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~Stella~
-Brindiamo, ragazzi!
Jemma alza in alto lo shottino che ha tra le mani, e noi a ruota la copiamo. È venerdì sera, c'è una bellissima luna di sottofondo al pub 88 Cooper, che si trova all'ottantesimo piano, incorniciato da palme vere e finte, in stile hawaiano. Il locale è gestito da due giovani ragazzi italiani. La loro tradizione è il loro cibo, che ha conquistato tutti. Lo stile del locale è fatto di contrasti: bianco e nero, oro e argento, inverno ed estate. Tuttavia, non stona come si potrebbe immaginare, ma crea un senso di armonia che hanno saputo sfruttare al massimo.
Mi alzo dal tavolo, mentre i miei amici si muovono a ritmo di musica.
-Stella, vieni a ballare anche tu!- mi urla Jemma, già su di giri. Il suo vestito di paillettes si muove con lei, mentre io sono più casual: jeans a sigaretta, camicetta bianca e giubbotto di pelle.
Il mio stato attuale è malinconico. Ogni volta che la luna sta per diventare piena, mille sensazioni avvolgono la mia anima: quella sensazione di vuoto, di euforia e distacco. Semplicemente, sbalzi di umore, come se avessi il ciclo, ma lunario.
Osservo i miei amici ballare e divertirsi, mentre io mi sento una estranea. I miei occhi cadono sull'orizzonte e mi domando: che senso ha questa vita?
-Ehi, Stella. Sei bellissima questa stasera.
La voce di Andrea mi riporta nella realtà, però non mi fa nessuna sensazione, anzi mi allarma.
La sua carnagione chiara viene mostrata dalle piccole illuminazioni che stanno ai nostri piedi, indossa sempre delle scarpe di alta fattura, come se volesse specificare che lui ha i soldi. Però questo suo lato da snob non mi è mai andato a genio, essere l'unico erede di una importante famiglia non fa diventare il padrone del mondo, c'è bisogno di essere pure umili.
Si avvicina troppo a me, il suo profumo che mi provoca la chiusura della gola dì quant'è forte, mi fa indietreggiare.
Lui inizia a giocare con il cocktail che ha in mano, i suoi occhi sono lascivi e le mani iniziano a prudermi.
-Sei già ubriaco?- domando cercando di allontanarlo da più di me.
-Sei una grande figa, se solo tu mi permettessi di farti trascinare...ti vengo dietro da un bel po'.- ammicca, la sua mano si allunga verso di me.
-Toglimi le tue mani...- Lo minaccio, spostandolo.
-Sennò che fai? Nessuno ti può sentire.- mi sussurra all'orecchio.
Si sposta verso di me e mi intrappola alla balaustra, gli altri non si accorgono di nulla.
Lo lascio fare e cerco di trovare l'occasione giusta, lui intanto ride con vittoria, mi sfiora il braccio e tenta di afferrare il viso. Mi strattona e mi ferma le mani, il sudore mi scende dalla schiena e mi fa rabbrividire.
La sua faccia squadrata mi fa ribrezzo, anche ciò che leggo dentro quegli occhi.
La sua bocca si allarga, mostrando i denti gialli dovuti al fumo. Tanti soldi e poi non pensa alla cura della bocca!
-Fai la brava. Ci divertiamo, così sai che sono quello giusto.- mormora, sputando quel fetore di alcool e fumo addosso.
Mi dimeno, ma lui mi blocca.
Ho paura.
-Buona.- mi sussurra all'orecchio.
La situazione cambia, quando sento la sua mano scendere verso il mio sedere.
-Non sono un animale, porco! E decido io a chi concedermi!- ribatto piccata, gli do una testata e lui sbanda e appena mi lascia gli assesto un calcio negli attributi.
-Puttana!- urla senza remore, mi afferra dai capelli e mi fa sbattere la testa, ma non rimango inerme, gli colpisco le ginocchia e cade come un salame.
-Stella!
La mia amica si proietta verso di me notando sicuramente il sangue che mi cola dalla fronte, ma poco m'importa. Due uomini grossi si avvicinano e mi guardano:- mi ha molestato!- urlo.
I due si guardano per poi afferrare quell'amico che non lo è più.
