2.Happy birthday, Rache!

Prendo il cellulare controllando l'ora, sperando di non aver interpretato male le parole di Lydia.

Sospiro notando che l'orologio segna le 11:38, e quindi un ritardo di ben venti minuti da parte della mia migliore amica, che a quanto pare detiene il record di ritardo assoluto.

Questa volta però​ non mi dispiace affatto.
Dopo quello che è successo oggi un po' di tempo da solo, seduto sul gradino del mio porticato, non mi dispiace affatto.

Passo una mano sul collo sentendo una lieve fitta nei punti dove si trovano i lividi che mi ero procurato chissà come nel bagno di casa mia.

Non riesco a capire, e soprattutto, non riesco a neanche ad immaginare una risposta plausibile a tutto questo.
Forse dovrei lasciare perdere e continuare a fissare la signora Wilson che butta la spazzatura con i suoi capelli biondi racconti in uno chignon fatto un po' di fretta, con qualche ciocca che gli ricade sugli zigomi.

"Buongiorno Rachele!" Urla lei dall'altro lato della strada, porgendomi un sorriso a trentadue denti.

Ricambio il sorriso alzando una mano, evitando di urlare facendomi sentire da tutto il vicinato, notando la signora Wilson girarsi verso la porta di casa sua aperta, che lascia intravedere il marito che lava per terra.

Dopo qualche passo, la signora Wilson e il marito si girarono verso di me, pronunciando all'unisono un "buon compleanno!" Facendomi accapponare la pelle.
Casuale o meno, fa un certo effetto, nonostante non sia la cosa più inquietante della giornata.

La cosa che mi meraviglia di più è che sappiano del mio compleanno.
Certo, mia madre e lei sono molto amiche, nulla toglie che parlando dei soliti eventi di città non sia uscito l'argomento compleanno.

Non mi preoccupo più di tanto perché i miei pensieri vengono interrotti da una Lydia che arriva clacsonando, incurante della gente che butta occhiatacce a quella panda bianca e rumorosa, che sta distruggendo la quiete del  sabato mattina.

Dopo aver parcheggiato con fin troppa poca grazia nel vialetto di casa mia, Lydia abbassa il finestrino.

"Rachele Sherman, che piacere rivederla."
Alzo gli occhi al cielo per l'ironia nel tono di voce di Lydia, che non appena scende dalla macchina, da esibizione dei suoi anfibi borchiati, alti fino a sopra la caviglia, e ai suoi capelli rosso ramato che con alcune ciocche che coprono la montatura dei suoi occhiali da vista.

"Ora che tutto il vicinato sa che sei arrivata, probabilmente si chiuderà a chiave dentro casa." Dico sbuffando un mezzo sorriso, alzandomi, facendo riferimento alle molteplici volte in cui una Lydia ubriaca e fatta iniziò a bussare per tutte le porte del vicinato, con molta poca grazia aggiungerei, iniziando ad insultare i familiari dei familiari dei poveri disgraziati che aprivano la porta.

Da allora, quando viene riconosciuta nel quartiere, tutti sono pronti a chiudere le tende e far ritirare i propri figli che stanno giocando in cortile tranquilli.

"La tempesta rossa è arrivata!" Urla infine lydia ridacchiando, alzando il braccio come per mostrare i suoi bicipiti coperti da una maglietta dei Nirvana, e un giubbotto di pelle nera.

"Oh, quasi dimenticavo."
Lydia corre verso di me facendomi sgranare gli occhi, saltandomi addosso così velocemente da non darmi il tempo di reagire.

"Auguri amore della mia vita!"
Ridacchia poi con la testa nell'incavo del mio collo, per poi stamparmi un bacio sulla guancia, lasciando la forma delle sue labbra, per colpa del rossetto.

Sbuffo un leggero "grazie" strofinandomi la mano sulla guancia, nella speranza di non peggiorare la situazione.

"Me li avevi già dati stamattina gli auguri, che motivo c'era di venire qui di sabato mattina."
Dico riappoggiandola a terra con la stessa delicatezza usata con le bambole di porcellana.
C'è gente che, data la sua corporatura, potrebbe distruggerla toccandola soltanto con un dito.

Bassa e magra, da far tenerezza a chiunque.
Il problema è che se vuole, Lydia, diventa una vera e propria macchina di distruzione.
Oltre ad essere diventata cintura nera da poco, è anche una persona molto irascibile, con una mazza da baseball nel bagagliaio della macchina.

