo e l'ira, cercando di far percepire entrambi a Daniel.
"Hey, scusami, colpa mia." Risponde poi lui alzando una mano, facendomi vedere meglio l'immagine del tizio in mutande.
"E di chi se no?"
Dico poi girandomi, sgranando gli occhi.
"O cazzo..." Dico poi piano, facendomi però sentire dal più grande.
"Umh, che succede? Tutto okay?"
Chiede lui preoccupato, posando la rivista sul lavandino, mettendosi poi le mani sulle ginocchia pronto ad alzarsi, e scattare.
"In realtà ho un piccolo problema..." Dico io mordendomi il labbro.
"Non ho preso i vestiti puliti...e i boxer..."
Il ragazzo inizia a fare strani versi, per poi farmi intuire che sta cercando di trattenere una grassa risata.
"Mi stai indirettamente chiedendo di rovistare nel cassetto della tua biancheria intima?" Dice poi, continuando a mordersi il labbro, cercando di non scoppiare.
"Purtroppo non ho altra scelta... Insomma, ho un pervertito o una ragazza... Quindi... "
"Ok, ok, ho capito tutto." Dice poi alzandosi, sospirando.
"Torno tra un attimo."
Dice poi varcando la porta, per poi chiuderla alle sue spalle, scoppiando infine in una grassa risata.
Sgrano gli occhi passandomi la mano sul viso.
"Che giornata di merda..."
-
E dopo una mezz'ora, eccomi qui, di fronte lo specchio di camera mia, dopo aver superato i momenti più imbarazzanti della mia intera vita, con una felpa nera della Vans, e uno skinny Bianco, sopra un paio di anfibi borchiati.
"Hey, non male principessa." Dice poi Daniel facendomi sobbalzare dallo spavento.
Mi giro verso di lui fulminandolo con lo sguardo.
"La finisci di fare la persona molesta?"
Dico guardandolo negli occhi, mentre lui si morde il labbro ridacchiando, poggiato sulla porta di camera mia.
"Scusami è che sei troppo divertente quando sei incazzato." Dice poi avvicinandosi, mettendosi davanti lo specchio, facendo in modo di far entrare entrambe le nostre figure.
"Comunque penso che dovresti metterti un paio di scarpe basse, gli anfibi qui sotto non ci azzeccano molto." Dice facendo una smorfia, abbassandosi appena, poiché troppo alto per entrare interamente nel mio specchio, facendo in modo di poggiare il suo viso sulla mia spalla.
"Per il resto sei okay."
"Non mi avete ancora detto dove dobbiamo andare." Dico io, lasciando Daniel libero di fare qualsiasi cosa, dato che ormai la mia rassegnazione ha raggiunto livelli estremi.
"Vedrai. E penso che ti piacerà." Dice poi Daniel, ricomponendosi, e andando verso la porta.
"Ah, sei mai andato in moto?"
Alzo il sopracciglio mordendomi il labbro interdetto.
"Ci sono salito sopra si, ma da spenta."
Dico poi imbarazzato grattandomi la nuca.
"Umh..."
"Mio padre faceva il meccanico" dico facendo annuire Daniel, che mi sorride innocentemente prendendomi la mano.
"Okay, sarà una giornata di nuove esperienze." Dice poi lui ridacchiando, non notando il mio essere diventanto immediatamente rigido non appena la sua mano ha sfiorato la mia.
Scendiamo, chiudendoci la porta alle spalle, e dopo qualche passo rimango a bocca aperta di fronte alla sua moto parcheggiata di sbieco appena sotto le scalinate del porticato.
Notando il mio viso sorpreso, ridacchia, avvicinandosi di nuovo a me.
"Eh già, bella vero?"
Annuisco piano, affascinato per il nero ipnotico della moto e imbambolato allo stesso tempo.
"Una..."
"Una Bimota BB3, cazzo..."
Daniel sorride appena sente quelle parole uscire dalla mia bocca.
"Brucia i chilometri la bambina." Dice lui molto vicino al mio orecchio, per poi mettermi una mano appena sopra al fondoschiena, facendomi avvicinare.
Sfioro lentamente la moto, chiudendo appena gli occhi per i brividi che mi invadono il corpo anche solo al pensiero di sedermici sopra.
Dopo qualche secondo, con movimenti svelto e leggiadro, Daniel salta in sella alla moto, facendomi segno di aggrapparsi a lui.
