19
«Te la cavi alla grande», disse Isaiah.
«Ci sto prendendo la mano», fece Jericho.
Erano in viaggio da un po'. Isy sembrava un archibugio alieno che attraversasse il deserto. Attirava l'attenzione come una mosca che fa le capriole nel sale. Di carne secca e beveraggi ne avevano in abbondanza, ma prima o poi avrebbero dovuto fare sosta in una città per i rifornimenti.
Sempre se i succhiasangue non ci fanno fuori, pensò Jericho.
C'era la possibilità. Mettere piede nella casa di quei mostri non era una passeggiata di salute. E Richie e Isaiah non sembravano adatti a quel genere di impresa.
Neanche tu eri un assassino a sangue freddo, eppure ricordi cos'è successo a Santa Monica?
Lo ricordava fin troppo bene. Era stato prima di Golgota e dopo aver fatto visita alla strega bianca. A Santa Monica aveva trovato una delle ultime testimonianze di civiltà ancora integre. Su quello che un cartello indicava essere il Molo di Santa Monica c'era un affare che somigliava a una gigantesca ruota di ferro. Dal bordo rotondo pendevano quelle che somigliavano vagamente alle carrozze delle diligenze, anch'esse di ferro. Jericho si era ritrovato a chiedersi cosa fosse quell'affare e a cosa servissero le carrozze senza cavalli, e si era convinto che la grossa ruota fosse un mezzo di trasporto e le carrozze fossero il logico modo di trasportare i clienti di quella strana corriera. Poi aveva notato che la ruota era assicurata al Molo, e quel particolare gli aveva dato da pensare.
Mentre passeggiava tra tendoni e carretti ammaccati con su scritte robe che non riusciva del tutto a interpretare – HOT DOG , recitavano le lettere scrostate su un carretto, e Jericho aveva avuto il macabro presentimento che il carretto contenesse resti di cane arrostito –, si era accorto che il cavallo, legato più indietro, aveva preso ad agitarsi. Si era voltato e aveva visto tre brutti ceffi armeggiare con le briglie e fregarsi la sacca col cibo e l'otre legate alla sella.
Uno di loro aveva sciolto il nodo alle briglie ed era montato a cavallo mentre Jericho estraeva un revolver e correva come un pazzo. Il cavallo aveva disarcionato il suo cavaliere mentre gli altri due brutti ceffi fuggivano con cibo e acqua, abbandonando il loro compare. Jericho lo aveva raggiunto e non gli aveva dato neanche il tempo di bestemmiare per la botta alla schiena: l'aveva freddato con un colpo in mezzo agli occhi. Era poi montato a cavallo e aveva inseguito gli altri due. Uno l'aveva centrato alla schiena. L'altro aveva mollato la refurtiva e si era diretto verso la spiaggia. Jericho avrebbe potuto lasciar perdere, invece l'aveva inseguito e freddato. Era stato un assassinio brutale e insensato.
«Mi hai sentito?» chiese Isaiah.
Jericho si riebbe. «Scusa, ero distratto.»
«Ti ho chiesto se sai dove stai andando.»
«Ho un buon senso dell'orientamento, tranquillo.»
«Voglio fidarmi. A che pensavi?»
«Niente di che.»
«A me sembrava una cosa seria. Avevi la fronte tutta spiegazzata.»
«Non mi va di parlarne.»
«Come vuoi. Ci godremo il viaggio in silenzio.»
E così fecero. Quando il Sole prese a calare e Isaiah fece vedere a Jericho come attivare i fari, l'altro suggerì che non fosse una buona idea viaggiare di notte, con un mezzo di trasporto che annunciava il proprio arrivo in pompa magna. Meglio trovare un posto dove accamparsi e montare a turno la guardia.
Si rintanarono nel cuore di una formazione rocciosa che aveva la forma a mezzaluna di una dentiera. Mangiarono e si prepararono un comodo giaciglio con le coperte. Jericho montò la guardia per primo. Toccò poi a Isaiah e infine a Richie. La nottata trascorse senza intoppi. Il mattino dopo si misero in viaggio con Isaiah sul portapacchi e Richie accanto a Jericho. Richie si era portato appresso la bottiglia e sbevazzava allegramente.
