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~Stella~

Che cos'è questo rumore? Dove mi trovo? 
La stanza non la riconosco, c'è un tappeto morbido. Ho i piedi scalzi? 
Non vedo nulla intorno a me, l'aria è gelida, lo stomaco è teso. 
Cammino senza meta, fino a che il pavimento morbido termina. Con l'aiuto delle mani, tasto il nulla e poi un tessuto viscoso, sembra una stola o qualcosa del genere. 
Faccio un altro passo e un dolore sordo mi preme sul piede. Sono andata a sbattere contro qualcosa, una lacrima mi esce dall'occhio sinistro e cerco di prestare soccorso, ma qualcosa cambia intorno a me e mi ritrovo gettata su qualcosa di morbido, che poi comprendo essere un letto extra large. Da quella coltre di oscurità si accende una piccola lampada, una striscia di luce si apre e, da lì, comprendo di trovarmi dentro una camera da letto. Le finestre sono ampie, ma coperte da un tendaggio pesante. Alla sua destra c'è una poltrona con dei vestiti o qualcosa buttati alla rinfusa. Ai piedi ci sono delle scarpe maschili molto classiche, e anche un cilindro e un bastone. 
Quest'ultimo oggetto mi rimanda a qualcosa, ma la testa inizia a farmi male.
Un calore impetuoso mi sale dai piedi fino al viso e, in un battibaleno, mi ritrovo con un corpo più grande di me sopra. È muscoloso, le spalle ben disegnate, dove noto uno strano disegno sulla sinistra che termina all'altezza del cuore.
Il suo peso è ben bilanciato, ma avverto il suo respiro addosso, sa di menta e di gin tonic.
Cerco di spostarlo da me o di toccarlo, ma una mano mi alza le mie e li pone sopra la testa bruscamente, imprigionando in quella tela sconosciuta.
I suoi occhi sono un maleficio, m'inghiottono e non riesco a vedere più la fine.  Immagine sconnesse vengono proiettate dalla sua anima, li immagazzino dentro di me e una rabbia cieca mescolata con la paura si impossessa del mio corpo che inizia a tremare e a piangere.
“Non voglio!”
Tuttavia lo sconosciuto non è del mio stesso avviso, la sua mano libera inizia a percorrere il mio corpo, fermandosi a metà ginocchia e procedendo verso l'inguine, tuttavia risale a fermarsi nel mio cuore.
Le pulsazioni sono veloci, ho la testa che batte freneticamente, le scosse mi lambiscono i sensi, solo poche parole e sprofonda nell'oblio più assoluto.
-Tu mi appartieni.
E l'ombra si tramuta in un corvo e mi ritrovo alla sua merce.

Mi risveglio di scatto. Il cuore è in tumulto e non riesco nemmeno a tenermi in piedi; mi ritrovo sul pavimento, con le mani sul cuore. I capelli mi cadono a cascata, come se volessero proteggermi, e mi abbandono al silenzio della mia camera. 
Rimango in quello stato per tutto il tempo necessario, poi mi alzo senza traballare. L'orologio segna le cinque del mattino. Il sonno è svanito e mi sento esausta. 
“Che sogno assurdo! Molto realistico. “
Mi dirigo in bagno e mi faccio una doccia veloce, ma la sensazione rimane. Non ho appetito, cosa strana. Sicuramente questo episodio ha messo in allerta tutti i miei sensi.

Prendo la borsa della palestra e i vestiti di ricambio, poi mi avvio verso il mio bauletto (un Maggiolino VW del '91). Nei corridoi non c'è nessuno, ma il portinaio mi saluta mentre mi dirigo verso la mia destinazione. 
L'auto era di mio nonno, me l'ha lasciata dopo la sua morte, qualche anno fa. Non è nuova né veloce come le altre, ma per il momento mi va bene. L'assicurazione la pago poco, perché è considerata d'epoca, e la carrozzeria è di ferro. 
Butto il borsone di lato e metto la retromarcia, che provoca un rumore assordante. Qualche giorno fa mi ha lasciato a piedi, spero che non succeda di nuovo. 
Ho lasciato un post-it a mia madre per informarla della mia assenza: oggi lavoro tutto il giorno dalla signora Cox. Mi ha fatto i complimenti per come sono riuscita a prendermi cura della sua piccola principessa.

