Capitolo 17

I ragazzi erano alla base al confine.

Sascha andò da Wilson. Era fuori, all’aria aperta ad ammirare la vista che si vedeva da quella piccola collina. Si potevano vedere delle montagne in lontananza, dietro le quali il Sole scompariva ogni volta. Più vicino si potevano vedere fitte catene di alberi di vario tipo e di vari colori.

«Dietrich?»

Wilson si voltò verso di lui, con le mani dietro la schiena e un’espressione concentrata in volto. «È già partito, lo aspettano in Inghilterra, dove verrà interrogato e processato per i suoi crimini.»

Sascha annuì, era anche lui invaso da tanti pensieri.

«A cosa serve andare a quella base nel nord se ormai lo abbiamo preso?»

«Le sue armi sono comunque in circolazione e vanno distrutte.»

Sascha parve confuso, non capiva perché fossero così importanti quelle armi.

«E dopo il vostro intervento al palazzo abbiamo avuto la prova che Dietrich ha lavorato a fondo su queste armi. Ora il governo ci darà piena autorizzazione.»

Ma i dubbi di Sascha persistevano.

«Di che armi stiamo parlando?»

Wilson lo guardò dubbioso.

«Non sai niente?»

Sascha imbronciò il labbro mentre rifletteva. Alzò le spalle e scosse la testa. Non sapeva di che armi stesse parlando.

«Niente di atomico» volle subito mettere le mani avanti Wilson. «Dietrich stava lavorando alla costruzione di armi, armamenti, veicoli avanzati, militarmente e tecnologicamente. Secondo le nostre ricerche dovrebbero essere cose che già conosciamo ma migliorate. Le chiamano: Armi-miracolose.»

Sascha chiuse e riaprì gli occhi un po’ di volte.

«Armi-miracolose? Le Wunderwaffen.»

«Sì, esatto.»

Sascha distolse lo sguardo da Wilson e lo portò nel vuoto. Sembrava preoccupato, terrorizzato.

«So che dovevano essere armi incredibili.»

«Non credere a ciò che scrivono i giornali ragazzo, o a ciò che si sente in giro. Quelle cose di pura fantascienza sono impossibili da creare, ma resta il fatto che hanno migliorato l’armamento e dobbiamo distruggerlo prima che possano crearne altri e mandarli in guerra.»

Il tentativo del generale, però, non tranquillizzò Sascha, che avvertiva una strana sensazione.

«Lei dice che non ci sarà nulla di quelle cose di cui parlavano? Ne è sicuro?»

«Non ci saranno, ragazzo. Abbiamo delle immagini, delle carte, certe cose abbiamo provate a crearle e sono impossibili. I migliori ingegneri e scienziati del mondo hanno detto che oggi non c’è la tecnologia necessaria per costruire quei mostri che vogliono spacciare per reali.»

Il volto dava l’impressione che il ragazzo si fosse rasserenato, ma dentro, una strana sensazione si faceva sempre più forte.

Si alzò per raggiungere i compagni.

Di nuovo, dopo tanto tempo, apparve la donna dai capelli rossi.

~~

Hart notò subito il volto cupo di Sascha.

Anche lui aveva un po’ di apprensione per la questione delle armi costruite da Dietrich, quindi volle indagare.

«Che ti ha detto Wilson?»

«Mi ha parlato delle armi che dobbiamo distruggere.»

L’islandese si prese un bicchiere d’acqua e si mise a sedere.

«E che cosa ha detto? Ti vedo preoccupato.»

«Pare che Dietrich abbia costruito della Armi-miracolose…»

«Le Wunderwaffen» disse Hart immobilizzandosi.

«Già…»

Hart fu colto da un'improvvisa preoccupazione e una strana sensazione al petto. Come Sascha, sapeva che quelle armi non sarebbero dovute esistere.

«Ma, tranquillo», riprese a parlare il piccoletto, «dice Wilson che non sono quelle di cui si parla in giro, sono semplici miglioramenti alle cose che già conosciamo, niente di fantascientifico.»

«E tu ci credi?» domandò Hart, agitato, cercando in Sascha una rassicurazione.

«Sì» rispose scuotendo la testa.

Hart si sedette al suo fianco.

Entrambi erano sprofondati nella sedia, avevano gli occhi persi nel vuoto e il viso sbiancato.

Scossero la testa quasi in sincronia.

Dentro di loro sentivano che niente sarebbe andato per il verso giusto.

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