Intro

"Io voglio finirla Sam"

"Che hai detto?"

"Io. Voglio. Fin-

"Avevo capito, volevo solo essere sicura di aver sentito bene. E il motivo sarebbe?"

"Le cose sono cambiate, che noi siamo cambiati. Soprattutto tu sei cambiata"

"Quindi sarebbe colpa mia?"

"No, ho parlato di noi"

"Hai detto che sono cambiata soprattutto io"

"Ed è così, non ti riconosco più!"

"Cosa ci sarebbe di così diverso in me?"

"Non lo vedi proprio, eh? Sei diventata irascibile e permalosa, per carità lo sei sempre stata ma ormai è insostenibile! Ieri abbiamo litigato solo perchè ho rotto un calice!"

"ERA UN CALICE DI MIA NONNA!"

"E IO COSA POTEVO SAPERNE! Cristo Sam, ecco di cosa parlo! Che fai adesso con quel libro in mano?"

"C'è un'altra, Luca?"

"Cosa? Ma che stai dicendo?"

"Rispondi: c'è un'altra?"

"Ci mancavano solo i problemi di fiducia! Ma ti pare il caso? Ti sembro il tipo che mette le corna?"

"Rispondi e basta cazzo! Mi hai tradita? Sì o no?"

Silenzio. Un lungo e opprimente silenzio cala nella stanza, mentre il dizionario che sto sollevando inizia a pesare.

"Allora?"

Dall'esterno iniziano a sentirsi degli scroscii lievi, poi un picchiettare più insistente sui sanpietrini della strada sotto casa. "Piove" penso, e intanto il ragazzo guarda il pavimento con lo sguardo colpevole e le mani in tasca.
La consapevolezza comincia a crescere in me insieme a un paio di corna sulla cima della mia testa, e un macigno sembra che mi stia schiacciando i polmoni mentre una piccola parte di me spera che io mi stia sbagliando, che Luca mi ami, che questo sia soltanto un periodo no per noi due.

"Sì... ti ho tradita. Mi dispiace"

Il dizionario cade a terra con un sonoro tonfo, e sento lo stesso suono vuoto che rimbomba nella mia testa assieme a un sempre più forte senso di vertigini: mi manca l'ossigeno, mi mancano le parole, sento il sangue congelarsi nelle mie vene. È come se la terra sotto i miei piedi stesse vacillando e io non potessi fare nulla per fermarla.
Mi accorgo di star trattenendo il fiato e cerco di ricordarmi come si respira, ma ogni respiro mi avvicina alle lacrime.

"Samantha posso spiegarti tutto, non volevo ferirti, è stato un momento di debolezza..."

L'ultima cosa che voglio fare è ascoltarlo. Non posso credere che, nonostante tutto quello che ho sacrificato per tenere in piedi questa relazione, Luca mi abbia tradita. Tutto ciò che avevamo di bello è stato spazzato via con quelle sole tre parole: "ti ho tradita".

"Vattene"

"Per favore, non prendere decisioni affrettate"

"Volevi scaricarmi incolpando me, così ti saresti potuto togliere un peso, no? Stavo davvero per chiedermi cos'ho sbagliato, se fossi cambiata davvero e se questo abbia rovinato il nostro rapporto, ma cazzo quanto stavo sbagliando! Sei stato tu che non hai saputo tenerti il birillo nella mutande, sei stato tu a rovinare tutto! Vaffanculo Luca, va' dalla tua nuova fiamma, spero sappia darti quello che non ho saputo darti!" sbraito spintonando Luca per il petto, facendolo indietreggiare fino a portarlo con le spalle al muro.

"Non è come pensi!"

"Finiscila con le stronzate e fuori da casa mia!" urlo.

Vedendomi infuriata, Luca sguscia via dallo spazio che si era creato tra me e la parete e procede a grandi passi verso la porta, non senza voltarsi un'altra volta.

"Sam..." 

"FUORI!" 

Non fa in tempo a chiuderla completamente che il dizionario plana su di essa serrandola del tutto. Crollo in un mare di lacrime e finisco con lo strisciare la schiena sul muro fino ad arrivare a terra, e porto le ginocchia al petto per nascondere il viso. Non mi capacito di come sia potuto succedere, non avevo il minimo sospetto che potesse avere un'amante. Di solito ci si accorge se c'è qualcosa che non quadra, no? Allora come ho fatto a non notare niente? Avevamo i nostri problemi, quello sì, ma mai avrei pensato che potessero portarlo a trovarsi un'altra. Probabilmente è più bella di me, più divertente, più dolce; perfetta insomma. E non posso competere con una del genere, forse è per questo che mi ha piantata in asso. E adesso che faccio? La mia vita ruotava attorno a lui, era il mio primo pensiero al mattino e l'ultimo alla sera, solo dicendo il suo nome mi scioglievo e tutti quelli che ci conoscono ci immaginavano insieme anche tra quarant'anni, peccato che rimarranno delusi quando sapranno la verità. L'unica che non credeva in noi è mia madre, e quando mai non le ho dato ascolto. Parlando del diavolo...

