Capitolo 15

Settembre 1974, Argentina.

In un cimitero, il generale tedesco Wilmut era piegato davanti alla tomba del padre.

Aveva indosso sempre la sua uniforme da generale, un’espressione triste in volto, provava delusione, per se stesso.

«Ti ho deluso, padre, ho fallito, lo avevo lì, davanti a me, davanti ai miei occhi, a mia portata e non ho fatto niente. Sono stato debole, mi sono fatto prendere dalle emozioni.»

Trattenne la voglia di sferrare un pugno a qualcosa.

«Avrei dovuto ucciderlo, dovevo ucciderlo. Sono stato un codardo. Ma la prossima volta non sbaglierò, padre. Avrò vendetta, per te, per noi.»

Stette un po’ in silenzio, ricordando i vecchi momenti.

«Hai finito?»

Si alzò e si voltò, trovando alle sue spalle l’anziano signore della piramide umana.

Wilmut lo guardò infastidito, avrebbe tanto voluto uccidere anche lui e i suoi colleghi.

«Avevi detto che non avresti fallito» si lamentò l’anziano.

«Voi mi avete dato scarse informazioni sui poteri che già possiede il ragazzo» si lamentò, a sua volta, Wilmut. «Non avete la minima idea di ciò che ho visto, di ciò che ha fatto.»

«Invece lo sappiamo.»

«Adesso?» domandò Wilmut. «Come lo troviamo? Tornò lì e aspetto che appaia di nuovo mentre gioco a fare il burattino di Hitler?»

«No, no. Tranquillo» lo rassicurò l’anziano. «Sappiamo già dove e quando potrai affrontarlo di nuovo?»

«Perfetto» rispose soddisfatto Wilmut.

«Appena avrai finito di frignare sulla tomba di tuo padre ti manderemo direttamente lì.»

«Arrivo subito» gli ringhiò contro Wilmut.

Odiava ricevere ordini dagli stupidi controllori del tempo. Si lamentava del fatto che facevano solo errori. Come dimostra la situazione Sascha.

Si calò di nuovo sulla tomba del padre, gli diede un ultimo saluto, promettendogli che la prossima volta che lo sarebbe andato a trovare gli avrebbe portato notizie dell’uccisione di Sascha.

Raggiunse l’anziano con tanta rabbia dipinta sul volto.

«Il vostro operaio, Hart, se diventa fastidioso…»

«Da ciò che ci hanno inviato i nostri colleghi del futuro, non sarebbe un peccato se gli accadesse qualcosa.»

Ciò che Wilmut voleva sentire.

Magari, dopo aver ucciso Sascha, avrebbe ucciso lui, e dopo ancora avrebbe ucciso quei dodici viaggiatori del tempo.

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