Jemma mi si avvicina ma la scosto,- lasciami, ritorno a casa!
La festa è finita e poco m'importa. Come osano darmi della puttana e poi della facile? Perché questo ho letto negli occhi di quel porco!
Arrivo a casa con un mal di testa atroce, nello specchio c'è proiettata la mia immagine: gli occhi rossi e pieni di lacrime trattenute, una bella contusione sulla guancia e un taglio sulla fronte.
Dannazione! Domani lavoro! E mi devo coprire questo danno! Butto in aria un cuscino non potendo fare rumore e mi rannicchio sul letto iniziando a singhiozzare.
Per caso sulla fronte c'è scritto " fai di me ciò che vuoi?"
Che vadano tutti al diavolo!
Nemmeno volevo uscire!
Una serata da dimenticare!
Mi alzo di scatto, esausta dalla notte passata, e ora pago le conseguenze. Devo sbrigarmi, tra un'ora inizio a lavorare. La signora Cox mi ha chiesto di tenere compagnia a Emily per tutta la giornata, poiché lei e suo marito saranno fuori.
Il signor Cox è un uomo amorevole, tratta le sue donne come regine, e ora capisco meglio il temperamento della piccola.
Giungo in cucina e trovo mia madre che fa colazione. Non le assomiglio per nulla, l'ho preso più da mio padre. Lei ha i capelli corvini, con un taglio antiquato, e indossa sempre abiti neri e privi di colore. L’unica cosa che abbiamo in comune sono il naso e le labbra carnose. Non c'è mai stata una vera conversazione tra di noi, tendiamo sempre a scontrarci.
-Hai fatto rissa?- mi chiede, come se fossi io a cercare guai.
-Stai tranquilla, so prendermi cura di me stessa,- ribadisco con fermezza.
Per lei non sono nulla, solo la pecora nera della famiglia. Niente obiettivi, niente fidanzato. A trent'anni, dovrei già essere sposata e avere una famiglia.
-Ci trasferiamo in Nevada-, dice, e per poco non mi soffoca con il caffè.
-Che cosa? E quando me lo dici?
-Tu non verrai con noi.
-In che senso? E perché dirmelo ora?
-La decisione è stata presa senza un tuo parere, la prossima settimana partiremo. La casa è già stata venduta.
-E io che fine faccio?
-Sei maggiorenne, tocca a te prenderti cura di te.- sentenzia, lasciandomi sola in cucina.
Tra una settimana non avrò più un tetto sotto cui vivere.
Ritorno in camera e mi guardo allo specchio. Per fortuna il livido si è coperto. Prendo la borsa e vado al lavoro. Il buongiorno si vede dal mattino.
A lavoro fila tutto liscio, almeno qui. Emily è in camera che legge, o almeno ci prova, con il nuovo libro che le ha portato il suo papà. La pasta è quasi pronta, la verso in due piatti, anche se la fame è ormai svanita. La chiamo e, nel momento in cui scende, sentiamo l'ascensore fermarsi. Da esso sbuca il fratello, Axel.
Un ragazzo, anzi un uomo fatto e finito. Con i capelli sempre in ordine, gli occhi chiari e il viso sempre un po' ammaccato. Oggi ha un taglio sul sopracciglio destro. Il suo fisico è da Dio greco, sicuramente anche lui passa molte ore in palestra. I suoi passi risuonano sul marmo lucido e si avvicina alla cucina dove stiamo per pranzare.
-Fratellone!
Emily gli va incontro e lo abbraccia.
Lui le appoggia una mano fasciata sulla testolina e poi fissa me.
-Pranzi con noi?- chiedo.
-No,- dice secco, spingendo la piccola sul tavolo. Iniziamo a mangiare, mentre lui si sistema nel salotto e fissa il panorama.
Stiamo chiacchierando quando sbuca di nuovo, con in mano un bicchiere di liquore.
Lo fisso e lui se ne accorge.
-Che c'è?-urla. Salto in aria per quella poca delicatezza.
-Niente.
“Non sono affari tuoi, Stella. “
Purtroppo la mia voce interiore viene mandata al diavolo.
-Ti posso preparare qualcosa da mangiare? Il liquore ti può corrodere lo stomaco.