Il semaforo diventa verde e procedo verso la mia palestra. C'è tantissimo parcheggio e, poco dopo, sono già in sala con i miei guantoni e la tenuta sportiva. 
Il sogno mi ha destabilizzato; sicuramente, dopo qualche ora di rilassamento, mi sentirò pronta per una giornata di lavoro. 
Ogni pugno che do al sacco mi libera, carico un altro fendente e il sacco rimbalza. 
Mi domando il significato del sogno, perché è comparso il corvo. 
Questo animale ha molteplici significati: la morte, il pericolo, l'avvertimento, la rinascita, un messaggio o la chiusura di una fase. Ce ne sono troppi per continuare, così mi fermo, con il fiatone e tutta sudata. 
Non ho risolto nulla, anzi, sono peggiorato. 
Nella palestra c'è anche l'aria zen; forse riuscirò a riprendermi. 
Camminare sul tatami mi dà una sensazione nostalgica: la prima volta che sono arrivata qui mi sono sentita in un'altra epoca, ed è stato bellissimo. 
Mi posiziono al centro del giardino, dove l'erba fresca mi dà frescura grazie alla rugiada della mattina. Quel luogo è sacro, di solito è preso d'assalto dagli altri, ma a quest'ora non c'è nessuno, quindi mi concedo questo dono.
Prendo qualche respiro profondo, poi incrocio le gambe e allungo le braccia verso l'alto, per poi formare una piramide con le mani. 
I due palmi uniti sono il nucleo d'energia che aiuta a formare la bolla di luce che mi proteggerà da tutto.

Prendo un altro respiro e mi abbandono alla luce che proietto nella mia mente: l'arte dell'immaginazione, tutto fluisce attraverso di essa e il potere dell'Io. 
Questa è la mia meditazione. 
Tutto ritorna al suo posto, la mente cessa di fare rumore, la voce del cuore illumina il mio terzo occhio, e così facendo, un nuovo sogno a occhi aperti si materializza. 
"Tu mi appartieni!" 
Quella sola frase mi riporta indietro e lo stato di quiete si rompe. 
Che cosa vuole quella voce? 
Non appartengo a nessuno, solo a me stessa!




~Axel~

-Ferma l'auto!- grido, e Oliver pianta il piede sul pedale del freno. Le gomme stridono, e le macchine dietro suonano, tuttavia la mia attenzione cade su una vetrina. Scendo dall'auto e mi avvicino ad essa; sul manichino c'è l'abito di quella donna. Entro, e una donna robusta si proietta verso di me, ma le do poco conto e mi dirigo verso il manichino. 
-Axel, che ti prende?
-Quella donna indossava questa divisa.- affermo, prendendo il manichino e girandolo verso di me. 
-Ho capito. Ti ha stregato quella lì, peccato che non ti abbia detto il suo nome. Di solito ti cadono ai piedi, ma lei è diversa, amico mio.- mi dice, ma il mio sguardo non si stacca da quella uniforme. 
-Posso essere d'aiuto?-  domanda la commessa. Mi volto con uno sguardo che non promette nulla di buono, infatti la donna fa un passo indietro. 
-Chi ha preso questo vestito?
-È un negozio di vestiti in prestito, tutti possono affittarlo.- afferma con la voce balbettante. Mi guardo in giro per vedere se ci sono telecamere e ne noto alcune, ma le mie speranze svaniscono quando la commessa annuncia che non funzionano.
- Maledizione, ogni volta che trovo un inizio, se ne va al diavolo! 
Lascio il negozio frustrato e ritorno in auto, Oliver riparte. 
-Che fine hanno fatto i filmati?

