10
~Stella~
-Grazie per l'aiuto, Jemma.
Prendo le ultime scatole e ci dirigiamo verso la sua auto. Il cielo si è fatto scuro, la notte più buia dell'anno è giunta alla fine.
Da piccola ne avevo paura; è stato anche il giorno in cui i miei genitori si sono separati, e la mia famiglia si è spezzata in mille pezzi.
Faccio un lungo respiro e chiudo gli occhi.
Sono passate due settimane dall'incidente, che mi ha portato a fare delle scelte.
Ho dovuto vendere la mia auto per ripagare le spese sanitarie e dire addio alla mia casa. Non ho più nulla nelle tasche, e se non fosse stato per la mia amica, nemmeno un luogo dove dormire.
Mia madre non si è nemmeno degnata di chiamarmi per sapere come stessi. Anche lei mi ha abbandonata.
Tuttavia, i problemi non si risolvono da soli. Devo trovare una sistemazione, non posso continuare a dipendere dagli altri.
Mi fa male la testa solo a pensarci.
-Tesoro.
Mi giro e fisso la mia amica. Lei mi guarda preoccupata, ma le sorrido.
-Tranquilla, sto bene, ero solo pensierosa.
Mi accenna un sorriso e scendiamo dall'auto.
Jemma vive in periferia; infatti, lì si notano tutte le case addobbate per la festa.
Chissà se un giorno avrò una casa tutta mia.
-Sistemiamo le tue cose e ordiniamo una pizza!- afferma Jemma. Scende per prima dall'auto e apre lo sportello dove ci sono le mie cose.
Sul vialetto c'è una grande zucca, un gatto nero e un fantasma.
-Dove hai trovato queste cose?
-L'altro giorno sono andata al mercatino e c'era una svendita. Non sono carine? Ne ho trovata anche una per te.- mi dice tutta elettrizzata.
-Che cosa?
-Lo vedrai dopo.
-Dai!
-Ho detto di no!- dice, per poi scoppiare a ridere.
La casa mi accoglie con un buon profumo di gelsomino.
Poso le scatole sul pavimento, mi tolgo il giubbotto e lo ripongo nell'appendiabito. Jemma entra anche e mi dà istruzioni.
Conosco bene questa casa.
Nella nostra adolescenza eravamo sempre qui.
Nonna Matilde ci preparava sempre i biscotti alla cannella dopo scuola. Dopo la sua morte, la casa era diventata della nipote, che l'aveva sfruttata al meglio.
Subito dopo la porta d'ingresso c'era il soggiorno, a sinistra ci stava la cucina, ampia e luminosa. Poi, al piano di sopra, c'erano le camere. Era piccola, ma conteneva tutti i confort.
-Ordino la pizza. Tu come al solito?- mi chiede.
Annuisco e mi dirigo verso la mia nuova stanza.
Grazie a Dio, l'ha svuotata di tutto ciò che conteneva.
C'è un letto e un piccolo armadio.
Metto tutto in un angolo e prendo il necessario per una doccia veloce. Giusto fuori dalla porta, di fronte, c'è il mio bagno.
Chiudo la porta e inizio a svestirmi, mi fisso allo specchio e vedo quei lividi sulle braccia e sulle ginocchia.
Ho ancora la mente confusa per ciò che è accaduto. È come se fossi finita contro una macchina.
Soffro di sonnambulismo?
Non so più nulla. In questo momento mi sento uno straccio.
Tutto è partito da quei sogni.
Che ci sia una connessione?
Che si sia attivato qualcosa?
Mi sento vuota.
-Ehi, stai bene?- dice Jemma nel momento in cui scendo di sotto. Il tavolo è apparecchiato e le pizze sono già lì sopra. Ci sediamo e iniziamo a mangiare. C'è solo il suono delle posate.
-Stella, dimmi un po'. Che cosa sta succedendo?
Non la guardo, anzi, mi concentro a mangiare.
Ma sento la gola stringersi e le lacrime salire.
Gli occhi si fanno pian piano umidi e una lacrima scende giù.
Mi sento così impotente, così devastata, e poi queste situazioni che si rincorrono e mi mandano in tilt non mi aiutano.
Scoppio a piangere e cerco di chiudermi la bocca per non fare troppo rumore, ma lei abbandona il suo posto e mi abbraccia forte.
-Stella, tesoro… sfogati.
Mi dice solo questo e la diga si rompe dentro di me.
