7
~Axel~
Il sacco da boxe pende da una parte all'altra. La stanza è satura di sudore e frustrazione.
Dannazione!
Perché mi sento così depresso? Che cosa mi sta accadendo? Per caso sono in crisi di mezza età?
Il sacco riceve un altro pugno e questa volta si affloscia su se stesso, aprendo la sua superficie.
Butto i guantoni a terra e mi dirigo verso la finestra che dà su Manhattan.
Le temperature stanno scendendo, ormai manca poco a Halloween.
Emily adora questa festa, e anche io. Da piccolo, mia madre mi travestiva sempre e mi portava da una porta all'altra; è stato un periodo bellissimo, fino a quando il mostro non si è svegliato dal suo letargo. Da quel giorno, tutto è cambiato.
Accendo una sigaretta per scacciare il gusto amaro di quel ricordo.
Il cielo si sta oscurando, sono passati tre giorni da quelle sensazioni strane. Quella ragazza, Stella Rivera, mi ha dato fastidio, soprattutto i suoi sguardi. Ho avuto la sensazione che i suoi occhi mi avessero letto dentro... Chi diavolo è? Come si è permessa di intromettersi?
Tuttavia, ha un corpo niente male. Quando l'ho stretta tra le braccia, l'ho sentita calda, come se volesse di più, ma i suoi occhi dicevano altro.
Poi quel bacio... Mi si sono rizzati i peli sulla nuca.
Come se la conoscessi.
-Mi sono fatto troppe donne, ma lei è diversa.
C'è qualcosa di distorto è mio dovere capire la situazione.
-Ah, sei qui?
La voce di Oliver rimbomba nella stanza, il suo passo felpato non si avverte; come spia è perfetto. L'odore della sua colonia mi arriva forte al naso e poi si palesa accanto a me, togliendomi la sigaretta tra le dita.
- Queste porcherie ti fanno male-, dice risoluto.
- Fatti i cazzi tuoi, la mia salute è mia!- , ribatto, cercando di accenderne un'altra. Però, lui svelto mi prende il pacchetto e lo lancia dall'altra parte della stanza. La rabbia si impossessa di me e lo strattono dalle spalle. Lui, non preparato, perde l'equilibrio e lo attacco. Ripreso, para ogni mio colpo e perdo la testa, gli faccio uno sgambetto e lui salta come una rana. Infine, miro verso lo stomaco e lui mi afferra il polso, mi gira a quarantacinque gradi. Sono sconfitto e mi fa urlare.
- Stai combattendo con furia, i tuoi colpi sono prevedibili. Dove è finito l'Axel che conosco?- dice, lasciandomi andare. Prende il pacchetto delle sigarette, ne tira fuori una, fa un lungo respiro e una nuvola di fumo lo invade.
- Alla tua salute non ci pensi?- sbotto, ritornando alla finestra.
- Mi serve come antistress,-afferma.
- Ah certo, solo a te!
- Tu lo fai per disperazione, amico. Comunque, ho le informazioni di cui mi hai domandato- afferma, prendendo il cellulare.
-Stella Rivera, diplomata qui a New York, vive attualmente con la madre e il fratello. Senza lavoro fisso, solo lavoretti sporadici. Gruppo sanguigno B negativo, single. Ha 30 anni ed è nata a luglio. È legata alla sua amica Jemma Wonk.
- Che vita squallida.
- Non tutti hanno una vita come te- ribadisce.
- Non c'è altro?
- No. Se vuoi, approfondisco, anche se ti sei già fatto un'idea su di lei.
- Non mi interessa, la sicurezza della mia famiglia è la cosa più importante.
Oliver non ribatte, però la sua mente sta pensando e infatti ritorna alla carica. - Però c'è qualcosa che ti mette confusione. Ti ho visto quella sera rimanere di sasso. Ti ha atterrato facilmente, e non dirmi che l'hai lasciata fare tu. Quella ragazza nasconde qualcosa e poi hai affermato che la volevi tutta per te. -dice, guardandomi negli occhi.
- Non guardarmi così.
- Così, come?
- Come quella dannata. Mi ha letto dentro l'anima e sono poche le persone che ci riescono.
- Certo. Chi ha osato fare un discorso più profondo si è ritrovato nella fossa. Amico mio, certe persone subentrano nella nostra vita per aiutarci o distruggere i muri. Forse questa ragazza distruggerà quel muro che hai costruito intorno al tuo cuore- termina.
- Non dire cazzate. Il mio cuore sta bene dove sta, a nessuno è permesso varcarlo, oltre alla mia famiglia.- affermo, per poi andarmi a farmi una doccia.
- E qui che ti sbagli. Quello sguardo valeva più di mille parole, amico mio... E conosco fin troppo bene questa situazione.- dice piano Oliver. "Perché quelle parole mi scaldano il torace? Non può essere, l'amore tra due persone non esiste, eccetto per alcuni."