«Ho sognato che eravamo tornati e pigliavamo a calci in culo Jebediah e il caprone», disse a Jericho.
«Ah sì?» fece Jericho.
«Secondo me era un sogno premonitore.»
«Sei diventato un veggente durante il sonno?»
«Mica devi essere per forza un Nostradamus per fare sogni premonitori.»
«Un che?»
«Nostradamus. Un tizio che faceva profezie.»
«Un veggente?»
«Per me era uno che sniffava colla e assenzio.»
«Alcuni lo fanno.»
«Sniffano colla e assenzio?»
«Non so cosa sia la colla e mi risulta che l'assenzio si beva, ma gli sciamani fumano peyote, che gli procura le visioni. Forse il tuo veggente usava lo stesso metodo, ma invece del peyote utilizzava altre sostanze.»
«Secondo me sono tutte cazzate.»
«La sciamana da cui sono stato sapeva tutto di me.»
«Quella deve avere qualche potere tipo Sidhe. Che poi da dove cazzo gli viene il potere, ai Sidhe?»
«Nessuno lo sa con certezza. Gli henoed pensano che arrivi dal Buon Padre, ma qualcuno pensa sia colpa dei Tredici Cervelloni e delle loro stramberie.»
«I Tredici Cervelloni? E chi so'?»
«Non ne hai mai sentito parlare?»
«Me la ricorderei una cosa così.»
«Gli henoed della mia città raccontavano storie sui Tredici Cervelloni. Se dai retta a quelle storie, quando il mondo iniziò a popolarsi di mostri, i Tredici Cervelloni decisero di usare quelle loro teste d'uovo per spazzare via tutto ciò che non fosse umano e crearono la Cura.»
«Tredici capocce e non sono riusciti a trovare un nome più originale?»
«Mentre ci lavoravano qualcuno combinò un casino e la Cura, anziché uccidere i mostri, scatenò un'epidemia.»
«'spetta, 'sta Cura era una malattia?»
«Gli henoed la chiamano in tanti modi. Quello più usato è virus.»
«Mi stai dicendo che mezzo mondo è crepato perché qualche cazzone ha creato un'arma batteriologica che ha fatto fuori gli uomini invece che i mostri?»
«Non so com'è andata e non so cosa sia un'arma batteriologica, ma qualunque cosa fosse, la Cura ha fatto fuori gran parte della razza umana.»
«Che cazzo di storia», mormorò Richie.
Restarono in silenzio per qualche minuto.
«A casa mia stava succedendo una roba simile», disse poi Richie.
«Che vuoi dire?» chiese Jericho.
«Pochi giorni prima che quel coso alieno venisse giù, in tv i notiziari parlavano di una malattia che saltava da una parte all'altra del pianeta. Solo che loro la chiamavano Sustancia Nigra, perché...»
«I tizi che la pigliavano vomitavano una sostanza nera», disse Jericho.
Richie lo fissò. «E tu che ne sai?» mormorò.
«È quello che faceva la Cura. Se contraevi la malattia, iniziavi a vomitare una sostanza scura e densa.»
«Ma allora...»
«La Cura e la Sustancia Nigra sono la stessa cosa.»
Richie non sapeva che dire. Gli venne in mente una cosa talmente ovvia che si chiese come avesse fatto a non pensarci prima.
«'spetta un secondo, hai detto che la Cura l'hanno creata per fare fuori i mostri, ma da me non c'erano mostri.»
Jericho si accigliò. «E il Grigio che è caduto dal cielo?»
«Non è come qua, che ogni tanto li vide svolazzare su quei loro piatti rotanti. Da me si facevano vedere 'na volta ogni morte di papa.»
«Mortedipapa?»
«È un modo di dire. Significa che si facevano vivi poco o niente.»
«Strano.»
«Che si facevano vedere ogni morte di papa?»