Come se non l'avessi detto mai.
Il suo sguardo diventa furioso, Emily si alza e scappa. Mi ritrovo con una furia di fronte.
Succede tutto in un secondo: lo vedo buttare il bicchiere, l'alcool schizza da tutte le parti. Mi afferra dal polso e ci ritroviamo a due centimetri. Il fiato si fa più veloce, mentre il cuore batte forte nella gabbia toracica. Lui sembra una statua di rancore.
-Non osare mai più dirmi che cosa devo fare!- sentenzia in modo crudele. La sua presa mi brucia il polso, cerco di spostare lo sguardo ma siamo incollati in un duello all'ultimo sangue. Questo ragazzo mi mette tutti I sensi in allerta, mi spaventa ma nello stesso tempo mi fa perdere la ragione.
Che cosa ho detto questa mattina? Al peggio non c'è mai fine? Ritiro tutto!
-Scusami.
-Perché mi dai del tu? Sono il tuo padrone!
Il suo profumo mi pervade in ogni senso, mi sento ammaliata ma anche senza scampo.
Cerco di riprendere il controllo ma lui mi tiene dai polsi. Per ben due volte mi sento in trappola.
-Te la dovrei far pagare per la tua impudenza.- minaccia con un sorriso sadico.
Mi guarda dalla testa ai piedi e cerca di intrufolarsi nella mia maglia, però un rumore ci fa saltare in aria e dall'ascensore appare l'altro uomo, Oliver.
-Axel non fare il prepotente- dice come se sa dove siamo.
-Startene fuori, tu!- lo rimprovera.
Lo vediamo entrare con disinvolture in cucina.
-Non puoi spaventare chiunque ti faccia una domanda.- ribatte per poi digitare qualcosa nel tablet che ha tra le mani.
-Sto per cancellare questo filmato dalle telecamere, se tua madre sa di questo fatto, sei nei guai.
Rimaniamo in sospeso e lui sembra aver mollato la presa, risento l'ossigeno nei polmoni, però la mia disattenzione mi è fatale, lui mi prende la testa e mi bacia sulle labbra. Con questo unico gesto sento un fuoco espandersi da capo a piedi e anche il mio aguzzino ne è rimasto folgorato.
Lui sembra affamato, preme ancor di più la sua bocca in quella mia, il mio cuore si è fermato, ho le lacrime agli occhi e qualcuno scivola senza permesso.
Non si ferma, non mi permette di farmi spazio, mi vuole controllare.
Forse ho davvero scritto sulla fronte quelle parole.
-Wow, elettrizzante!- esclama con gli occhi piene di desiderio.- Ti voglio per me. Sarai la mia puttana preferita.- riferisce.
“Non sono uno oggetto.”
-Mai! - lo spintono, ma mi afferra nuovamente i polsi, sbatto sul suo petto.
-Preferisco la morte- gli urlo. Lo guardo negli occhi e qualcosa dentro di me si risveglia, perché lui rimane scottato e mi lascia andare. Libera dalla sua presa gli pesto il piede e poi do un calcio alle sue palle che si piega, però non si allontana come immagino, mi afferra dalla spalla per farmi qualcosa, però tutto si capovolge e perdo equilibrio e mi ritrovo a terra sul morbido. Rialzandomi mi ritrovo a cavalcioni su di lui.
-Se volevi farlo così non c'era da chiederlo.- parla, ma le sue parole muoiono.
Mi sento trafitta da mille aghi nel cuore e confusa. Che cosa sono tutte queste emozioni che vorticano intorno a me?
Rimaniamo in silenzio a fissarci negli occhi.
Che cosa sono queste sensazioni?
-Chi sei tu?
I nostri occhi si scontrano. Emozioni antiche risorgono dalle ceneri e vengo proiettata in un passato remoto: c'è un bambino in lacrime, ha le mani piene di sangue e poi il buio.
Un fischio interrompe quell'incantesimo e mi rialzo scossa da ciò che ho visto. Prendo le mie cose e me ne vado, proprio in quel momento i coniugi tornano a casa spaventati, ma li saluto frettolosamente e mi dirigo verso la mia auto per poi scoppiare a piangere.
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