"Samantha che succede? Ho visto Luca correre fuori di casa, a malapena mi ha salutata. Avete litigato?"

Alzo la testa e quasi prende spavento nel vedermi, ma cerca di confortarmi accarezzandomi i capelli.

"Peggio mamma" mugugno, tirando sù col naso. Prontamente e non so da dove, mia madre mi mostra un  fazzoletto di tessuto. Inspiro profondamente e mi soffio il naso con violenza. Schifata, dice tra sè e sè: "questo va dritto nel cestino, non lo tocco manco morta".

"Quanto peggio?"

"Mi ha lasciata per un'altra" 

Nel momento in cui lo dico, una nuova ondata di pianto mi travolge e infilo di nuovo la faccia tra le ginocchia e il petto. 

"Che pezzo di merda! Io lo sapevo che qualcosa non andava in quel Luca, già che avesse lo stesso nome di tuo padre non era un buon segno! Dai vieni a berti un caffè con me, ne parliamo con calma"

Come ogni volta in cui c'è un problema, mia mamma ha proposto di bere del caffè. Hai voglia di stare in compagnia con degli amici? Bevi caffè. Sei triste e ti serve l'escamotage per parlare con qualcuno? Invitalo per un caffè. Ti annoi, sei da solo e hai anche un po' di sonno? Una tazza di caffè allora fa al caso tuo! Peccato che io al posto del caffè ci dia dentro con la vodka.

"Non ho molta voglia, penso di mettermi a letto con la speranza che la morte venga a trovarmi nel sonno" 

Mi metto in piedi e la testa mi gira un po', facendomi vedere le solite lucine da calo di zuccheri per qualche istante, e mi dirigo verso il mio materasso da una piazza e mezza.

"Neanche per sogno, deprimerti in solitudine non è quello di cui hai bisogno ora" mi incita prima che io riesca a raggiungerlo, mettendomi una mano dietro la schiena fino a condurmi in cucina, dove mi fa sedere a tavola. Con lo sguardo perso nel vuoto, gratto nervosamente le pellicine attorno alle unghie. Vorrei davvero stare nel mio letto a piangere invece di trattenermi, anche se veramente non so perchè dovrei trattenermi dal piangere; forse in fondo non voglio che mia madre soffra nel vedermi in questo stato. Mentre penso in silenzio, mi viene messa davanti una tazzina. 

"Sei troppo giovane per queste cose Sam..."

"Non cominciare mamma, so già dove vuoi arrivare. Dammi tempo e mi passerà, il rancore aiuterà a dimenticarlo. Sarebbe più difficile se non avessi motivo di odiarlo"

"Questo è vero, ma non intendevo dirti che devi per forza farlo nel giro di due giorni. Hai bisogno di cambiare aria, dove sono finite le tue amiche? È questo che intendevo: forse è meglio se ti dedichi alle amicizie, hai solo vent'anni, goditela" dice amorevolmente, sorseggiando il caffè.

"Quali amiche? Se ne sono andate tutte, non mi rimane più nulla". Mi guarda con un sopracciglio alzato. "A parte te, era ovvio".

"Così va meglio. Comunque non ci credo, mi pare strano. Jessica?"

"Partita qualche mese fa per andare a trovare i nonni a Londra, cioè non proprio Londra, ma da quelle parti lì insomma" 

"Amanda?"

"Non la sento da novembre, quindi da circa otto mesi" 

"Ma se eravate amicone!" esclama incredula. Ormai ho finito il caffè e anche la voglia di stare in compagnia - non che fino a dieci minuti fa ne avessi tanta comunque. 

"Mamma, i rapporti cambiano" inizio, con la mente che ritorna a Luca per aver usato il verbo "cambiare", "e semplicemente abbiamo preso strade diverse. Non c'è nessun coetaneo con cui io possa parlare, altrimenti sarei la prima a contattare quella persona. Quindi lascia perdere, anche se vai avanti con la lista di nomi non troverai nessuno che io possa sentire"

Intristita, sospira e guarda dritto davanti a sè, al di fuori della finestra, dove sta ancora piovigginando. 