«Iniziavo a pensare che tu venissi dal passato, invece il tuo quando era diverso dal nostro.»
«Ormai non ci capisco più una mazza. Ma certo è che anche da me stava succedendo un bel casino del cazzo.»
«Potresti aver evitato la parte peggiore di quel casino. Forse il Grigio ti ha addirittura salvato la vita.»
«Come no, dovrei ringraziarlo. Se lo rivedo gli stringo la mano e gli un calcio nei coglioni che non ha.»
Jericho sorrise.
«Dobbiamo dirla alla testa d'uovo che sta dietro, 'sta cosa che abbiamo scoperto. Forse lui ci capisce qualcosa», disse Richie e aggiunse, cambiando discorso: «Che facciamo se riusciamo a trovare la tomba e convinciamo il tizio morto ad aiutarti?»
«Torniamo dalla strega bianca», disse Jericho. «Ha promesso di dirmi come trovare quel bastardo.»
«Hai pensato già a come convincere il morto?»
«Mi lascerò guidare dall'istinto quando sarà il momento.»
«Non mi pare una grande idea.»
«Non sono un granché con le strategie, preferisco improvvisare.»
«Spero che il tuo istinto c'ha più cervello di te, altrimenti siamo fottuti.»
Fecero una sosta quando gli stomaci gorgogliarono. All'ombra di una formazione rocciosa, simile a quella dove avevano trovato riparo la sera prima, consumarono un pasto frugale. Richie disse a Isaiah quel che aveva scoperto, e cioè che la Cura esisteva anche nel suo quando.
«Sul serio?» fece Isaiah.
«Mica sparo cazzate», disse Richie. «Solo che da me non c'erano i mostri che c'avete qua, perciò l'hanno creata per qualche altro motivo.»
«Che cosa strana...»
«Secondo te come si spiega?» chiese Jericho.
Isaiah ci pensò su, poi disse: «Avete mai sentito parlare di dimensioni parallele?»
Jericho e Richie fecero segno di no.
«È solo una teoria che ho letto in un libro, ma secondo me calza a pennello. In poche parole si tratta di realtà che esistono nello stesso momento e si somigliano, ma che per un motivo o per un altro si sviluppano in direzioni diverse», fece Isaiah.
«Nel senso che da qualche parte esiste un mondo come il nostro che non è andato a puttane, o che ci è andato lo stesso ma per un motivo diverso?» chiese Richie.
«Esattamente.»
«Quindi è come ha detto Anima Lunga: può essere che a casa mia è successo lo stesso casino che è successo qui.»
«Può anche darsi che abbiano trovato una cura per... la Cura», disse Isaiah. «O che la Cura abbia sterminato la civiltà umana. O che abbia... che ne so, trasformato persone e animali in mostruose creature a due teste e otto zampe. Ci sono tante di quelle possibilità...»
«In altre parole, se un giorno mi va di culo e trovo il modo di tornare a casa, può darsi che scopro di essere l'unico tizio rimasto sul pianeta?»
«Potresti anche non trovare nessun pianeta. Che ne sai, magari è scampato a la Cura ed è successo qualcosa di peggio che l'ha disintegrato. O ti può capitare che ti ritrovi in una realtà parallela dove il mondo è in mano ai Grigi o peggio.»
«Peggio dei Grigi?»
«Che ne sai. Ci sono infinite possibilità. Potresti pure ritrovarti nel passato o nel futuro di questo o del tuo quando, o del quando di una diversa realtà.»
«Mi sta venendo il mal di testa.»
«Se le cose stanno così, sarebbe possibile anche tornare a quando la Cura non c'era e fermare i Tredici Cervelloni», fece Jericho.
«Se uno trovasse il modo di imbroccare le giuste coordinate, direi di sì», disse Isaiah.
«Sarebbe bello», fece Richie.
«Ci risparmieremo il casino della pestilenza.»
«Secondo te è possibile?»
«Cosa? Tornare indietro e fermare tutto 'sto casino?»
«Eh.»
