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~Stella~
Il primo suono che percepisco è il "bibbib".
Cerco di girarmi, ma c'è qualcosa che mi blocca il collo; anche il solo alzare la mano mi risulta difficile.
Tento con tutte le mie energie di aprire gli occhi per cercare di visualizzare dove possa essere, ma una forte luce mi abbaglia, facendomeli chiudere all'istante e provocandomi una forte fitta alle tempie.
Il panico mi assale e comincio a sudare.
"Stella… respira", mi ripeto, e così facendo prendo alcuni respiri profondi, anche se mi duole tutto il corpo.
Per caso sono stata investita?
Il "bib" risuona come una cantilena e mi aiuta a prendere il ritmo costante dei respiri.
Appena mi ritrovo di nuovo connessa con il mio corpo, apro gli occhi.
Stavolta facendo attenzione, mi ritrovo a vedere un tramonto .
Rimango a fissarlo per minuti interi, senza comprendere il motivo preciso, ma è come se il sole mi baciasse e mi desse il bentornato.
“Portami con te”, mi ripeto mentalmente.
Resto in estasi, senza fare caso al mio circondario, quando una voce squillante rompe l'incantesimo.
- Stella, sei sveglia!
La voce di Jemma mi fa vibrare la testa e chiudo gli occhi per quella variazione.
Lei, notando il mio stato, si scusa e prende la prima sedia, appoggiandosi.
Mi prende la mano destra e la stringe forte.
- Sono felice che tu stia bene, mi hai fatto prendere un accidente! - mi rimprovera.
La fisso con attenzione e noto che è un po' trasandata, mentre lei di solito è sempre cool.
- È tutta colpa tua, mi fai sempre preoccupare - mi dice, per poi accarezzarmi il viso, come se si fosse tolto un peso dalle spalle.
- Lo sai che con me puoi parlare - disse.
Lo sapevo perfettamente, ma in quel momento avevo un vuoto nei ricordi. Ero in ospedale, avevo delle contusioni dovute a cosa? La mia memoria era bloccata a quella sera, quando quel pazzo di Axel aveva tentato di violentarmi.
Quella sensazione opprimente mi aveva scatenato una forte reazione di repulsione e poi... poi avevo sognato.
È stato un turbinio di sensazioni che non erano mie, ma che avevo accolto. *Erano* di lui? Essere empatici vuol dire anche questo?
Non ci stavo capendo più nulla.
Mi sentivo esausta e con la testa vuota.
- Tesoro, ricordi che cosa è successo?
La guardai in viso e notai le occhiaie nere che delineavano il suo incarnato; adesso era spento e senza trucco.
- Ero a casa e poi… - dissi con voce rauca. Mi diede qualche goccia di acqua, ma mi sentivo la gola ardere.
- Tranquilla, non devi ricordare subito. Te l'ho chiesto per avere una panoramica dell'accaduto. - borbottò, aggiustando le coperte del letto.
- Appena ti sarai ripresa, ne riparliamo.
Terminò così il suo discorso, anche perché entrarono dei dottori che iniziarono a visitarmi e a farmi le classiche domande.
In tutto ciò, non avevo capito il nesso di tutta questa situazione. Che cosa mi era successo e perché non ricordavo? L'unica cosa che sapevo è che il cuore mi doleva… e non era per *mie* sensazioni.
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