-Ci stiamo lavorando, ma dopo il black out non ci sono riprese. Quella donna porta un mistero spettrale.- dice per poi sorridere.
-Trova un modo per farli funzionare, sennò ti ritrovi tu nella stanza bianca!- getto velenoso. “Quella donna è mia!”
-Come se ne saresti capace.
-Vuoi provare?
-Stai calmo, le soluzioni ci sono. Perché non ti sfoghi con una bella scopata, se vuoi ti aiuto.- afferma e la mia voglia di distruggere aumenta.
-Come se fosse facile, mi ritrovo con un ottantenne a prendere il viagra perché il mio cazzo non ne vuole sapere di alzarsi!- dico incazzato nero. Da quando quella lì mi ha fatto quel giochetto, il mio cazzo è diventato un rammollito, non si eccita nemmeno con le ballerine o con un pompino.
Mi copro la faccia con la mano e aspetto di calmarmi.
-Sei messo male, l'unica soluzione è trovarla allora. Sennò potresti cambiare gusti e provare altro?
-Mi stai dicendo di fare una orgia?
-Perché no?
-Va bene, ma dopo. Adesso ho del lavoro migliore.
Sono passati due ore dal mio "risolvi il problema."
Quei maledetti cinesi sono buttati a terra con profonde ferite per tutto il corpo, guai a loro se tentano di fregarmi. Questa città è mia, le loro cose che li vanno a fare da altre parti.
Bastardi! Sputo un grumo di sangue e mi vado a lavare, la serata è organizzata e non vedo l'ora di essere intrattenuto; infatti poco dopo vestito di tutto punto mi dirigo al mio pub di lusso, dove ballerine con costumi aderenti e sgambati, ballano sul palco o intorno al palo di Pola dance.
Vengo condotto nella stanza rossa con un sorriso e finalmente la performance inizia.
Ci sono le puttane più ambite del pub, iniziano a ballare, una di loro si avvicina, mi provoca, mi struscia addosso.
Le altre fanno a gara per avermi, tuttavia anche se mi sento desiderato mi sento vuoto, anzi avverto una fame devastante che mi chiude lo stomaco. Dei flash di quella notte mi ritornano in mente: lei che mi cattura con le sue esili braccia, il suo profumo intrigante ma che sapeva di desiderio infuocato.
Le sue labbra rosse e carnose, il fuoco che è divampato con il solo sfiorare, mi aveva rimbambito.
A solo ricordarla mi viene duro, e una strega.
Mi ha fatto un incantesimo che solo lei mi può far avere piacere, questo gioco non mi piace.
Mi alzo di scatto ed esco, non mi sto divertendo, il vecchio Axel sembra solo un ricordo.
Oliver mi vede uscire e mi viene dietro preoccupato.
-Amico non mi piace questa cosa, credo che è meglio farti vedere da un dottore.
- E dirgli che non ho più voglia di scopare?
-Ci sono delle patologie su questo tema. -afferma, mi ferma a metà strada.
-La mia malattia è lei!- gli urlo stanco.
-Ho bisogno di staccare la spina.
-Okay ti accompagno.- mi parla sa dove voglio andare, mi conosce fin troppo bene.

-Fratellone, sei a casa! - esclama con vigore una vocina da bimba..
- Stai bene? La mamma dove?
-Non c'è, sono con lei.- dice per poi indicare la figura che un momento prima stava sul letto ed ora è scesa.
-Salve sono la nuova baby setter, Stella. - si presenta mostrandosi del tutto.
È una ragazza giovane, alta con i capelli biondo scuro la quale alcune ciocche sfuggono dall'incrocio della coda che ha dietro il capo, indossa vestiti di una taglia in più. I suoi occhi piccoli, nascosti da occhiali quadrati color lilla.
La fisso con attenzione e non percepisco nulla, niente di niente e questo è davvero preoccupante, forse accolgo il consiglio di Oliver.
-Stella lui è il mio fratello Axel, invece lui è Oliver.- ci presenta Emily.
-Da quando lavori per la mia famiglia? - le domando e lei colta di sorpresa si attorciglia una ciocca di capelli.
-Da poco. Sono subentrata da due settimane.
Le sue gote si stanno facendo più rosse e i suoi occhi li vedo bassi come se la mia figura la intimorisce.
Lascio la stanza è mi siedo dopo poco sul divano, c'è qualcosa di strano. Perché mi sento afflitto? Che mi sta succedendo?
-Sta bene? Le preparo qualcosa?- La sento arrivare, il suo profumo è leggero, e come una gatta si fa vicina a me.
Apro di scatto gli occhi e me la ritrovo di fronte i suoi occhi si aprono di più e il silenzio regna tra di noi, solo il rumore del mio cuore intona questa scena surreale.
Ha dei magnifici occhi che cambiano colore? Perché poco fa li aveva scuri ed adesso li ha miele.
-Mi perdoni.
Si rimette dritta e si dirige in cucina, poco dopo il sensore del richiamo dell'ascensore ci avverte di nuovi arrivi ed escono i miei genitori.
-Axel non sapevo della tua visita, sarei venuta prima.
-Non ti preoccupare, ti trovo in ottima forma.- lei mi sorride e fa un giro su se stessa.
L'amo con tutto me stesso.
-Oh Stella puoi andare, grazie. Ci vediamo la prossima settimana.
Comunica alla ragazza, che le sorride e se ne va.
Quel sorriso mi mette rabbia, la vedo entrare e mi guarda, basta un ultimo sguardo per rinvenire da quel torpore.
-Chi è quella donna?- domando a mia madre.
-Tua sorella le piace, e una brava ragazza. Stella Rivera.- termina.
-Oh stellina ne vedremo delle belle.- mormoro.
-Che intenzioni hai?- Oliver mi comunica.
-Lo vedrai presto.
Sorrisi a quel nuovo obiettivo.

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