Chi mai vuole amarmi? Sono un mostro senza anima.
-Cercami.
Questa parola mi fa aprire gli occhi, ma non mi trovo nel mio ufficio.
La stanza è completamente invasa dal fumo, sento una musica di sottofondo. Mi scontro con qualcuno, ma non mi interessa; la folla mi travolge, eppure quella voce incantatrice continua a guidarmi. L'abito che indosso si impiglia, lo tocco con le mani e noto i vari aggeggi che ho appresso. Dove diavolo sono finito? Questi sogni mi portano in un'altra dimensione? Almeno qui incontro lei.
La mia dea.
-Cercami.
Eccola di nuovo. Mi faccio spazio tra la calca fino a vedere una stola. Risalgo con gli occhi e ci incontriamo: lei mi sorride.
-Aspettami.
L'aria si fa più rarefatta, ma lei non smette di camminare, anche se mi sembra che stia correndo, ma con eleganza.
Il suo vestito si sposa perfettamente con il luogo. I lunghi corridoi risuonano dall ticchettio dei suoi tacchi. Sento il sudore scendere lungo il mio viso, per poi fermarmi in un vicolo cieco.
-Dove sei?
La mia domanda si perde nel nulla, quando improvvisamente mi ritrovo con la testa sbattuta contro il muro con forza.
-Ti ho preso.- sibila. Le sue mani si posano sui miei fianchi e un calore ben conosciuto si fa strada in me.
"Bentornato, amico. "
Sorrido. Sentendo il mio membro alzarsi.
Trattengo il respiro e assaporo ogni tocco. Questa volta non ha nessun guanto, le mani sono morbide e calde, unghie nere e lunghe, anzi artigli. Scendono con sensualità fino ad arrivare ai pantaloni, solleva le pinzette delle bretelle è mi dà sollievo, tuttavia non si ferma, risale con le unghie e si ferma sui capezzoli. Il cervello si spegne, sono in balia di questa donna.
I suoi seni sono appoggiati sulla mia schiena, sento qualcosa pizzicare, però questo atto mi elettrizza.
-La prossima volta mi ridai il favore. -dice all'orecchio. Gemo senza pudore, piegando la schiena per avere ancor di più il suo calore, le sue mani torturano i capezzoli che ormai sono diventate due spille, me li lascia e prendo un respiro di sollievo.
-Ti piace?
-Oh sì. -esclamo, tento di girarmi, però lei mi schiaccia al muro.
-Sei un bambino disubbidiente - e con tali parole sento una scossa sul mio membro.
Mi sveglio di soprassalto e mi guardo in giro. Sono ritornato in ufficio e sul divanetto posteriore ci sta Oliver che mi fissa.
-Che c'è? -domando con voce roca. Mi sistemo e mi accorgo che i pantaloni sono bagnati, cazzo!
-Fatto bel sogno?
Non rispondo e mi alzo, ma la macchina si vede e lui lo nota.
-Sogno a luci rossi a quanto vedo. Come vedo il tuo cazzo sta alla grande! -dice ridendo.
-Smettila! -lo minaccio.
-Hai scoperto chi è?
Dico di no con la testa e mi fiondo nel bagno che sta dietro la libreria.
Mi spoglio e noto con sgomento la pinzata sopra il mio membro e non solo, i capezzoli, sono tutti rossi. Questa donna ha potere anche in questa dimensione, se ti trovo di lego!
Mi faccio una doccia veloce ed esco di nuovo fresco.
-Ho avuto una idea. -squittisco.
Lui alza il viso dal pc -sarebbe?
-Halloween e tra una settimana e noi faremo una festa, sicuramente lei si farà vedere e lì la smaschererò.
-Penso che sarà difficile, di come mi hai detto è molto scaltra, ma tentare non nuoce. Mando gli inviti, hai altro?
-Fammeli avere alcuni.
-Ah chi vuoi mandarli?
-Lo vedrai, anzi glielo darò personalmente.
-Come preferisci, ah! Tua madre ha chiamato, ti vuole a cena da loro domani sera.
-Ricordamelo.
Esco dal mio ufficio e tutti si voltano dalla mia parte, ho un sexy appeal straordinario. Sorrido a questa affermazione e mi dirigo verso la mia R8 rossa fiammante, mi prospetta un pomeriggio di shopping.
-Emily, amore scendi.
Mia madre richiama mia sorella che scende dopo poco accompagnata da Stella. Oggi indossa un jeans stretto e un maglione blu, questa volta della sua taglia. Questo stile sobrio le sta.
La vedo scendere con calma, aggiustandosi i capelli che stanno in una treccia come quella di mia sorella.
-Grazie, cara. -la saluta mia madre, la vedo prendere la giacca di pelle e allontanarsi, però la fermo.
-Stellina.
Lei si gira con uno sguardo torvo.