Tutte le disavventure mi ritornano in mente: la violenza, l'abbandono di mia madre, il lavoro, i sogni, l'incidente. Tutto esce fuori, lasciandomi solo il buio più fitto.
Le ultime lacrime sono state asciugate e mi sento galleggiare. Lei mi tiene sul suo petto come se fossi una bambina.
Le ho sempre detto che la nostra amicizia era molto di più. Anche il nostro incontro.
Nulla è a caso in questo mondo.
-Grazie, Jemma. Senza di te sarei alla deriva.
Mi alzo dal suo petto e le sorrido.
-Grazie a te che me lo permetti.
Ci abbracciamo ancora, fino a che lei si alza e scompare.
Ritorna con una scatolina e me la porge.
-Ecco il tuo regalo.
-Ma per che cosa?
-L'ho visto e ho pensato a te. Dai, apri.- mi incita.
-Allora grazie per il pensiero.
Appena lo tocco, una strana energia mi formicola le dita. La carta scivola a terra e mi ritrovo un mazzo di tarocchi tra le mani.
I miei occhi si illuminano e sorrido come una bambina.
Ho sempre amato quel lato della magia, dell'esoterismo.
Mia madre mi ha proibito di tenerli perché ne aveva paura.
Li rigiro con cautela.
-Sembri felice. Una volta li avevi, mi ricordo quando me ne parlavi. Quando li ho visti sulla bancarella, non ho esitato, mi sono detta che era il momento che tu tornassi alla tua vera natura.
Mi sento elettrizzata. Guardo la mia amica e mi sorride.
-Falli.
Li stringo nelle mani e chiudo gli occhi. Faccio dei respiri profondi e poi pongo la domanda:
-Che cosa sta avvenendo nella mia vita?
Mischio le carte e subito due carte escono fuori. Il batticuore accelera.
-La Torre è la morte.- affermo e rimango immobile.
-Che cosa significano?
Resto in silenzio.
-Stella?
Guardo il fondo del mazzo e mi ritrovo con il Giudizio.
-Stella? Che cosa dicono? Mi stai facendo spaventare.
Non la sento, mi sento inquieta da ciò che la mia mente ha formulato.
-Stella! -urla, stavolta.
La guardo negli occhi.
-Sono morta.
-In che senso? Sei davanti a me.
-La Torre rappresenta un cambiamento drastico, qualcosa che si è spezzato, e la Morte è un risveglio inaspettato. Con il Giudizio, tutto procederà secondo tempi divini. È il momento di risvegliarsi.
-E questo che ti sta succedendo?
-Non lo so, ma da quando sono iniziati quei sogni, tutto è crollato.
-Quali sogni?
-Sogno un uomo.
Mi fermo all'improvviso e mi alzo. -Quella notte avevo fatto un sogno spaventoso, però non ero io la protagonista. Nel senso, lo ero, ma c'era un'altra figura. Non te lo so spiegare, ma mi ha causato un trauma e poi mi sono ritrovata fuori, investita.- dico senza fiato.
-Stella, il sogno ha dei risvolti anche nella realtà? Mi stai dicendo questo?
-Non lo so… mi è tutto confuso.-affermo mentre cammino intorno al tavolo per il nervosismo.
-Da quello che dicono le carte, penso che ci sia qualcosa di più grosso.
-Lo penso anche io.
-Sai per caso chi può essere?
-No. Ma la sua energia non mi è del tutto sconosciuta.
-Quando parli così, mi sembri una vecchia saggia.
-Chi lo sa. C'è da dire che credo a tante cose.
-Già, magari vi siete incontrati in altre vite.- dice Jemma.
-Un amore antico.- sussurro.
-Che cosa hai detto? Amore? Stella, che cosa fate nei vostri sogni?- chiede, avvicinandosi.
-Niente di che.- inizio a sudare.
-Mi stai dicendo che vi guardate in faccia? Tu, mi nascondi qualcosa? Aspetta! Non dirmi che fate sesso! -urla illuminata.
Ed io, come una povera scema, divento tutta rossa, e da lì inizia la mia croce, poiché vuole sapere tutti i particolari.
-Sei un vero spasso! Aggiornami, amica mia.
Passo tutta la serata a raccontare i vari episodi, e da una parte con imbarazzo e dall'altra con diversi punti di vista, così facciamo mattina. E la notte di Halloween si conclude con le sue risate e un'aria più leggera.
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