"Non sono venuto qui solo per darti gli auguri mio caro." Dice poi saltellando, con un sorriso complice. Dopo essere entrata nella macchina, e aver fatto un paio di acrobazie per prendere una busta bianca ne troppo grande, e ne troppo piccola , si sistema i jeans, ridacchiando mettendosi di fronte a me come un soldatino ubbidiente.

"Questo è un piccolo pensierino che ho voluto fare in nome della nostra amicizia... O cose così... Lo sai che non sono brava con le parole."
Dice lei muovendo freneticamente la mano, ruotando gli occhi e gonfiando le guance in un modo fin troppo tenero.

"Si vabbè senti, facciamo finta che ho capito cosa hai detto. E quindi grazie." Dico ridacchiando, prendendo la busta che mi aveva allungato poco prima.

Sospiro mordendomi il labbro, uscendo dalla busta una scatola di legno inciso, con un piccolo gancetto a forma di rosa che chiude la serratura in metallo.
Piego la testa di lato confuso, sfiorando la scatola.

"Ma cosa..."

"Apri e non fare domande."
Mi rimprovera Lydia, che non è più nella pelle di vedere la mia reazione, non appena aprirò la scatola.

Sospiro passando con le dita sulla rosa, premendola appena, sentendo un piccolo scatto.
Allontano la mano, per paura di aver rotto qualcosa, per poi notare la serratura aprirsi, facendo alzare leggermente il coperchio della scatola.

Apro lentamente lo spiraglio appena creatosi, notando, con mia grande sorpresa, un bel po' di cianfrusaglie all'interno.
Ma tra queste, una in particolare attira la mia attenzione.
Una piccola bustina sigillata bianca, che sfoggia in mezzo a tutti gli altri piccoli pezzi di carta.

"Ma che... Io scommetto tutto quello che vuoi che ci hai messo più tempo a riempire la scatola, che non per trovare il regalo." Dico alzando il mio sguardo verso la ragazza, che sbuffa rumorosamente, tirando un cazzotto sulla mia spalla, facendomi ridere ancora di più.

"Guastafeste."

Alzo gli occhi al cielo prendendo la bustina, posando poi le cose sulla busta appena presa dalla rossa.

Apro la busta sigillata con la colla, prendendo la catenella che usciva appena appena aperta.
Dopo aver fatto uscire l'intera catenella dalla busta, mi rendo conto di avere tra le mani una collana, non troppo lunga, con un ciondolo al quanto eccentrico ma allo stesso tempo bellissimo.

Un cristallo così lucido da essere trasparente, e a circondarlo, un piccolo serpente in metallo, anch'esso chiaro, ancorato nel cristallo stesso.

"Oddio ma è bellissimo.." dico senza fiato, accarezzando lentamente il cristallo lucido con le venature bianche e grige.
"E non è finita qui." Dice poi Lydia con aria soddisfatta, per poi porgermi un foglietto nero con le scritte rosse.

Lo rigiro tra le mani notando che è diviso in due parti da una linea leggera e tratteggiata.
"Che roba è?" Dico non capendo effettivamente cosa rappresentasse quel piccolo foglietto di carta.

"Sai, ho pensato che ventuno anni si fanno solo una volta nella vita quindi, ho pensato che ti sarebbe piaciuto un qualcosa di estremo." Dice facendo delle virgolette con le dita sulla parola estremo.

La guardo con un sopracciglio alzato, e dopo aver sbuffato la rossa non perde tempo,girandosi e alzandosi appena la maglietta, mostrandomi il suo tatuaggio delle ali nere tatuate appena sotto le sue fossette di Venere.

"Oddio, non ci credo... È un buono per un tatuaggio?" Dico sgranando gli occhi incredulo, con un sorriso fin troppo ampio.
Mi mordo il labbro eccitatissimo, toccandomi l'helix che l'anno prima mi regalò sempre Lydia, in onore dei miei vent'anni.

"Se andiamo avanti così, l'anno prossimo mi regali una motocicletta, giusto per farti odiare da mia madre." Dico non riuscendo più a trattenere le risate.

"È un po' difficile farsi odiare da tua madre visto che non sta mai a casa."
Borbotta, dopo aver sbuffato mettendosi a braccia conserte, alzando gli occhi al cielo.

Sospiro porgendo la collana alla rossa, per poi prendere le altre cose e girarmi.
"Lo sai benissimo che lo fa per permettermi di andare a scuola e vivere una normale vita da adolescente." Dico rimproverando più me stesso, per le poche volte in cui mi sono lamentato del fatto che mia madre è sempre a lavoro, che non con Lydia, che nel frattempo era impegnata a mettermi la collana.