-Sì?
-Tieni.
Afferra la busta e mi guarda.
-Che c'è?
Sospettosa come non mai, è troppo altezzosa per i miei gusti, però ha fegato a fissarmi negli occhi. Mi piace il suo temperamento.
-Aprila.
Lo fa con calma come se da un momento all'altro potesse scoppiare una bomba tra le mani. Estrae un rettangolo di plexiglass con le scritte dorate. Mi fissa non capendo.
-Come segno di pace ti invito al party di Halloween. -le dico sorridendo. Immagino la sua faccia sorridente e contenta, solo pochi hanno questo invito.
-Grazie, ma non fanno per me queste feste. Dallo a qualcuno che è veramente interessato. -afferma seria, flettendo il braccio berso me.
Ecco! Questa ragazza mi mette in confusione, c'è chi pagherebbe oro per questo invito.
-Stai rifiutando dell'oro?
-Preferisco un diamante che l'oro, adesso scusami ho degli impegni. -mi comunica, scostandosi da me.
Questa affermazione mi manda in tilt il cervello. L'afferro dalle mani è una scarica di freddo che mi colpisce l'arto.
Mi distacco allarmato.
-C'è altro?
La sua voce si è fatta sottile e minacciosa, i suoi occhi sono di un colore differente dal solito.
-Mai rifiutarmi. -le dico, mi avvicino come un gatto e le scosto una ciocca dei capelli che l'è finito sulle labbra.
-C'è sempre una prima volta.
I nostri sguardi si scontrano. Vengo risucchiato dalle sue iride che mi affascinano e un lampo di fuoco mi fa eccitare, sento il mio cazzo vibrare come una corda di violino. Il mio pollice tocca le sue labbra che diventano fredde, ma le sue mani sono lava.
-Che fai ragazzina, mi stai desiderando?
-Oh sì, però non come immagini.
-E come?
-Non immagini nemmeno...
La sua bocca è proprio vicina alla mia, sento il suo respiro farsi più caldo, avverto l'adrenalina scorrerle nelle vene.
-Così! -dice con tono troppo alto, per poi ritrovarmi con il cazzo dolorante.
-Strega!
-Depravato!
Questa volta me la paga.
Vedo tutto rosso, c'è solo una persona che mi fa perdere il lume della ragione. La prendo e la trascino in una stanza buia del corridoio.
-Lasciami!
-Hai superato il limite!
La sbatto al muro con violenza. Lei sembra tramortita poiché ha un capogiro, le imprigiono le mani sulla testa con le mie. Mentre l'altra si fa strada sul suo corpo, si dimena, ma senza avere possibilità.
-Adesso non fai più la spavalda. -le dico.
-Che cosa vuoi farmi? -dice con la voce tremante.
-Immagina.
Le palpo il seno con violenza, scosto il reggiseno e affogo la bocca nei suoi capezzoli, lei tenta di urlare, però la intimidisco.
Rimane in silenzio, il suo corpo pian piano diventa incandescente, si sta eccitando. Il suo profumo mi manda fuori orbita.
La sua pelle è candida e morbida, lascio scie di fuoco sulla sua pelle.
Le sbottono i jeans e lei si risveglia.
-Lasciami! Aiuto! -grida.
Le tappo la bocca con la mia, ma mi morde e continua a chiedere aiuto.
-Smettila sennò muori! -le affermo e prendo la mia pistola. Lei vedendola sgrana gli occhi permettendomi di vederla con un colore differente. Quanti colori possiede?
-Allora uccidi, non ho nessuna intenzione di ricevere uno stupro.
A quelle parole qualcosa in me scatta.
La sto violentando? E' così?
Che cosa sto diventando?
-Vattene!
Lei non perde tempo e se la svigna lasciandomi in quella stanza vuota, con un buco nero che inghiotte la mia anima.
-Oliver, ho bisogno di te. -chiudo la chiamata, abbasso la pistola e mi fisso le mani. Ho commesso un errore madornale.
La porta si spalanca e poco dopo arriva il mio scudo, chiude la porta dietro di sé e mi abbraccia.
-Ax che cosa è successo? Ho visto Stella uscire in lacrime. -dice e queste parole mi danno il colpo finale. Io che prendo una donna contro la sua volontà.
"Onora sempre una donna, se poi si concede e una cosa, ma mai prenderla con la forza."
Parole che ho buttato nel cesso per una vendetta.
-Stella, certo. L'ho quasi stuprata. Sono un mostro. -balbetto sotto shock.
-Axel, amore mio. Che cosa sta succedendo?
Oliver mi abbraccia, sento le sue mani stringermi.
Le parole di mio zio rimbombano nella testa, mentre le immagini di quella violenza ripetersi all'infinito.
-Sono un mostro, un animale.
-Non lo sei. Hai solo perso la tua centratura, ma non sei solo.
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