"Su avanti, siamo in ritardo." Dice poi lui, porgendomi il casco, che era appeso al manubrio.
Senza farmelo ripetere due volte, mi metto il casco, salgo in sella, e senza alcun ripensamento mi aggrappo ai fianchi del ragazzo, che sorride vittorioso.
"Reggiti forte, non vorrei salvarti da un ennesima caduta."
Alzo gli occhi al cielo, portando poi le mani più su, circondandolo quindi in una specie di abbraccio, legando le mani all'altezza del suo stomaco.
E dopo aver sussurrato un "perfetto" gira la chiave, dando poi gas, partendo verso la destinazione a me ignota, sotto la luce leggera del tramonto.
Sospiro tra me e me.
"Speriamo almeno non sia..."
-
"...Una discoteca."
Mi tolgo il casco lentamente, osservando attentamente le persone che entrano ed escono dalle porte in vetro, che lasciano intravedere la luce fioca all'interno del locale.
Quando arriviamo è ormai sera, e l'insegna del "et rosis" illumina il parcheggio di un rosso acceso, che rende l'atmosfera calda e tranquilla.
"Stai scherzando spero."
Una voce roca e profonda rimbomba in tutto il parcheggio facendomi sgranare gli occhi.
"Pensi che io sia nato ieri? Un documento più falso di questo non l'ho mai visto."
Un ragazzo con la cresta è un giacchetto a jeans senza maniche, si rigira tra le mani un rettangolo di carta, sbuffando rumorosamente.
"Gira i tacchi, e torna quando avrai almeno la metà degli anni che dici di avere."
L'omaccione grande quanto un armadio, si mette le braccia davanti al petto massiccio.
Le persona in coda fuori all'et rosis si sporgono in avanti per vedere cosa sta succedendo, facendomi notare solo in quel momento che entrare in quel locale è un impresa titanica.
"Su andiamo" dice poi Daniel senza alcun problema.
"Ma, Daniel, hai visto quanta gente c'è? Non entreremo mai prima delle due di stanotte."
Il più grande alza gli occhi al cielo, andando verso il buttafuori, ignorando tutti i ragazzi che lo guardano incazzati neri, e impazienti di entrare, bloccati li da chissà quanto tempo.
Mi avvicino anche io, noncurante di quegli sguardi che mi bruciano le spalle, e non appena Daniel si avvicina al buttafuori, questo si gira verso di lui, inarcando il sopracciglio.
"Che ci fai qui? Dovresti essere in fila."
Dice l'uomo pelato, con una barba fin troppo folta, mettendosi di fronte a Daniel, uscendo il petto in fuori, quasi assumendo un atteggiamento di superiorità.
Daniel allora alza gli occhi al cielo, avvicinandosi a lui, sussurrandogli qualcosa nell'orecchio.
Dopo aver spostato lo sguardo su di me, e aver annuito un paio di volte, l'armadio umano si sposta, facendo voltare verso di me Daniel che mi fa cenno di muovermi.
Cammino verso di lui, superando la guardia ridacchiando, crogiolandomi tra le urla di dissenso delle persone furibonde.
Non appena varchiamo le porte di vetro, ci ritroviamo di fronte ad un altra fila di porte di vetro, questa volta vibranti per colpa dell'elevato volume all'interno della sala.
"Pronto baby?"
"Baby?" Dico io ridacchiando verso il maggiore che ha un viso fin troppo serio.
"UPS, mi son lasciato prendere la mano."
Disce poi lui facendomi alzare gli occhi al cielo.
Cammino, andando avanti per primo, mettendo una mano sulla maniglia, sentendola vibrare, facendomi sentire un po' a disagio.
"Che c'è bellezza? È la tua prima volta?"
Mi mordo il labbro alle parole di Daniel, mentre lui arriva al mio fianco ridacchiando.
"Sai una cosa? Non importa, perché se non sei stato all'et Rosis, comunque non sai cosa significa andare in discoteca." Dice infine lui, poggiando la mano sulla mia.
Ebbene, eccomi qui, con un ansia assurda, e una mano tremante.
Non posso certo tirarmi indietro.
"Lasciate ogni speranza o voi che entrate..." Sussurra poi Daniel vicino al mio orecchio, sfiorando con le labbra il lobo.
Sgrano gli occhi, ma non ho tempo di realizzare.
Le porte dell'inferno, sono ormai aperte...
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