«Tu sei venuto qui, quindi il modo per andare avanti e indietro c'è. I Grigi l'hanno trovato. Resta da capire se è possibile indirizzare il viaggio.»
«Dovremmo fregarci una di quelle loro palle volanti.»
«Seh. E ammesso che ci riusciamo, chi la pilota?»
«Il Grigio.»
«E lo convinci tu?»
«Una scacciacani ficcata su per il culo e vedi come si convince.»
«Vedi che i proiettili non gli fanno niente ai musi verdi.»
«Sul serio?»
«Sul serio.»
«Mica lo sapevo. E come cazzo li ammazzi se te li ritrovi davanti?»
«Bella domanda.»
«Non hai letto qualcosa anche su questo?»
«Mi sa che un libro su come uccidere i Grigi non l'hanno ancora scritto.»
Finirono di mangiare e si rimisero in viaggio. Jericho montò sul portapacchi e Richie chiese a Isaiah di guidare.
«Ti ricordi come si fa?» chiese Isaiah.
«Sposta il culo e guarda, che magari impari qualcosa», fece Richie.
Isaiah sorrise e gli cedette la guida. Macinarono un bel po' di strada e, quando il Sole divenne un tuorlo d'uovo sospeso sulla linea dell'orizzonte, scorsero l'abbozzo labile delle Montagne Gemelle. Sembravano fantasmi che faticassero a prendere corpo. Doveva essere colpa della nebbia.
La vista dei due colossi di arenaria mise in fermento Richie e Isaiah. All'interno dell'abitacolo calò un silenzio teso. Solo dopo un po' Richie parlò.
«Ho una brut...»
«Non dirlo», fece Isaiah.
Restarono in silenzio finché non si fermarono per la notte. Le formazioni rocciose a mezzaluna che somigliavano ad arcate dentali erano più numerose, segno che stavano avvicinandosi alla meta. Ne scelsero una e piantarono baracca e burattini. Mangiarono e, dopo aver tentato invano di avviare più volte una conversazione, decisero che era meglio andarsene a nanna. Il pensiero di quello che li aspettava gravava come un cattivo presagio.
Richie fece il primo turno. Quando apparvero le stelle e la Luna, restò colpito da quanto fossero luminose. Quella sera la Luna aveva una sfumatura rosa che, come il livido intorno a un occhio, la cingeva. L'alone circolare cambiava colore ogni due e tre. Secondo Isaiah era perché i Grigi combinavano qualcosa, lassù. Da quando erano comparsi quella forma di formaggio aveva preso a dare i numeri. C'erano notti in cui l'alone che la cingeva pulsava e cambiava colore come se fosse in atto un festino.
Mentre guardava la volta celeste, Richie si rese conto di avere nostalgia di casa. Non che nel suo quando la vita fosse un granché, con quel lavoro di merda e il letto che non vedeva una femmina neanche a pagarla, ma almeno era una vita normale. Niente Grigi, succhiasangue e cazzi vari. C'era quella storia della Sustancia Nigra ma, come gli aveva fatto notare Isaiah, chi poteva dire come sarebbe finita? Magari avrebbero trovato una cura e risolto il problema. Magari no. Magari sarebbe crepata un fracco di gente, lui compreso.
Bah, chi poteva dirlo. La vita era un casino, qualunque fosse il quando in cui ti trovavi. A volte te la incasinavi da te e a volte te la incasinava qualcuno, ma la sostanza rimaneva la stessa: il mondo perfetto non esisteva.
Vero, ma così è troppo, pensò Richie. Sembra di stare in un cazzo di film di fantascienza di serie B, di quelli che danno alle tre del mattino perché solo un cristiano strafatto o con un'insonnia cronica c'avrebbe il coraggio di guardarselo.
Maneggiò un po' la Glock e si chiese se al momento opportuno sarebbe riuscito a mantenere salda la mira. Poi Isaiah si svegliò e, anche se al suo turno mancava ancora un po', diede a Richie il cambio.
Richie si avvolse intorno la coperta e si girò su di un fianco. Il sonno tardò ad arrivare e quando giunse portò con sé ombre e incubi.
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