Capitolo 21
Sascha e gli altri si addentrarono in quella piccola cittadina, completamente abbandonata.
Il gruppo decise di ripararsi, e rifiatare qualche minuto, nella prima casa che trovarono.
Del tutto distrutta, ma era sufficente.
Quando furono dentro Hans guardò fuori dalla finestra che dava sull’arco che stava all’entrata del piccolo centro.
«Pare che non ci abbiano seguito…» disse, interrompendosi all’improvviso.
Sembrava che avesse visto qualcosa, o qualcuno. Teneva gli occhi confusi fissi nell'oscurità. Scosse la testa, come se stesse rispondendo a qualcuno.
Helene prese un fucile da cecchino dal sacco delle armi, e si diresse alle scale che portavano ad un piano superiore. «Vado a controllare.»
«Salgo con te» la seguì Rudi. «Ti copro.»
«Io controllo una cosa in quella stanza» avvisò Hans. «Magari c'è qualche dispositivo che funziona.»
«Ehi, Sascha» disse Greta, cercando l'attenzione del compagno.
Sascha notò il viso preoccupato di lei. Appena la guardò negli occhi, sentì le emozioni che la ragazza stava provando.
«La situazione si sta complicando» fissò i suoi piccoli, dolci e lucenti occhi marroni su quelli azzurri di Sascha. «Qualsiasi cosa succeda, dimmi che manterrai la promessa.»
Dall'occhio destro di Greta uscì una lacrima.
«Lo farò» rispose il ragazzo con tono di tristezza. «L’ho promesso.»
Hans tornò da loro. «Se ne usciamo vivi oggi, appariremo sui libri di storia?»
«Ne dubito, Hans» rispose Hart.
«Che usciremo da qui o che appariremo sui libri di storia» domandò uno dei soldati.
Hans osservò Greta che continuava toccarsi l’addome. Il biondino tedesco in quel momento realizzò che stava accadendo spesso ultimamente.
«Sicura di star bene?» domandò, dunque.
«Sì» disse stringendo lievemente i denti. «Non preoccupatevi.»
Hans si voltò verso Sascha. «Non riusciresti a stenderli tutti in una corsa?»
L’islandese scosse la testa. «Troppi proiettili da schivare, senza contare quelli che verrebbero verso di voi.»
«Nella tua forma posseduta ci riusciresti però» chiese uno dei soldati.
«Già» convenne Hans.
“Se fosse così semplice…”
Peccato che era una cosa non sotto il suo controllo, piuttosto era la cosa che controllava Sascha.
Rudi ed Helene tornarono dal piano superiore.
«Nessuno in vista» avvisò la ragazza, facendosi passare dell’acqua. «Io e Rudi rimaniamo di sopra a sorvegliare, ma… forse abbiamo del tempo per poterci rimettere in sesto prima di riprendere la fuga.»
«Jim e io cureremo i feriti il più in fretta possibile» disse un altro dei soldati.
«Se vediamo qualcosa vi avvertiremo subito» disse Rudi, tornando di sopra con Helene.
Sascha si sedette su una vecchia sedia.
Greta si mise al suo fianco.
«Allora…» esordì la ragazza. «Ti piacerebbe avere una figlia femmina…»
Sascha fece un sorriso. «Non so perché. Anzi, forse è per il fatto che sin da bambino sono sempre stato circondato da figure femminili.»
Entrambi risero.
«Sofie. Nami. E Sarah…» l’immagine della madre si fece vivida nella sua mente. «Spero che un giorno tu possa realizzare questo tuo sogno.»
«Greta…»
La ragazza lo interruppe, afferrandogli il viso, invitandolo a zittirsi.
«Non dire niente, ti prego.»
Avvicinò le loro labbra e lo baciò.
Quel baciò sembrò durare un’eternità, soprattutto per Sascha.
Greta si staccò, poggiò la fronte contro la sua. Gli diede un altro bacio e poi si allontanò.
Andò verso l’altra stanza, passando davanti ad Hans e Hart.
«Il bacio d’addio?» domandò il tedesco quando le passò di fianco.
Greta non lo considerò, tirò dritto.
«Sarò stato crudele ma ho dovuto» provò a giustificarsi Hans.
«Hai fatto ciò che credevi fosse giusto per i tuoi amici» gli disse Hart, dandogli una pacca sulla spalla. «Non fartene una colpa.»
~~
Al piano superiore Helene era attaccata al mirino e sembrava non avesse alcuna intenzione di togliersi da lì.
«Perché non ti stacchi un po’?» le propose Rudi. «Giù non ci metteranno molto e da qui potremmo comunque riuscire a vederli abbastanza in anticipo.»
«Col cecchino posso vederli con molto più anticipo» rispose secca l'austriaca.
«Facciamo a cambio, almeno» provò a convincerla Rudi. «Io ho bevuto e ho mangiato qualcosina, dovresti farlo anche tu.»
Helene si voltò un attimo verso di lui, che gli stava offrendo del pane con qualcosa all’interno.
Lo fissò, poi fissò il panino.
Alla fine si arrese.
Prese il panino e si scambiò di posto con Rudi.
«Grazie» disse la ragazza, guardandolo sott’occhio, con la bocca piena.
«Di nulla.»
~~
Hans raggiunse Greta, accovacciata in un piccolo angolo della cucina che si asciugava le lacrime.
«Stai bene?»
«No» rispose lei, scuotendo la testa. «Tranquillo, Hans, non ce l’ho con te.»
«Ah… bene. Credevo il contrario…» disse avvicinandosi a lei, mentre si grattava, timido, la nuca.
Si inginocchiò anche lui.
«Ovvio che non sono contenta, ma non potrei avercela con te, sei mio amico.»
Hans tirò un sospiro di sollievo.
Aveva una brutta sensazione, dopo ciò che aveva visto dalla finestra di quella che un tempo era la cucina. Se si fosse avverata, non voleva che lui e Greta si lasciassero in malo modo.
«Mi fa piacere sentirtelo dire» disse il ragazzo con voce strozzata. Cercava di trattenere le lacrime di gioia per aver sentito Greta chiamarlo amico.
«Grazie.»
Si passò una mano sul volto, fingendo di asciugarsi il sudore.
«Sei sicura che vada tutto bene?» domandò il tedesco, vedendola ancora toccarsi la pancia.
Greta rifletté un attimo.
Fece per parlare, ma arrivò Hart a interrompere tutto.
«Ci siamo.»
~~
Si ritrovarono tutti nella sala vicino all’entrata di quella vecchia casa.
«Sono vicini» informò Rudi.
«Massimo a cinque minuti da qui» aggiunse Helene. «Dobbiamo andare.»
I due soldati che stavano curando i feriti fecero le ultime medicazioni nel più breve tempo possibile, facendosi anche aiutare dalla velocità di Sascha.
Erano pronti, potevano uscire.
Appena aprirono la porta, arrivarono dei razzi che fecero saltare in aria l’intera casa.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top