* * *

«... show», disse il vagabondo. «E non voglio perdermene neanche un secondo.»

Comodamente sdraiato, i gomiti puntellati, guardò gli spiantati di quel campo profughi allo sbando. Il tizio che aveva fulminato ancora fumava. L'odore di carne bruciata, dolciastro e nauseante, gli inondava le narici. Il tizio era morto con le dita curvate ad artiglio e piantate in terra, come se avesse provato a scavarsi una fossa nella quale nascondersi.

I Teihiihan sopraggiunsero. Avevano il fiatone. Il vagabondo li udì e parlò girando la testa per guardarli da sopra la spalla.

«Alla buon'ora, non sapevo più come intrattenerli. Ho dovuto improvvisare.»

I Teihiihan rimirarono i profughi e il vagabondo udì chiaramente il gorgogliare di molti stomaci. La cosa lo rallegrò. Sarebbe stata una mattanza da incorniciare.

«Lì c'è l'aperitivo», disse, indicando il tizio abbrustolito con una mossa del capo. «È bello croccante.»

I Teihiihan si disposero a semicerchio e snudarono i denti affilati come aghi. Parecchie lingue costellate di piaghe inumidirono parecchie labbra costellate di piaghe. Poi i culi bassi imbracciarono le armi e si lanciarono all'attacco, caracollando verso i profughi. Un tizio sollevò la sua sei colpi e un altro impugnò una sparafagioli.

«E no», fece il vagabondo.

Con un gesto di chi scaccia un insetto fastidioso fece saltare le armi di mano ai legittimi proprietari. Un Teihiihan fece ruotare la mazza chiodata e demolì il ginocchio di uno dei tizi disarmati, quello che aveva la sparafagioli. Lo schiocco dell'articolazione che saltava e le urla del tizio fecero fremere il vagabondo di selvaggia soddisfazione. E la soddisfazione crebbe quando il tizio che aveva la pistola menò un calcio al Teihiihan e il nanerottolo gli afferrò la caviglia, assorbendo il colpo senza battere ciglio. Poi addentò la gamba dell'uomo come fosse un cosciotto d'agnello e sbranò il polpaccio. Il sangue zampillò e l'uomo ululò. Le grida rimbalzarono sulle pareti di quell'invisibile cupola che il vagabondo aveva creato.

«Meglio delle tele», fece il vagabondo.

I Teihiihan sciamavano, demolendo ossa e sbranando carni. Il vagabondo si limitò a disarmare chiunque impugnasse una sei colpi o una sparafagioli. Per il resto restò a godersi lo spettacolo. I nanerottoli erano inarrestabili e, quando azzannavano la preda, non la mollavano se non dopo averla spolpata. Una Teihiihan col suo compagno unirono le forze per un assalto contingente: lui si occupò di un uomo armato di un tubo di ferro e lei della donna e del marmocchio che proteggeva. Il vagabondo non riuscì a scorgere tutta la scena, ma vide zampillare parecchio sangue e udì nitide le urla del marmocchio che prima salivano e poi si spegnevano di colpo. Non gli restò che immaginare la Teihiihan che azzannava la testa o il cuore del marmocchio, mettendolo a tacere per sempre.

Con un sorrisetto soddisfatto diede un'occhiata alle stelle, e subito lo colpì ancora il ricordo di quella...

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