"Allora posso solo dirti che devi dare tempo al tempo. Se non vuoi perdonare Luca - cosa che comprendo e condivido pienamente - l'unica cosa che puoi fare è aspettare che ti abitui a stare da sola, anche se ricordati, non sei da sola, troverai dei nuovi equilibri"

Sospiro a mia volta. C'è anche solo la più piccola possibilità che io perdoni il tradimento a Luca? Non lo avevo preso in considerazione finora, ma ora che ci rifletto direi che no, non lo perdonerò. Preferisco perderlo del tutto anche se farà male la solitudine.

"So che ti suonerà stupido, ma stare tra le sue braccia era come casa"

"Ti puoi sempre trasferire" ridacchia alzando le spalle.

Mi sfugge un sorrisetto e roteo gli occhi.
"Hai ragione" ammetto alla fine, "ma ora ho davvero bisogno di stare un po' per conto mio, scusami"

"Non scusarti Sam, se te la senti di stare in compagnia, io sono qui"

"Grazie mamma"

L'abbraccio forte e lascio che il suo affetto mi consoli. Vorrei poter tornare a un'ora fa, a prima di litigare per l'ultima volta con Luca, solo per non essere così scombussolata emotivamente. Solo per poter non sentire questo peso nel petto, per non sapere di quello che ha fatto. Dò un'occhiata alla porta d'ingresso, alla luce fredda e bianca che viene filtrata attraverso il vetro decorativo, e senza pensarci due volte l'apro ed esco mettendomi sotto la pioggia, che inizia a bagnarmi lentamente i capelli e il viso. Le gocce scendono lungo le guance e cadono sui miei vestiti già quasi zuppi. Inspiro il petricore e lascio che l'acqua si infiltri tra le fratture del mio cuore spezzato. Il nervoso di poco fa ha ceduto il posto all'ansia: che faccio adesso, tutta sola? Non ho nessuno che tenga a me, che sia presente quando ho bisogno di aiuto. Luca era l'unico che nonostante i litigi c'era, che sapeva farmi ridere anche dopo aver pianto, che guardandomi negli occhi vedeva la bambina spaventata che ho dentro di me, e sapeva calmarla sempre. Ma ora so che i nodi sono arrivati al pettine e che dovrò affrontare la mia paura della solitudine, e la detesto. L'idea di dover contare solo su me stessa mi agita ogni volta che mi sfiora, non mi sono mai ritenuta una persona forte, ho bisogno del bastone per stare in piedi e andare avanti. Per la prima volta in tre anni, invece, mi ritrovo persa e abbandonata. 

I vestiti iniziano ad appiccicarsi alla pelle e l'acqua nelle scarpe comincia a darmi fastidio, ma quando penso di rientrare in casa mi chiedo come fare per non bagnare ovunque, quindi mi fermo sotto la tettoia. La solita sedia verde di plastica è posta appena sotto la finestra della cucina e decido di sedermici. Mi chiedo se mia madre si sia accorta di tutto questo, ma se così fosse probabilmente sarebbe già qui. 

Devo pensare a qualcosa per potermi distrarre. Siamo a luglio, più precisamente il 25/07/19. Questa è stata un'estate strana, ha piovuto tanto e fatto anche caldo, il meteo è stato un po' indeciso insomma. Chissà in quale di queste giornate afose o umide Luca mi ha tradita. No, non devo pensarci. Mi metto un'unghia in bocca e inizio a mordicchiarla mentre la gamba destra oscilla sù e giù. Luca mi direbbe di smetterla perchè gli metterebbe agitazione. Sospiro. Anche senza volerlo la mia mente finisce su di lui. Strofino il viso con le mani e tiro la pelle verso l'esterno per togliermi il mascara colato, e senza sorpresa mi ritrovo le dita nere. Pian piano, come ogni volta che mi sento nervosa, sento gli occhi che si chiudono. 

"Sam ma che cazzo fai??" strilla una voce alla mia destra facendomi prendere spavento.

"Ci sono 19 gradi qua fuori, vuoi prenderti la febbre in estate? Si sta anche alzando il vento!"

Nel momento in cui lo dice noto i rami piegati dell'ulivo in giardino a causa del forte vento che si sta levando, e un brivido percorre la mia spina dorsale.

"Dai vieni in casa, anzi aspetta! Prima ti porto un'asciugamano e le ciabatte"

Sparisce per qualche secondo e torna con un grande asciugamano azzurro con cui mi avvolge il corpo. Mi stringo le spalle e mi dirigo in casa con lo sguardo basso, non ho voglia di parlare. Tolgo le scarpe sul tappeto all'ingresso e i calzini, per poi infilarmi le infradito. 