"Sai cosa? Penso che dovresti fare una festa a casa tua stasera, invitare un po' di gente, sai...Divertirsi... Tanto tua madre torna lunedì."
Dice la rossa facendo un sorrisetto complice, ammiccando.
"E oltretutto i corsi iniziano tra una settimana, quindi faresti meglio a goderti questi giorni di vacanza che ti rimangono." Conclude lei, mettendo il resto dentro il piccolo scrigno di legno che poi posa di nuovo nella busta.

Sospiro abbassando lo sguardo verso il piccolo ciondolo che quasi sembra brillare di luce propria, mordendomi il labbro.
Infondo, non appena inizieranno i corsi all'università non potrò mettere piede fuori casa per colpa dello studio, prendere un ultima boccata d'aria prima dell'imminente anno scolastico non mi avrebbe fatto sicuramente male.

Chiudo gli occhi, prendo un grande respiro, e ho deciso.

"Su Lydia entra, e chiama Marco e Sonya, stasera si fa notte fonda!" Urlo io, sfogando tutta la grinta che mi sento ammontare.
Lydia mi imita ridacchiando, sperando vivamente che qualcuno ci stia guardando, per farlo tremare dal terrore.

-

Dopo un pranzo a base di sushi da asporto, un altra doccia e qualche ora passata sul divano a gozzovigliare, si sente bussare alla porta.

Mi alzo entusiasta dal divano correndo verso l'ingresso e guardando attraverso lo spioncino, notando le figure di Marco e Sonya con le casse di birra.

"Dai Rachele muoviti, o si riscalderanno e saranno solo da gettare!"
Urlano loro dall'altra parte della porta.
Apro ridendo rumorosamente, facendo entrare quei due pazzi In casa mia, firmando la condanna a morte della mia tappezzeria.

"Ragazzi ma io non ho posto in frigo." Dico poi mordendomi il labbro, realizzando il fatto che il frigo è pieno di surgelati e bibite gassate, prese da mia madre in previsione della serata.

"E chi ha detto che dobbiamo metterle in frigo." Dice Marco posando la cassa sul piano di marmo della cucina, per poi staccare con violenza una lattina, aprendola subito dopo.

Dopo avermi fatto un occhiolino, beve un sorso, facendo poi un verso soddisfatto non appena si è leccato via la schiuma dalle labbra.

"Oh se aspetti due minuti è venuto anche mio fratello." Dice poi Sonya, facendomi notare che lei nel frattempo si è già sistemata sul tappeto, stesa di schiena.

"Tuo fratello? Ma non lavorava in Germania?" Dice Lydia sbalordita dalla notizia, portandosi i capelli dietro la testa, legandoli in una coda molto improvvisata.

"Beh, si emh la fabbrica è andata in fiamme non si capisce ancora perché, e quindi ha avuto una specie di congedo, finché non ristrutturano la fabbrica." Dice infine facendo roteare sul suo viso un salatino preso poco prima dal tavolino di fronte a lei.

"E quindi si è fatta accompagnare in moto la principessa sul pisello." Dice poi Marco, prendendo posto accanto a Lydia, che nel frattempo si è messa a gambe incrociate, dopo essersi tolta gli stivaletti.

Dopo qualche smorfia e broncio da bambina offesa da parte di Sonya, parte una risata generale, che contagia persino me, che sto sull'uscio della porta ancora aperta ad aspettare.
"Ma quindi io che ci sto a fare qui?" Domando poi prendendo di nuovo fiato.

"Mi inviti ad entrare."
Una voce profonda mi fa tremare le ossa, facendomi sobbalzare e perdere un battito per la sorpresa.

Mi giro, e di fronte a me di presenta una figura abbastanza alta, persino più di me.
Degli occhi azzurro ghiaccio, capelli neri più del carbone legati in un codino, e una mascella perfetta che inquadra meravigliosamente due zigomi pronunciati.

Il ragazzo, vestito con una maglietta bianca, abbastanza sottile da far intravedere qualche tatuaggio qua e là, e con un jeans strappato in vari punti, ha in una mano un casco, e nell'altra una giacchetta di pelle nera.

Io fermo e immobile, a studiare ogni piccolo particolare del ragazzo.
Dalle piccole ciocche di capelli che escono dal codino, alla sua cinta borchiata con un teschio inciso nel metallo della cinghia.

"Beh Daniel, quello è il padrone di casa, nonché neo-ventunenne, nonché festeggiato, Rachele."
Dice Sonya ridacchiando, facendo sorridere appena anche il ragazzo dagli occhi azzurri, che sfoggia una dentatura perfetta, e un piercing al sopracciglio che non avevo notato, per colpa dei suoi occhi disarmanti.

"Piacere mio, Rache."

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