"Ti farai la doccia vero?" chiede dietro di me.

"Sì"

Vado in bagno e lascio i vestiti bagnati nella doccia, apro il rubinetto della vasca e dopo un paio di minuti tasto la temperatura dell'acqua. Mentre aspetto, torno in camera mia senza farmi vedere da mia madre e prendo il telefono, nella speranza di trovare anche solo un messaggio di scuse da parte di Luca, o qualche chiamata persa, qualsiasi cosa che mi faccia sapere che mi pensa. Ma rimango subito delusa: nessuna notifica. Con l'umore a terra, faccio ritorno alla vasca e avvio una playlist di musica triste da Spotify. Non molto tempo fa ho letto che ascoltare qualcosa di deprimente quando si è malinconici faccia sentire meglio. Spero sia vero. Quando l'acqua arriva al giusto livello, mi immergo, lasciando fuori soltanto la testa dal mento in sù. Ho bisogno di trovare un obiettivo. L'università non mi basta più, nemmeno mi piace quello che sto studiando. Beni culturali sembrava una buona opzione quando è stata ora di prendere la decisione degli studi successivi alla maturità, ma si è rivelata azzardata: il mio vero interesse era storia dell'arte, ma di arte che piace a me ce n'è ben poca. A settembre dovrei iniziare il secondo anno, e se potessi mollerei, ma quello che mi ferma sono le solite frasi fatte che mi sento dire da almeno cinque anni: "non si trova lavoro facilmente senza una laurea" sta in cima alla classifica. Risulta perciò ovvio che non ho molta scelta. 

Aggiungo del bagnoschiuma nell'acqua e aspetto che si formi la schiuma. Ne prendo a manciate e ci giocherello schiacciandola e creandoci delle figure con l'indice. 

Vorrei tanto potermene andare, dimenticare questi ultimi tre anni e tornare a quella che ero prima. E il problema è che non ricordo più com'era la Samantha di trentasei mesi fa. So che amava leggere, che usciva spesso con le amiche, che pensava solo a sè stessa e che ne andava fiera. L'egoismo è bello finchè non conosci i bisogni della persona che ami, e gli ultimi tempi ne sono la prova. Ho completamente azzerato la mia persona per mettere davanti Luca e sono finita col dimenticarmi cosa mi rende felice, motivo per cui ora non so nemmeno da dove cominciare per avere un po' di equilibrio nella mia vita. Anche se avessi memoria di com'ero, ormai sono cambiata: non ho più diciassette anni.
Ora ne ho venti e le cose non sono più le stesse.

Guardo fuori dalla finestra e vedo la chioma degli alberi piegarsi su un lato a causa del vento forte, e sento il primo tuono, che rimbomba nella stanza. La pioggia si infittisce e il cielo si colora di un grigio scuro. Se Lasagna fosse qui, si sarebbe già nascosto sotto qualche mobile.
Lasagna, vecchio come un highlander ma più attaccato alla vita di Elisabetta II, è il gatto rosso che mi tiene compagnia da più di dieci anni. Quando ho bisogno di una coccola o di ridere un po' so sempre di poterlo trovare a dormire nella sua cuccia in salotto, dove passa praticamente metà giornata. Mi diverto a dargli fastidio solleticandogli la pancia, anche se poi mi attacca e mi morde le dita spingendo il braccio con le zampe posteriori. La cosa più esilarante è vedere la sua espressione da pirla quando gli partono i cinque minuti: dopo aver mangiato inizia a correre da una parte all'altra della casa saltando sui divani - facendo dare di matto a mia mamma - e mostrando le sue abilità di parkour sui muri. Adesso avrei proprio bisogno di accarezzarlo e tenerlo in braccio.

Sbuffo e appoggio la testa sul bordo della vasca, con gli occhi fissi sul soffitto.

E come una rivelazione divina mi si accende la lampadina sopra la testa come si vede nei cartoni animati.
Mi alzo di scatto e tolgo la schiuma dal corpo a casaccio mettendomi l'asciugamano attorno al corpo.
Spalanco la porta e non appena vedo mia mamma in fondo al corridoio grido:

"MAMMA HO DECISO! DOMANI PARTO"

Veloce come una saetta, Lasagna arriva in corsa verso di me nel momento esatto in cui la porta è del tutto aperta sfracellandosi contro il legno.

"ODDIO LASAGNA!"

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